Ustica sape

Articolata risposta di Salvatore Compagno al Sindaco Attilio Licciardi


 

Salvatore CompagnoSolo oggi, grazie a Usticasape, vengo a conoscenza di quanto, nei miei confronti, è stato affermato da Attilio Licciardi nel corso dell’assemblea cittadina del 17/10/2014.

Apprendo che per anni il Licciardi ha dovuto lottare con l’ostilità dell’Ufficio da me retto,“agghiuttennu vuccati amari”. Non è mia abitudine entrare in polemica, nè tanto meno accettare provocazioni, ma in questo caso è necessario ristabilire la verità totalmente stravolta.

Valga il vero:

Fin dall’inizio della sua sindacatura ritenendomi un “avversario dichiarato”, cosi lui afferma, si ebbe a  dotare di un consulente urbanistico nella persona dell’Arch. Aldo Carano,  facente  parte  della  nuova  generazione dei componenti del settore ambiente del PDS insieme a Carlo Simonetti, Laura Cobello (moglie di Simonetti) Nadia Spallitta, (così afferma il giornale “L’Inchiesta” nella pagina di Palermo il 23/9/1997) provocando, alle casse comunali, una spesa del tutto ingiustificata  al solo scopo, secondo lui, di poter condizionare il mio operato.

Per trentasette anni ho retto l’Ufficio Tecnico, da me istituito , collaborando con tutte le amministrazioni sia esse di sinistra che di destra, riscuotendo apprezzamenti,consensi ed attestati di stima anche scritti, per la mia attività svolta. Con l’avvento del Licciardi divento un pericoloso avversario   da abbattere in tutti i modi. Giornalmente piovono le contestazioni (interi faldoni sono pieni delle note ricevute) costringendomi a difendermi dalle sue ingiustificate accuse sottraendo, quindi, tempo prezioso al mio lavoro, di per se abbastanza pesante, tanto che più volte sono stato costretto a chiederle, di convocarmi anzicchè scrivermi, dandomi così la possibilità di  spiegare dal vivo le mie presunte  “malefatte”. Niente di tutto ciò, ogni qualvolta l’Ufficio trattava una pratica di persona a  lui vicina, se non veniva esitata tempestivamente o positivamente, fioccavano le contestazioni, come nel caso in cui non si era dato corso al rilascio dell’attestazione di avvenuto deposito di tre tipi mappali, curati da persona assai a lui vicina, per il semplice motivo che trattavasi di opere abusive.  Seguendo  il volere di qualche scalmanato, suo seguace, ha emarginato alcuni uffici in particolare l’Ufficio Tecnico, andando contro gli interessi del Comune.

Che l’Ufficio Tecnico Comunale fosse discriminato è lo stesso Licciardi ad ammetterlo  rispondendo ad una interrogazione dei consiglieri di minoranza, egli così si pronunzia: “In merito agli uffici che verrebbero ignorati afferma che l’amministrazione comunale si è trovata di fronte ad una anomalia cioè di uffici aventi compiti superiori rispetto alle competenze, mentre in atto si tende a ristabilire le gerarchie ristabilendo la pari dignità tra tutti gli uffici” (ciò viene affermato nel corso di una riunione consiliare e riportato nella delibera nr. 83 del 23.11.1994). Per dimostrare l’emarginazione dell’Ufficio Tecnico  potrei riportare tanti episodi, ma credo sia sufficiente citarne uno per tutti. Nell’ottica della  realizzazione di interventi diretti a favorire e concretizzare lo sviluppo della Riserva Marina, ebbi ad individuare un vecchio fabbricato sulla spiaggia di Cala Santa Maria, di proprietà demaniale e da decenni abbandonato che ben si prestava, con gli opportuni lavori di consolidamento e restauro, ad essere destinato ed utilizzato per gli scopi della Riserva. Mi premurai subito di redigere l’apposito progetto di massima che nel novembre 1995 ottenne l’approvazione da parte  della  Soprintendenza ai BB.CC.AA. Nel gennaio 1996 venne richiesta alla Capitaneria di Porto di Palermo la concessione demaniale marittima, con nota in data 29/01/2006 la Capitaneria ebbe a  richiedere il progetto esecutivo dell’opera. Con nota in data 09/02/1996 ho richiesto al Sindaco di comunicarmi se potevo procedere alla redazione del progetto richiesto. Non vi è stata alcuna risposta! Alcuni giorni dopo all’Albo Pretorio venne pubblicata una delibera d’incarico a professionisti esterni, con una spesa piuttosto rilevante. L’opera denominata “Acquario Mediterraneo” venne finanziata con un cofinanziamento comunitario.  Esperita l’apposita gara la stessa, per errori commessi, venne annullata e, di conseguenza, i tempi necessari allo svolgimento di una  nuova gara non consentivano il rispetto della tempistica comunitaria e quindi nel novembre 1999 il Ministero dell’Ambiente ebbe a revocare il finanziamento dell’opera. E non finisce qui in quanto nel 1997 il Ministero dell’Ambiente  aveva concesso un ulteriore finanziamento di Lire 2.000.000.000 destinato al recupero del Faro di Punta Cavazzi. L’amministrazione comunale, retta ancora da Licciardi, pensò bene di utilizzare tale somma, anziché per il recupero del faro, per il quale si era già ottenuta la dismissione dall’autorità Militare, invece per la realizzazione dell’acquario per la  quale opera, per la loro incapacità, si erano persi un miliardo e mezzo. Ulteriori cinquecento milioni vennero persi del finanziamento ottenuto per il faro per  il quale, in precedenza, era stato redatto progetto esecutivo da parte del Prof. Ing. A. Rizzo. In pratica, quindi, l’acquario, mai entrato in funzione, è costato ben tre miliardi e mezzo di vecchie lire.

