Ustica sape

Escursione guidata del Centro Studi al Museo Archeologico di Reggio Calabria.


Per il weekend del 18 e 19 novembre p.v. abbiamo programmato una escursione a Reggio Calabria. Argomento del viaggio saranno i ritrovamenti archeologici sottomarini usticesi e del sud Italia in generale. Naturalmente meta principale sarà il Museo Archeologico di Reggio e i Bronzi di Riace. Avremo, come spesso nei nostri viaggi, guide qualificatissime: in questo caso il prof. Sebastiano Tusa e la dott.ssa Alessandra De Caro della Soprintendenza del Mare di Palermo e il Direttore del Museo Archeologico di Reggio Calabria che ci accompagneranno nella visita. L’indomani, domenica, è prevista una escursione, con il bus, in alcuni dei luoghi e dei borghi più interessanti dei dintorni come Scilla e Chianalea. Si rientrerà nel tardo pomeriggio di domenica 19.

Questi i dettagli e la stima delle spese per il viaggio programmato:

* partenza il 18 novembre in mattinata verso le 9 da Palermo con bus da 45 posti.
* arrivo a Reggio Calabria – pranzo o spuntino libero e visita al Museo.
* cena insieme (facoltativa) in un locale con prenotazione.
* pernottamento in albergo con prima colazione.
*  domenica mattina escursione nei dintorni di Reggio: Scilla Chianalea, lungomare Reggio.
* pranzo libero e rientro a Palermo nel pomeriggio di domenica.

Costi:

= Bus della Ditta di Fulgo con conducente, capienza 45 persone. Preventivo di € 1.100,oo, inclusi pedaggi e passaggio di andata/ritorno dello Stretto di Messina.

= Pernottamento 25,oo €uro a persona in camera doppia.

= Ristorante 20,oo €uro (circa) a persona – ingresso al Museo 5 €uro.

La quota a persona dunque varia a seconda del numero dei partecipanti: èper un n° di 45 partecipanti spesa di 75,oo €uro a persona. è per un minimo di 30 maggiorazione di 12,oo €uro a persona.

Vi chiediamo di farci avere le vostre adesioni col contestuale versamento di una quota-acconto di 50,oo €uro a persona da pervenire entro il 6 novembre p.v. onde consentirci di procedere per tempo alla tempestiva prenotazione di bus e hotel.

Si precisa che, come già in precedenti escursioni, a questa possono partecipare anche non Soci perché pensiamo sia un’occasione per far conoscere il Centro Studi e le nostre attività.

La quota potrà essere versata con bonifico (IBAN IT82 D076 0104 6000 0002 0969903) o contattandoci: email: info@centrostudiustica.it, Vi preghiamo inoltre, se possibile, di confermare la Vs partecipazione al tel. 3396614453.Vi aspettiamo, a presto.

Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica
f.to il presidente M.G. Barraco

 

Vibo – Sbarcati 160 migranti a bordo di un aliscafo dell’Ustica Lines


 

Aliscafo Eduardo Ustica LINESErano attesi a bordo di una nave della Marina Militare, ma a Vibo sono arrivati a bordo di un aliscafo dell’ Ustica Lines partito da Trapani.
Sono 160 i migranti giunti in Calabria nella serata di sabato.
La macchina dell’accoglienza era già stata messa in moto dal pomeriggio.
60 di loro saranno trasportati in una struttura di accoglienza a Briatico, mentre gli altri partiranno alla volta di altre regioni.

Fonte Strill.it

Calabria: scoperta megafrana sottomarina al largo di Crotone


frana_B1-k6wF--180x140@CorriereDalle zone pedemontane della Sila fino alla scarpata sottomarina antistante il Promontorio calabro

Nel Promontorio calabro compreso tra Crotone e Capo Rizzuto, in una delle aree marine protette più suggestive del mar Ionio, è stata scoperta una mega-frana silenziosa che si estende per circa 1000 km quadrati di superficie, dalle zone pedemontane della Sila, fino alla scarpata sottomarina antistante. I dati strumentali indicano che questa immensa lingua di terra sta scivolando verso lo Ionio, con un movimento lento ma inesorabile, al ritmo di qualche millimetro l’anno. La scoperta della megafrana è stataannunciata su una rivista internazionale di geofisica da sette ricercatori italiani appartenenti a vari istituti e università.

