Ustica sape

OGGI CON ROBERTA MESSINA. A USTICA … SAPORE DI SALE … SAPORE DI MARE (riferimento a Gino Paoli del tutto casuale).


La rubrica <L’Oddo volante> ancora una volta registra una presenza femminile; fa parte della foltissima schiera di persone non originarie di Ustica ma “cardiologicamente” isolane. Oggi il piacere della settimanale “chiacchierata” me lo riserva Roberta Messina la quale per l’occasione introduce una assoluta e singolare novità: ben a conoscenza come lettrice di Usticasape> dell’ “oddovolantite“, aderisce  cortesemente al mio invito a rispondere ma non si limita solo a porgere le risposte ma liberamente si diverte a confezionare anche le domande (alcune mutuate da precedenti interventi); in pratica consegna “il prodotto” completo in forma di “autointervista”. Volentieri accetto la simpatica variante ed ecco quindi in pratica Roberta Messina che chiacchiera con … Roberta Messina.

Roberta, in quale circostanza è avvenuto il tuo primissimo impatto con l’isola di Ustica e quali “fermo immagine” ancor oggi, incancellabili, conservi fra i tuoi giovanili ricordi ? 

“Sono arrivata sull’isola per la prima volta da bambinetta, credo tra i 4 e i 5 anni. I miei venivano già per la Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, forse portarono qualche volta anche me, ma ne dubito. Quando venni, ricordo che per un paio di anni, stavamo per periodi brevi, in vacanza, ospiti a casa Borzì, dove poi tenemmo per anni ancorato il nostro gommoncino. Ci chiamarono poi: “i pesci Messina” ahahah. Ma prima di allora io non ero proprio un “pesce”. Da piccola avevo smesso di nuotare per scelta: nuotavo già bene a tre anni ma un giorno, dallo stabilimento de La Torre di Mondello, mia madre e una sua amica, bambindotate, furono invitate da un amico su un motoscafo Acquarama per fare un giro… era il 1965. Orbene, quel motoscafo si schiantò sulla secca di Mondello e affondò. Io ho il ricordo preciso… non mi successe nulla perché già sapevo nuotare ed ero con la mamma, ci salvarono in pochi minuti…. Eppure ho anche il ricordo di essermi rifiutata di nuotare di nuovo fino a quando, avevo sei anni, lo zio Aldo Borzì mi acchiappò, mi tolse gli orridi braccialetti per stare a galla e, portandomi in braccio, mi buttò urlante dal trampolino. Nuotai J. E del mare mi innamorai”.

= Ti chiedo un ricordo dei primi anni nella vostra casetta “carceretto delle donne” di fronte alla Torre Santa Maria.

“Papà la affittò dallo Stato che era un vero rudere, ho le foto. All’inizio – data la penuria di soldi – la restaurò all’essenziale. C’era solo il corpo centrale, dietro un muretto ancora sgarrupato, davanti un pezzetto di sterrato, piante e fiori ancora da crescere. Il piccolo soppalco serviva da camera da letto dei genitori. C’era una cisterna, l’acqua corrente ancora no. Ricordo papà che si arrampicava sopra il soppalco per versare bidoni di acqua nella cisterna. Io prevalentemente mi lavavo a mare! Ricordo benissimo la sensazione bella del sale sulla pelle. E poi la cucina: due fornelli per un cucinino da campeggio! Ma con quelli la mamma creava capolavori per noi e per gli amici. Era veramente bellissimo. E poi, più avanti, ricordo il giardinetto rigoglioso di ibiscus e geranei, e la cucina annessa alla casa; ricordo le feste incredibili durante la Rassegna con i Vianella  che cantavano “con le pinne, il fucile e gli occhiali”, Pippo Baudo e Nuccio Costa, Jacques Mayol ed Enzo Maiorca, Fulco Pratesi e Folco Quilici … tutti pazzi per la pasta alla Norma ed il pescespada di Maricetta, mia madre, grandissima cuoca”.

Roberta, le estati a Ustica dell’adolescenza?

“Erano la libertà! A mare in barchino coi genitori. Nel pomeriggio alla banchina alta con gli amici. I primi amoretti. La discoteca da Camillone … Con i ragazzi che, se mi stringevano troppo durante i lenti, si ritrovavano quel gigante a “tuppuliare” sulla spalla con un brutto cipiglio… E poi le chiacchiere alla rotonda ed i bagni di notte alle capannine… Ma non ce n’erano meduse? Chissà, io non me ne ricordo. E le chitarrate in attesa dell’alba alla Falconiera o a Spalmatore. Ed i ritorni a casa, da sola a piedi, nel sentierino, oggi scala, dove stava “posteggiato” un ciuco che ragliando al mio passare, mi faceva terrorizzare. E poi ancora il Boschetto coi takki, i primi baci, le giornate con gli amici a mare sul Makallè, le prime immersioni profonde”.

= Domanda non fatta che ti saresti aspettata?

“Sul Rinascimento della Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee, ma su questo resto muta: spero che mi concederai uno spazio ad hoc.

Roberta, è consuetudine che la conversazione con l’ospite si concluda con la sotto-rubrica “Via col … vanto”. Ti trovi nella circostanza di dover appunto “vantare” l’isola di Ustica; quali parole spenderesti?

“Una nicchia paradisiaca, un mare cristallino e trasparente grazie alle sue correnti ed alle sue profondità che lo rendono unico nel Mediterraneo, una fauna marina ricca e variegata ed una flora rigogliosa; merito dell’Area Marina Protetta che, lo ricorderete, fu generata dalla Rassegna e creata da mio padre, dopo dieci lunghi anni di negoziato con il Ministero da un lato e con gli usticesi dall’altro. E’ un’isola che ha mantenuto una sua identità specifica, mai snaturata da orde torpedonate e sempre amata dai visitatori non turisti. Grazie forse alla sua lontananza e alla sua non appartenenza ad un arcipelago. Un’oasi di pace e godimento, soprattutto fuori dalla stagione estiva, con le sue passeggiate ed il suo bosco, con i suoi panorami ed i suoi profumi, con i sapori della sua gastronomia di terra e di mare, con il cuore grande delle sue persone. Un privilegio amarla e frequentarla”.

Riprendo il mio ruolo ed in chiusura non posso che ringraziare moltissimo Roberta Messina che ho avuto il piacere di ospitare nel duplice ruolo, gestito alla perfezione e non poteva essere diversamente, di intervistatrice e intervistata.  Ripetizione inevitabile, il mare è stato sempre di casa a casa Messina; osservazione mirata; sarebbe stato infatti  assolutamente imperdonabile da parte mia se non avessi qui ricordato, sia pure molto brevemente, con quanta passione, dedizione e creatività in passato in varie forme si è speso per Ustica il papà di Roberta Lucio; in una occasione di Lui ebbe a dire Mimmo Drago, e volentieri prendo a prestito le sue parole: “aveva il ritmo dei grandi perchè grande era lui stesso“: Quello di Roberta altro non è che una continuità di fatto concretizzata con il progetto recentemente realizzato del <Rinascimento della Rassegna Internazionale delle Attività Subacquee> e altro di ampia rigenerazione isolana sotto l’intrigante denominazione <Ustica è fimmina> già avviato in sinergia con la Pro Loco; eventi che, assicuro, riprenderemo quanto prima più diffusamente. Considerata l’ampiezza delle argomentazioni Roberta, intervistata, ha pienamente ragione a richiedere uno spazio ad hoc; questo chiaramente le starebbe stretto …  Però, stamattina con Roberta, partiti da Ustica, siamo arrivati allo stretto … di Messina.

Mario Oddo odmar@libero.it

 

 

 

OGGI SU “L’ODDO VOLANTE” MASSIMO MAGGIORE CON  I SUOI TANTI RICORDI USTICESI CHE RITORNANO IN MENTE. “PESO” RIEVOCATIVO DELL’OSPITE? … LA RISPOSTA E’ NEL SUO NOME.


Ancora una volta volentieri nella ormai tradizionale rubrica settimanale ospito un “giovane di ieri”, sfoglia il personale album dei ricordi usticesi Massimo Maggiore che non disdegna comunque una breve incursione nell’attualità isolana; nella sua (ideale) carta d’identità, alla voce <segni particolari> c’è scritto “ha Ustica nel cuore“. Lo conferma quel che segue; al via la nostra “chiacchierata”!

Massimo, in quale circostanza è avvenuto il tuo primissimo impatto con l’isola di Ustica e quali “fermo immagine” ancor oggi, incancellabili, conservi fra i tuoi giovanili ricordi ? 

“È tutt’oggi vivo il ricordo di quando, nel Maggio del 1958, rientrando dagli Stati Uniti, dove mio padre Lillo stava terminando la specializzazione in chirurgia plastica ricostruttiva, il piroscafo su cui viaggiavano mia madre ed io, avevo quasi 8 anni, fece un primo scalo a Palermo; mia madre colse l’occasione per venire ad Ustica a salutare i parenti paterni e così, con tanto calore e gioia, fummo accolti dal nonno Nunzio, zia Concetta, zia Dora, oltre ad altri parenti ed amici. Fu il primo “contatto” a mia memoria ma scoprii che, in realtà, era un “ritorno”: in casa dei miei, infatti, come anche in altre, trovai esposta in mostra una foto della nonna Dorina – sua ultima giacché poi morta nell’ottobre del 1951, che mi teneva in braccio in occasione del mio primo compleanno, davanti ad una bellissima torta di cioccolato.

= Consapevole di provocare una evidente forzatura alla tua memoria, anche per assicurare citazioni che non sempre vengono riportate nelle occasioni che guardano indietro, non posso non chiederti un ricordo del movimentato sbarco all’arrivo a Ustica della vecchia e cara nave dell’epoca.

“Già in quella occasione, come ancora per qualche anno a venire, ho avuto il “privilegio” di vivere lo sbarco, tanto suggestivo quanto anche a volte rocambolesco, che avveniva a mezzo di barche a remi che dalla nave, ancorata al centro della Cala S .Maria, trasportava i passeggeri, ma non solo, alla banchina Barresi: fui particolarmente affascinato nel vedere come anche imballaggi di ogni genere – alimentari e merci varie e addirittura anche animali di grande stazza – venivano calati con i paranchi sulle barche affiancate alla nave. Tra i barcaioli “eroi” di quelle vere imprese, spicca nella mia memoria u’ zu’ Tuture Russo, famoso anche per le sue “ricche” ceste di ricci marini.”

Massimo, da “cresciuto” sicuramente il periodo vacanziero che hai trascorso in ogni estate a Ustica rimane quello più carico di ricordi; dominava la spensieratezza tipica della gioventù … qualche “flashback” in proposito ? 

