Ustica, a proposito di degrado e abbandono delle piazzette…


Egregio Dottor Fisco,

Caro Sergio,

Veniamo noi con questa mia addirvi (“addirvi”, una sola parola) addirvi cche… che la tua invettiva circa allo stato dei luoghi è tanto deliziosa quanto fallace nel presupposto. Mi soccorre in questa affettuosa critica un aneddoto.

Molti anni fa tornavo in aereo da Milano in compagnia di un collega meneghino di nascita e di residenza. Il pullman che da Punta Raisi ci avrebbe condotto a Palermo fu bloccato, pochi metri dopo la partenza, da un energumeno che aveva preso a picchiare forti manate sul finestrino dell’autista. A gesti e a parole, costui pregò l’autista di soprassedere dalla partenza per qualche minuto in attesa che arrivasse un suo compare frattanto impegnato a completare il ritiro dei bagagli dal nastro. L’autista, neanche scocciato, annuì e aderì.

“Che cosa bellissima” commentò divertito il mio collega. “Be’, certo… l’autista è stato gentile…” abbozzai io senza troppa convinzione ma anche un po’ sorpreso da tanta meneghina partecipazione. “No, guarda” mi rispose il collega “non è all’autista che mi riferivo bensì alla situazione. Una cosa così ti fa capire dove sei, in una terra di folclore, in un ambiente dove tutto ti è permesso e tutto è possibile… è bello, è rilassante, è divertente!”. Lo stuzzicai: “…e se capitasse a Linate?”. La risposta fu tranciante: “Ah no! Da noi no! Da noi non si può”.

Il turista che viene al Sud -e a maggior ragione se in una isola cosiddetta minore- non vuole trovare ordine e pulizia altrimenti non riconoscerebbe in quel luogo l’immagine iconica che si è fatto della sua vacanza. Il disordine, la sciatteria, il degrado, la ruggine, i muri scrostati… questi sono gli ingredienti del suo immaginario e dei racconti che farà al suo rientro a casa. Dove si sentirà più a suo agio, cullandosi però in una sottile nostalgia per quel pieno di imprevedibilità e di scarso decoro.

Ecco dunque spiegato e giustificato perché sia la piazza della farmacia che Piazza Armeria devono restare così come sono: o vogliamo deludere i turisti? Si è fatto di tutto per renderle appetibili all’immaginario del turista che viene al Sud e adesso vogliamo invertire la rotta? E con quale prospettiva? Che tu, io e qualche altro sconsiderato possano posare lo sguardo senza volgerlo al cielo? No, a noi è già concesso di pagare tutti i servizi al massimo delle tariffe ed anche il ticket di ingresso per ripianare i debiti del Comune -del quale non siamo residenti- e quindi dobbiamo già essere grati senza altro domandare.

Oltretutto si è già corso un grosso rischio di provocare delusione con l’isola ecologica. Perché, mi domando io, rivestirla con quella foto così accattivante? Non era chiaro che i turisti si sarebbero incuriositi, si sarebbero avvicinati e sarebbero stati costretti a constatare amaramente che in una isoletta del Sud si può inusitatamente praticare la raccolta differenziata? Loro, i turisti, poveretti, erano così affezionati all’immagine del gabbiano e del gattino che ravanavano nel cassonetto lasciato al sole nei pressi del molo d’attracco… Ma d’altra parte al progresso non si può rinunziare. E manco ai piccioli portati dalla raccolta differenziata. Che poi se il servizio non funziona o funziona come Dio vuole… si sa che il progresso come la guerra reclama sempre le sue vittime!

Invece è stata assai lungimirante la scelta di non spostare la biglietteria nell’ambito della sala d’attesa elettoralmente offerta dalla Regione Sicilia. In questo modo, profittando anche del fatto che il locale è semi nascosto e del tutto non segnalato, i turisti invece che dell’aria condizionata hanno potuto continuare a godere del solleone e dell’afa in attesa della partenza, sudati e stravaccati sulle banchine o in piedi sotto il peso degli zaini e con il rischio di essere investiti dal caotico traffico veicolare che si sviluppa nella zona: tutto ciò cui essi anelavano sin dall’inizio della loro vacanza!

