Ustica sape

A proposito di: “USTICA sta smarrendo il Villaggio Preistorico”

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Per una migliore comprensione di questo mio intervento sono certo che Pietro Bertucci farà seguire l’articolo “incriminato” e documentazione fotografica di riferimento; ciò premesso:

Giorni or sono mi è capitata fra le mani la copia del quotidiano La Repubblica”, per la precisione l’edizione palermitana del 17 Maggio u.s. ed ho letto con attenzione l’articolo a firma Marcella Croce per la quale l’escursione di un gruppo di ragazzi ad Ustica è stata l’occasione per denunciare lo stato di abbandono in cui hanno trovato il villaggio preistorico; attraverso un dettagliato racconto, in alcuni passaggi ai limiti del “tragicomico”, la giornalista descrive lo spettacolo che del tutto inaspettatamente si è presentato davanti agli occhi dei giovani visitatori i quali in effetti sono andati “alla scoperta di antiche rovine abbandonate”.

Puntuale e con evidenti toni risentiti alla botta segue la risposta della Dottoressa Francesca Spatafora che si lancia in una appassionata autodifesa elencando le molteplici attività finalizzate alla piena valorizzazione e quindi fruizione del Sito archeologico isolano. Da persona disinteressatamente attenta a 360° alle vicende usticesi vorrei fare, anche se non richiesta, qualche semplice considerazione. Non metto in dubbio che a partire dagli anni passati al villaggio preistorico di Ustica sia stata lodevolmente assicurato dalla Soprintendenza di Palermo decoro e visibilità ma questo forse prima da quando vi hanno messo piede i ragazzi in visita; alla Dott.ssa Spatafora probabilmente è mancata la serenità nel giudicare l’articolo della giornalista la quale a mio giudizio non ha affatto demolito quanto fatto dagli Addetti ai lavori in passato, ha semplicemente raccontato, non inventato, una condizione al presente. Severo e non condivisibile il suo giudizio che Marcella Croce “non abbia reso un servizio né all’informazione né alla Sicilia in genere”; al contrario la sua denuncia facilmente favorirà e accelererà i necessari interventi o farà riflettere qualcuno che qui stiamo parlando di un area archeologica di valore culturale inestimabile; non ci troviamo in presenza di un “medicinale”: il suo mantenimento in stato di “visitabilità” non ha scadenze.

Mario Oddo

Di seguito quanto scrive la Dottoressa Croce e la risposta della Dottoressa Spatafora

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USTICA sta smarrendo il villaggio preistorico
MARCELLA CROCE
MARTEDÌ, 17 MAGGIO 2011 LA REPUBBLICA – Palermo

Il racconto di un´escursione alla scoperta delle antiche rovine abbandonate

Le erbacce sono all´altezza dei resti delle capanne, le staccionate distrutte non indicano più la zona calpestabile. Il centro visitatori è un deposito di materiale di risulta.
I ragazzi sono in Sicilia per un semestre di studio presso il Cnr di Palermo. Hanno ascoltato con interesse le lezioni di cultura siciliana, li ho visti entusiasti davanti a templi greci, processioni pasquali, spettacoli dell´opera dei pupi, botteghe di artigiani, vere e proprie esperienze per chi viene dalle scialbe colline del Connecticut, o dalle immense praterie del Midwest. Con una telefonata al Comune di Ustica mi ero preventivamente assicurata che il villaggio preistorico fosse accessibile nelle brevi ore della nostra permanenza sull´isola, ma nessuno mi aveva avvertito delle miserande condizioni del sito. L´entusiasmo per l´ormai prossima emozione di camminare in una strada costruita dai nostri progenitori 3500 anni fa, si spegne rapidamente davanti a un cancello chiuso.

«Niente paura – interviene l´autista – potete scavalcare». In effetti il muretto è abbastanza basso. Esterrefatta, cerco di superare le mie remore, («Be´, dopo tutto sono giovani», mi sono detta), e di organizzare nel più breve tempo possibile una plausibile spiegazione con i miei studenti che, beati loro, non hanno ancora afferrato la situazione paradossale, e che certamente non hanno mai scavalcato un muretto per visitare un monumento. Interviene nuovamente l´autista, che è abbastanza forzuto, e in quattro e quattr´otto scardina come se fosse una pagliuzza il pesante cancello. I ragazzi sono ancora sull´autobus, non si sono accorti di quanto è accaduto, non notano neppure il cancello divelto ai lati del muretto: finalmente possiamo entrare nel sito, o meglio nell´ex-sito archeologico della Regione Siciliana, la cui passata esistenza si evince da un quasi illeggibile cartello.