“Prima della mia adolescenza, in cui poi mi sarei atteggiato a “cresciuto”, ho avuto modo di vivere poche e brevi presenze vacanziere di fine estate – in attesa dell’inizio della scuola, allora il 1° di ottobre; ero ospite della mia cara zia Concetta che, donna di chiesa, ogni mattina mi portava alla prima Messa delle 6 dove mi “improvvisavo” chierichetto dell’allora già epico parroco Padre Carmelo; alla fine della funzione, venivo “premiato” con una vastedda, appena sfornata dal buon Catalano, “cunzata” con olio e sale: una delizia! Negli anni successivi, da “cresciuto e indipendente”, ho vissuto e goduto di una spensierata gioventù usticese: le prime “uscite” avvenivano al Mulino dei Natale dove i padroni di casa, Maria Cristina in testa, con Angela, Delfina, Laura, il piccolo e pestifero Carlo e la ancora più piccola Maria Concetta in passeggino, organizzavano pizziate e balli, premonitori di nuovi fidanzamenti e matrimoni tutt’ora felici; ricordo ancora, con qualche inevitabile nostalgia, le prime serate dancing che si svolgevano al Faraglione che iniziavano alle 22,00 e terminavano a mezzanotte o, eccezionalmente all’una, quando gli “adulti” vi svolgevano manifestazioni mondane o premiazioni per la Rassegna delle Attività subacquee, e noi “piccoli” a sbirciare i “vip” dell’epoca. Appagati comunque, le nostre serate si chiudevano percorrendo la passeggiata alla Rotonda in allegra e ridanciana compagnia – tra questi, particolarmente “vivaci”, ricordo Rosalia Nava, Attilio, Gaetano e Litterio Licciardi; immancabile era la sosta alla grotta dei Colombi.”

=, c’è qualcuno o qualcosa dell’Ustica di ieri che, potendo, trasferiresti volentieri all’oggi? 

“Qualcuno, purtroppo con rassegnazione, è impossibile da riavere, ma auspicherei che quelli che hanno vissuto quell’epoca – gli albori del turismo e l’inizio di un più diffuso benessere – oggi attori e protagonisti della attuale realtà, ritrovino lo spirito propulsore di allora, sostenuto dalla voglia di miglioramento in sinergia con tutte le risorse umane locali: si dia fine alle tensioni e contrapposizioni individuali che allora, anche se forse già esistenti, non percepivo come oggi”.

= a tema isolano senza tempo, c’è una domanda che ti aspettavi ti facessi ma che non ti ho rivolto? 

“Si, domanda:<Quando e perché è iniziata la tua “dedizione” ad Ustica, nonostante i tuoi impegni familiari e lavorativi fossero a mille chilometri di distanza?>” risposta“Ebbene, tutto è riconducibile a mio padre – uomo poliedrico, di sopraffinata intelligenza, innamorato del suo lavoro – chirurgo plastico ricostruttivo, e soprattutto della “sua” Ustica – terra nativa, in cui è stato sindaco dal 1960 al 1966 – e per la quale, si può senza tema dire, è tragicamente morto: nel Maggio del 1972, veniva a votare! Io, ventiduenne, mi sentii investito dal dover occuparmi di quanto in questa amata terra aveva lasciato: confortato dal calore umano che i suoi concittadini gli avevano riservato, dal perenne ricordo del bene che questi avevano da lui ricevuto, anche se con qualche eccezione, non mi sono sottratto né risparmiato. Per quarant’anni la mia vita è stata un continuo andirivieni: ho recuperato la casa di famiglia o avviato iniziative produttive fino alla odierna e ancora “viva” Rosa d’Eventi, meritevole di un particolareggiato racconto per una storia di oltre quarant’anni. Non tutto quindi è stato facile, un po’ per gli ovvi motivi logistici isolani e un po’ più per gli altrettanti noti motivi “ambientali”.

Massimo, è consuetudine che la conversazione con l’ospite si concluda con la sotto-rubrica “Via col … vanto”. Ti trovi nella circostanza di dover appunto “vantare” l’isola di Ustica; quali parole spenderesti?

“Dopo aver vissuto l’isola da bambino, e poi adolescente, nella spensieratezza propria di quegli anni, sono tornato ad approcciare Ustica da adulto con una visione naturalmente critica con gli occhi di chi ha avuto il privilegio di viaggiare nel “mondo esterno”, cogliendone le peculiarità. In Ustica, come altri ovviamente, ho percepito un particolare potenziale, sia per le sue bellezze naturali, il mare e la terra con i suoi “tesori” prontamente visibili o successivamente scoperti o chissà quanti ancora scopribili, quanto anche per le sue risorse umane, capaci di affascinare con calore e generosità, purtroppo spesso individuali: basterebbe, secondo un mio punto di vista, che penso ampiamente condiviso, che i concittadini di questa bella e particolare isola, si unissero in modo sinergico per renderla “meravigliosa”, rinunciando perciò ad ogni individuale tentazione di belligeranza a qualsiasi titolo che, è provato, nulla ha mai prodotto di buono”

Finisce quì e così la bella “chiacchierata” con Massimo Maggiore al quale rivolgo un sentito e doveroso ringraziamento per avere cortesemente accettato il mio invito e concluso insieme un “giro” durante il quale non c’è stato una sola parola che non sia stata piacevole, per me ma sicuramente per tutti i lettori e lettrici, da “ascoltare”; anche se con non poco “amarus in fundo“, assolutamente condivisibile in particolare l’accorato richiamo d’attualità. Ma agli inizi del suo intervento per la verità Massimo il “dulcis“: non lo ha fatto proprio mancare: torte al cioccolato, vastedde e ricci di mare ….

Mario Oddoodmar@libero.it 

SUL “L’ODDO VOLANTE” IN COMPAGNIA DI PIETRO FIORITO CHE DAL MARE DELLE SUE MEMORIE USTICESI ESTRAE ALCUNE GOCCE.


Il “giro” oggi in programma lo faccio con accanto il palermitano Pietro Fiorito, uno dei tantissimi non usticesi di nascita ma molto  innamorato di Ustica; dell’isola conserva tantissimi ricordi  che qui ha raccolto in un racconto che, chi avrà la bontà di seguire, al termine non potrà non definire piacevolmente nostalgico. Sotto con la “chiacchierata”.

Pietro, i ricordi della tua amata Ustica negli anni sono tantissimi; tu li chiami “gocce di memoria”. Ne fai cadere alcune?

Dalla metà degli anni ’50 le nostre vacanze estive le trascorrevamo sempre a Ustica; ci ospitava nostro zio Luigi Sulli, prima al “Palmo” a poi alla villa in via Mezzaluna; tra zii, genitori e cugini non meno di una dozzina di persone. Le vicende che l’sola in passato mi ha regalato non sono poche;  oggi gocce di memoria, appunto, che a distanza di molti anni, sono diverse per tempi, personaggi e narrazione. La prima goccia che, mi sovviene alla mente in ordine cronologico, fu quella di un incendio che si sviluppò in una notte d’estate sul finire degli anni ’50. All’angolo di via Tre Mulini una stalla andò a fuoco, proprio al bivio per la strada del Boschetto e via Oliastrello. La mattina seguente, nostro zio ci portò sul luogo della tragedia, un macabro spettacolo si presentò sia ai nostri occhi che alle nostre narici. Rimasero carbonizzate nel rogo, subendo così una morte atroce, un mulo e uno o due asini, la particolarità fu che la zampa di uno degli equini, rimase appesa al muro di cinta, come in un tentativo di fuga, e ragazzino pensai: … ah se avessero avuto le ali”.

“La seconda invece fu quella di una piacevole visione, cioè il nudo integrale di una bellissima donna, bionda e dalla carnagione bianca. Non si curò affatto della presenza di altre persone, e dopo il bagno con disinvoltura, si tolse il bikini e rimase nuda ad asciugarsi al sole, fu evidente che quel suo gesto era più forte di qualsiasi vergogna, e così compresi una nuova cultura. La sera la ritrovai sul terrazzo della villa di mio zio a ballare coi grandi, e fu così che venni a sapere che era una giornalista tedesca in missione sull’isola, e aveva il compito di scrivere per il proprio giornale un articolo su Ustica.                                                         

“La terza quella che da ragazzino, andavo a caccia con mio zio e avevo il compito di recuperare la selvaggina abbattuta. Spesso in campagna o nelle colline, incontravamo altri cacciatori residenti come: il maresciallo Giambona, Bruno Campolo, Diego La Valle, Totò Pitruzzella, Felice Leone,  e tanti, tanti altri. 

 “La quarta quella della conoscenza di un brav’uomo e di un grande pescatore. In un giorno di pesca per tirare a bordo dell’imbarcazione un grosso pesce, con la lenza si lacerò tutte e due le mani, mi ricordo che si curò le ferite, soltanto con del mercurio cromo. Dopo nel tempo lessi quel magnifico libro di Ernest Hemingway, “Il vecchio e il mare”, rimasi colpito dalla storia del protagonista “Santiago”, era quasi identica a quella che aveva vissuto nella realtà il nostro rinomato “Niele”.

= preso dal racconto non ti ho interrotto ma quasi in chiusura sorge spontaneo che io ti solleciti una breve considerazione sul tema del raffronto tra gioventù del passato e attuale.

“Tempi che furono! è con rabbia che oggi non vedo più negli occhi dei ragazzi la stessa luce che avevamo noi, quella dell’esplorazione, della  scoperta, la luce nei giochi di aggregazione, della libertà di scorazzare a piedi scalzi … non siamo altro che “figli diversi” da “genitori uguali” dove lo sguardo storto di nostra madre ci faceva paura”.

Pietro, è consuetudine che io concluda la conversazione con la sotto-rubrica “Via col vanto“. Quali parole spenderesti nel caso ti trovassi nella circostanza di dovere appunto “vantare” l’isola di Ustica?

“Ti racconterò per sempre finché ho senno nella mente e gioia nel mio cuore, poiché è nell’equilibrio di entrambi che scopro il piacere dell’amore. Quindi se ti porgerai in accorda sia all’orecchio che all’occhio mio, Io, per il bene ricevuto, ne sarò in eterno grato a Dio.

Tu che non hai le fiamme, ma sei nata dal fuoco con tanto fervore.
Tu che non hai un cuore, ma sei nata per amare noi con tanto ardore.
Tu che non hai una chiglia, ma sei nata dal mare per un eterno galleggiare.
Tu che non hai le ali, ma sei nata dal vento col desiderio di volare”.

Ringrazio Pietro Fiorito per la piacevole compagnia; come tutti coloro che lo hanno preceduto, ospitarlo in questa rubrica è stato per me un vero piacere; con tanta intensità ha descritto i suoi molteplici ricordi usticesi, indubbiamente piacevoli da tirare fuori ma spesso  comprensibilmente anche “crudeli”.  Comunque, sarà perché ha sempre Ustica nel cuore, e su questo non c’è il minimo dubbio, più parla dell’isola e più Fiorito appare … rifiorito.

