Ustica sape

Ringraziamenti di Franco Foresta Martin per la nomina a Direttore del Laboratorio-Museo di Scienze della Terra di Ustica


 

Franco Foresta MartinNel ricevere l’incarico di Direttore del Laboratorio-Museo di Scienze della Terra Isola di Ustica, desidero esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che hanno reso possibile questa nuova iniziativa culturale che si propone di valorizzare e divulgare la straordinaria storia naturale di Ustica, la sua origine ed evoluzione come isola vulcanica con caratteristiche esclusive fra le isole minori del Mediterraneo.
Il mio sentito ringraziamento va, innanzitutto, a tutti i Soci del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica, che hanno sostenuto, lungo un arco di tempo ultra decennale, la mia idea di dare vita a un museo geo-vulcanologico, non soltanto espositivo, al servizio dei numerosi visitatori e turisti della nostra isola, ma anche di supporto alla didattica scolastica e universitaria, nonché punto di riferimento per i numerosi ricercatori che scelgono a Ustica per i loro lavori scientifici.
Un altrettanto sentito ringraziamento alle amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi anni, ciascuna dando un suo contributo all’avanzamento del progetto: l’amministrazione Messina che, già nel febbraio del 2004, fece approvare dal Consiglio Comunale una delibera per la costituzione del Museo; e l’amministrazione Licciardi che ha portato a compimento l’opera, con una nuova delibera del Consiglio Comunale, votata all’unanimità da maggioranza e da minoranza nell’agosto 2014.
Meritoria l’opera dell’Istituto comprensivo di Ustica, con i suoi studenti, insegnanti e presidi, che mi hanno permesso, nel corso dell’anno scolastico 2012-13, di dare vita, attraverso un POF, a una narrazione della storia vulcanologica dell’isola, realizzando una mostra di poster e reperti geologici presso la sede della Scuola: un vero e proprio banco di prova per la futura esposizione museale.
Ma un grazie speciale va all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che ha accettato di esser partner del Comune di Ustica nel lancio e nella gestione di questa iniziativa, garantendo la sua prestigiosa consulenza scientifica e gli indispensabili sussidi didattici che andranno ad arricchire il primo nucleo del Museo già allestito negli storici locali della Rocca della Falconiera.
Un affettuoso benvenuto agli amici del Comitato di Gestione del Museo: Piero Pomilia (in rappresentanza del Comune di Ustica), Giorgio Capasso (INGV, Sezione di Palermo); Mariella Lo Cicero (Istituto Comprensivo di Ustica), con la gratitudine che si deve a quanti accettano di mettere a disposizione le proprie risorse umane e intellettuali, svolgendo opera di volontariato, senza compenso alcuno.
Il mio auspicio più intenso, al di là del valore culturale del Laboratorio-Museo in cui credo fermamente, è che la vicenda della sua costituzione possa indicare una via percorribile, in piena concordia, per la realizzazione di nuove opere e progetti, utili per diffondere e valorizzare l’immagine di Ustica nel mondo.
FRANCO FORESTA MARTIN
Direttore del Laboratorio-Museo di Scienze della Terra Isola di Ustica
e rappresentante del Centro Studi nel Comitato di Gestione
USTICA, 5 maggio 2015

Google Cratere Ustica

Nella foto:
-Il cratere della Falconiera a Ustica visto da satellite (la freccia in rosso indica la localizzazione del Laboratorio-Museo di Scienze della Terra).

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COMMENTO

Da Milano Costantino Tranchina

Vivissime congratulazioni a Franco Foresta Martin, Geologo,Giornalista scientifico, Presidente Onorario del Centro Studi e Documentazione dell’Isola di Ustica, per l’alto riconoscimento a Direttore del Laboratorio-Museo di Scienze della terra di Ustica. La nomina è dovuta all’instancabile impegno profuso negli anni per il concepimento di questo nuovo apparato scientifico, autentico fiore all’occhiello della nostra Isola.
Scrigno di cultura per tutti i visitatori, per i giovani studenti e ancor più riferimento per i laureandi e studiosi che verranno a Ustica per l’acquisizione di dati scientifici atti a sviluppare le loro tesi. Grazie Franco per quanto ci hai insegnato a tutti noi.
Con infinito affetto e riconoscenza Costantino

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Da Cosenza Salvio Foglia

buon lavoro, auguri a tutti.
anche le pietre parlano!

Intervista a Franco Foresta Martin neo Direttore del Laboratorio-Museo di Scienze della terra di Ustica

 

Franco Foresta MartinA Franco Foresta Martin, geologo, giornalista scientifico, Presidente Onorario del Centro Studi e, fresco di nomina, direttore del Laboratori-Museo di Scienze della terra Isola di Ustica” abbiamo chiesto quali finalità si propone questa istituzione:

«Il nome Laboratorio-Museo già riassume la vocazione che intendiamo dargli. Innanzitutto c’è una parte espositiva dal taglio didascalico e divulgativo, in cui si dipana la storia geo-vulcanologica dell’isola di Ustica, avvincente e sorprendente, come se fosse un racconto a puntate. Una storia che risulta comprensibile per i visitatori comuni, ma anche utile per i numerosi studenti in gita scolastica a Ustica. In particolare per questi ultimi stiamo progettando una serie di exhibit interattivi dove si possa apprendere sperimentando e esplorando. Ancora, il Laboratorio-Museo vuole essere un punto di riferimento per laureandi e studiosi che vengono a Ustica per sviluppare le loro ricerche e le tesi. Infine e non ultimo, questa istituzione intende promuovere nuove ricerche scientifiche nel vasto campo delle scienze della terra, richiamando geologi e vulcanologi da ogni parte d’Italia con l’intento di valorizzare tanti aspetti peculiari e spesso esclusivi dell’isola di Ustica».

MuseoIn queste ore è facile prevedere che il progetto Laboratorio-Museo non potrà che registrare un continuo e crescente sviluppo dal momento che alla passione unita alla competenza dei componenti il Comitato di Gestione si affiancheranno importanti sinergie quali il Comune di Ustica, l’Area Marina Protetta, il Centro Studi, l’associazione ‘Amici del Laboratorio-Museo’ nonché il prestigioso Comitato Scientifico. Scusate se è poco, è il caso di dire.

In un “fuori onda” registrato in un bar dell’isola tra un caffè e un gelato al polivalente Franco tutta la filosofia sua personale e del gruppo: «Crediamo in quello che facciamo, pur con i pochi mezzi a disposizione, ma soprattutto senza assilli di tempo; quello che non riusciamo a fare in un anno lo faremo in due; quello che non riusciamo a fare in due lo faremo in tre…ecc.». Una chiara e mirata ispirazione al vecchio e sempre valido adagio ‘chi va piano va sano e va lontano’. Buon lavoro!