Ma dov´è il villaggio? Il terreno è accidentato e le erbacce sono in procinto di superare l´altezza dei resti delle capanne preistoriche, le staccionate semidistrutte non indicano più la zona calpestabile, devo avvertire i ragazzi di non salire sui muretti, per non distruggerli e per non prendersi una storta: l´impianto protourbano preistorico resiste miracolosamente, ma la malta di una ventina di anni fa si sta rapidamente sfaldando. Quello che doveva essere un centro visitatori è ormai un deposito di materiale di risulta. Attraverso i vetri sporchissimi si può ancora leggere qualche cartello che illustra la posizione strategica di Ustica, abitata già nel IV millennio a. C.: in due grotte litoranee sono stati rinvenuti i resti ceramici dei contenitori che servivano a raccogliere lo stillicidio delle preziose acque dolci di cui l´isola è sempre stata priva.

Il villaggio dei Faraglioni è considerato uno dei complessi preistorici più importanti del bacino del Mediterraneo, una piccola vera metropoli del XV secolo a. C., protetta da una poderosa fortificazione di 200 metri e costruita con una pianificazione urbanistica completamente nuova per la Sicilia. Luogo fondamentale per la conoscenza della preistoria in Sicilia, il sito era in collegamento sia con la coeva cultura del Milazzese a Panarea, che con quella micenea e peninsulare e faceva parte della via del commercio dell´ossidiana.

Segnalato alla Soprintendenza di Palermo da padre Carmelo Seminara, che passò tutta la sua vita a raccogliere reperti sull´isola, e che fu nominato ispettore onorario delle ricerche archeologiche, il villaggio è stato oggetto di un´importante campagna di scavo condotta da Ross Holloway della Brown University nel 1990-91. Ma l´importanza del sito non traspare: sperando che a nessuno venga l´idea di sbancare tutto per costruire un ennesimo residence, il villaggio preistorico appare pronto a tornare presto a madre natura, proprio come i templi di Angkor Vat ingoiati dalla giungla, e ci vorrà poi qualche altro archeologo per riscoprirlo nuovamente. Già una decina di anni fa Giovanni Mannino, uno dei massimi studiosi del villaggio, ne denunciava lo stato di conservazione: durante il sopralluogo con la giornalista Judith Lange, aveva trovato un bel quadretto pastorale, con pecore e capre che con i loro zoccoli minacciavano di buttare a terra muretti che avevano resistito oltre 3000 anni.

Ustica non è nuova a disastri di questo tipo: anche se pesci non ce ne sono più da tempo, gli isolani continuano a chiamare “Acquario” la bellissima Torre dello Spalmatore, oggi chiusa, un tempo fiore all´occhiello della prima Riserva Naturale Marina italiana. Ognuna di queste vicende è un magnifico esempio di pessima gestione delle risorse storiche e naturali di un territorio, e anche un´ennesima incompiuta, o meglio “abbandonata”, siciliana.

Il traghetto di ritorno a Palermo è stracolmo del “popolo del Fitness”, centinaia di persone arrivate da tutta Italia per partecipare alla manifestazione Ustica Dreams arrivata alla sua quinta edizione, e che sono state impegnate nelle più svariate discipline: dallo spinning all´arrampicata, dall´aerobica allo step, dal power yoga alla danza del ventre. Tutte ottime e salutari attività, ma certo nessuno dei partecipanti ha sentito parlare o ha cercato di visitare il villaggio preistorico. Visto lo stato delle cose, meno male.

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Precisazioni della dottoressa Francesca Spatafora.

Ustica: sull’articolo di Marcella Croce del 17 maggio 2011 (La Reppubblica – redazione di Palermo)

L’articolo di Marcella Croce sul villaggio preistorico di Ustica credo non abbia reso un servizio né all’informazione né alla Sicilia in genere. L’Autrice, infatti, ha omesso di informarsi – e di informare quindi correttamente il suo pubblico – dell’attività condotta negli ultimi dieci anni sull’isola di Ustica per quanto riguarda la ricerca archeologica e la valorizzazione del patrimonio culturale, limitandosi a richiamare quell’unica ricerca, condotta da una Università americana, che tante perplessità e dubbi ha suscitato, per metodi e risultati, presso la comunità scientifica.