Mario Oddoodmar@libero.it

Su richiesta e per maggiori chiarimenti riproponiamo l’intervista al Prof. Silvano Riggio – R.M. Ustica


Il Prof. Silvano Riggio, docente all’’Università di Palermo, considerato in quel  momento uno dei massimi esperti di Ecologia Marina,  è colui il quale nel 1986, contro il parere di molti isolani (capofila Camillo seguito da molti pescatori) ha “voluto” l’istituzione della Riserva Marina – successivamente AMP.
Nell’intervista rilasciata ad Usticasape nel 2013 dichiarava che per la Riserva Naturale Marina di Ustica: “Lo Spalmatore è stata una scelta sbagliata…”

D. Secondo la Sua esperienza la zona dello Spalmatore era la più adatta per delimitare l’Area di Riserva Marina?

R. Da quello che sapevo, da quello che si vedeva senza ulteriori studi e ricerche si desumeva la zona più adatta per fare l’area di riserva integrale non fosse quella di Punta Spalmatore, che è una bassa spianata di scogli abbastanza accessibile al pubblico, un pubblico anche non adatto, ma fossero piuttosto le falesie che c’erano a nord e a sud che si proteggevano da sole a causa dell’asperità dei fondali e per la caduta massi e inoltre erano probabilmente le più interessanti perché le più ricche di anfrattuosità e di buchi, dove trovava rifugio la grande fauna marina dell’Isola.

D. Come mai la scelta è caduta nella zona più bella e accessibile per la balneazione dell’Isola?

R. Io ero poco convinto di questa riserva integrale allo Spalmatore, dove fu fatta, per alcuni motivi che posso elencare brevemente:

1. Questa spianata di rocce era abbastanza uniforme e piatta e non riservava quegli scoscendimenti e quelle cadute dove si trova la fauna più rappresentativa dei fondali usticesi.

2. Perché l’attuale area era molto utile, si prestava molto, alla balneazione per i turisti e per i visitatori dell’Isola che intendevano andarsi a fare il bagno, in quanto non trovavano posti altrettanto idonei.[ id=15402 w=320 h=240 float=right]

3. Perché ci sono state delle forti pressioni anche da parte degli stessi padri fondatori della Riserva che lì avevano messo la sede dell’Associazione della pesca sportiva , la pesca diportistica, che era importante e anche agguerrita, e c’era poi la prima sede della Riserva – la Torre.

La torre, appunto era vista come la naturale sede della Riserva.

Il tratto di mare prospiciente la torre si riteneva il più ideale per salvaguardare quell’oasi .

Io ero dell’avviso che queste scelte non potessero suffragare una scelta che per altri versi era penalizzante. Il turista arriva ad Ustica cerca di farsi il bagno e trova la parte migliore dell’Isola, la più accessibile, interdetta alla balneazione.

Io ritengo che per il rilancio, nonché per la buona riuscita della riserva, bisogna assolutamente avere un pubblico che apprezzi l’Isola e la sua riserva. L’Isola è anche una sede di educazione ambientale.

D. Chi ha fatto pressione per indirizzare la riserva in quel posto?

R. Santoro è stato il padre della Riserva ed il troppo amore di Santoro per Ustica che ha generato/indirizzato questa scelta, ma non possiamo fargliene una colpa ma, se mai, riconoscenza…

D. Cosa  suggerisce per il futuro?

R. Per il futuro io vedrei di buon occhio una revisione di tutta la geografia dell’Isola soprattutto la location dei vari punti notevoli della riserva. In tutto questo vedrei bene l’apertura di altre zone “A” compensate dalla chiusura di quelle attuali dopo aver fatto un preciso censimento della situazione.

Bisognerebbe capire se questa zona “A” ha avuto degli effetti sulla presenza di Flora e Fauna e se questi effetti sono duraturi, di grande portata o effetti minimi.

Occorrerebbe fare una ricerca seria, del resto la Riserva nasce per la ricerca, e dopo di che provare altre zone di riserve integrali che andrebbero situate nella costa sud-est (Punta Cavazzi e Cala Galera) o verso il Passo della Madonna che sono punti scoscesi, difficilmente frequentabili ma che possono dare della grandi sorprese dal punto di vista scientifico.

D. Qualcuno potrebbe obbiettare che le zone che indica Lei non sono facilmente accessibili via terra.

R. Questo non è uno svantaggio anzi è un vantaggio perché, se la zona “A” deve essere una zona assolutamente protetta, cioè una zona interdetta a tutto lo sfruttamento, a tutto l’uso di qualsiasi tipo bisogna andare a scegliere una zona impervia una zona che precipita scoscese e quindi non facilmente accessibile. La zona “A” di Ustica è facilmente accessibile e si presta a continue violazioni delle disposizioni e le continue violazioni si ripercuotono sul riassetto naturalistico.

Io ritengo che tutto questo si possa fare dopo aver fatto una analisi, uno studio essenziale. Siccome i ricercatori ci sono e le cifre richieste non sono enormi, anzi sono abbastanza modeste.

Ringraziamo il Prof. Riggio per la Sua chiarezza e disponibilità
PB

SU “L’ODDO VOLANTE” CON LA GUIDA SPIRITUALE DELLA PARROCCHIA DI USTICA. OGGI SU E GIU’ CON DON NICOLO’.


Ancora “note” nel tradizionale “giro” del venerdì, non musicali ma oggi profondamente spirituali visto l’ospite con cui con molto piacere mi intrattengo. Note che “ascolteremo” dalla viva voce di don Nicolò Michele Bordonaro, giovane parroco della Parrocchia San Ferdinando Re di Ustica. Dall’anno 2020 vive nell’isola una nuova esperienza pastorale dopo essere stato precedentemente a Palermo, sua città natale, parroco delle parrocchie di Santa Caterina da Siena a borgo Ulivia e San Giuseppe a Passo di Rigano. Nel corso del consueto “giro” settimanale, non senza un pizzico di emozione in quanto “diversa” dalle precedenti, inizio la “chiacchierata” con don Nicolò.

= Il trasferimento da una parrocchia all’altra dopo tanti anni comporta sicuramente un sofferto distacco da luoghi e persone entrate nel cuore; ma questa regola ecclesiastica interna è una dura lex sed lex. Preparato quindi interiormente alla rotazione come hai accolto invece la destinazione-Ustica, prima esperienza parrocchiale in un’isola?

Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi. (Gv 15,16)

Ho accolto la chiamata a seguire la comunità cristiana in Ustica con senso di responsabilità, certo che, dicendo si, il Signore provvedeva ad aiutarmi nelle difficoltà. In questi tre anni ho sperimentato i frutti di quel si, tra i quali la gioia e la libertà”.

= Il tuo nuovo incarico di Parroco allora è caduto in pieno periodo della pandemia quando, come tutti, hai dovuto purtroppo confrontarsi con le restrizioni e i disagi di quel tempo. In questo il tuo inserimento nel contesto spirituale e anche sociale dell’isola ha inevitabilmente subito un rallentamento poi superato?

Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione e nessuno dirà: ”eccolo qui”, oppure “eccolo la’”. Perché ecco il regno di Dio è in mezzo a voi (Lc 17,20-21)

Ho fatto tesoro dell’esperienza nella precedente comunità e attraverso i mezzi di comunicazione in particolare, la messaggistica whatsapp e l’utilizzo delle piattaforme per l’annuncio del Vangelo ho raggiunto i cristiani che lo desideravano nelle loro case. Gradualmente c’è stata l’apertura che ha permesso di incontrare i fratelli in presenza”.

= La prima guida spirituale di Ustica, in termini di accoglienza, ascolto, partecipazione, aggregazione, collaborazione, dai fedeli della comunità e particolarmente dalla gioventù isolana ad oggi registra le risposte attese?

Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo. (Gv 17,2)

Un presbitero quando è chiamato a servire una realtà, propone e non impone il Vangelo, pertanto ogni giorno mi misuro sulla capacità di offerta al Padre e sulla croce del Figlio Gesù. La particolarità di questa realtà sta nel fatto che essendo piccola, si incrociano i volti di ogni persona indipendentemente dal suo credo e dal proprio modo di intendere la relazione con la chiesa e per tutti NESSUNO ESCLUSO c’è un posto nel cuore”.

= La parrocchia è una “casa” dove, come del resto in tutte, sorgono quotidiane problematiche da risolvere e necessità da affrontare. Oggi, forse più che in passato, in questo grazie all’aiuto della tecnologia, oltre che buon Parroco necessita essere anche attento ed esperto manager?

Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. (Mc 10,45)

Il ministero sacerdotale nella Chiesa cattolica non è una funzione, c’è la tentazione che lo diventi, pertanto compito del presbitero è rendere viva e accessibile la persona di Gesù, sia dentro un aula liturgica, sia fuori in una piazza, sia quando abita i social”.

= Siamo quasi in chiusura; ti invito ad utilizzare questo piccolo rimanente spazio come meglio credi.

Sono grato a Mario Oddo, perché grazie alle domande a me proposte ho avuto l’occasione di riflettere sulla bellezza del dono del ministero che ho ricevuto ventidue anni fa, per l’imposizione delle mani dell’Arcivescovo Cardinale Salvatore de Giorgi.

“Ed ora come è consuetudine concludo con la sotto-rubrica “Via col…vanto”. Ti trovi nell’occasione di dover, appunto, vantare ad altri l’isola di Ustica; quali parole in particolare spenderesti?

Prenderei in prestito le parole del “Cantico delle Creature” del Sommo Francesco. Più volte mi sono trovato a recitarlo ammirando le bellezze dell’isola di Ustica.

Lascio a malincuore la buona compagnia di don Nicolò che ringrazio per l’accoglienza che ha riservato al mio invito. Se le mie domande sono state per il Parroco occasione di riflessioni, dichiarazione che accolgo con piacere oltre che amplifica la mia emozione, confesso che ogni parola delle sue risposte è stata percepita da parte mia, ma anche, presumo, dai lettori, come una “carezza spirituale”; Conversazione al termine della quale viene puntualmente fuori la conferma di un Parroco punto di riferimento per i suoi parrocchiani in quanto, fin dall’inizio del suo insediamento nell’isola, manifestatosi come chiaro portatore e distributore di valori umani e cristiani; figura inoltre sicuramente rispettata anche da chi per diverso orientamento tiene distante la chiesa ma non chi in loco la rappresenta.

Per concludere, a don Nicolò un umilissimo suggerimento che spero vorrà prendere in considerazione: in chiesa o fuori altrove, ogni volta che ti troverai a rivolgere a parrocchiani (e non) il francescano “pace e bene”,  triplica la “dose” della prima parola, prova ad augurare  “pace, pace, pace e bene”; “don”, per ora “melius abundare”.