Mi viene in mente anche il Ragioniere Fracchia e la sua agognata Signorina Silvani una sera a cena nella trattoria “da Gigi il troione”. Il locale è famoso per accogliere e servire i commensali con una selva di insulti e di sconcezze che la Silvani accoglie con visibile soddisfazione per suo sommo divertimento. Quando per esigenze di trama cinematografica un cameriere si rivolge alla coppia con deferenza ed ossequio, la Silvani, già giuliva, mette subito il broncio e minaccia di abbandonare il locale perché “così non mi diverto più!”.

Il turista che viene al Sud -e a maggior ragione se in una isola cosiddetta minore- ragiona allo stesso modo. Si, certo: il sole, il mare (anche se sotto non è più lo stesso) ma non avrebbero la stessa valenza se non fossero accompagnati da disservizi, da arrangiamenti… arrangiati, da imprevedibilità, da scarsa professionalità e così via.

Vedi caro Sergio, tu ti sei recentemente lamentato anche per la vicenda della web cam. Ma ti rendi conto che il turista nordico quando va a sciare è ossessionato dalle webs cams (plurale) che gli mostrano ogni pista, ogni versante montanaro, ogni rifugio con informazioni su temperatura, umidità, velocità del vento, previsioni meteo e altro ancora? E vogliamo angosciarlo con tutte queste informazioni di dettaglio anche quando si sta godendo la sua vacanza nell’isoletta del Sud? O vogliamo costringerlo a guardare prima, togliendogli il gusto della scoperta? “Ma dove siamo?”, ecco come reagirebbe. E non possiamo né dispiacerlo né dargli torto.

D’altra parte, caro Sergio, se tu, a tua volta nordico rispetto agli africani, sbarcassi a Tunisi e ti trovassi di fronte un viale di cipressi stile Bolgheri… “ma che? Dove sono il deserto e i cammelli?”. O no?

Adesso non è ancora tempo ma prima o poi -e spero prima- ti racconterò intere le mie amarezze.

Un caro ed affettuoso saluto.

Vittorio Ricevuti

 

 

10 risposte

  1. Vittorio grandessimo! L’ironia è l’arma migliore. Però di troppo sarcasmo magari no. Un complimento comunque, siamo con te.

  2. La piazzetta davanti la posta va semplicemente smantellata e ripristinata seguendo il buongusto dei nostri antenati che pur non essendo architetti facevano delle opere che ancora oggi ammiriamo. Da oggi in poi suggerisco di apporre una targhetta su ogni nuovo manufatto col nome dell’architetto che ha disegnato il progetto…………a memoria.

  3. Piazza (un tempo) Armeria è stata l’opera più violenta e brutta mai realizzata ad Ustica.
    È stato distrutto, per dare lavoro a 5 o sei persone (così ci è stato detto), un piccolo polmone verde con una bellissima palma e fiori nel centro dell’Isola per far sorgere, gettando tonnellate di cemento, un “mercato” di pesci, che in pieno agosto e non solo, sarebbe diventato una friggitoria. Si sarebbe acquistato pesce già cotto…
    Questa piazza, così come piazza “babalucio” sono il fulgido esempio di cosa non si dovrebbe fare in materia urbanistica, per non sperperare malamente il denaro pubblico.
    Si dovrebbero VERGOGNARE l’ideatore ed il progettista ma più di tutti l’amministrazione che ha permesso di realizzare simili incomprensive bruttezze.
    DA SMANTELLARE ASAP…

  4. “Il cattivo gusto è molto più pericoloso di quanto sembri se portato al suo estremo”. (John CusaK, sceneggiatore)