Tutto ciò avveniva malgrado il Sindaco Licciardi oltre al Consulente urbanistico si era dotato anche di un consulente legale  nella persona dell’Avv. Nadia  Spallitta, guarda caso, facente sempre parte del gruppo al quale apparteneva anche il Carano, con un compenso di Lire 3.900.000 mensili, stando bene attenti a non superre i 4.000.000 per non correre il rischio di provocare una possibile indagine dell’ antimafia regionale,  (vedi delibera di Giunta nr.101 del 28.05.1997) la quale tra l’altro avrebbe dovuto occuparsi dell’ottenimento di finanziamenti comunitari e del rispetto della tempistica, così almeno si legge nella predetta delibera.

Per ben due volte sono stato trascinato in tribunale – la prima  con l’ausilio del consulente urbanistico Arch. Aldo Girolamo Carano, la seconda con la collaborazione di una segretaria comunale una certa Serafina Buarnè. In entrambi i casi sono stato totalmente assolto dai reati ascrittami con la conseguenza di un aggravio di spesa per il comune che ha dovuto corrispondermi la somma di lire 12.000.000 per le spese legali da me sostenute.

Essendo in corso la rielaborazione del P.R.G., affidato a Lauro Cobello, anche questa appartenente al gruppo di ambientalisti del PDS, per la cui stesura, in applicazione della L.R.15/91 con nota n.1856  del 21.03.1997 mi venne richiesta una relazione atta alla individuazione delle problematiche urbanistiche dell’Isola. Pur sapendo che a nulla sarebbe valso quanto da me individuato, con una articolata relazione di tredici pagine, ho individuato tutto quanto potesse concorrere alla corretta gestione del territorio, senza mortificare le sacrosante aspettative della popolazione isolana. In nessun conto è stato tenuto quanto da me rappresentato. L’amministrazione (si fa per dire…) ha preferito le scelte operate da persone che  nulla o poco conoscevano dell’isola.

In una intervista concessa al giornale “La Sicilia Autonomia” alla domanda dell’intervistatore  Nino Borgese: Come sono i rapporti tra la sua amministrazione e gli impiegati? il Licciardi rispose: “I rapporti con gli impiegati presentano delle difficoltà perchè spesso qualche impiegato non si sente al servizio della collettività”. Ciò certamente non poteva essere riferito allo scrivente in quanto l’efficienza dell’Ufficio Tecnico era enorme e risaputa e ne è prova il riconoscimento, con regolare delibera, da parte dell’amministrazione di tutte le progettazioni predisposte dall’Ufficio Tecnico.

Mai nella  lunga storia del Comune di Ustica si è respirato, tra le sue mura, un così grave clima di persecuzione e divisione. Al tempo si speculava sulla mancata collaborazione degli uffici per camuffare l’incapacità e gli insuccessi dell’amministrazione.

In quel periodo avrei avuto effettivamente la possibilità di “fare agghiuttiri vuccati amari” ma non l’ho fatto, ho preferito andarmene io, rinunziando ad una consistente somma aggiuntiva alla mia pensione in quanto non ho atteso l’applicazione del nuovo contratto di lavoro con il quale mi sarebbe stata attribuita l’indennità, che mi spettava in qualità  di capo area. Bastava rimanere in servizio ancora per qualche mese. Non ero più in condizione di sopportare le angherie giornaliere alle quali ero sottoposto.

Se fosse stato vero che io agivo contro Il sindaco, avrei potuto, avvalendomi di quanto disposto dall’art. 1 della L.R. nr. 17 del 31 maggio 1994, chiedere la sua rimozione essendosi concretizzato quanto previsto dal predetto articolo che  “sanziona con la rimozione, i sindaci, che nel corso del mandato almeno cinque volte, ritardano o non emettono  i provvedimenti di repressione dell’abusivismo edilizio”. Egli era in tale situazione!.

In qualunque momento sono disponibile a dimostrare quanto da me affermato che, per ragione di riservatezza e di rispetto per le persone interessate, non menziono.

Nel caso quanto sopra non sia sufficiente a determinare da quale parte stava l’ostilità potrò continuare riportando tanti altri episodi.

Ringrazio Usticasape per l’ospitalità
Salvatore Compagno

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