Mario Oddo
odmar@libero.it

 

SU “L’ODDO VOLANTE” CON LA DONNA CHE VENNE DAL LAGO. OGGI SU E GIU’ CON ORNELLA PICETTI.


Quella presa da Ornella Picetti e consorte è una decisione che sicuramente ha fatto gradevole “scruscio” (rumore) nella tranquilla isola di Ustica; Ornella, la “lei” della coppia che l’ha maturata non poteva non trovare ospitalità in questa rubrica. La vicenda del loro trasferimento programmato nel tempo dal lago gardesano al mare usticese è ormai nota ma anche a beneficio di chi non la conoscesse vale la pena di essere ripresa attraverso le parole della co-protagonista con la quale oggi con molto piacere mi intrattengo a “chiacchierare”.

= quando e come è maturata questa decisione? dev’essere stata veramente forte la “scintilla” scattata in marito e moglie se si considera che di comune accordo avete deciso di lasciare gradatamente Lonato sul lago di Garda, una delle zone paesaggisticamente più belle d’Italia per poi trasferirvi definitivamente Ustica.

Ognuno di noi nel segreto della propria anima custodisce un sogno. Il “sogno” è la vera essenza della propria individualità. È ciò che una persona vorrebbe veramente essere o vorrebbe veramente fare ma che molte volte, purtroppo, viene costretto dalla vita reale a fare altre scelte. Io fin da quando ero piccola coltivavo nel mio cuore il desiderio di vivere al mare e soprattutto su un’isola. Il mare ha sempre avuto su di me tantissima attrazione ed il pensiero di abitare su di un’isola piccola come Ustica soddisfa questo mio desiderio di vicinanza al mare e a tutta la natura circostante. Ho visitato come turista tante altre isole italiane ma quando io e mio marito Gigi siamo venuti ad Ustica, la prima volta in vacanza, abbiamo sentito entrambi questo desiderio di non abbandonarla mai più e di trascorrere sull’isola gli anni che ci attendono dopo una vita di lavoro. Per noi non esiste posto migliore per essere a contatto con la natura, per avere uno stile di vita più sano, tranquillo, non stressante e meno consumistico. Ustica è un’isola che ha una qualità ambientale fantastica, con prodotti del territorio eccellenti, e prodotti della pesca altrettanto ottimi. Su un’isola come Ustica si è sempre in vacanza, anche se si lavora, si è perennemente in ferie. Un salto al mare o sul monte, paesaggi ed aria che ti fanno sentire felici e spensierati, che ti danno un senso di libertà che altrove non puoi trovare. Ustica è stato per noi amore a prima vista e aver coronato il nostro sogno è quanto di più gratificante potevamo desiderare”. (altro…)

SU “L’ODDO VOLANTE” PRIMO “GIRO” DELL’ANNO INSIEME AL “CAPO”. OGGI SU E GIU’ CON PIETRO BERTUCCI


Trascorse le festività natalizie si rimette in moto <l’Oddo volante> con la certezza che in continuità settimanalmente potrò ancora contare sulla cortese disponibilità di altri graditissimi ospiti rigorosamente usticesi, di origine o nel cuore, con la fondata speranza che la rubrica avrà crescente seguito tra i nostri peraltro già numerosi lettori. Per questa ripresa volutamente ho scelto di “giocare in casa” quindi di invitare per il primo “giro” del nuovo anno e ad una prima “chiacchierata”, il responsabile di <Usticasape>, Pietro Bertucci. Parto quindi da capo e … col “capo”!

= Pietro, come appunto responsabile di <Usticasape> sicuramente affronterai il nuovo anno partendo dal bilancio generale registrato dal tuo blog nel precedente. Presumo soddisfacente; in che termini e numeri?

“Tempo fa, avanti con gli anni e non volendo passare la giornata a poltrire o davanti ad un televisore, ho pensato di far nascere qualcosa che aiutasse a mantenere sempre vivo, attraverso le locali informazioni e le foto, il ricordo di Ustica. Il pensiero andava a quanti, per vari motivi, si son dovuti separare dal loro amato “scoglio”. In particolare, la fotografia riesce a fermare ogni attimo dei ricordi per testimoniare alle generazioni che seguiranno chi siamo stati e da dove proveniamo. Gestire un blog, senza ombra di dubbio, è molto bello ma molto impegnativo e ti carica di energia se l’impegno che ci metti viene ricambiato dalla partecipazione di un numero sempre crescente di visitatori”.

= Dal tuo attento osservatorio ritengo che avrai già un quadro ben chiaro di quale fra non molto potrà, se non dovrà, essere il “da farsi” nell’interesse della intera comunità.

“Occorrerebbe l’immediata, totale ed incondizionata inversione di tendenza per incoraggiare un nuovo gruppo di governo dell’Isola. Le persone di buon senso, coloro che sanno vedere e sentire, coloro che ritengono, veramente. e non solo a chiacchiere, prioritario il bene dell’Isola, dovranno intervenire in tutte le sedi più appropriate e con tutte le loro forze per unire in una UNICA LISTA persone (giovani e meno giovani) più che politiche, popolari al servizio dell’Isola che abbiano le idee chiare sulle regole e con pochi, selezionati ma urgenti programmi di lavoro e che possano professare con fatti, senza condizionamenti di sorta, il servizio per cui si candidano. Un gruppo, con a capo un profondo conoscitore di Ustica e dei disagi che un’Isola comporta, capace di conquistare il cuore e la mente dei nostri concittadini per realizzare insieme un futuro migliore. Potranno così riemergere i valori della collaborazione, dell’altruismo, della disponibilità e della tolleranza, per seppellire definitivamente i profondi solchi dei rancori che spesso proprio le competizioni elettorali provocano, a beneficio dell’Isola e della comunità”.

= Pietro, e allora, nell’ipotesi (molto probabile) che la lista unica avrà probabilità di presentazione vicino allo zero, pensi che prossimamente si presenteranno liste quantomeno non come in passato votate al duro scontro ma a un più conciliante incontro?

“Non sono in grado di valutare le possibilità di una “conciliazione” per la prossima tornata elettorale considerato il clima di forte conflittualità esistente, che spesso ha anche compromesso rapporti di lunga amicizia. Quello che io auspico, solo per il bene di Ustica, è che ognuno di noi faccia una riflessione se non è arrivato il momento di cambiare metodo (mentalità) in merito alla selezione della futura classe dirigente comunale”.

= Più che una domanda ti rivolgo l’invito a concludere con tue considerazioni e osservazioni sul tema.

“Chi scrive, come forma mentis, crede nella politica dei ruoli contrapposti (chi vince governa e chi perde va all’opposizione) ma Ustica rappresenta l’eccezione perché troppo piccola – assimilabile ad un grande condominio di città – per trovare gli elementi in possesso dei requisiti di cui sopra. In caso di liste contrapposte verrebbe scelto e aggregato il candidato in funzione dei voti che potrebbe ottenere spesso a discapito della preparazione. I ruoli contrapposti in piccolissimi centri sono lesivi e negativi per la crescita. Dai suggerimenti/proposte che ricevo siamo in molti a pensare che Ustica dovrebbe seguire un <percorso unitario condiviso> per poter meglio e più rapidamente risolvere importanti obiettivi di sviluppo”. A questo proposito trascrivo testualmente parte del pensiero dell’ex Sindaco Attilio Licciardi espresso a febbraio del 2018 in occasione dell’appuntamento elettorale di giugno 2018.

“… noi proponiamo di guardare al futuro perché questo ci chiedono i nostri giovani. E quindi proponiamo A TUTTI di provare a costruire un percorso unitario che selezioni le forze migliori e le migliori persone che vogliono impegnarsi per il futuro amministrativo della nostra isola, su un programma chiaro semplice e condiviso che sia in grado di coalizzare tutta la nostra comunità che deve affrontare sfide difficilissime. Proviamo ad incontrarci e a discutere senza pregiudizi, con serenità e rigore, guardando esclusivamente agli obiettivi di sviluppo civile culturale ed economico della nostra USTICA”.  Non sarà facile e l’esito non è scontato ma almeno PROVIAMOCI!!!!”

Ecco, mi unisco al pensiero/suggerimento di Attilio: PROVIAMOCI!!!

Termina così la “chiacchierata” con Pietro Bertucci con il quale con piacere e in piena libertà prosegue la mia collaborazione attraverso lo spazio di <Usticasape>. Spero di raccontare solo <cose isolane belle> nel corso dell’anno appena iniziato. A proposito, è facile prevedere che a Ustica d’ora in poi buona parte dell’attenzione sarà rivolta alle “grandi manovre” in vista delle elezioni comunali che si svolgeranno nell’isola. Chiudo entrando sommessamente, con variazione e conferma, in “zona-Manzoni“. Per la “sentenza”, che ovviamente sarà emessa dalla volontà popolare usticese, bisognerà attendere la prossima primavera non i posteri. Già da ora, comunque, si prevede che sarà “ardua”.

Mario Oddo

 

Interessante e accurata intervista di Giuseppe Giuffria a Maurizio Palmisano

 


Caro Maurizio,

faccio seguito alla telefonata di ieri per procedere ad una mini intervista che mi serve  per pubblicare sul sito di Ustica sape una mia riflessione su ciò che occorrerebbe fare per suscitare nei ragazzi di Ustica quella curiosità necessaria per indurli a scegliere un percorso di studi che giudico virtuoso. Mi riferisco a studi di carattere scientifico che diano la possibilità di ottimizzare le doti personali per un inserimento proficuo sia nel lavoro sia, perché no, nel campo scientifico.

Comincio dunque con la domanda più ovvia ma importante:

1) in che modo hai deciso di scegliere le materie scientifiche c’è stato qualcosa o qualcuno che ti ha spinto/convinto a assumere questa decisione ed a quale età?

Fin dalle scuole media ho maturato la passione per l’aeronautica. Ho cominciato a comprare molti libri…e visto l’età anche modellini e giochi…sull’aeronautica.

Li ho letti, disegnati e giocati per molti anni finché un giorno, diventato adulto ho deciso di iscrivermi ad ingegneria aerospaziale. E’ stata la passione e la curiosità a muovere questa scelta più che i bei voti in matematica…e questa credo sia una cosa che dovrebbe essere tenuta a conto più di quanto non si sia fatto o non si faccia…avevo molti compagni al liceo con voti migliori dei miei nelle materie scientifiche che hanno avuto paura di fare ingegneria e di seguire magari i loro sogni per motivi più istituzionali e di tradizione che per altro (15 anni fare la sola parola ingegnere incuteva ancora timore ). Ingegneria è molto difficile ma con passione e buona volontà e un po’ di coraggio tutto è fattibile.

