COMMENTO
Da Palermo Roberta Messina
Non è sufficiente l’iscrizione al portale “ALLOGGIATI” della questura? E la dichiarazione degli eventuali compensi nel reddito, come mi dice il commercialista?
COMMENTO
Dalla California Marlene Robershaw Manfrè
Questa è una bella foto di Maria e la sua amica. Ciao, Maria, spero che tu e Salvatore stiate bene.
I debiti fuori bilancio rappresentano delle obbligazioni che sono state poste in essere indipendentemente da una precedente previsione di bilancio. Tali debiti violano le norme relative al provvedimento di spesa e vengono tenuti in considerazione anche quando non sussiste uno specifico impegno contabile.
In particolare sono da inserire nella voce “debiti fuori bilancio”: sentenze esecutive, copertura di disavanzi che derivino da fatti di gestione nei limiti degli obblighi previsti nello statuto, ricapitalizzazione di società di capitali se costituite per l’esercizio di servizi destinati alla collettività, procedure espropriative per beni di pubblica utilità e acquisizione di beni e servizi per arricchimento dell’ente.
Per fare in modo che che i debiti fuori bilancio diventino debiti propri dell’ente è necessario che questi siano riconosciuti formalmente dal Consiglio, il quale si occuperà di valutarne la legittimità
Si ritiene che non siano normalmente riconoscibili gli oneri per interessi, spese giudiziali, rivalutazione monetaria ed, in generale, i maggiori esborsi conseguenti a ritardato pagamento di forniture ecc., in considerazione del fatto che in questo caso nessuna utilità ed arricchimento può conseguire all’ente, rappresentando i predetti esborsi un ingiustificato danno patrimoniale.
Qualora il consiglio non provveda al riconoscimento del debito, perché non ricorrono le condizioni di legittimità dell’obbligazione sorta in violazione della procedura prescritta dall’ordinamento contabile, verrà chiamato a risponderne in toto il soggetto che l’ha causata
Dicevo “riferimento morale”; mai una parola fuori luogo, mai un gesto fuori posto; discreta quando era Lei a donare agli altri; pronta a mostrare gratitudine quando erano gli altri a donare a Lei in termini di affetto, di amicizia, di azioni da buon vicinato.
Da ragazzino io ho frequentato un Istituto Salesiano in Calabria.
Una frase che mi è rimasto impressa nella memoria pur essendo passati ormai tanti anni e che mi permetto anche segnalare al nostro Parroco perchè la richiami in qualche sua predica domenicale è quella di Giovanni Bosco, allora non ancora Santo, con la quale ammoniva severamente: “la Fede senza le opere è morta”.
Questa citazione non è casuale. Premesso che i discorsi con la zia Amelia sorretta da un’incredibile lucidità che l’ha caratterizzata fino a poco prima della fine iniziavano spaziando su tante cose ma finivano sempre in un’unica direzione, quella della “sua” Isola evocata in tono visibilmente nostalgico; questa l’affermazione che era solita ripetere sempre : “AD USTICA MI VOGLIONO TUTTI BENE”
Amelia Martin sostiene questo proprio perchè consapevole che ha “operato” in modo da creare le condizioni per farsi volere bene da tutti. Ed ecco che ritorna S. Giovanni Bosco con la sua esortazione alle “opere” sostegni indispensabili della Fede. Questo è il piccolo grande messaggio che Lei come mamma, come nonna, come bisnonna, come sorella, come zia, come amica, come conoscente lancia e lascia a tutti noi: operiamo, mettiamoci nelle condizioni di poter sempre affermare “ad Ustica mi vogliono tutti bene”; ad Ustica o per estensione in qualsiasi altro luogo dove noi viviamo.
Sarà questo un modo tra i migliori per onorare non solo la sua memoria ma in generale anche quella di tutti i nostri cari defunti; un modo per rendere più sereno il loro eterno riposo.
(letto in chiesa durante la celebrazione
della messa funebre martedì 05 Giugno ’12
dal nipote Mario Oddo.)
Figlia primogenita del Maresciallo Maggiore Luigi Martin, cui è stata intitolata nel marzo 2012 la Stazione dei Carabinieri di Ustica, e della usticese Maria Bertucci, Amelia era nata in Veneto, a Crocetta Trevigiana (oggi Crocetta del Montello) il 14 novembre 1910, dove il suo papà prestava servizio in quel periodo. Seguendo poi gli spostamenti del padre da una sede all’altra, Amelia, con la sua numerosa famiglia, era stata in diversi paesi della Sicilia, tornando infine a Ustica, la patria dei suoi antenati materni, alla fine degli anni ’20.
Alcuni anni dopo, come molte ragazze usticesi in età da marito, Amelia era stata chiesta in sposa da un milite venuto per un breve periodo di servizio a Ustica, Leopoldo Crisafi, e con lui aveva contratto matrimonio nella Chiesa di San Ferdinando Re il 29 giugno 1930. Le foto delle nozze di Amelia e Leopoldo, valorizzate in chiave storica più di mezzo secolo dopo, hanno documentato per immagini un matrimonio tradizionale usticese nella bella mostra: “Ustica: come eravamo“, allestita al Vecchio Municipio di Ustica nel 1989 a cura di Vito Ailara.
A seguito del marito, Amelia si era di nuovo distaccata dall’amata isola, ma ci faceva ritorno spesso e volentieri con le figlie Eugenia (prematuramente scomparsa) e Anna Maria, per riabbracciare i genitori ormai anziani.
Io conservo un ricordo particolarmente vivo della zia Amelia nel tempo in cui risiedeva a Palermo, tra gli anni ’50 e ’60. La sua casa di via Costantino Nigra era diventata il punto di riferimento delle numerose sorelle e delle relative famiglie, sia nelle ore liete, in occasione di festeggiamenti e ricorrenze, sia in quelle tristi, quando si è colpiti da improvvisi lutti che solo la solidarietà e l’affetto familiari possono lenire.
Negli anni ’80, rimasta vedova del marito, e ormai anziana, Amelia tornò definitivamente a Ustica, dove rimase fino a che le condizioni di salute le hanno permesso di vivere in autonomia.
Gioviale, serena, sempre positiva, riusciva a infondere ottimismo e fiducia anche nei momenti più difficili. Dotata di una memoria formidabile, ha conservato lucidità fino all’ultimo. Dalla sua viva voce ho personalmente attinto molte memorie familiari che sarebbero andate perdute, trovandone poi conferma in documenti di archivio; in particolare quelle che hanno concorso a ricostruire la carriera e l’opera del papà Maresciallo Maggiore Luigi Martin; accanto al quale, come era suo desiderio, riposerà nella cappella di famiglia a Ustica.
Il nipote Franco Foresta Martin, 2 giugno 2012
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RINGRAZIAMENTI:
Cap. Mattera, Comandante del M/V Vistamar
“Ustica un’ isola stupenda che merita di essere visitata,
gli isolani gentilissimi e disponibili”.
saluti
master
M/V VISTAMAR