USTICA – L’attività di ricerca ritorna ad Ustica grazie alla collaborazione tra Università degli Studi di Palermo e Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. Posizionati da Marco Milazzo (Unipa) e Giorgio Aglieri (SZN) i primi collettori di larve di Pinna nobilis nella Zona A di riserva integrale dell’AMP, nel tentativo di arrestare la moria di massa che sta coinvolgendo l’intero Mediterraneo. Dal 2019 la nacchera di mare è stata dichiarata specie criticamente a rischio di estinzione. “La ricerca scientifica pilastro fondativo dell’Area Marina Protetta – dichiara il direttore dell’AMP Davide Bruno – ritorna ad Ustica. Grazie al protocollo d’intesa siglato due mesi fa con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, tra l’altro mio primo atto ufficiale. Questa settimana inizierà una campagna di ricerca sulle componenti degli ecosistemi costieri direttamente influenzate dalla presenza di attività antropiche e di conseguenza dalla limitazione o proibizione di queste. Il team di ricerca è capitanato da Giacomo Milisenda della SZN sede di Palermo e vede la partecipazione di sette ricercatori”. “Far ritornare la ricerca a Ustica – conclude Bruno – è stato importante non solo perché sin dalla costituzione dell’Area Marina Protetta ne è una delle mission principali ma oggi più che mai progetti di ricerca per conservare, proteggere e utilizzare in modo durevole il mare e le risorse marine è fondamentale per uno sviluppo sostenibile del nostro pianeta”. “La ricerca scientifica – sottolinea il Sindaco di Ustica e presidente dell’AMP Salvatore Militello – ha un ruolo fondamentale quando bisogna verificare gli effetti della gestione di un’Area Marina Protetta sulle specie e sugli habitat”. “All’interno delle Aree Marine Protette è di vitale importanza la ricerca e il monitoraggio per approfondire le conoscenze dell’ambiente marino costiero e favorire una crescita della sensibilità ambientale”. “Gli studi saranno messi a disposizione dell’AMP e anche dei cittadini, poiché oltre al valore scientifico degli stessi, occorre evidenziare che le aree protette non sono “cattedrali nel deserto”. Inoltre, è tra le intenzioni di questa direzione – conclude Militello – far verificare l’importanza delle loro istituzioni, facendole fruire in modo controllato”.
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Salvo Messina
Cell. 338.6113548
La signora Gabriella Maggiori cerca informazioni sulla sua famiglia maggiore. Il suo bisnonno è andato in Brasile dall’Italia, si chiamava Antonio Maggiore e si è sposato con Antonia Pizzariell. Suo padre era Donato Maggiore e sua madre Martha Giglio. Grazie per chi potrà dare delle utili informazioni.
Lo studio e la ricerca della verità e della bellezza rappresentano una sfera di attività in cui è permesso di rimanere bambini per tutta la vita.
ALBERT EINSTEIN
(inviato da Salvio Foglia)
I più assidui lettori di Usticasape forse ricorderanno che nel maggio del 2018 abbiamo pubblicato un articolo, riccamente illustrato, in cui rendevamo conto di un progetto didattico-formativo sviluppato nella scuola media “Saveria Profeta” di Ustica da Franco Foresta Martin e dall’insegnante di Scienze Alda Togo, dal titolo suggestivo: “L’Oro Nero della Preistoria”. Per chi volesse rileggerlo, ecco il link: https://www.usticasape.it/i-ragazzi-della-media-di-ustica-alle-prese-con-loro-nero/.
Ora incontro Franco Foresta Martin al quale chiedo di riassumerci il lavoro svolto dai ragazzi della scuola media e, a distanza di due anni, quali risultati sono scaturiti dalla loro interessante ricerca.
“In breve, attraverso lezioni frontali e attività laboratoriali, le ragazze e i ragazzi della terza media sono entrati a contatto con l’affascinante mondo della preistoria usticese, scoprendo che, un tempo remoto, quasi tutti gli indispensabili strumenti da taglio e da caccia erano fatti con l’ossidiana, un vetro vulcanico naturale che oggi si può trovare in superficie sui terreni, ormai ridotto in piccoli frammenti. E poichè i vulcani di Ustica non hanno eruttato ossidiana, quella che si trova da noi assume il ruolo di un importante indicatore di commerci e scambi, in quanto era importata da luoghi in cui esistono giacimenti di questo vetro vulcanico”.