Ovviamente ringrazio la mia famiglia per avermi dato la possibilità di farla sostenendomi sempre senza se e senza ma.

A Torino il Politecnico ed ingegneria aerospaziale in particolare sono un istituzione…non avrei potuto perdere questa occasione. (altro…)

SU “L’ODDO VOLANTE” IN GIRO … CON CHI PORTA IN GIRO. OGGI SU E GIU’ CON VITTORIO ARNO’


Una constatazione in premessa: non sono mai solo su <l’Oddo volante>, c’è sempre qualcuno/a che mi fa piacevole compagnia; in più nell’odierno “giro” registro una coincidenza assai singolare: chi mi sta accanto è un isolano che a Ustica per lavoro abitualmente accompagna; oggi, guarda caso, è proprio lui ad essere accompagnato. Il “lui” in questione, come anticipato nel titolo, è Vittorio Arno’ che, come del resto hanno fatto coloro che lo hanno preceduto in questa rubrica, cortesemente non ha esitato ad accettare il mio invito. Vittorio svolge nell’isola un bel (e forse invidiato) lavoro, non c’è che dire! Volentieri ne descrive aspetti e particolari durante la nostra “chiacchierata”.

Vittorio, cominciamo da dove tutto ha avuto inizio: quando nasce la cooperativa; perché il nome “Ciprea” e finalità.

“La Soc. Coop. Ciprea è nata su iniziativa di quattro usticesi nel 2008; oggi si espande per tutta l’isola ed offre lavoro a tutti gli usticesi che hanno competenze nel campo nei limiti di opportunità che l’isola ci offre. Nostro scopo è quello di valorizzare i beni Ambientali e Culturali prettamente dell’isola di Ustica. Il nome scelto? primo. è un acronimo: ogni lettera è l’iniziale delle singole operatività che la cooperativa svolge; <C.I.P.R.E.A.> sta per: Cultura, Informazione, Promozione, Relazione, Emozione ed Animazione: secondo, è stato scelto questo nome in richiamo della ciprea, una conchiglia che si trova nei nostri mari e viene usata spesso nelle collane, bracciali, cavigliere etc. tipo di bigiotteria che ti fa sentire il profumo dell’estate”.

— nel fare il bilancio della (altro…)

SU “L’ODDO VOLANTE” IN COMPAGNIA … DE ‘N ROMANO DE USTICA. OGGI SU E GIU’ CON CLAUDIO IOVANE.


Proseguono senza sosta questi “voli” settimanali nel corso dei quali registro sempre piacevoli incontri con cui scambio le ormai consuete “quattro chiacchiere” a tema rigorosamente usticese. Oggi il piacere di stargli accanto me lo riserva Claudio Iovine che a Ustica non ha certo bisogno di presentazione (e neanche fuori). Scheda personale in forma dialettale anticipata sinteticamente nel titolo: usticese di nascita, “romano” riferito alla Capitale dove svolge la sua professione. E’ notissima e stimatissima “autorità” nel campo della chirurgia plastica ma, in linea con la impostazione di questa rubrica, su <l’Oddo volante> non sale il “Prof./Dott.” ma          “anchiana” l’isolano Claudio. Si parte …

Claudio, da bambino più o meno è capitato a tutti sentirsi fare la classica domanda: “piccolo, cosa vuoi fare da grande?”. Anche a te a Ustica da giovanissimo. Non dirmi che quando vestivi il grembiulino già vedevi un futuro col camice …

Sin da piccolo ero affascinato dal lavoro di mio zio Lillo, il chirurgo. Inoltre, sull’Isola avevamo l’esempio del Dott. Fazio, che da solo risolveva quasi tutti i malanni della cittadinanza, era il vero medico! Io insieme a pochi altri, siamo gli ultimi Usticesi nati sull’Isola e ciò grazie alla bravura del su citato medico”.

– Grado di parentela a parte, in Litterio “Lillo” Maggiore tuo zio per parte materna, migliore maestro nell’avvio della tua brillante carriera di chirurgo plastico non potevi avere …

Senza dubbio alcuno l’imprinting è stato forte e determinante e nonostante che a Catania, città dove ho fatto gli studi superiori e dove risiedeva la mia famiglia, ci fosse una facoltà di medicina molto rinomata, la lungimiranza ed i sacrifici economici dei miei hanno fatto si che io frequentassi l’Università Cattolica del S. Cuore di Roma e contemporaneamente seguissi nella pratica chirurgica mio zio”.

Claudio, la tua professione comporta ritmi di lavoro molto sostenuti e il periodo estivo in cui volentieri ritorni “a casa” in vacanza costituisce un salutare relax, una rigenerazione; ma la borsa con gli “attrezzi” è sempre a portata di mano; una “chiamata isolana urgente” e il vacanziere Claudio riveste subito i panni del dott. Iovine … ti capita a Ustica, no?

Fin quando era responsabile del poliambulatorio di Ustica il collega dott. Mariano Scalisi mi era permesso fare quegli interventi chirurgici, per me poco impegnativi, ma per i pazienti una vera benedizione in quanto li sollevava dal dover intraprendere un viaggio e relativi disagi a Palermo. A tal uopo avevo destinato il giovedì mattina a questo volontariato ed in una mattinata risolvevo dai 5 ai 10 casi. Dopo, nonostante avessi fatto regolare domanda ai responsabili dell’Azienda Sanitaria da cui dipende il distretto di Ustica, per proseguire questa forma di volontariato, non ho ricevuto neanche una risposta ed ho dovuto interrompere questa attività. Fido nell’attuale responsabile che mi sia permesso continuare questa forma di assistenza, naturalmente metto sempre a disposizione di tutti la mia professione, supportata per quanto riguarda l’urologia da mio cognato il dott. Michele D’Anca, già primario urologo ad Enna. Attualmente svolgo la mia attività presso il prestigioso Ospedale IDI dove lavorava mio zio ed adesso è primario suo figlio, Marino Maggiore, che ha continuato così la tradizione di famiglia e lì posso convogliare eventuali casi gravi o complessi che dovessero affliggere i miei compaesani”.

Una domanda in stile-Marzullo: del passato di Ustica cosa ti piacerebbe poter rivivere al presente e cosa del presente ti rammarichi di non essersi ritrovato nel passato?

La possibilità di usufruire per la balneazione tutto lo Spalmatore, l’Isola è piccola e sottrarre la parte più accessibile ai concittadini mi sembra una crudeltà, secondo me sarebbe il caso di far ruotare la zona protetta verso il Passo della Madonna, poco praticabile da terra in modo da non vedere la “calca” estiva delle tre zone dove è permesso attualmente fare il bagno. Per quanto riguarda il passato, sarebbe stato confortevole avere a quei tempi l’attuale servizio di elisoccorso”.

Claudio, ora ti rivolgo un invito: fatti una domanda (che non ti ho fatto), sempre a tema usticese, e dai a te stesso una risposta.

Claudio, su approdo alternativo e costo dei biglietti, hai qualcosa da dire?

Si, la necessità di proteggere adeguatamente la zona portuale dai venti dei quadranti nord-est, est e sud-est. Inoltre, creare un approdo alternativo allo Spalmatore sarebbe risolutivo per non lasciare l’Isola senza mezzi per svariati giorni se non settimane. Il mediterraneo è un mare chiuso e rarissimamente ci sono onde talmente alte da non poter far navigare il catamarano, il problema sorge all’attracco e come tutte le isole del mondo, Ustica ha sempre una zona sottovento con mare calmo. Quanto al costo del viaggio per Ustica è sicuramente una nota dolente; pensate che molti miei collaboratori, ai quali offrivo gratuitamente la mia casa, rinunciavano alla vacanza appena facevano un preventivo di spesa per il viaggio”.

ritengo sia più o meno al corrente che nell’isola da tempo vengono lanciati ripetuti appelli a trasformare in coesione tutto quanto finora nelle istituzioni comunali viene portato avanti in divisione. Sicuramente attento alle vicende dell’isola posso chiederti se pensi possa concretizzarsi questa invocazione all’unità d’intenti’

Io penso che l’unità di intenti non sia un sentimento spontaneo nell’essere umano; pertanto, va imposta per il bene della comunità”.

Claudio, ed ora la consueta sotto-rubrica conclusiva “Via col…vanto”. Casualmente ti trovi nell’occasione di dover, appunto, vantare ad altri la “tua” isola di Ustica; quali parole spenderesti?

Fondali unici al mondo a detta di tanti sub di svariate nazioni. Per esempio, il mar Rosso offre una varietà di fauna e fondali spettacolari, ma basta una piccola mareggiata che la sabbia viene in sospensione e per quasi una settimana non si vede nitidamente nulla, invece ad Ustica, passata la tempesta, l’acqua è trasparente grazie      ai fondali rocciosi”.

E così anche questo “giro” è giunto al termine; piacevolissimo è stato il tempo che ho trascorso con Claudio Iovine al quale va il mio ringraziamento per avermelo cortesemente dedicato. Conclusione: italianizzando il vecchio proverbio siculo <cu nesci arrinesci> del gradito ospite si può ben dire: <uscito da Ustica, riuscito a Roma>. Il richiamo dello “scoglio” comunque in lui è costante, forte e prevalente; le frequenti presenze nell’isola non solo particolarmente nel periodo estivo ma anche saltuariamente durante l’anno, costituiscono un rilassante ritorno all’erba di casa sua. A questo proposito, mi piace immaginare che, al momento di lasciare Ustica, chiusa la porta d’ingresso, ogni volta vi appende il cartello <TORNO SUBITO>, se non materialmente, sicuro idealmente …E’ così Claudio?

Mario Oddo
odmar@libero.it

 

SU “L’ODDO VOLANTE” UN OSPITE “NON CONTROLLABILE”. OGGI SU E GIU’ CON FRANCESCO MENALLO.

Ai nomi che già mi hanno volentieri dedicato qualche minuto del loro tempo prezioso oggi, lo annuncio con grande piacere, si aggiunge, Francesco Menallo. Nessun eccesso mi si rimproveri se iniziando la conversazione mi rivolgerò al gradito ospite in tono confidenziale per il semplice fatto che in questa rubrica, residenti, oriundi o nel cuore, non fa differenza, siamo tutti “compaesani”, e fra usticesi darsi del “tu” è del tutto normale. Nel nostro caso, per esempio, “l’Avvocato” rimane nel suo studio a Palermo; è Francesco che si intrattiene con me. Così …

Francesco, il tuo primissimo contatto con l’isola di Ustica a quando risale e quale particolare ricordo ti ha lasciato? E da allora?