A cura di Mario Oddo

 

Ustica 05.maggio 2015

 

Franco Tranchina da giovane – Bravo ragazzo

   Il giovane e bravo Franco Tranchina

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COMMENTO

Da Ustica Giovanni Martucci

Un doveroso riconoscimento ad Usticasape che con la pubblicazione periodica di fotografie stimola in noi tanti cari ricordi. Un omaggio vada alla memoria di Franco, un gran bravo ragazzo, mio coetaneo e compagno di giochi.

 

Franco Foresta Martin: Ringraziamenti e considerazioni sulle varie attività svolte


 

Franco Foresta Martin: Ringraziamenti e considerazioni sulle varie attività scolteE LONTANO, LONTANO NEL TEMPO …
A conclusione di numerose giornate dense d’impegni: dall’inaugurazione della mostra ‘Ustica prima dell’uomo’ (visitabile ogni pomeriggio-sera nei locali del Centro Studi, presso l’Antico Municipio), alle escursioni geologiche guidate per amici e illustri ospiti, fino alle serate astronomiche in varie parti dell’Isola, desidero ringraziare quanti mi hanno rivolto messaggi scritti e verbali di apprezzamento e incoraggiamento.
In primo luogo ringrazio la professoressa Antonella Carrubba (posso osare dire, la mia amichevole consulente per la lingua inglese?!) e il caro cugino Mario Oddo, che dalla più giovane età partecipa emotivamente alle mie avventure professionali. Entrambi, pur non essendo presenti per ora ad Ustica, mi hanno fatto sentire dalle pagine di Usticasape la loro affettuosa vicinanza. Per entrambi, e per altri amici non ancora giunti ad Ustica, ho pronta una presentazione personalizzata alla mostra: affrettatevi perché lunedì prossimo partirò!
Ma vorrei approfittare dell’ospitalità di Usticasape per sviluppare un discorso più ampio sulle attività di volontariato culturale cui mi dedico da anni.
Mai come in questi giorni ho provato la sensazione che ci sono progetti culturali i quali necessitano di un lungo percorso, prima di prendere corpo e diventare patrimonio comune.
Già da molto tempo sentivo che un aspetto della storia e del patrimonio naturalistico di Ustica ė poco conosciuto, in quanto poco illustrato e divulgato. Mi riferisco alla geo-vulcanologia dell’isola, all’origine di Ustica e alla sua evoluzione. Storia questa che, a mio modo di vedere, precede e alimenta tutte le altre storie usticesi, ed è quindi degna di essere approfondita e raccontata.
Così, fin dagli anni ‘90, ho cominciato a fare sintesi di tutta la copiosa letteratura scientifica esistente su Ustica, spesso prendendo contatto diretto con i ricercatori che l’hanno prodotta, con il proposito di trasformarla da ostica trattazione per soli addetti ai lavori, in narrazione accessibile a tutti.
In primo luogo ho pensato agli studenti della scuola di Ustica, di ogni grado, per i quali ho sviluppato una serie di lezioni-presentazioni-escursioni. Ma è stato inevitabile, parallelamente, offrire la stessa materia a quelle parti della popolazione residente e dei visitatori interessate all’argomento, attraverso eventi organizzati nell’ambito delle attività del Centro Studi.
Poi, grazie alla sensibilità di insegnanti della scuola di Ustica che, nonostante le ben note difficoltà organizzative e strutturali dell’Istituto Comprensivo, si sono dedicati e continuano a dedicarsi con slancio e passione alla formazione dei ragazzi, ho potuto trasformare le episodiche lezioni scolastiche in progetti più organici, realizzando un Piano dell’Offerta Formativa (POF) centrato sulla geo-vulcanologia usticese.
Così, a partire dall’Istituto Comprensivo di Ustica, sono nati itinerari, raccolte di campioni, laboratori e mostre, tutti compresi nel POF: “Ustica un vulcano da scoprire”.
Era inevitabile, a questo punto, tentare di coinvolgere nei progetti di didattica e divulgazione un’importante istituzione di ricerca e di formazione come l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che ha sempre avuto grande attenzione alle realtà geologicamente significative del nostro territorio, per quanto piccole e distanti.
E finalmente il progetto didattico si è trasformato nell’attuale mostra pubblica “Ustica prima dell’Uomo”, sponsorizzata dall’INGV, che ha fatto il suo esordio a Palermo, presso il Museo ‘Gemmellaro’ dell’Università, per poi tornare nell’isola in una veste graficamente elegante, accompagnata da un libro-catalogo bilingue (italiano e inglese) edito dal Centro Studi.
Ora, con un’iniziativa unanime del Consiglio Comunale, si riparla del proposito di destinare un locale della Falconiera, da troppi anni abbandonato all’oblio e al degrado, in Laboratorio-Museo di Scienze della Terra. Il progetto aleggia da alcuni anni, ma non prende il volo. Sarà questa la volta buona?
Me lo auguro perché, con una mostra permanente e un punto di riferimento saldo, si potrebbe dare vita a un’istituzione che si occupi sia di portare avanti, organicamente, i progetti didattici e divulgativi per gli studenti (non solo usticesi), per i cittadini residenti e per i turisti; sia di fornire consulenza e supporto logistico ai ricercatori interessati agli studi su Ustica, incrementando la loro presenza e produttività.
Come si dice: se son rose fioriranno!
La mia gratitudine va a tutti i soggetti che hanno contribuito, in vari modi, alla realizzazione e al successo delle varie tappe del progetto culturale che ho qui riassunto: il Centro Studi e i suoi soci; i Sindaci, le Amministrazioni e i Consigli Comunali che si sono succeduti in questi anni; l’Istituto Comprensivo con i suoi insegnanti e studenti; l’AMP; l’INGV; il Museo Gemmellaro dell’Università di Palermo; la Parrocchia di Ustica (anche essa, sapete perchè? Ha messo a disposizione per le analisi dei piccoli reperti vulcanologici raccolti da Padre Carmelo!); e, non ultima, la cittadinanza usticese tutta.

FRANCO FORESTA MARTIN

Ustica 8 agosto ’14

 

 

Ricordo – Franco Tranchina con la moglie


Franco Tranchina con la moglie^^^^^^^^^^^^

COMMENTO

Da Milano Giacomo Caserta

Grande uomo…per me era come un fratello e grazie a lui ho potuto iniziare la mia avventura a Milano.
Lui aveva un momento per tutti,disponibile con tutto se stesso.Potrei parlarne per giorni ma ho un solo modo per definirlo ‘GRANDE UOMO” che portero’ per tutta la mia vita nel mio cuore e nei miei pensieri….ciao FRATELLO continua a viaggiare,io ti ascoltero.baci baci baci baci

 

In ricordo di Franco Caminita


 

Papà è passato ormai un pò di tempo da quando sei volato in cielo, ma il Tuo ricordo è sempre vivo e di conforto nei momenti difficili, in me.

