“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”.
John Donne.
Quando ho saputo che, finalmente, le Autorità preposte, avevano provveduto a mettere in sicurezza il porto di Ustica ho pensato a questa frase, che mi piace intendere, per quel che dirò, che sia le tragedie che gli atti di impegno sociale siano, alla fine, atti che pur individuali hanno una ricaduta, prima o poi, su tutta la società, specie quando la “società” è costituita da una piccola comunità isolata, necessariamente interdipendente in tutte le sue componenti.
Da un grande, incommensurabile dolore, due genitori hanno saputo trarre non tanto lo stimolo ad “avere Giustizia” , frase che non appartiene a questo mondo e che nessun speciale sollievo avrebbe arrecato loro, quanto a far conoscere la Verità – almeno quella processuale…- ed a far prendere coscienza ad una comunità spesso distratta sulle cause degli accadimenti gravi per concentrarsi, piuttosto, solo sugli effetti.
Non riesco, difatti, a non considerare la messa in sicurezza del porto di Ustica come una vittoria dei coniugi Licciardi-Caminita che, incuranti del dolore che attanagliava i loro cuori, si sono sottoposti a lunghi anni di sofferenze nelle aule del Palazzo di Giustizia di Palermo, ogni volta costretti a rinnovare la tragedia che hanno vissuto il 9 agosto del 2012, mentre ad Ustica alcuni aggravavano, spero inconsapevolmente, il loro fardello di dolore additandoli come responsabili dell’accaduto. (altro…)