  5. Come tutti i fuoriusciti non ho chiaro l’Amministrazione che all’epoca “sgovernava” chiedo pertanto di informarmi. Vorrei però richiamare l’attenzione di tutti su un fatto che per me ha del clamoroso:
    e cioè che in tutti questi dibattiti più o meno giusti, più o meno utili, che si svolgono prevalentemente tra fuoriusciti, mancano DRAMMATICAMENTE I GIOVANI DI USTICA! Perché non intervengono, per dire la loro, perché non entrano prepotentemente nei temi che sono, guarda caso, di estrema importanza sia per l’isola, sia per tutta la cittadinanza. Mi rifiuto di credere che non abbiano un PC, mi rifiuto di credere che non abbiano idee, e allora? Santo diavolone c’è o non c’è una classe dirigente ad Ustica? Sarebbero bastati due ragionieri per evitare che il Comune scivolasse nel dissesto finanziario! Ci sono scuole che ai miei tempi ce le sognavamo come il Liceo Scientifico, o l’Istituto per il Commercio ma l’hanno scorso si è presentato un solo maturando e non era al Liceo Scientifico. D’accordo una volta diplomato se si prosegue all’Università poi la scelta è obbligata: lasciare l’isola. Per farlo occorre coraggio e spirito di intrapresa che non tutti hanno. Ma vedere il luogo dove sono nato amministrato con i risultati che sappiamo mi angoscia e mi deprime. Escludo categoricamente che i giovani sono coloro che percorrono la strada di tramontana con musica a bomba in macchina che inizio a sentire già da quando sono all’altezza di Longo. Qualche eccezione. Tirate fuori i marroni fatevi sentire dite come la pensate e preparatevi per impegni futuri anche politici. Ma che non siano per carità come quelli che sono stati presi in occasione sia della distruzione di cui stiamo parlando, sia della decisione di non consentire in quasi tutta la superficie dell’isola, di costruire. Premetto che sono d’accordo ma ricordo anche che un proverbio, credo solo usticese, recita: “ci voli u ventu in chiesa ma no ad astutari i cannili”. Occorreva la previsione che in caso di mancanza di eredi che si occupassero dei fondi, si consentisse una costruzione di un minimo di 50mq. Così invece i malcapitati che si trovano in queste condizioni devono regalare i loro fondi! Rammento anche che a proposito dell’obbrobrio di cui parliamo, che l’incarico del progetto venne assegnato ad una Architetta neolaureata forse per risparmiare e che il Comune era obbligato a spendere i fondi! Mi auguro infine che tutti questi interventi ad opera quasi esclusivamente di fuoriusciti o comunque di usticesi non residenti, non urti la suscettibilità di qualcuno/a che interviene su questo blog affermando che “dei problemi di Ustica deve parlare solo chi vi risiede!”. Ci mancava questa carneade!
    PS Farò in tempo ad andare a trovare Papa Francesco, ed escludo categoricamente che le due belle piazzette saranno riportate in pristino prima di molti anni a venire.

  6. I giovani ad Ustica sono abbandonati dalle istituzioni al loro destino – mancano punti di riferimento…
    Ad Ustica la carenza di un vero punto di aggregazione per giovani ed anziani è un grosso problema, in quanto questi spazi darebbero l’opportunità di socializzazione, interazione e scambio intergenerazionale.
    Gli anziani rappresentano il vero serbatoio di tradizione e cultura di una comunità e l’incentivazione costante delle persone di una certa età con i giovani fa si che i primi possano ancora sentirsi coinvolti e non ai margini della vita sociale, una volta terminato il periodo lavorativo, e dare modo ai ragazzi di trarre profitto da quelle nozioni di saggezza ed esperienza che l’anziano porta inevitabilmente con se.
    A tal fine bisognerebbe valutare la possibilità di utilizzare il “vecchio” Municipio, per questo nobile scopo, concedendo il piano terra, per ovvi motivi, agli anziani e il piano superiore ai giovani attrezzandolo con una piccola biblioteca, alcuni Pc con l’abbonamento a qualche giornale…
    Un paese che non ha un punto di aggregazione per giovani ed anziani e non punta, in particolar modo, sui giovani non ha futuro.
    Per quanto concerne i soldi, che dovevano, comunque, essere spesi, potevano essere utilizzati per ristrutturale la scale di fronte l’Ecce Homo che portano alla a mare e limitarsi a ristrutturare le piazzette, come più volte suggerito.

  7. I giovani ad Ustica sono pochissimi, sono tutti scappati ed occupati in cerca di lavoro altrove. Tutto ciò’ nonostante la potenziale miniera d’oro del turismo. E tutto ciò’ a causa della riserva, che copre il 100% della costa di Ustica, che attira 2 e fa scappare 8 turisti. La riserva non ha creato posti di lavoro per residenti e danneggia il turismo. L’isola per sopravvivere economicamente ha bisogno del turismo VERO. Per favorire una assurdità ( riserva che occupa 100% di costa ) e lo stipendio di qualche forestiero negli ultimi 10 anni sono scappati in 400 usticesi cioè il 36% della popolazione. Hanno fatto il lavaggio del cervello ai locali da 35 anni per immolare ustica come la salvatrice dell’ambiente in tutta la Sicilia, anzi in Italia, ma no in Europa ma che dico : forse in tutto il pianeta. Ustica va verso lo spopolamento.