Anna Caminita

Sulla rivista scientifica SAPERE l’inchiesta di Franco Foresta Martin sulla “strage di Ustica”

Franco ForestaLa rivista scientifica SAPERE (Dedalo) pubblica nel suo ultimo numero (dicembre 2013) la inchiesta di Franco Foresta Martin sui luoghi in cui effettivamente si compì la cosiddetta “strage di Ustica” e sui motivi della falsa attribuzione dell’evento all’isola di Ustica. Si tratta della riproposizione di un lavoro già uscito su Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica. Potete leggere il testo all’indirizzo

http://www.franco-foresta-martin.it/articoli/

 

 

Un Arrivederci a Venere Vespertina di Franco Foresta Martin


[ id=20783 w=320 h=240 float=left]In queste sere di fine anno, dopo il tramonto del Sole, scintilla a occidente un astro luminosissimo (magnitudo -4,6, per chi s’intende di grandezze stellari). Appena comincia a imbrunire, l’astro si vede sospeso sui tetti delle case o tra le chiome degli alberi, tanto da sembrare una luce terrestre; poi cala lentamente verso la linea dell’orizzonte e verso le 18,30 già scompare. Se lo fotografate con una macchina digitale, verrà fuori l’immagine di un pallino brillante che si staglia tra comignoli e antenne (come la foto che ho scattato ieri sera verso le 17,45 e che allego).

Ma se puntate su quel pallino luminosissimo un cannocchiale o un binocolo, si compie il miracolo: esso si trasformerà in una falcetta sottile, simile alla Luna verso la fine del ciclo. Se poi il vostro strumento ottico fosse dotato di un cavalletto ben saldo, potreste addirittura tentare di accostare l’obiettivo della macchina fotografica all’oculare e scattare una foto di Venere “per proiezione” (come un’altra che ho fatto ieri sera e aggiungo qui). In questo modo, fotografando Venere a intervalli regolari, per esempio ogni mese, potremmo ottenere una sequenza d’immagini che dimostrano come questo pianeta, per il fatto di essere interno all’orbita della Terra, mostra delle fasi simili a quelle lunari (divertente esercizio da assegnare agli studenti di Geografia Astronomica delle superiori!).[ id=20784 w=320 h=240 float=right]

È giunto il momento di dire arrivederci a Venere Vespertina, come la chiamava Galileo Galilei. Nei prossimi giorni il pianeta più brillante del cielo andrà tramontando sempre più presto, e la sua falce si ridurrà fino a scomparire. L’11 gennaio prossimo i moti orbitali la porteranno nella posizione di “congiunzione inferiore” (allineamento Terra-Venere-Sole), dopo di che Venere ricomparirà in veste di astro mattutino e in forma di una falce crescente, ricominciando un nuovo ciclo (vedere disegno con la corrispondenza fra posizioni orbitali di Venere e fasi).

Per concludere mi piace proporre la lettura di alcuni brani di una lettera che Galileo Galilei scrisse a Giuliano de Medici nel 1611, dopo aver scoperto le fasi di Venere.

“…circa 3 mesi fa, vedendosi Venere vespertina, la cominciai ad osservare diligentemente con l’occhiale… La veddi dunque, sul principio, di figura rotonda, pulita e terminata, ma molto piccola: di tal figura si mantenne sino che cominciò ad avvicinarsi alla sua massima digressione, tutta via andò crescendo in mole. Cominciò poi a mancare dalla rotondità nella sua parte orientale e aversa al sole, e in pochi giorni si ridusse ad essere un mezo cerchio perfettissimo; e tale si mantenne, senza [ id=20785 w=320 h=240 float=left]punto alterarsi, sin che cominciò a ritirarsi verso il sole… Ora va calando dal mezo cerchio e si mostra cornicolata, e anderà assottigliandosi sino all’occultazione, riducendosi allora con corna sottilissime; quindi passando ad apparizione mattutina, la vedremo pur falcata e sottilissima, e con le corna averse al sole; anderà poi crescendo sino alla massima digressione, dove sarà semicircolare, e tale, senza alterarsi, si manterrà molti giorni; e poi dal mezo cerchio passerà presto al tutto tondo, e così rotonda si conserverà poi per molti mesi…Venere necessariissimamente si volge intorno al sole, come anco Mercurio e tutti li altri pianeti, cosa ben creduta da i Pittagorici, Copernico, Keplero e me, ma non sensatamente provata, come ora in Venere e in Mercurio. Averanno dunque il Signor Keplero e gli altri Copernicani da gloriarsi di avere creduto e filosofato bene…”.

PER APPROFONDIRE: F.Foresta Martin, Le metamorfosi di Venere,http://www.corriere.it/speciali/stelle/venere.shtml

 

Lezione di Franco Foresta Martin sullo scoglio del “sacramento” di Ustica: un ottimo punto di riflessione

[ id=20606 w=320 h=240 float=left] Quanta storia in così pochi kilometri quadrati! E quanto fascino vi ruota attorno, se pensiamo ai milioni di anni che ci sono voluti per creare tutto ciò che la Terra ci presenta oggi nei suoi aspetti morfologici così ricchi e cangianti, in perenne evoluzione.

Gli uomini della nostra epoca dovrebbero prendere esempio da quegli antichi “primitivi ignoranti” che avevano già capito come fosse importante rispettare la madre terra, venerandola per la sua inesplicabile grandezza e per quella delle sue forze potenti e misteriose
…e potremmo forse immaginare che quel villaggio sorgesse in quella zona, proprio per propiziarsi i benefici che il dio racchiuso in quel monolite potesse dargli ogni qual volta ci si rivolgesse a lui!

Tanta saggezza nelle menti così semplici e incolte di ieri, quanta arroganza nelle menti e nelle azioni sconsiderate degli uomini eruditi di oggi!

Grazie, Franco, le tue lezioni sono sempre un ottimo spunto di riflessione.

Antonella Carrubba

 

 

Ustica: Scoglio del Sacramento Tour – di Franco Foresta Martin

[ id=20571 w=320 h=240 float=left] Giorni fa la professoressa Antonella Carruba ha proposto, con una nota ai lettori di Usticasape, un aspetto del paesaggio usticese che merita attenzione e ammirazione: il cosiddetto Scoglio del Sacramento nella Cala del Camposanto, rivolgendomi poi l’invito a spiegare qualcosa sulla natura di questa singolare formazione vulcanica. Lo faccio volentieri anche perché, proprio in questo periodo, sono impegnato a completare, con l’aggiunta di alcuni itinerari, la mostra sulla storia geo-vulcanologica di Ustica che, all’inizio della primavera 2014, passerà dal Museo “Gemmellaro” di Palermo, dove attualmente è visitabile, al Municipio Vecchio di Ustica. E, fra i tanti itinerari, ne sto elaborando uno che non poteva mancare: la scogliera a falesia del Camposanto in cui si trova, assieme ad altre formazioni vulcaniche, il suggestivo scoglio del Sacramento.

