Ustica sape

Rischi per la marineria siciliana


PARLAMENTO EUROPEO

Interrogazione scritta prioritaria alla Commissione Parlamentare Europea

AUTORI: Crescenzio Rivellini, Antonello Antinoro, Giovanni La Via, Salvatore Iacolino

OGGETTO: Rischi per la marineria siciliana

 

L’intera marineria dell’isola di Ustica in Sicilia sta occupando in segno di protesta la sala consiliare del Comune, esasperata per il fallimento delle trattative che avrebbero dovuto mitigare il contenuto del decreto ministeriale 21.09.2011 (GURI n. 233 del 24.09.11) che è la conseguenza di normative europee e che ha ridotto sia la misura delle maglie delle reti (da 18 a 10 centimetri) sia che le specie pescabili.

 

Queste reti costano circa 20 mila euro, interamente a carico dei pescatori, e non consentono la pesca nè di pesce spada nè di tonni nè di alalunghe ma solo di ope, sgombri e bisi, specie poco remunerative se si considerano anche i costi di carburante oggi alle stelle e della manutenzione dell’imbarcazione.

 

Da metà marzo 2012, quando si è aperta la stagione della pesca, nessun peschereccio è uscito in mare. Il provvedimento ha paralizzato l’attività non solo dei pescatori di Ustica, ma anche di Isola delle Femmine, Termini imerese, Santa Flavia- Porticello, delle Eolie, ecc, e rischia di mandare sul lastrico anche gli operatori dell’indotto (produttori di pesce in scatola, commercianti, ristoratori).

 

Ustica non fa parte di cooperativa pesca CoGePa e i suoi pescatori non possono accedere ai contributi del bando inserito nella misura 1.4 (piccola pesca costiera) nè a quelli sull’acquacultura (sconsigliata in area protetta) nè sulla pesca del bianchetto.

 


Pertanto chiedo alla Commissaria europea per la pesca e gli affari marittimi, Maria Damanaki:

– di trovare presto delle misure compensative per far si che i pescatori dell’isola di Ustica e delle altre marinerie siciliane siano rimborsati dei costi sostenuti per l’acquisto delle loro imbarcazioni ed attrezzature;

– di autorizzare il Comune di Ustica, Ente Gestore dell’Area Marina Protetta, nei limiti delle proprie competenze territoriali (12 miglia) e conformemente al regolamento di esecuzione (UE) n. 404/2011 (“Autorizzazioni di pesca”), di effettuare una ricerca scientifica su specie da pescare e tipologia di attrezzo da utilizzare che abbia il fine di garantire la sostenibilità ambientale di quello specifico territorio, autorizzando, di converso, i pescatori locali di vendere il prodotto pescato a fini di ricerca per compersarli del lavoro svolto.

18 Aprile 2012

 

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