Ustica sape

Ustica, il paradiso dei sub


Ben visibile dalla costa settentrionale siciliana, al largo di Palermo, si trova Ustica, il cosiddetto “paradiso dei sub”. Con una superficie di appena 9 kmq, l’isola è la porzione emersa di un grande vulcano che ha iniziato la sua attività subaerea circa 520.000 anni fa.
La costruzione dell’edificio è proseguita tra eruzioni effusive ed esplosive per circa 400.000 anni fino alla messa in posto del tuff cone della Falconiera, nel versante nordorientale dell’isola, avvenuta circa 130.000 anni fa. L’attività magmatica è da considerarsi estinta anche se alcune manifestazioni gassose di superficie, situate sul lineamento tettonico più importante dell’isola, potrebbero testimoniare una blanda circolazione di fluidi idrotermali ancora attiva.

Come alla Hawaii

Ustica rappresenta un unicum dal punto di vista vulcanologico essendo stata alimentata, a differenza delle vicine Eolie, da un “pennacchio” di magma proveniente direttamente dalle profondità del mantello terrestre, un po’ come le Hawaii. Oggi è possibile tuffarsi nell’interessante storia geologica dell’isola visitando il Labmust, ovvero il Laboratorio Museo di Scienze della Terra, situato sulla cima della Rocca della Falconiera, la porzione più giovane del vulcano. Gestito da Franco Foresta Martin, il laboratorio svolge compiti di divulgazione, didattica e ricerca scientifica, oltre ad offrire informazioni sui numerosi itinerari geo-vulcanologici che si possono compiere.

Abitata dall’età del bronzo

Isola di fuoco, dunque, forse anche per questo chiamata dai Romani “ustum” (bruciata), è stata abitata sin dall’età del Bronzo come testimonia l’interessante villaggio di contrada Tramontana: insediamento di circa 3.400 anni fa, di cui resistono cinta muraria e i perimetri delle capanne, sarebbe stato costruito in questa zona in armonia con la posizione del sole in prossimità del solstizio di inverno, una sorta di calendario astronomico naturale. Il villaggio è inoltre ricco di frammenti di ossidiana, vetro vulcanico tipico di magmi a carattere acido che non rientra nello spettro dei prodotti del vulcano usticese. La presenza di questi reperti, rinvenuti anche in altre contrade e provenienti da isole lontane come PantelleriaLipari o Palmarola, confermerebbe inoltre una vigorosa rete di scambi commerciali via mare già attiva oltre tremila anni fa.

Abitata sicuramente durante il periodo greco-romano, come testimoniano i numerosi ritrovamenti, l’isola è rimasta abbandonata dall’VIII secolo alla metà del XII sec. d.C., quando venne realizzato il cenobio benedettino di Santa Maria. Abbandonata nuovamente nel XIV sec. a causa delle numerose incursioni piratesche, dal 1759, sotto la guida di Re Ferdinando I di Borbone, iniziarono le operazioni di fortificazione delle coste con la realizzazione di torri di avvistamento ed il ripopolamento dell’isola, inviando famiglie provenienti dalle vicine Eolie e dalla Sicilia.

Dal confino al turismo

Luogo di confino dal periodo fascista al 1961, Ustica è oggi una destinazione turistica molto nota grazie anche allo straordinario ambiente marino, tutelato dalla prima Area Marina Protetta istituita in Italia (nel 1986). Lunghissima la lista di siti dov’è possibile immergersi o fare snorkeling per ammirare cernie, ricciole, aguglie, dentici, barracuda, salpe e occhiate nuotare pacificamente tra anfratti e grotte. Degne di nota sono sicuramente le immersioni alla Secca della Colombara, un impressionante torrione di roccia vulcanica che si innalza dal fondale poco a nord dell’isola, o allo Scoglio del Medico, dove poter ammirare fitti banchi di barracuda a caccia, o ancora alla Grotta dei Gamberi, enorme antro sottomarino popolato da fitte nuvole di gamberi rossi. Immersioni e archeologia si sposano poi a Punta Cavazzi, nella zona sudoccidentale dell’isola, dov’è possibile fruire di un itinerario archeologico-subacqueo con anfore, ceppi d’ancora e altri reperti sottomarini a portata di maschera.

Fonte: La Rivista della Natura

servizio di
Andrea Di Piazza

 

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