A parte le notizie giornalistiche ed i racconti degli amici che c’erano stati, in gioventù non ho mai visitato Ustica; da ragazzo non ero particolarmente amante del mare e, comunque, frequentavo i luoghi in cui c’erano le mie amicizie ed Ustica non era tra questi. Sono stato ad Ustica per la prima volta nell’estate del 2000, in barca con un amico che aveva dovuto “combattere” per ormeggiare, spostando il gommoncino che occupava più posti barca (dei pochi esistenti) , usato come segnaposto per conto terzi usciti in mare aperto ma desiderosi di ritrovare il “posto” per non doversi mettere alla fonda dentro qualche insenatura riparata. Ricordo che andammo ad immergerci (eravamo neo brevettati sub) davanti al percorso archeologico subacqueo, davanti la riserva integrale. Si buttarono tutti mentre io cercavo i pesi…nella fretta di correre al porto avevo dimenticato di prenderli. Mi buttai lo stesso e scesi sul fondo trascinandomi attaccato alla catena dell’ancora della barca, certo, su un’isola vulcanica, di trovare sassi a volontà per mantenermi sul fondo, stabilizzando il gav (il giubbotto galleggiante) dove la pressione dell’acqua mi avrebbe consentito di restare anche senza pesi. Errore! Lì c’è una meravigliosa distesa di fondo sabbioso e neanche l’ombra di un sasso. Dopo aver girato un po’ sul fondale, mi ero allontanato dall’ancora, la visuale era ridotta per la sospensione della sabbia del fondo smossa dal mio pinneggiare ed i miei amici, che si erano immersi prima, non erano visibili. Finita l’aria, dovetti risalire in superficie e per i primi metri riuscii a contenere la velocità di risalita…poi la pressione ridotta e la muta di neoprene mi spararono in superficie a palloncino. Rimasi tutto il giorno sulla cuccetta della barca con il braccio sinistro dolorante. Per fortuna, nessun’altra conseguenza. Il ricordo? Una terra in cui la gente è costretta a sgomitare per avere quello che altrove è considerato il minimo spettante a tutti…servizi di prossimità (scuole, ospedali, esercizi commerciali), trasporti…qui sono e restano distanti dalle necessità quotidiane dei residenti. Nulla di definitivo è stato fatto da allora ed adesso, anzi, vedo evidenti passi indietro che si cerca di mascherare da grandi successi amministrativi”.

– si dice spesso in giro che il turismo nell’isola è un “pozzo di petrolio”; restando in metafora. estrazioni però che, a quanto pare, non danno la produzione auspicata. Da osservatore esterno o, se preferisci, da frequentatore interno ti sei fatta un’idea?

Non credo che un’isola così piccola, che si è riusciti a preservare grazie alla riserva (altrimenti avrebbe fatto la fine di Ischia!) debba necessariamente essere condannata a vivere solo di turismo, peraltro legato esclusivamente alla fruizione del mare e quindi alla bella stagione. Ustica può essere legata ad eventi culturali anche destagionalizzati, di grande respiro, eventi formativi, convegnistica, tutto quanto sia piacevole fare in un luogo bello e piccolo, in cui non servono migliaia di persone per riempirlo anzi è altamente sconsigliato farlo con grandi masse, solitamente statisticamente non rispettose dei luoghi od alla ricerca di attrattive diverse da quelle che l’isola può offrire. E poi, i pozzi di petrolio inquinano e quello che producono serve solo ai petrolieri per vivere altrove, lontano dall’estrazione e dalla raffinazione…e non credo che chi ha la fortuna di vivere ad Ustica, avendo la possibilità di fruire dei servizi che adesso mancano, invidierebbe chi vive in altri luoghi”.

Francesco, tu hai casa ad Ustica; in loco gira voce, impossibile sapere “da qual sen fuggita”, che ne cerchi un’altra precisamente nella parte alta di via Petriera da occupare con decorrenza Giugno ’23. Confermi o smentisci? (altro…)

SU “L’ODDO VOLANTE” INSIEME A UN GRANDE DEL “BASKET”. OGGI SU E GIU’ CON … PASQUALE PALMISANO


Ospiti della rubrica finora sono stati Aldo Messina, Lucia Vincenti, Franco Foresta Martin, Vito Ailara e Giovanni Martucci, tutticervelli fini; rientra nella categoria anche chi mi fa compagnia nel “volo” odierno; il quale però rispetto a coloro in elenco che l’hanno preceduto, rilasciato da un vecchio proverbio, possiede un “titolo” in più, quello di avere anche le “scarpe grosse”. Tutto questo gran giro di parole per annunciare che mio gradito ospite è ancora un usticese verace che di mestiere fa il contadino, quindi appunto come tale incontestabilmente scarpe grosse e cervello fine, Oggi mi intrattengo su <l’Oddo volante> con Pasquale Palmisano. Scontati gli argomenti che si toccheranno nel corso della nostra piacevole “chiacchierata”.

Pasquale, tu discendi da una famiglia dedita alla coltivazione della terra, mestiere di contadino che in continuità svolgi con sacrificio, impegno e soprattutto tanta passione. Quale la varietà dei prodotti autoctoni frutti del tuo lavoro?

= Sono quelli tipici della tradizione agricola usticese: lenticchie, ceci, fagioli, fave, pomodori, melenzane e altri che ben si accasano col terreno dell’isola; dal 2007, per esempio, abbiamo “adottato” i fagioli borlotti con riscontri positivi nel consumo e nel gusto; anche noi inoltre, come nel resto del territorio usticese, abbiamo impiantato alberi di ulivo. Mentre commercializziamo la maggior parte dei legumi, molto apprezzata in terra ferma la produzione dell’olio, eccellente per qualità, riservata ad un consumo casalingo.

– il tuo, il vostro quotidiano lavoro, di per se già duro, spesso viene reso ancor più difficoltoso da fattori esterni negativi che limitano quando addirittura in alcuni casi non lo vanificano, il raccolto che si prevede.

= In affetti non è tutto bello all’orizzonte; condizioni climatiche spesso sfavorevoli a parte, la nostra è una dura lotta contro conigli e colombacci; nella produzione del 2021 si è rischiato di perdere per sempre il seme del tipico fagiolo bianco di Ustica. Il che spesso mette a rischio la produzione agricola e conseguentemente la certezza di trarre quell’utile che è necessario al mantenimento delle nostre famiglie.

Pasquale, non posso ignorare che parallelamente tu eccelli in un’arte tra le più antiche nel mondo, quella dell’intreccio dei vimini; maestria che ti viene riconosciuta nell’isola e fuori. Anche lì non fai altro che continuare una tradizione familiare.

= Il mio primo approccio è stato quello di osservare, su loro espresso consiglio, il lavoro del nonno Pasquale e dello zio Totò che, intrecciando canne (tagliate) e lentisco o anche olivastro o salice, abilmente ricavavano cesti. Per fare un cesto non serve progettare e studiare i materiali, (per inciso, forniti dalla terra); è un lavoro fatto di semplici passaggi ripetuti fino a quello successivo. Poi sta nelle corde professionali dell’artigiano riuscire in qualcosa di diverso ed io posso ben dire di essermi “inventato” delle varianti; così sono nati lampadari e punti luce, rivestimenti di vecchi vasi e damigiane molto apprezzati dai locali e dai turisti. A Palermo hanno costituito complemento d’arredo di un nuovo negozio. Diciamo che è un mestiere di artigiano che mi sta dando tante soddisfazioni.

– In questa rubrica l’ospite ha la possibilità di “giocarsi un “jolly”; cioè di affrontare brevemente un argomento fuori tema principale. Dimentica legumi, olio e cesti e giocatene uno. Quale?

= Scelta per me “automatica”. Oltre ad essere un agricoltore/artigiano sono stato per molti anni anche un vigile del fuoco, volontario/discontinuo fino a quando il Ministero ha ritenuto opportuno decidessimo cosa fare da grandi, legge 97/2017. Tutti qui a Ustica decidemmo di fare i discontinui. Quindi per potere avere le giuste condizioni e coperture per potere intervenire dobbiamo essere sotto contratto con l’Amministrazione centrale. Questa è la fotografia reale della situazione odierna a Ustica. In realtà per tutte le isole minori della Sicilia esiste una legge, emanata dal Ministero dell’interno nel 2004, numero 87, art. 3, che dispone la prioritaria esigenza di fornire un presidio stabile dei vigili del fuoco, un distaccamento permanente il cui personale, in prima battuta, dev’essere preso tra il personale volontario/discontinuo presente sul territorio comunale. Dopo 4 anni il Ministero competente non ha saputo dare una risposta. Spero che il neo insediato Governo possa dare una risposta positiva alla faccenda.

Pasquale, ed ora la consueta sotto-rubrica conclusiva “Via col…vanto. Casualmente ti trovi nell’occasione di dover, appunto, vantare ad altri la tua isola di Ustica; quali parole spenderesti?

= Come in una bellissima foto devi cogliere l’attimo, oltre a conoscere la tecnica buona a scolpire quel momento. Quando entri in contatto per la prima volta con la mia isola devi essere pronto ad afferrare gli svariati “carpe diem” che ti fornirà. Ti basterà solo aprire gli occhi e il cuore e Ustica ti stupirà in tutta la sua magnificenza.

E’ stato piacevole il tempo trascorso insieme a Pasquale Palmisano che ringrazio tanto; aggiungo inoltre il mio augurio che la terra sia generosa con tutti i contadini di Ustica e altrettanta generosità riservi il mare a tutti i pescatori isolani. Nel leggere il titolo qualcuno per un attimo avrà pensato, che so io, a Magic Johnson; no, solo un gioco di parole anglo/italiane; confermo, il grande del basket/cesto è lui, Pasquale. Ancora un siparietto finale: durante la “chiacchierata” non vi nascondo che per me è stato duro attenermi alla lettera a un antico proverbio ma ci sono riuscito. Come recita una famosissima raccomandazione? “al contadino non far sapere quant’è buono il formaggio con le pere”e io a Pasquale Palmisano, … niente ci dissi!… uomo d’umore sono! Grazie tante ai lettori per i numerosi messaggi di gradimento della rubrica rivolti a me direttamente o pervenuti in redazione.. Sempre su <Usticasape> prossimamente altro giro e altro ospite su <l’Oddo volante>.

Mario Oddo
odmar@òlibero.it

 

SU “L’ODDO VOLANTE” NOSTALGICO RITORNO A USTICA‘E NA VOTA. OGGI SU E GIU’ CON … GIOVANNI MARTUCCI


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A tutti sarà capitato, in uno dei (pochi per la verità) momenti di “pausa” che i ritmi sostenuti della vita moderna ci concede di prendere in mano e sfogliare ancora una volta l’album di famiglia che custodisce vecchie e care fotografie; quanti “rullini” utilizzati prima che il digitale prendesse il sopravvento!; passar del tempo scandito da nostalgiche immagini che, via via, scorrono prima in bianco e nero e poi a colori. E’ questo il gesto che oggi compie Giovanni Martucci, gradita compagnia su <l’Oddo volante>; isolano verace il quale, da testimone diretto e anche da parte attiva rivisita alcuni scatti riferiti a un tempo che a Ustica fu. E la sua memoria, per dirla alla Celentano, “all’incontrario va” …

Giovanni, negli anni ‘50 voi bambini usticesi se volevate dei passatempo con cui divertirvi all’aria aperta non avevate altra scelta se non quella, del “fai da te”, cioè di affidarvi all’inventiva costruendoveli da soli. All’epoca qual’erano i giochi ai quali vi dedicavate maggiormente?