Franco, una delle sessioni che più ha coinvolto e appassionato gli studenti è stata la caccia ai frammenti di ossidiana sparsi nei terreni di Tramontana. Puoi rievocare a quale interessante scoperta ha portato questa attività? “Da Margherita Longo, che, com’è noto, lavora a Tramontana nella sua azienda agricola Hibiscus, sapevamo che ogni volta che viene dissodato il terreno per prepararlo alle colture, emergono alcune minute scaglie di ossidiana, distinguibili dalle altre pietruzze per il loro aspetto nero lucente. Così, grazie all’ospitalità di Margherita, abbiamo organizzato una raccolta da parte degli studenti in un vigneto accanto a Casa dei Francesi. Francamente pensavo che i ragazzi avrebbero trovato una dozzina o poco più di frammenti. Ma grande è stata la mia meraviglia nel constatare che, dopo appena un’ora di ricerca fra le zolle di terreno smosse dall’aratro, i ragazzi hanno raccolto ben 119 frammenti di ossidiana. Si tratta di una concentrazione notevole, rispetto a quella che si riscontra in altri terreni di Ustica, che lascia presupporre l’esistenza di un insediamento preistorico vicino. E dico preistorico perché l’ossidiana nelle epoche successive non è stata più utilizzata grazie alla scoperta e all’uso dei metalli”.
Concluso con successo il progetto didattico, chiedo a Franco di riassumerci di quale studio scientifico è stato oggetto il mucchietto di ossidiane raccolto a Tramontana.
”E’ stata allacciata una collaborazione fra il Laboratorio Museo di Scienze della Terra della Falconiera, di cui sono il direttore, e l’Università di Bari. Le ossidiane sono state analizzate nei laboratori del Dipartimento di Scienze Geoambientali e la loro lontana provenienza, già determinata a scuola dai ragazzi con il microscopio ottico (93 da Lipari e 26 da Pantelleria), è stata confermata in pieno dalle micro-analisi elettroniche. Ma quel che più conta, l’analisi tipologica ha accertato che la stragrande maggioranza dei reperti consiste in scarti di lavorazione e che le tecniche di lavorazione sono attribuibili al Neolitico. Tutti i segni che inducono a pensare a un’attività di scheggiatura dell’ossidiana in loco, forse all’esistenza di un’officina litica. Un risultato interessantissimo, visto che finora le indagini archeologiche nei terreni di Tramontana sopravia avevano portato a descrivere solo frammenti di ceramiche romane e tardo-romane, quindi ben successive all’epoca preistorica”.
Un intenso, appassionato e coinvolgente lavoro di squadra che ha spalancato prestigiosi spazi internazionali. Franco Foresta Martin, mi hai detto che desideri assegnare in chiusura i giusti onori ai meriti individuali dei ragazzi.
“Ci tengo a citare e ringraziare individualmente tutti coloro che hanno partecipato con entusiasmo a questa avventura scolastica e scientifica: oltre alla brava professoressa Alda Togo, le studentesse e gli studenti: Carlotta Palmisano, Valentina Arnò, Eva Pitruzzella, Clara Palmisano, Sefora Malizia, Diego Zelanda, Bruno di Lorenzo. Ancora, gli altri ricercatori che hanno collaborato allo studio, i professori: Pasquale Acquafredda, Mauro Pallara, Francesca Micheletti e Felice Larocca. Infine a segnalare che il piccolo bottino dei frammenti di ossidiana sarà temporaneamente esposto al Museo della Falconiera, ma a disposizione della Soprintendenza e di altri studiosi, qualora fosse ritenuto utile per ulteriori studi”.
“Insomma – possiamo concludere – un programma didattico che è passato dalla scuola ai laboratori scientifici d’avanguardia, diventando ricerca sperimentale e ottenendo anche l’onore della pubblicazione dei risultati in una rivista scientifica internazionale (Open Archaeology, october 2020)”. Per chi volesse scaricare l’articolo originale in inglese, ecco il link: https://www.degruyter.com/view/journals/opar/6/1/article-p236.xml
DIDASCALIE:
Mosaico fotografico del lavoro di studio delle ossidiane svolto dai ragazzi della scuola media di Ustica.