  8. Il Sig. Vittorio, che si ringrazia per il suo tempo e bel post, parla di aspettative di turisti che io istintivamente condivido ma poi razionalmente devo pensare che non so davvero se il discorso fa una grinza perche’ ad Ustica non vanno solo turisti meneghini ma anche turisti del centro-sud e turisti stranieri che magari hanno aspettative ben diverse…
    Facciamo opera di convinzione per ridurre la riserva ad un paio di 100ia di mt come in tutte le isole e senza considerala come Dio in terra o come la mammina, ecco cosa hanno detto per 35 anni ai bambini Usticesi, propaganda aumentata esponenzialmente negli ultimi anni….. – Questa a me sembra la formula vincente e per frenare lo spopolamento.

  9. Per conto di Sergio Fisco

    Caro Vittorio, ho apprezzato molto l’ironia e con cui hai commentato la mia recente ulteriore denuncia di una delle diverse forme di degrado offerte alla vista dei cittadini locali e di quanti visitino Ustica.
    “Castigat ridendo mores” (“corregge i costumi ridendo”) scrisse il poeta francese Jean de Santeul per il busto dedicato ad Arlecchino e, in precedenza, “ridentem dicere verum: quid vetat” (“dire la verità ridendo: cosa lo vieta”) aveva scritto il poeta latino Orazio enfatizzando ambedue il ricorso all’ironia ed al ridere per correggere le deviazioni dei costumi.
    Anche in questo caso il metodo da te adottato può funzionare e lo considero un ulteriore tentativo di richiamare l’attenzione sui problemi, piccoli e grandi, di cui costantemente l’opinione pubblica è sollecitata ad occuparsi per la nostra isola. Ne apprezzo lo spirito e le finalità positive; esso richiede, però a mio parere, grande maturità di giudizio e forte onestà intellettuale nella variegata valutazione di chi legge circa la risposta da dare alle denunce in cui viene coinvolto. Io vedo, infatti, nell’atteggiamento di superficiale gradimento dell’ironia, il rischio che l’evidente maggiore gradevolezza del sorriderne, piuttosto che prenderne coscienza, induca i meno disponibili al confronto più deciso e intransigente a tirare a campare – credo non manchino numerose le testimonianze di ciò – piuttosto che assumere un atteggiamento ben definito e sentirsi parte interessata.
    Ne può essere una prova il fatto che ad una denuncia fatta senza sorriderne ma con la volontaria chiarezza che meritano taluni problemi da tempo irrisolti a Ustica non sia sin qui seguito alcun commento – eccetto il tuo – una qualsiasi presa di posizione da quanti con molta “prudenza” tra la gente comune leggono UsticaSAPE, quasi che il problema interessasse soltanto all’estensore di quella denuncia e cui sotto sotto quasi si addebiti il pericoloso torto di voler smuovere acque favorevolmente chete. Di più. Che condividere o semplicemente riconoscere il valore sociale di quella denuncia potesse compromettere la propria “comfort zone”. Peggio ancora. Rischiare di compromettere qualche rapporto di utile sudditanza….
    Se, però, pur condividendone il senso come tu hai fatto, la denuncia viene presentata con una lettura dei fatti – il cui fine , bada bene, non è ben compreso da molti – improntata all’ironia o ad una meno diretta esplicitazione del proprio pensiero, ecco che le paure di esporsi cadono, le pacche sulle spalle si sprecano e si alzano sguaiati osanna all’autore inconsapevole di aver suscitato tanto sollievo.
    Io, in ogni caso, ti ringrazio per l’acume con cui hai dato ulteriore rilievo alle mie modestissime parole ma tutto ciò, caro Vittorio, mi dà lo spunto per considerazioni negative sul senso e sul destino di certe battaglie che si tenta di combattere nell’interesse di Ustica ma anche, purtroppo, nell’indifferenza generale e – sia chiaro almeno da parte mia – senza alcun interesse personale e senza acrimonia alcuna nei confronti sia delle Amministrazioni precedenti che su quella attuale. Battaglie giuste ma palesemente velleitarie non già per il loro obiettivo ma per la manifesta ritrosia alla partecipazione di quanti dovrebbero sostenerle con senso della collettività e rispetto del proprio dovere civico.
    Sergio Fisco

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