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Riflessioni del Sindaco di Ustica a proposito di Unità d’Italia …

Ha senso continuare a festeggiare il 4 novembre, ricorrenza della vittoria dell’Italia  in  una guerra, la prima, che nessuno ricorda più? Mai, come in questi ultimi anni, il 4 novembre, festa dell’Unità di Italia,  rappresenta un momento prima di analisi e riflessione e dopo di sintesi, su quegli avvenimenti che sembrano minare la nostra unità e vanificare il tanto sangue versato dai nostri caduti in guerra.

Un anno fa in questa stessa occasione abbiamo fatto una riflessione sul simbolismo del nostro tricolore. Il colore verde ereditato dalla Padania (sì proprio da quella Padania che vorrebbe fare a meno del tricolore) ed in particolare dalla Repubblica Cispadana prima e dopo da quella Cisalpina. Gli altri colori, bianco e rosso (che prima si presentavano, con il verde, in orizzontale) voluti da Napoleone che ci considerava “cugini”: sono due colori della bandiera francese. Si è detto del rispetto che ogni cittadino deve per la propria bandiera, simbolo di identità, fede ed unità. Eppure in questi giorni, a Napoli, si è protestato bruciando in piazza il tricolore.

Per festeggiare veramente il 4 novembre dobbiamo avere la forza di sconfiggere quanti minano l’unità della nazione. E non faccio riferimento solo alla classe politica, ma anche a quella criminalità organizzata che sembra essere frutto di pezzi dello Stato deviati. Dobbiamo prendere atto che il bipolarismo politico non è più tra una destra ed una sinistra sempre più confuse, come dimostrano le recenti scelte anche del nostro governo regionale, ma tra nord e sud. Sia chi ha ideali di centrodestra che di centrosinistra, dopo avere capito che nessuno dei due schieramenti è disponibile a proseguire in una politica per il sud, deve essere pronto a rimboccarsi le maniche e combattere per il futuro della propria terra.

Ciò non significa dar via libera al separatismo, ma affermare i principi di unità nel rispetto delle singole identità. Ecumenismo che non è annichilamento. Questo principio, che è basilare nella fede cattolica, è quello che ha fatto grande un paese come gli Stati Uniti, laddove sono confluite le più disparate etnie che, pur mantenendo usi e costumi di provenienza, hanno contribuito a far crescere nel benessere una nazione costituita da uomini di tanti paesi ma uniti dai principi  della Costituzione. La Costituzione, l’ordinamento democratico. Laddove, come in Afghanistan, lo Stato non riesce a svolgere il proprio ruolo di collante sociale e a fare rispettare le leggi prevale il fanatismo. E’ il caso  dei Taleban che, forti delle 400 tonnellate di eroina prodotte ogni anno e dei barili di petrolio, seminano in tutto il pianeta, con il loro denaro, non benessere ma terrore.

Il 4 novembre ci impone anche queste riflessioni. E’ la giornata per ricordare le 34 vittime, tra i  militari italiani, deceduti in Afghanistan dal 2004 ad oggi, nel difficile tentativo di riportare in quel paese la democrazia. Anche se appare lecito chiedersi come mai ad oggi non sia mai stato processato alcun Taleban per i propri misfatti. Ricordiamo oggi quanti lottano quotidianamente per combattere chi mina dall’interno la nostra unità. Le tante vittime tra le forze armate, dell’ordine, Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza,  impegnate a combattere la delinquenza comune e quella organizzata. Grazie al loro sacrificio la parola mafia non ci fa più paura ed abbiamo la consapevolezza di potere sconfiggere questo cancro sociale. E se tutta l’Italia, non solo la Sicilia, sta liberandosi di questa piovra è soprattutto grazie al sacrificio di molti siciliani. Il nostro pensiero va a chi protegge le nostre coste, agli uomini della nostra Capitaneria, a quanti  assicurano l’ordine nelle nostra città, al corpo dei Vigili Urbani, a chi contribuisce alla nostra incolumità, ai Vigili del Fuoco .

Abbiamo così l’impressione di vivere in uno Stato presente, dicevo un collante del vivere civile e del libero pensiero laico. Facevo riferimento  alla nostra fede che, da millenni ormai, ci guida nelle nostre scelte. Per questo il nostro pensiero deve oggi essere rivolto anche  ai milioni di  martiri della Chiesa cattolica. Se ne parla poco ma è recente la notizia delle 58 vittime cattoliche trucidate da un gruppo affiliato ad Al Queda. In Arabia Saudita i cristiani vengono frustati se praticano la loro fede in pubblico, in Sudan dal 1984 ad oggi sono stati uccisi un milione e mezzo di cristiani, altrettanti in Zimbabwe, in Pakistan per loro è prevista la pena di morte, e così in Bangladesh, in Indonesia, in  India e in Cina. Proprio questi ultimi due paesi definiti emergenti, devono essere considerati proprio da oggi emersi: sono i nuovi leader del Fondo monetario internazionale, avendo scavalcato gli Stati Uniti. Quali gli scenari futuri? Con quale classe politica dovremmo superare tutto questo? Con quella che si confronta prevalentemente sulle proprie scelte sessuali? La forza aggregante ed umanitaria della nostra fede fa paura e non solo al Medio oriente, basti pensare a don Pino Puglisi ed ai tanti preti sotto scorta. Con lo stesso sentimento che ci unisce nella ricorrenza del 4 novembre noi, come comunità usticese, sentiamo di volere aderire alla giornata del 24 marzo. E il giorno in cui ricorre l’assassinio  di monsignor Oscar Romero, ucciso in San Salvador mentre celebrava la santa messa e che il santo padre ha indicato come giorno della commemorazione dei caduti della Chiesa cattolica. Cosa stava dicendo in quella omelia di tanto terribile da essere ucciso?  “Deponete le armi e discutiamo”.

Tante le vittime della fede delle quali poco si sa, forse perché la Chiesa non vende eroina, non produce petrolio, non sposta flussi economici. Questa è l’analisi: dobbiamo risorgere e lottare per il futuro nostro e dei nostri figli. D’altronde se c’è stato un giorno di vittoria il 4 novembre è perché gli italiani, nonostante la paurosa sconfitta di Caporetto, hanno saputo rialzarsi, sbracciarsi  e vincere per affermare quei principi d’unità, nati nel 1848 con la prima guerra d’indipendenza, e dei quali oggi godiamo tutti. Vogliamo una Repubblica, una bandiera, il tricolore, un unico santo protettore, San Francesco D’Assisi.

Aldo Messina

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