Innanzitutto, per chi non lo sapesse, ecco un’indicazione puntuale per raggiungere il luogo. Partendo dal Municipio Nuovo, si prosegua per la via Petriera nella direzione del Camposanto e, dopo averne costeggiato il muro di cinta, si scenda giù per la rampa che porta alla banchina di attracco del traghetto. Mettendosi all’estremità della banchina, con le spalle rivolte al mare, si potrà ammirare a sinistra l’alta scogliera sotto il Camposanto; a destra lo Scoglio del Sacramento; ancora più a destra, sullo sfondo, dirimpetto al Villaggio Archeologico, il Faraglione o Scoglio del Colombaio.

[ id=20570 w=320 h=240 float=right] Visto da questa prospettiva, il Sacramento sembra un obelisco scolpito nella roccia, alto una dozzina di metri, culminante a punta, con una specie di rivestimento fatto da blocchetti prismatici di pietra grigia.

Prima di raccontare come si sia formata una struttura così particolare, è opportuno descrivere brevemente il contesto geologico in cui si trova: e cioè quegli ammassi caotici di lave e di altri prodotti vulcanici a strapiombo sul mare che caratterizzano la Cala del Camposanto. Per ricostruirne la storia è necessario fare un salto indietro di oltre mezzo milione di anni, quando Ustica, dopo una lunga esistenza come monte vulcanico sottomarino, era da poco emersa dal mare ed esibiva al centro dell’isola il suo primo apparato vulcanico subaereo: il Monte Guardia dei Turchi. Questo era un vulcano dalla caratteristica forma conica simmetrica, con uno stile eruttivo simile all’odierno Etna e un’attività caratterizzata sia da fiumi di lave che si riversavano lungo i pendii, sia da abbondanti lanci di ceneri e lapilli.

Oltre al cratere centrale, il Monte Guardia dei Turchi aveva qualche bocca laterale, del tutto simile a quelle che si possono vedere oggi sull’Etna. Una delle bocche secondarie produsse, attorno a 520.000 anni fa, una colata lavica che fluì verso settentrione e che oggi affiora, a tratti, alla base della costa di Cala del Camposanto. Alcuni ricercatori che hanno studiato a fondo il vulcanismo usticese hanno battezzato questa colata col nome di “Lave di Cala del Camposanto Inferiori” (inferiori perché, da un punto di vista stratigrafico, sono le lave più antiche e più sottostanti accessibili in questo settore).

[ id=20572 w=320 h=240 float=left]Qualche decina di migliaia di anni dopo, quando l’attività del Monte Guardia dei Turchi si avviava a conclusione, in un tratto di mare compreso fra lo scoglio del Colombaio e la Cala del Camposanto, si aprì un nuovo centro eruttivo, indipendente dall’apparato di Monte Guardia dei Turchi, dominato da un’attività esplosiva scatenata dal frequente ingresso dell’acqua marina nel condotto magmatico. Si formò così una “breccia esplosiva” costituita da grossi blocchi di lava mescolati a lapilli rossastri e a ialoclastiti (frammenti di vetri vulcanici cementati da sedimenti marini calcarei). Questa formazione, denominata “Brecce e ialoclastiti di Cala del Camposanto”, è visibile in diversi tratti della costa, sovrapposta alle Lave di Cala del Camposanto Inferiori.

Successivamente, lo stesso centro eruttivo (o un altro contiguo) generò la colata di lava subaerea che oggi forma la spettacolare parete di basalti color grigio azzurro a strapiombo sul mare, immediatamente sotto il Camposanto. I vulcanologi riescono a contare, su questa parete, ben sette colate laviche successive, intercalate da scorie rossastre; e ad esse hanno assegnato il nome di “Lave di Cala del Camposanto Superiori”, in quanto cronologicamente più recenti e soprastanti le altre due formazioni prima descritte.

[ id=20569 w=320 h=240 float=right] A questo punto uno potrebbe concludere che lo Scoglio del Sacramento, trovandosi impiantato nel bel mezzo di questa storia vulcanica, appartiene geneticamente ad essa. E invece no: la geologia è talvolta molto più complessa di quel che sembra a prima vista. Infatti, per assistere alla nascita del Sacramento, bisogna lasciare scorre l’orologio geologico per diverse decine di migliaia di anni, durante i quali, in questa parte dell’isola, si compirono eventi straordinari.

Infatti, circa 427.000 anni fa, dopo un lunghissimo periodo di riposo del vulcanismo usticese, il magma che ristagnava in un serbatoio profondo ricevette nuova alimentazione e risalì impetuosamente in superficie, trovando sfogo attraverso una bocca spalancatasi nel bel mezzo dell’attuale Piano di Tramontana (meno di un km in linea d’aria dalla Cala del Camposanto). Fu l’eruzione più catastrofica della storia vulcanica di Ustica, che ebbe la forza di smantellare tutto il versante settentrionale del Monte Guardia dei Turchi, sollevando una colonna di scorie e di ceneri alta diversi chilometri. I potenti depositi di Grotte del Lapillo derivano proprio dalla ricaduta di quelle ceneri.

Dopo essersi svuotato dal magma, il cratere di Tramontana collassò e si formò una caldera (una depressione circolare del terreno) la quale, per decine di migliaia di anni, fino a circa 210.000 anni fa, produsse abbondanti e tranquille eruzioni effusive. Le lave del Gorgo Salato, che si aggettano con stupende formazioni colonnari nella costa di fronte allo Scoglio del Colombaio, lo stesso Colombaio e, cronologicamente più tardi, le Lave di Tramontana che tappezzano il sentiero fra Punta del Gorgo Salato e Punta Testa del Rosso, sono il risultato dell’attività effusiva della Caldera di Tramontana (per inciso, ormai invisibile perché ricoperta dai sedimenti marini che hanno formato l’attuale Piano di Tramontana).

E il Sacramento che c’entra con tutto questo?

Quando un fuso magmatico emerge per dar vita a un’eruzione, oltre a incanalarsi lungo una via preferenziale di risalita (i condotti del vulcano), s’inietta dentro le fessure, le spaccature e le cavità delle rocce attraversate; e lì resta, senza trovare sfogo esterno, raffreddandosi e consolidando lentamente. Se poi i movimenti del terreno e i processi erosivi dovessero portare a giorno una di queste iniezioni di magma consolidato, allora il paesaggio vulcanico si arricchirebbe di quello che i vulcanologi definiscono un “dicco”.