= I giochi erano divisi per età e venivano eseguiti secondo le stagioni. Nascondino, trottola, triciclo, quattro cantoni ed altri venivano praticati dai più piccoli, mentre i più grandi praticavano giochi di movimento che richiedevano più doti atletiche quali i cumpagni, travulongu, acchiana ‘u patri cu tutti i so figghi, ‘a srtrummula per citarne alcuni.

– Nei 24 Agosto che furono in occasione dei festeggiamenti del patrono dell’isola San Bartolomeo, complementari alle manifestazioni religiose, a (altro…)

SU “L’ODDO VOLANTE”. ANCORA IN OTTIMA COMPAGNIA. OGGI SU E GIU’ CON … FRANCO FORESTA MARTIN.


Iniziale “foto” di gruppo. Nei piccoli paesi sono quattro le figure che comunemente vengono indicate come le più “in alto”: sindaco, maresciallo, parroco e farmacista. Ustica abbonda, ne conta una quinta, settore divulgazione scientifica, nota per le sue grandi qualità professionali, che con passione da sempre mette al servizio della sua isola: è quella di Franco Foresta Martin; con cui oggi, tra una domanda e una risposta, ho piacevolmente quanto informalmente “chiacchierato”.  Buona lettura!

Franco, conosci bene il detto “nemo propheta in patria” ovverosia: <capita che una personalità di prestigio non è apprezzata nel luogo dove è nata>. Quanto ti gratifica il fatto che, merito delle molteplici attività che per passione e professione svolgi nella “tua” Ustica, questa espressione, per unanime riconoscimento, mai e poi mai sarà riferita a te?

= Devo confessarti che il motto latino “Nemo propheta in patria” non ha mai suscitato la mia simpatia perché mi suona come una giustificazione dei propri limiti e dei propri insuccessi. Di fatto, in patria o fuori da essa, qualunque buona iniziativa che si voglia portare a compimento presuppone impegno e passione. Se non si raggiunge l’obiettivo sperato, evidentemente si è sbagliato qualcosa: forse non si è riusciti a conquistare le collaborazioni necessarie, a comunicare in maniera efficace per superare diffidenze e preconcetti. Spero che l’apprezzamento per alcune mie iniziative locali sia il frutto di un tentativo riuscito di trovarmi in armonia con la natura, l’ambiente e la società. In caso contrario, dovrei cercare in me stesso i motivi dell’insuccesso e non riversarli sugli altri.

– Nel tempo passato ma anche vicino a (altro…)

ANCORA UNA “CHIACCHIERATA”  SU “L’ODDO VOLANTE”: OGGI SU E GIU’ CON … LUCIA VINCENTI.


In un periodo in cui in ogni settore si registrano pari e valide presenze femminili, a farmi compagnia in questo secondo giro su <l’Oddo volante>, non potevo non invitare per la prima volta una rappresentante del gentil sesso. Graditissima ospite di questa periodica e pluritematica rubrica è oggi Lucia Vincenti, figura arcinota di insegnante, studiosa, scrittrice nonchè, così è stata anche descritta, abile <detective> della storia, alias ricercatrice.. Tra un su e giù ha avuto inizio la nostra cordiale “chiacchierata” ovviamente su temi rigorosamente usticesi. Lascio volentieri alla vostra lettura mie domande e sue risposte.

– Lucia, recentemente qualcuno, tra altro, ha scritto di te: “molto brava a trasformarsi camaleonticamente” In effetti a Ustica parlano indiscutibilmente per te la condirezione del Villaggio Letterario all’interno dell’Hotel Punta Spalmatore nonché fino al 2017  la consulenza nella qualità di esperta in eventi artistico-culturali offerta al Sindaco del tempo. Ecco, cosa e/o chi ricordi in particolare di quel duplice impegno o triplice ove ve ne fosse altro che non ho citato sempre da te portato avanti nell’isola?

= Ho molti legami con Ustica, isola meravigliosa sempre nel mio cuore, però è arduo stabilire quale sia gerarchicamente, al primo posto, perchè tutto ciò che ho svolto, lo è stato mettendo analoga passione. Onorata di essere stata la consulente alle attività artistiche e culturali dell’isola, incarico che ho svolto a titolo gratuito. Ricordo con piacere le giornate lavorative trascorse con Vittoria Salerno, all’epoca Assessore alla cultura, per la conduzione degli eventi , specie quando portai gli artisti, che accettarono a titolo gratuito per via della nostra personale amicizia. Di questa esperienza rimangono nel mio cuore sopratutto gli spettacoli realizzati in piazza e mi spiace non aver potuto continuare nonostante avessi dato la mia disponibilità all’attuale amministrazione. Sono stata anche tra i coideatori del Villaggio letterario. Io e Anna Russolillo iniziammo quella impresa restando totalmente affascinate dal lavoro che conducemmo e da li nacque l’amicizia con Anna che tuttora ci lega. Non potrò mai dimenticare le giornate trascorse insieme in quegli anni, l’attenzione ai particolari, la passione che muoveva i nostri passi, le serate piacevoli trascorse assistendo agli eventi che preperavamo con cura, illuminate dai tramonti meravigliosi ammirati a Punta Spalmatore, sempre nel mio cuore. Non solo questo mi lega a Ustica, in quanto vi ho dedicato e ambientato dei libri, tra cui ls fiaba ispirata a Enzo Maiorca. Sempre a Ustica insieme a Giuseppe Giacino decrittammo simboli che rammentano le enigmatiche e affascinanti origini ermetiche dell’isola che potrebbero renderla ancora più attrattiva per i turisti, un pò come avviene con le altre grandi città e in primis Palermo. Il mistero affascina sempre.

Lucia, nell’isola di Ustica grazie ai paesaggi stupendi, al bel mare, alle romantiche albe e ai suggestivi tramonti c’è tanta poesia; ma non manca certo la“prosa” ben rappresentata dall’antico, tradizionale e vario “ben di Dio” culinario e dolciario puntualmente presente sulla tavola degli usticesi. Nel corso dei tue ripetute presenze sull’isola, quali le specialità alle quali, al diavolo la linea, in particolare non hai saputo resistere?

= Debbo confessare che raramente sono a dieta. Mi limito a pranzo, per il quale preferisco cibi leggeri ma recupero la sera. Amo molto la cucina semplice, laddove posso gustare i veri sapori. Ecco, tra i cibi isolani più amati e apprezzati ci sono pomodori e melenzane, possibilmente cucinati insieme magari con la pasta; gli insuperabili gamberetti (cucinati in ogni modo ma anche crudi), gli eccezionali fichi e la minestra con le lenticchie.

– Lucia, permettimi ora di trasferirti in altro territorio. Penso che ti sarà capitato in passato e ti capiti tuttora di seguire sia pure distrattamente le vicende riguardanti l’amministrazione comunale. Nell’isola di recente vengono lanciati appelli a trasformare in coesione tutto quanto finora portato avanti in divisione; tradotto: a presentare in una ricercata e trovata unità alle elezioni del prossimo anno una <lista unica>. Ti chiedo: in veste di più o meno attenta osservatrice esterna, come saluteresti questo progetto per Ustica “rivoluzionario”, con favore o con scetticismo?

= L’unione fa sempre la forza. Ustica è un’isola meravigliosa che però, permettimi di osservare, manca spesso di coesione e questo la danneggia. Dovrebbe essere come una squadra. Fermo restando la libertà di vedute, occorre giocare insieme, valorizzando le eccellenze e le professionalità da qualunque parte esse provengono. Io, ad esempio, occupandomi di cultura, raramente osservo la posizione politica della persona con la quale interloquisco. La cultura deve andare oltre. Così anche per la politica. Ustica è una piccola realtà e gli usticesi disgregandosi si danneggiano. 

– Ed ora la sotto-rubrica conclusiva “Via col…vanto”. Per caso ti trovi a dover, appunto, vantare ad altri l’isola di Ustica; brevemente quale privilegiata descrizione ne faresti?

= Ustica è l’isola dove anche ciò che pare impossibile può realizzarsi perchè pervasa da energie positive. Quindi se si ha un sogno nel cassetto … è il luogo adatto dove realizzarlo.

Siamo così giunti al fine-corsa. Per me, e sicuramente anche per chi legge, la compagnia si è rivelata più che  piacevole; sinceramente dispiace salutarsi specie quando ti sei intrattenuto, spiccata professionalità a parte, con quel “contenitore di simpatia”, che risponde al nome di Lucia Vincenti che ringrazio molto per la sua cortese e puntuale disponibilità. Altro o altra occupererà accanto a me il suo posto nel prossimo giro su <l’Oddo volante>.  Chi sarà? Consueto invito: continuate a seguire <Usticasape> e lo scoprirete.

Mario Oddo                                                                                                                                                              odamr@libero.it

RIPRENDE LA PERIODICA RUBRICA CON INTERVISTE “L’ODDO VOLANTE”.  OGGI SU E GIU’ CON … ALDO MESSINA.


La mia intenzione è sempre la stessa, quella di offrire saltuariamente alla vostra lettura i contenuti di una amichevole “chiacchierata” (donde il “tu” confidenziale) su argomenti di locale attualità con noti interpellati, uomini e donne che siano, strettamente ma anche da lontano legati a Ustica. Per questa puntata inaugurale ha cortesemente raccolto il mio invito Aldo Messina, già sindaco dell’isola in due quinquenni consecutivi, rispettivamente dal 2003 e dal 2008. A seguire domande e risposte.

— Aldo, questa prima è una domanda, diciamo, “di riscaldamento“. Se un giono uno scrittore per ipotesi decidesse di dare alle stampe una pubblicazione ripercorrente la tua decennale attività di sindaco di Ustica, cosa ti aspetteresti che principalmente scrivesse di te?

= “Nell’isola ha rivoluzionato il sistema dei trasporti, quello sanitario, ha ascoltato ogni singola richiesta dei cittadini e non ha mai detto: “approviamo questa delibera perchè è di mio interesse”.

— Nell’isola da qualche tempo vengono lanciati ripetuti appelli a trasformare in coesione tutto quanto finora portato avanti in divisione. “Tavolo” intorno al quale non pensi che, se convocato, ogni addetto ai lavori istituzionali dovrebbe fare a gara a sedersi per primo?