GLI STUDI – Per accertare e descrivere il fenomeno nei dettagli, gli autori del lavoro hanno fatto ricorso alle più moderne tecniche d’indagine geofisica: dallo studio dei tracciati sismici, all’analisi dei sondaggi effettuati con trivellazioni profonde (la zona in passato era stata oggetto di studi anche da parte di compagnie petrolifere alla ricerca di giacimenti). Ma determinante è stato il contributo apportato da otto nuove stazioni Gps installate nel 2006 nell’ambito di una ricerca sulla geodinamica dell’Arco Calabro finanziata dalla National Science Foundation (Usa). Grazie ai dati sui lenti movimenti del terreno misurati da queste stazioni, i sette ricercatori italiani hanno potuto evidenziare una rilevante anomalia dell’area crotonese, rispetto al resto della regione.

MOVIMENTO – Infatti, mentre la Calabria si muove in maniera abbastanza omogenea verso Nord-Nord-Est al ritmo di 5 mm/anno, Crotone supera gli 8 mm/anno e tende più spiccatamente verso Est. I lenti movimenti, a grande scala, della Calabria, come quelli del resto della penisola italiana, vanno spiegati prendendo in considerazione la dinamica delle placche terrestri, in particolare la convergenza e lo sprofondamento della placca Africana e delle sue diverse articolazioni sotto a quella Euroasiatica. Ma l’anomalia di Crotone è apparsa, ai sette ricercatori, attribuibile a cause prettamente locali.

SCIVOLAMENTO – Approfondendo la natura del substrato, grazie ai dati forniti dai rilievi sismici e dalle trivellazioni, essi hanno potuto ricostruire che il fenomeno di scivolamento massivo di tutto il bacino di Crotone, sia nella parte onshore sia in quella offshore, avviene sopra un piano di scorrimento formato da antichissime formazioni saline, alla profondità di 1-2 km. Queste ultime si depositarono alcuni milioni di anni fa, al tempo in cui la soglia di Gibilterra si sollevò, il Mediterraneo si isolò dall’Atlantico, trasformandosi in un bacino evaporitico.

INSTABILITÀ – «La probabile causa dello scivolamento franoso», spiega la prima firmataria dell’articolo, Liliana Minelli dell’Ingv, «è da ricercarsi nel sollevamento della Calabria a causa della convergenza della miniplacca Ionica, che fa parte di quella Africana, verso la parte sud-orientale della nostra penisola. Sarebbe proprio questo sollevamento a creare l’instabilità gravitativa del versante ionico della Sila».

RISCHIO GEOLOGICO – La scoperta della megafrana, al di là della sua importanza scientifica, apre un nuovo capitolo sul fronte del rischio geologico cui è soggetta la nostra tormentata penisola. Fenomeni come questo, infatti, anche se vanno avanti da millenni e potrebbero continuare a evolvere in maniera inoffensiva per altri millenni, possono subire improvvise accelerazioni in occasione di fenomeni sismici, a seguito dei quali potrebbero verificarsi frane sottomarine e, di conseguenza, maremoti. Di qui la necessità di un monitoraggio continuo dei tassi di scivolamento dell’enorme corpo franoso e di una sua accurata definizione. Intanto, al fine di indagare se l’attuale, lento movimento ha avuto ripercussioni sugli impianti urbani, uno degli autori, il geologo Andrea Billi del Cnr, ha proposto di effettuare indagini sulle eventuali lesioni presenti negli edifici della zona.

25 settembre 2013 | 17:59

Franco Foresta Martin
Fonte: Corriere della Sera.it/Scienze

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^COMMENTO

Da Cosenza Salvio Foglia

Una cosa del genere fa venire i brividi, ieri a Crotone ci sono state due scosse di terremoto: la Calabria trema, è tutta brividi…

 


 

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