[ id=20568 w=320 h=240 float=left] Lo Scoglio del Sacramento è un dicco formatosi in un periodo ancora imprecisato fra 350.000 e 210.00 anni fa, quando il magma alimentava l’attività della caldera di Tramontana.

Vedete quanta ricchezza di storia naturale e varietà di eventi vulcanici sono concentrati nelle poche decine di metri di Cala del Camposanto, attorno alla stele del Sacramento?

Resterebbe da chiarire come sia stato possibile dipanare il filo di tutte queste remote vicende, partendo da quello che, a uno sguardo sommario, appare come un affastellamento inestricabile di blocchi, scorie e sedimenti. Ci limitiamo a dire che, per comporre il puzzle, sono necessari non solo gli occhi allenati dei geologi, capaci di distinguere un prodotto eruttivo dall’altro, una colata antica da una più recente; ma anche i moderni metodi analitici di laboratorio, necessari per attribuire ai vari campioni di roccia raccolti un’età e un identikit chimico- mineralogico, in modo da stabilire correlazioni fra i vari strati e, infine, ricostruire la successione degli eventi geo-vulcanologici.

Tornando allo Scoglio del Sacramento, non dobbiamo accontentarci di ammirarlo dalla banchina di attracco della nave, o dal mare nell’occasione di una gita in barca; ma, ritornando sulla via del Camposanto e proseguendo oltre l’ex Mattatoio, lo osserveremo da terra, scoprendo che muta di forma a seconda dei punti di vista: ora tozzo come una piramide, ora svettante come la guglia di una cattedrale gotica. [ id=20567 w=320 h=240 float=right] La bellezza della vista da terra del Sacramento fu colta appieno dall’Arciduca Ludovico Salvatore d’Asburgo, che ce ne ha lasciato una stupenda incisione fra le sessanta che impreziosiscono il suo fondamentale volume “Ustica” (1898).

Nel corso del nostro “tour del Sacramento”, ancor più si apprezzerà quel che prima abbiamo impropriamente definito il rivestimento di blocchetti di pietra grigia. In realtà si tratta del magma che, quando si raffreddò lentamente all’interno della roccia incassante, si contrasse, frammentandosi e suddividendosi in tanti blocchetti prismatici. Così il vulcano di Tramontana ci ha lasciato in eredità non un dicco qualsiasi, ma un dicco che si è arricchito di un decoro naturale: un’autentica opera d’arte magmatica!

Concludo con un accenno all’etimologia del nome. E qui non posso che ripetere quanto scritto da Padre Carmelo Gaetano Seminara nel suo volumetto “Ustica, Itinerari turistici” (1986): “…lo scoglio del Sacramento, così detto perché assomiglia ad un tipo di antico tabernacolo…”. Senza troppo correre con la fantasia, non mi sembra eccessivo pensare che lo Scoglio del Sacramento, per il suo aspetto totemico, si sia caricato, fin dalla preistoria, di valori simbolici e sacrali, incutendo rispetto e timore agli antichi abitanti di Ustica. Potremmo immaginare processioni che si partivano dal vicino Villaggio della Media Età del Bronzo per giungere al Sacramento e propiziare qualche divinità pagana che si pensava albergasse nel cuore della roccia. Ma questa non è mia materia e la riferisco solo come una digressione visionaria!

FRANCO FORESTA MARTIN

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COMMENTO

Da Velletri Antonella Carrubba 

Quanta storia in così pochi kilometri quadrati! E quanto fascino vi ruota attorno, se pensiamo ai milioni di anni che ci sono voluti per creare tutto ciò che la Terra ci presenta oggi nei suoi aspetti morfologici così ricchi e cangianti, in perenne evoluzione.

Gli uomini della nostra epoca dovrebbero prendere esempio da quegli antichi “primitivi ignoranti” che avevano già capito come fosse importante rispettare la madre terra, venerandola per la sua inesplicabile grandezza e per quella delle sue forze potenti e misteriose …e potremmo forse immaginare che quel villaggio sorgesse in quella zona, proprio per propiziarsi i benefici che il dio racchiuso in quel monolite potesse dargli ogni qual volta ci si rivolgesse a lui!

Tanta saggezza nelle menti così semplici e incolte di ieri, quanta arroganza nelle menti e nelle azioni sconsiderate degli uomini eruditi di oggi!

Grazie, Franco, le tue lezioni sono sempre un ottimo spunto di riflessione.

Antonella Carrubba

 

Savona, giovedì al campus Franco Foresta Martin interviene su “La non strage di Ustica”


[ id=20497 w=320 h=240 float=left] Il giornalista:” L’attribuzione è falsa: il teatro del disastro fu, in realtà, il Mar Tirreno, in un punto a metà strada fra Ponza e Ustica, ben 115 km a Nord di quest’ultima isola”

Da sempre una delle più grandi firme del Corriere della Sera e tra i massimi rappresentati del giornalismo scientifico. Torna a Savona per la XIII edizione del corso Euro Mediterraneo di giornalismo ambientale Laura Conti Franco Foresta Martin. L’incontro si tiene domani mattina, giovedì, al Campus Universitario di Savona nell’ambito della settimana dedicata all’ Ecologia dell’Informazione del percorso formativo organizzato da Legambiente e da Editoriale La Nuova Ecologia.

Il tema della sua docenza darà senza dubbio una chiave di lettura del tutto nuova rispetto a un storia italiana piena di contraddizioni, la non strage di Ustica: “C’è una storia – racconta Foresta Martin – che dimostra in modo esemplare come un falso mediatico possa essere ripetuto acriticamente per decenni fino a diventare un falso storico. Mi riferisco alla cosiddetta “strage di Ustica” o, per essere più precisi, all’attribuzione all’isola di Ustica del disastro del DC9 Itavia precipitato la sera del 27 giugno 1980 con 81 persone a bordo. L’attribuzione è falsa: il teatro del disastro fu, in realtà, il Mar Tirreno, in un punto a metà strada fra Ponza e Ustica, ben 115 km a Nord di quest’ultima isola. Eppure la maggior parte dei media e dei giornalisti continuano a ripetere che l’aereo cadde mentre sorvolava Ustica e che i sui rottami furono ripescati al largo dell’isola.

Sia beninteso, non mi meraviglio della falsa definizione, ormai entrata nell’uso comune, e quindi proprio per questo incorreggibile, ma del fatto che essa non sia accompagnata da doverosi chiarimenti sulla realtà dei fatti. E da un interrogativo di fondo: perché fin dall’inizio, a dispetto delle coordinate in cui l’aereo scomparve e furono ripescati i suoi resti, si è evocato il nome di quest’isola? Non si tratta forse della prima di una lunga catena di menzogne e depistaggi per stornare l’attenzione dal teatro di eventi inconfessabili?”.