Di contro la Dott.ssa Croce non sa – e non ha assunto le opportune informazioni – che nel villaggio preistorico dei Faraglioni la Soprintendenza di Palermo, sotto la direzione di chi scrive con la collaborazione dell’Università di Catania, ha realizzato tra il 2003 ed il 2008 tre lunghe e impegnative campagne di scavo e che ogni anno vi conduce direttamente, nel mese di agosto, un intervento di ricerca in forma di campo-scuola in collaborazione con la Rivista Archeologia Viva (cfr. in proposito l’articolo sull’ultimo numero della rivista), l’ultimo dei quali si è concluso nel settembre 2010, momento in cui l’area archeologica era perfettamente leggibile e fruibile. Inoltre, ha allestito con pannelli didattici sia gli immobili realizzati all’interno dell’area demaniale, come punto di informazione e di partenza per la visita dell’area archeologica vera e propria, che i percorsi che segnano l’itinerario all’interno del sito realizzando altresì, a scopi puramente didattici, la riproduzione in scala 1:1 di una capanna della media età del bronzo completa di riproduzioni di arredi e oggetti d’uso quotidiano.

Sempre allo scopo di rendere più agevole la visita dell’isola sotto il profilo archeologico, ha pubblicato una apposita guida (in tre lingue) e un pieghevole ugualmente bilingue che illustrano le principali emergenze archeologiche dell’isola e, a conclusione di questa complessa attività, resa possibile grazie a finanziamenti ottenuti dalla Comunità Europea attraverso l’Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, ha avviato, in collaborazione con il Comune di Ustica, l’allestimento del nuovo Museo Archeologico dell’isola all’interno delle Case Carabozzello, un complesso di “cameroni”destinati ai confinati dove per diversi anni, durante il ventennio fascista, vennero tenuti prigionieri alcuni detenuti politici: un luogo di sofferenza che, recentemente restaurato dal comune di Ustica con fondi comunitari, è stato dunque trasformato in un luogo di cultura e di accoglienza. Il primo padiglione, dedicato alla preistoria dell’isola, è stato inaugurato il 16 settembre 2010, il secondo, dedicato al periodo ellenistico-romano, verrà allestito prima della prossima stagione estiva.

Quanto al temporaneo problema della vegetazione cresciuta in questi ultimi mesi e che ricopre al momento le importanti strutture archeologiche riportate alla luce, ritengo che la Soprintendenza risponderà adeguatamente in relazione a tale problematica su cui, certamente, sta già attivando i necessari interventi per restituire decoro e visibilità ad uno dei più importanti villaggi preistorici del Mediterraneo.

Francesca Spatafora
Direttore del Parco Archeologico di Himera
(già Direttore, fino al mese di settembre 2010, del Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo)

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COMMENTi:

Da Ustica Giovanni Martucci

Certo, venire in gruppo dall’estero per visitare e ricercare elementi di studio presso un sito archeologico tanto decantato, facente parte del nostro grande ed importantissimo patrimonio storico e tornarsene, dopo avere rischiato anche la propria incolumità, senza avere soddisfatto il desiderio di nuove conoscenze, non può non suscitare rabbia, delusione e disgusto . L’accaduto, è fuor di dubbio, non è affatto piacevole e non offre una buona immagine dell’ospitalità e dell’organizzazione della nostra isola. Come sostiene l’amico e concittadino prof. Angelo Longo, constatare l’incuria ed il degrado in cui versano tante opere storiche, non è più una sorpresa ma rimane una vergogna. Non è più una sorpresa perché è da tempo che siamo abituati a constatare opere che fanno parte del nostro patrimonio storico e strutture di moderna costruzione, andare verso un destino di disfacimento totale; vergogna perché non riusciamo ad onorare con il giusto interesse e l’adeguata applicazione ciò che abbiamo avuto tramandato dalle remote ed illustri civiltà. Ma è mai possibile che da parte di chi è tenuto a sovraintendere non si riesce a recepire che non basta intraprendere scavi, eseguire restauri, costruire nuove strutture ed attrezzature finalizzate al servizio sociale delle comunità se non si assicura, nel tempo, una costante e adeguata cura e una appropriata manutenzione? Sento il bisogno di mettere a conoscenza, per coloro i quali non lo sapessero, che da quando è venuto alla luce il villaggio preistorico ( meritevole di grande accoglienza per l’importanza storica ) sono stati espropriati diversi terreni che erano mezzi di sostegno economico per i contadini usticesi, è stata recintata una vasta superficie di rispetto al sito archeologico con la conseguente interruzione di una stradina panoramica che dava libero accesso alla balneazione in un luogo molto suggestivo nei pressi dei faraglioni ed infine, non si può dimenticare che, a suo tempo, sono stati stanziati alcuni miliardi delle vecchie lire per fortificare e mettere in sicurezza con iniezioni di cemento , il costone roccioso che sporge sul mare. La sovraintendente responsabile, nell’ arrampicarsi sugli specchi per trovare futili ed inutili giustificazioni, ricordarci le iniziative riguardanti la pubblicazione di guide e pieghevoli illustrati e in diverse lingue, fare riferimento all’istituzione ed allestimento di un ipotetico museo, ha usato tutte argomentazioni che orbitano attorno al problema senza risolverlo. Secondo il mio modesto parere, usando il gergo calcistico , è andata incontro ad un clamoroso autogol perché avrebbe dovuto destinare e rivolgere, in maniera prioritaria, queste risorse, alla risoluzione del problema, consistente nel rendere più dignitoso più accogliente il sito preistorico oggetto dell’argomento. G. nni Martucci