= La lista unica non è un’idea nuova a Ustica. La si ventilava anche ai miei tempi. E’ anche questa una dimostrazione che in Sicilia siamo molto bravi a trasformare una occasione in un problema. Ad esempio sappiamo che la Sicilia è a statuto autonomo e potrebbe legiferare “a sua immagine” ma siamo stati bravi a trasformare l’occasione offertaci dallo statuto autonomistico in un problema, recependo e non anticipando la legge nazionale e quindi ritardando l’intervento legislativo. Analogamente l’opposizione di per sè è un patrimonio non un problema. Se fosse un problema il legislatore avrebbe potuto dire: “nei comuni con meno di 5000 abitanti va in amministrazione la sola lista collegata al Sindaco”. Ma così non è stato perchè non sarebbe corretto. L’opposizione è fondamento di democrazia. Se invece l’opposizione (non è certamente il caso di questa amministrazione) è sterile e “dice no” solo perchè è opposizione allora il discorso è diverso. Inoltre è possibile che a Ustica si andrà alla lista unica perchè non è facile trovare 20 e passa cittadini disposti a dedicare tempo alla cosa pubbblica.

— E quì, Aldo, la “madre di tutte le domande: raggiunta, supponiamo, la tanto suspirata unità d’intenti una <lista unica> da presentare alle elezioni comunali del prossimo anno in primavera sarebbe una più che logica e consequenziale una Iniziamo dall’ultimo”chiusura del cerchio>. Ecco, dall’alto della tua decennale esperienza di Sindaco come accolieresti  questo progetto in loco indubbiamente “rivoluzionario” con grande favore o molto scetticismo? più terra-terra diresti ai coraggiosi promotori: picciotti provateci o “levateci manu”?.

= La terza domanda è complessa. Iniziamo dall’ultimo aspetto: “picciotti provateci o levateci manu”. Partiamo dal concetto che chi decide di candidarsi, ancor più come sindaco, è oggi da considerare un eroe. Vedo la lista unica con scetticismo; potrebbe anche, forse, nascere. Ma successivamente al momento di amministrare, nella lista unica nascerebbe l’opposizione. Si potrebbe dire a priori e testualmente “facciamo un patto con il sangue“. Lo dicevano anche a me e si è visto.

— Ultima e più difficile domanda: c’è un qualcuno o un qualcosa di Ustica che pur a distanza di anni non dimenticherai mai?

= Non dmenticherò mai ogni singolo usticese che, nella sua individualità è la persona migliore del mondo. Questa lettera immagino verrà pubblicata e, almeno da qualcuno, letta. Allora vi chiedo: “C’è qualcuno degli usticesi che ancora oggi, a dieci anni dalla mia “uscita”, si sia rivolto a me per avere anche un minimo aiuto e abbia trovato un muro, una porta chiusa? O ha trovato sempre e solo accoglienza e amore, indipendentemente dal fatto che fosse un mio ex elettore o meno? Ho mai chiesto a qualcuno il suo voto? Amore, cari concittadini. Bisogna amare quello che si fa e non sè stessi. Sopratutto se si amministra. Ogni tanto, spesso, perdonare.

Termina così questa interessante chiacchierata con Aldo Messina che ringrazio moltissimo per aver cortesemente trovato, tra un impegno professionale e un altro, un breve tempo da dedicarmi. Prossimamente mi ritroverò su <L’ODDO VOLANTE> con un’altra piacevole compagnia usticese di origine o di cuore.  Chi sarà? Seguite Usticasape e lo saprete.

Mario Oddo
odmar@libero.it

Intervista Nicola Longo

“L’arte del sapere comunicare con i nostri figli” – Intervista a Floriana Bertucci

A gentile richiesta per chi ieri non ha avuto la possibilità di collegarsi ecco la diretta con l’intervista integrale.

Su richiesta e per maggiori chiarimenti riproponiamo l’intervista al Prof. Silvano Riggio – R.M. Ustica


Il Prof. Silvano Riggio, docente all’’Università di Palermo, considerato in quel  momento uno dei massimi esperti di Ecologia Marina,  è colui il quale nel 1986, contro il parere di molti isolani (capofila Camillo seguito da molti pescatori) ha “voluto” l’istituzione della Riserva Marina – successivamente AMP.
Nell’intervista rilasciata ad Usticasape nel 2013 dichiarava che per la Riserva Naturale Marina di Ustica: “Lo Spalmatore è stata una scelta sbagliata…”

D. Secondo la Sua esperienza la zona dello Spalmatore era la più adatta per delimitare l’Area di Riserva Marina?

R. Da quello che sapevo, da quello che si vedeva senza ulteriori studi e ricerche si desumeva la zona più adatta per fare l’area di riserva integrale non fosse quella di Punta Spalmatore, che è una bassa spianata di scogli abbastanza accessibile al pubblico, un pubblico anche non adatto, ma fossero piuttosto le falesie che c’erano a nord e a sud che si proteggevano da sole a causa dell’asperità dei fondali e per la caduta massi e inoltre erano probabilmente le più interessanti perché le più ricche di anfrattuosità e di buchi, dove trovava rifugio la grande fauna marina dell’Isola.

D. Come mai la scelta è caduta nella zona più bella e accessibile per la balneazione dell’Isola?

R. Io ero poco convinto di questa riserva integrale allo Spalmatore, dove fu fatta, per alcuni motivi che posso elencare brevemente:

1. Questa spianata di rocce era abbastanza uniforme e piatta e non riservava quegli scoscendimenti e quelle cadute dove si trova la fauna più rappresentativa dei fondali usticesi.

2. Perché l’attuale area era molto utile, si prestava molto, alla balneazione per i turisti e per i visitatori dell’Isola che intendevano andarsi a fare il bagno, in quanto non trovavano posti altrettanto idonei.[ id=15402 w=320 h=240 float=right]

3. Perché ci sono state delle forti pressioni anche da parte degli stessi padri fondatori della Riserva che lì avevano messo la sede dell’Associazione della pesca sportiva , la pesca diportistica, che era importante e anche agguerrita, e c’era poi la prima sede della Riserva – la Torre.

La torre, appunto era vista come la naturale sede della Riserva.

Il tratto di mare prospiciente la torre si riteneva il più ideale per salvaguardare quell’oasi .

Io ero dell’avviso che queste scelte non potessero suffragare una scelta che per altri versi era penalizzante. Il turista arriva ad Ustica cerca di farsi il bagno e trova la parte migliore dell’Isola, la più accessibile, interdetta alla balneazione.

Io ritengo che per il rilancio, nonché per la buona riuscita della riserva, bisogna assolutamente avere un pubblico che apprezzi l’Isola e la sua riserva. L’Isola è anche una sede di educazione ambientale.

D. Chi ha fatto pressione per indirizzare la riserva in quel posto?

R. Santoro è stato il padre della Riserva ed il troppo amore di Santoro per Ustica che ha generato/indirizzato questa scelta, ma non possiamo fargliene una colpa ma, se mai, riconoscenza…

D. Cosa  suggerisce per il futuro?

R. Per il futuro io vedrei di buon occhio una revisione di tutta la geografia dell’Isola soprattutto la location dei vari punti notevoli della riserva. In tutto questo vedrei bene l’apertura di altre zone “A” compensate dalla chiusura di quelle attuali dopo aver fatto un preciso censimento della situazione.

Bisognerebbe capire se questa zona “A” ha avuto degli effetti sulla presenza di Flora e Fauna e se questi effetti sono duraturi, di grande portata o effetti minimi.

Occorrerebbe fare una ricerca seria, del resto la Riserva nasce per la ricerca, e dopo di che provare altre zone di riserve integrali che andrebbero situate nella costa sud-est (Punta Cavazzi e Cala Galera) o verso il Passo della Madonna che sono punti scoscesi, difficilmente frequentabili ma che possono dare della grandi sorprese dal punto di vista scientifico.

D. Qualcuno potrebbe obbiettare che le zone che indica Lei non sono facilmente accessibili via terra.

R. Questo non è uno svantaggio anzi è un vantaggio perché, se la zona “A” deve essere una zona assolutamente protetta, cioè una zona interdetta a tutto lo sfruttamento, a tutto l’uso di qualsiasi tipo bisogna andare a scegliere una zona impervia una zona che precipita scoscese e quindi non facilmente accessibile. La zona “A” di Ustica è facilmente accessibile e si presta a continue violazioni delle disposizioni e le continue violazioni si ripercuotono sul riassetto naturalistico.

Io ritengo che tutto questo si possa fare dopo aver fatto una analisi, uno studio essenziale. Siccome i ricercatori ci sono e le cifre richieste non sono enormi, anzi sono abbastanza modeste.

Ringraziamo il Prof. Riggio per la Sua chiarezza e disponibilità
PB

Processo firme false M5s a Palermo, intervista all’avv Francesco Menallo


D. Avvocato, abbiamo letto della notizia di agenzia della sentenza di primo grado nel processo cosiddetto “ firme false”, relativo alle elezioni al comune di Palermo del 2012. Anche lei è stato condannato, sia pure ad una pena inferiore rispetto agli attivisti accusati di aver ricopiato le sottoscrizioni degli elettori che supportavano la presentazione della lista. Vuole commentare il fatto?

R. Certamente! Innanzi tutto la ringrazio di darmene l’opportunità e di avere sentito l’esigenza, anche informativa, di approfondire sentendo la mia – certamente di parte- campana.

Le dico subito che nè a me nè al cancelliere è stato mai imputato – nè addebitato- di aver realizzato dei falsi o di essere consapevoli che ve ne erano stati.

Al cancelliere ed a me è stato imputato che le firme non sarebbero state raccolte secondo le previsioni normative.

Le dico subito che né agli atti di indagine né a seguito dell’istruzione dibattimentale emerge una mia consapevolezza di tale fatto. Io sono stato tirato in ballo soltanto perché ho raccontato ai PM la verità, ovvero che contattai io il cancelliere e che portai io allo stesso- in una o più occasioni , i moduli per completare l’autenticazione con l’apposizione della sottoscrizione, del sigillo del Ministero e del timbro del cancelliere che, notoriamente, anche secondo le istruzioni dell’ANCI – non possono essere portati fuori dal Tribunale e devono apporsi all’interno dello stesso durante l’orario lavorativo dell’autenticatore.

D. Tutto qui?

R. Sì, solo la consapevolezza che la vicenda è stata ingigantita dopo una prima archiviazione legata al fatto che le norme speciali in materia prevedono una prescrizione speciale biennale, scaduta il 24 giugno 2014 ( per chi volesse controllare, l’art. 100 del dpr 570/1960) ritenuta vigente dalla corte costituzionale e “reinterpretata” dalla (altro…)

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