Fonte Savona News

c.s.

 

 

Il luogo incantato


“Quando a Ustica sbarcarono gli Alieni”
Recensione del romanzo fantastico di Vittorio Arnò
Fonte: Franco Foresta Martin su “Lettera del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica”,
N. 42/43, 2013, pag. 60.

[ id=19794 w=320 h=240 float=left]Vittorio Arnò
IL LUOGO INCANTATO
Editore Albatros
€ 14,90

Un romanzo di fanta-ecologia on the road, in cui i luoghi e le meraviglie del paesaggio usticese diventano lo sfondo per una storia tanto immaginaria quanto carica di insegnamenti sulla necessità di vivere in armonia con la natura e con gli altri esseri viventi.
Questo, se dovessi condensarlo in poche righe, il contenuto del volume «Il luogo incantato», opera prima di Vittorio Arnò, 38 anni, usticese, autore di testi teatrali e presidente di una cooperativa giovanile che opera nel settore dei beni culturali e ambientali.
La vicenda racconta lo sbarco e il breve ma intenso soggiorno a Ustica dell’extraterrestre Arthur, venuto in missione esplorativa sulla Terra alla ricerca di un luogo che possa accogliere gli abitanti del suo pianeta Amor, condannati al gelo di una catastrofica glaciazione, nonostante l’elevato livello evolutivo e
tecnologico raggiunto.
A bordo dell’astronave Arkadia, Arthur era intento a una ricognizione dall’alto di continenti e oceani terrestri, quando scorge un’isoletta: «Un mondo fiabesco proliferante di vita subacquea». È così forte l’emozione suscitata dalla bellezza di Ustica, che l’alieno perde il controllo della navicella e cade giù, per fortuna illeso, proprio davanti alla Grotta Azzurra.
Inizia così un tour attraverso i luoghi-simbolo di Ustica, quelli che i suoi abitanti mostrano con orgoglio ai turisti e che tutti i visitatori dell’isola conservano indelebilmente nella memoria e nel cuore: la Cala e la Torre S. Maria, il Sentiero di Mezzogiorno, la Faglia dell’Arso, il Faro di P. Cavazzi, l’Anfitetatro, la Torre di Spalmatore, lo Scoglio Omerico, il Villaggio Preistorico, la Falconiera …
Ma l’intento dell’autore non è certo quello di compilare una nuova guida turistica, anche se l’accuratezza della descrizione e lo sfondo storico e leggendario dei luoghi citati rendono l’itinerario concretamente e piacevolmente fruibile.
Arnò, piuttosto, vuole sollecitare una riflessione sulla necessità di rispettare e custodire quel bene prezioso rappresentato dalle risorse naturali di Ustica: al Porto sente il pungente odore degli idrocarburi e si chiede se non se ne possa limitare l’impatto ambientale; sotto la Falconiera si compiace nel vedere il depuratore delle acque nere in funzione, ma si meraviglia del mancato riciclo dei suoi prodotti.
Insomma, Arnò fa emergere la contraddizione fra la preziosità del ‘luogo incantato’ e la cattiva gestione del suo ambiente. Tutto questo senza atteggiamenti da ecologo oltranzista, al contrario riconoscendo che un uso equilibrato dei prodotti della natura da parte dell’uomo fa parte dei cicli naturali. E con animo disposto alla tolleranza. Vede dei ragazzi che hanno catturato un pesce nella zona di riserva integrale, ma li perdona perché: «il loro cuore era puro e l’animo sensibile».
Lungo il suo itinerario fra contrade, coste e mare di Ustica, Arthur, accompagnato dal suo prezioso androide Gnosis, conosce alcuni usticesi che, superato lo sbalordimento per le antennine che spiccano sulla sua testa, gli diventano amici e lo aiutano a convincere la popolazione a dare asilo agli abitanti di Amor.
Ma proprio quando il sindaco di Ustica delibera l’accoglienza degli alieni, i poteri forti del pianeta, temendo gli effetti destabilizzanti della filosofia ecologista e pacifista da essi propugnata, tentano di arrestare Arthur.
L’alieno non può fare ameno di usare i suoi straordinari poteri per liberarsi e tornare nel suo pianeta da dove, nel frattempo, gli è giunta la felice notizia dello scampato pericolo glaciale.
Conclusione agrodolce, tuttavia con un filo di speranza per Ustica e per il pianeta Terra. I germi della filosofia di Amor sono ormai stati seminati e chissà che presto non diano i loro buoni frutti.
Intanto gli usticesi, riconoscenti, hanno eretto un monumento all’alieno che portò una sensibilità nuova nell’isola. Sapete dov’è? Nel piccolo belvedere del Passo della Madonna, dove campeggia la scultura in ferro battuto di uno strano essere con due antenne in testa. Per Vittorio Arnò, quel simulacro è proprio l’Arthur del suo romanzo fantastico!

Franco Foresta MartinFRANCO FORESTA MARTIN

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COMMENTO

Da Maria Stefania Carraresi

 

“”Ho iniziato a leggere il libro di Vittorio, persona eclettica e sensibile, innamorato della sua terra che con ogni mezzo cerca di far conoscere al mondo. Penso che il libro vada letto dopo aver visitato Ustica, dopo aver gustato con ogni senso quell’autentico paradiso che ti fa sentire nello stesso momento grande e piccolissimo ma a proprio agio nell’Universo. Leggendo il libro si potranno così rivivere queste sensazioni. Bravo Vittorio! Non cambiare mai””

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Da Flavia

Un libro molto originale che fa riflettere su quanto spesso non si presti sufficiente attenzione alle bellezze che ci circondano… Con uno sfondo magnifico: la bellissima Ustica! Sarà uno dei prossimi acquisti! Un saluto e in bocca al lupo per i tuoi futuri progetti.

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Da Francesco Bettanello

luogo incantato,ospitalita’ meravigliosa

Lutto


Lutto, Franco Tranchina Oggi è morto a Milano, all’età di 86 anni, Franco Tranchina. Ai familiari le più sentite condoglianze.