Testata dell’articolo scientifico di Franco Foresta Martin e co-autori pubblicato sulla rivista internazionale ‘Open Archaeology’.
Mario Oddo – odmar@libero.it
(inviato da Salvio Foglia)
“Chi è diventato amico per convenienza, per convenienza finirà di esserlo. Se nell’amicizia si ricerca un utile, per ottenerlo si andrà contro l’amicizia stessa.”
LUCIO ANNEO SENECA
Iniziamo dall’aphonamices. Tale fungo, forse tra i più distruttivi, agisce più che altro nella prima fase di crescita, ed (altro…)
La Dafne srl, gruppo alberghiero che opera in Italia meridionale, è alla ricerca per il complesso alberghiero di USTICA di personale da inserire per la stagione ESTATE del 2014.
Il piano di sviluppo della H.U.P.S. Hotel Ustica Punta Spalmatore prevede nuovo lavoro per circa 15 tra receptionist, portiere di notte, operatore ecologico, autista, personale bar, personale ai piani, personale di sala, manutentori, animatori, stagisti, che la società sta già selezionando.
E’ possibile inviare il tuo c.v completo e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi della legge 196/03, in formato word o PDF al seguente indirizzo di posta elettronica: hotelustica1@gmail.com o info@villaggiopuntaspalmatore.com.
Cordialità da Human Resorce Manager –
dott.ssa Anna Russolillo
12 Gennaio 2014
Scopo della visita era quello di mostrare all’Europa che la Sicilia ha di queste meraviglie, e soprattutto che è capace di valorizzarle. e far vedere un esempio, a quell’epoca, unico in Italia di riserva marina gestita da un comune. Era il periodo in cui la riserva era stata diretta prima dal Prof. Angelo Longo e dopo dal Dott. Lucio Messina.
In quell’occasione il Ministro Vizzini ebbe a proporre di fare di Ustica un grande centro europeo di studi e di ricerca sul mare, come lo era Erice per la fisica.
Ustica fin da allora costituiva una realtà senza eguali nel mediterraneo dal punto di vista sia della flora che della fauna
Purtroppo tale proposta non ebbe alcun seguito a causa della crisi di governo verificatesi subito dopo e senza che il Ministro Vizzini ottenesse il reincarico.
Le amministrazioni comunali, susseguitesi dopo quell’evento, nulla hanno fatto affinché il sogno del Ministro potesse divenire realtà.
Per Ustica la riserva doveva essere una fonte di ricchezza, come lo è stata nei primi anni della sua istituzione ma, per una serie di errori commessi nel passato, l’isola ha perso la gestione della riserva, rimanendo fossilizzata in una dimensione di mummificazione, grazie ai vari vincoli imposti, quasi fosse sigillata sotto una campana di vetro. Di tutti i benefici di cui l’isola avrebbe potuto e dovuto godere sono rimasti esclusivamente i divieti …
Ustica sarebbe stata ed è in grado di rispondere alle nuove grandi sensibilità italiane ed europee, di amore e di tutela dell’ambiente e potrebbe certamente aspirare ad un turismo di nicchia se si riuscisse a dotarla di quelle strutture indispensabili, richieste da un turismo selezionato senza che questo possa configurarsi come l’inseguimento di modelli improponibili per un’isola minore..
Ustica va pubblicizzata come territorio incontaminato in cui si ritrovano gli antichi equilibri della natura coniugati con la sostenibilità degli interventi intesi non come mummificazione dell’ambiente, ma in una visione dinamica per uno sviluppo armonico del territorio atto ad assicurare il raggiungimento di grandi traguardi nel settore del turismo nel pieno rispetto dell’ecosistema marino.
E’ necessario che Ustica non diventi una riserva indiana, adesso che la gestione è tornata al comune sarebbe opportuno mettere insieme tutte le energie positive di cui l’isola dispone, per riportare la riserva all’originario splendore, cancellando così gli anni neri dovuti ad una cattiva gestione.
Salvatore Compagno