Doverosa risposta al Presidente del Centro Studi Dott. Franco Foresta Martin


Caro Franco,

rispondo in ritardo alla domanda che mi hai posto , col tuo solito garbo, in una lettera del 18 gennaio da Te inviata a USTICA SAPE e titolata ” risposta multipla…”.Solo ieri sono riuscito a recarmi per una rapida visita a Ustica e prelevare copia di una lettera , che allego, indirizzata a Te, alla Soprintendente ai BB.CC.AA, e al Sindaco di USTICA in data 22 Agosto 2000 come da prot. del Comune.
La domanda che mi hai posto e’ la seguente:” Ritieni che la nostra presenza e attività in questi anni abbia rispettato o no lo spirito della vostra petizione che il vecchio Municipio fosse conservato” come luogo depositario della memoria storica della cittadinanza?
La risposta mi pare da me anticipata sin dal 2000 ed espressa nelle ultime due righe della lettera che allego con la cortese richiesta a USTICA SAPE di pubblicazione integrale. Addirittura ritengo di potermi vantare di essere stato il primo ad avanzare la proposta che il Centro Studi venisse ospitato presso il Vecchio Comune al primo piano e gli anziani al piano terra. Unendo idealmente GLI STUDIOSI DEL NOSTRO PASSATO – IL PASSATO ANCORA PRESENTE .
Data risposta, doverosamente, caro Franco, consentimi qualche considerazione: a mia memoria, e gli anni son tanti, non ricordo, neanche negli anni duri del primo dopoguerra, un disagio sociale di divisioni, di rancori, di prevaricazioni cosi forti. Nell’ambito di una crisi che investe il mondo intero, Ustica vive una sua crisi particolare che dovrebbe spingere tutti a fare blocco per tentare un recupero che, pur apparendo molto difficile, tuttavia spero ancora realizzabile.
Ustica, da molti anni ingiustamente associata al famoso DISASTRO AEREO, si e’ ritrovata improvvisamente alla ribalta nazionale come di una comunità che rifiuta la CULTURA! Abbiamo precedenti importanti; gli Usticesi che frequentavano gli insegnamenti dei colti confinati politici, il successo del CENTRO di CULTURA POPOLARE della seconda metà degli anni cinquanta, presso la mitica CASA FAVALORO. Oggi non si può additare Ustica come una comunità incolta che rifiuta la CULTURA. Il gesto sconsiderato (come diversamente definirlo) di un sindaco “forestiero” che dopo essersi pavoneggiato in varie occasioni in manifestazioni del Centro Studi per averne lustro e visibilità ( malattia assai perniciosa della nostra era) un mattino si sveglia e lo “sfratta” salvo qualche mattino dopo supplicare i cittadini di “pregare”, forse per mondarsi di tale colpa?
Di contro non posso fare a meno di rilevare proteste certamente esagerate e forse anche un po’… programmate!
In questo momento Ustica ha bisogno di un momento di riflessione e di percezione del disastro che incombe su di essa. Appare come un prato incolto dove a chiunque è permesso di entrare e pascolare. Fuori da Ustica gli estranei, i furbi e i portatori di odio!…
Facciamo le primarie, diamo ai cittadini la possibilità di scegliere il candidato sindaco che sia semplicemente una persona normale... Nel ricordo di una grande, Anna Notarbartolo, propongo la scelta di una donna, e’ impensabile che anche Ustica non abbia la sua Nicolini, battagliero sindaco di Lampedusa. Attorno si costruisca un gruppo di persone, tante donne, che abbiano voglia, tempo passione e libertà culturale.

Con Stima ed Amicizia
Angelo Longo
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Poesia/Dedica a Franco Caminita


[ id=15828 w=320 h=240 float=left]  A FRANCESCO CAMINITA

O mio grande ANGELO protettore
da te prendo il mio onore.
l’onore delle persone che
come te credono in qualcosa

in quella vita favolosa
piena d’amore e di coraggio a
iosa.

Ti sento dentro di me
e in quel momento divento un re
L’averti conosciuto sarebbe stata
per me un’elevatezza Divina.

Io e te siamo simili, abbiamo
combattuto con il coraggio delle
persone umili.

I tuoi cari mi parlano di te,
mantenendo così in vita
un uomo dalla forza infinita.

Visitando i tuoi occhi, mi hai
parlato di te.
Francesco se non fossi stato un
uomo ti avrebbero dovuto fare
patrimonio dell’Unesco,
per la tua forza e per
la tua fierezza.

so cosa volevi dirmi
quel giorno, ma rimarra’
un nostro segreto per
l’eternita’.

La tua famiglia e la tua
nipotina sono una meraviglia,
persone che come te credono nell’amore
e nell’onestà.
hanno grande cuore, spesso
bersagliato dalle persone aride.
ma con te vicino
avranno sempre
il caldo sole del mattino.

ciao

Marco Nasti (ROMA)

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RINGRAZIAMENTI

Da Roma Anna Caminita

Con immensa gioia e commozione ringrazio il sig. Marco Nasti per la bellissima poesia dedicata al mio adorato papà.
grazie anche a te Pietro per averla pubblicata sul sito USTICASAPE

un saluto

Anna Caminita (ROMA)

 

Franco Manfrè – Santa Clara California


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Breve rievocazione di Zia Amelia, di Franco Foresta Martin


[ id=12765 w=320 h=240 float=left] Desidero rievocare brevemente la figura di Amelia Martin -zia Amelia o nonna Amelia per gli Usticesi-, che è mancata il 2 giugno 2012 a Palermo, all’età di 101 anni, dopo avere attraversato tutto il Novecento e l’inizio del nuovo secolo; nello stesso tempo partecipando con affetto al lutto della figlia Anna Maria, della sorella Venere e dei numerosi nipoti e pronipoti.

Figlia primogenita del Maresciallo Maggiore Luigi Martin, cui è stata intitolata nel marzo 2012 la Stazione dei Carabinieri di Ustica, e della usticese Maria Bertucci, Amelia era nata in Veneto, a Crocetta Trevigiana (oggi Crocetta del Montello) il 14 novembre 1910, dove il suo papà prestava servizio in quel periodo. Seguendo poi gli spostamenti del padre da una sede all’altra, Amelia, con la sua numerosa famiglia, era stata in diversi paesi della Sicilia, tornando infine a Ustica, la patria dei suoi antenati materni, alla fine degli anni ’20.

Alcuni anni dopo, come molte ragazze usticesi in età da marito, Amelia era stata chiesta in sposa da un milite venuto per un breve periodo di servizio a Ustica, Leopoldo Crisafi, e con lui aveva contratto matrimonio nella Chiesa di San Ferdinando Re il 29 giugno 1930. Le foto delle nozze di Amelia e Leopoldo, valorizzate in chiave storica più di mezzo secolo dopo, hanno documentato per immagini un matrimonio tradizionale usticese nella bella mostra: “Ustica: come eravamo“, allestita al Vecchio Municipio di Ustica nel 1989 a cura di Vito Ailara.

A seguito del marito, Amelia si era di nuovo distaccata dall’amata isola, ma ci faceva ritorno spesso e volentieri con le figlie Eugenia (prematuramente scomparsa) e Anna Maria, per riabbracciare i genitori ormai anziani.

Io conservo un ricordo particolarmente vivo della zia Amelia nel tempo in cui risiedeva a Palermo, tra gli anni ’50 e ’60. La sua casa di via Costantino Nigra era diventata il punto di riferimento delle numerose sorelle e delle relative famiglie, sia nelle ore liete, in occasione di festeggiamenti e ricorrenze, sia in quelle tristi, quando si è colpiti da improvvisi lutti che solo la solidarietà e l’affetto familiari possono lenire.

Negli anni ’80, rimasta vedova del marito, e ormai anziana, Amelia tornò definitivamente a Ustica, dove rimase fino a che le condizioni di salute le hanno permesso di vivere in autonomia.

Gioviale, serena, sempre positiva, riusciva a infondere ottimismo e fiducia anche nei momenti più difficili. Dotata di una memoria formidabile, ha conservato lucidità fino all’ultimo. Dalla sua viva voce ho personalmente attinto molte memorie familiari che sarebbero andate perdute, trovandone poi conferma in documenti di archivio; in particolare quelle che hanno concorso a ricostruire la carriera e l’opera del papà Maresciallo Maggiore Luigi Martin; accanto al quale, come era suo desiderio, riposerà nella cappella di famiglia a Ustica.

Il nipote Franco Foresta Martin, 2 giugno 2012

 

LUTTO


Questa mattina a Palermo, all’età di 82 anni, è morto l’Amico ed un riferimento costante per noi usticesi e non solo (in particolar modo nei momenti più difficili/”vulnerabili” della nostra esistenza) il Prof. Franco Gargano. I funerali si svolgeranno domani alle 10,00 nella chiesa di Mondello.

Ai figli Ercole e Nanni e a quanti Gli sono stati vicino le più sentite condoglianze.

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CONDOGLIANZE:

Da Salemi Calìa dr Francesco

I chirurghi di Salemi ricordano con commozione il Prof. Francesco Gargano caposcuola insigne e gentile, sentite condoglianze ai familiari.

Dr.Francesco Calìa

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Da Ustica Claudio La Valle

Oggi è un giorno triste per tutta la comunità usticese per la scomparsa del Prof. Franco Gargano.

A tutta la famiglia e in particolare ai cari amici Ercole e Nanni, porgiamo le più sentite condoglianze.Claudio, Maria Romano e fam. La Valle.

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da Ustica Vincenzo Caserta

Porgo le più sentite condoglianze alla famiglia Gargano per scomparsa del Prof. Franco.Ai figli Ercole e Giovanni nostri cari amici di Ustica giunga un abbraccio affettuoso.

Famiglia Vincenzo e Patrizia Caserta.

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Da Ustica Carmelina Caserta

Alla famiglia Gargano, vicini in questo momento ad Ercole e a Nanni, giungano le nostre condoglianze Famiglia Carmela ed Enzo Lo Piccolo

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Da Ustica Giovanni Martucci

In questa nostra piccola comunità usticese, pian pianino ma inesorabilmente ci vengono a mancare quelle persone care che, nei momenti di grande sconforto, abbiamo avuto come punti di riferimento. Il prof.Franco Gargano, oltre che un amico di famiglia, era una persona di grande bontà, serietà, generosità e soprattutto, nel suo campo, di eccelsa professionalità. Alla moglie, ai figli Ercole e Nanni, giungano il mio pensiero e le più sentite e sincere condoglianze. G. nni Martucci e famiglia.

 

 

Da Montecosaro Mariangela Militello

Alla Famiglia Gargano, ai figli Ercole e Nanni le mie piu’ sentite condoglianze.

Mariangela Militello

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 Da Ustica Salvatore Militello

Un altro pezzo di storia, oggi, ci ha lasciati ed è entrato a pieni titoli nella Storia.
Professionista di indiscutibile bravura, serietà e umanità, Uomo di grande generosità e umiltà nonché Amico di Famiglia ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo personalmente, di apprezzarlo e di stimarlo.
Il Prof. Franco Gargano è stato per tantissimi anni punto di riferimento per tanti di noi, sia nel sociale, e non solo ad Ustica, sia nella vita pubblica.
Consigliere Comunale negli anni ’90 ad Ustica si è prodigato, con diversi successi, nelle problematiche del nostro poliambulatorio.
L’odierna notizia ci ha letteralmente e profondamente addolorati.
Ercole, Nanni, … la perdita di un Genitore provoca un lacerante strazio, illudendoci di venir quasi accettato come una “fisiologica evoluzione del processo della vita“ : ma subito dopo un sentimento di ribellione porta ad un senso di angoscia, di vuoto e di profonda solitudine. Questo, amici miei, è ciò che è accaduto in me e posso capirvi più di chiunque altro, per esserci passato.
A tutta la Famiglia Gargano sono particolarmente vicino in questo momento di grande tristezza.

Salvatore Militello

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Da Ustica Angela D’Angelo

Alla famiglia Gargano, le nostre più sentite condoglianze, D’Angelo Antonino (Ninì) e famiglia.

 

 

Franco Foresta Martin: – “Come rendere appetibile Ustica”


Caro Vincenzo,

ho letto con interesse il tuo intervento su “Come rendere appetibile Ustica”. Si tratta di un proposito che, in linea di principio, non può che trovare consensi.

Il Centro Studi che mi onoro di rappresentare, con le sue varie attività culturali: mostre, conferenze, incontri con autori di libri successo, concerti, passeggiate naturalistiche storiche e archeologiche, eccetera, da quindici anni opera anche nel senso di “rendere appetibile Ustica”, con un massimo d’impegno nella stagione estiva, quando più alto è l’afflusso turistico.

E, ci tengo a sottolinearlo, si tratta di iniziative non riservate ai soci del Centro Studi, ma tutte aperte al pubblico, senza alcun onere economico per i partecipanti.

Il Centro Studi ha un suo organo di coordinamento delle attività che si chiama Direttivo, composto da una dozzina di persone, che sottopone al vaglio tutte le proposte, ne valuta la fattibilità, anche in termini economici e di energie individuali (dato che svolgiamo tutti opera di volontariato), prima di definire i programmi operativi.

Ebbene, non mi risulta che il nostro Direttivo abbia mai ricevuto una tua proposta relativa ai progetti culturali e ricreativi cui fai riferimento nel tuo intervento. Se ci fosse pervenuta non avremmo esitato a prenderla in considerazione e discuterla.

Mi dispiace che tu non ricordi le circostanze di quella che valuti un nostra disattenzione. Ma non ci possiamo fare carico di un disguido che non è dipeso da noi.

Cordialmente,

Franco Foresta Martin
Presidente del Centro Studi e Documentazione Isola di Ustica

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Da Norimberga Angelo Russo

Prima bisogna abbassare i prezzi,non e´possibile che io in Aereo da Monaco pago di meno per andare da Palermo a Ustica,poi forse chissa´………