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Da Palermo Angelo Longo

Non ho il piacere (almeno così credo) di conoscere il Sig.Mario Sconamila (Cogli) e, seppur con rincrescimento, non posso non condividerne il chiaro e preciso giudizio in relazione alla “tenuta” dei beni storici di Ustica. Leggere e vedere lo stato in cui versa il Villaggio Preistorico e’ per me fonte di dispiacere ma non di sorpresa. Nella mia mente e’ sempre vivo il ricordo della visita del PROF. LUIGI BERNABO’ BREA fondatore del Grande museo di LIPARI. Erano gli anni ottanta ero il Vice del Sindaco Franco Taormina e grande fu il mio impegno di Usticese e di Eoliano perche’ il prof. Bernabo’ Brea visitasse il nostro patrimonio storico e ci confortasse con i suoi consigli e suggerimenti. Con grande disponibilità ci fece pervenire una relazione con la quale ci indicò, su nostra richiesta, quale, tra i tanti beni che Ustica possedeva fosse il più adatto quale sede del MUSEO. La sua scelta cadde sul “fosso” con la motivazione che ” se piove il turista può trovare riparo presso il Museo e da ciò può nascere stimolo a visitarlo e conoscere……” Ma il momento più esaltante della Sua visita ad Ustica fu quando Lo accompagnammo a visitare il VILLAGGIO PREISTORICO. Fu come rapito da una grande emozione, si isolò dal gruppo e a grandi falcate comincio a percorrere in lungo e in largo tutta l’area. Ricordo che lo definì una megalopoli possibile anche di una popolazione di mille abitanti, una enormità per l’poca a cui risaliva.

Oggi vedere tanta incuria e tanto abbandono fa veramente tristezza. Purtroppo , come ben rileva il sig. Sconamila il fenomeno e’ generalizzato. L’irresponsabilità e l’incuria di chi di dovere, chiaramente mi riferisco all’Amm. Comunale e ai signori della cultura, ove ad Ustica ne esistano, non hanno limiti. La Prima Riserva MARINA Italiana e’ stata distrutta malgrado il fiume di denaro assegnato ad Ustica e con grande preoccupazione vediamo che qualche fantasma del passato si affaccia al proscenio. Gli acquari esistenti sono stati distrutti quello nuovo, TRE MILIARDI DI LIRE, tra soldi spesi e soldi di finanziamento europeo perduti, non e’ mai entrato in funzione. La TORRE DELLO SPALMATORE, sede storica della RISERVA, chiusa e in abbandono, spogliata degli arredamenti e di tutto quanto conteneva. Nel 2004, nella sciocca presunzione di poter collaborare con l’Amm. Comunale, con grande impegno sia fisico che economico, supportato solo da pochi amici, riuscii a recuperare l’agibilità del Castello Saraceno con una riuscita MOSTRA SULL’ARCIDUCA DI ASBURGO. Subito dopo ancora l’abbandono, la mia battaglia solitaria, documentata in internet, culminata nell’occupazione solitaria del CASTELLO SARACENO con l’unica solidarietà’ di qualche turista che disgustato si muoveva tra l’immondizia.

Ma un risultato riuscii a conseguirlo: due vigili volenterosi chiusero porte e finestre da tempo spalancate aiutandosi con pezzi di legno e qualche scopa ben sistemata dietro le porte!

Angelo Longo

P.S. Ho avuto varie occasioni di incontrare la dottoressa SPADAFORA: Ne ho apprezzato la chiarezza dell’esposizione in un convegno presso la TORRE dello Spalmatore, la volitivita’ del suo impegno per Ustica. Non penso che si possa e si debba considerare “LA RESPONSABILE”

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Da Cosenza Salvio Foglia

Sono convinto che la difesa d’ufficio del funzionario di Palermo sia debole e, soprattutto, per nulla efficace in termini comunicativi.
Qualcuno aveva messo in dubbio attività, sforzi, investimenti del passato? non mi pare.
Tuttavia bisogna anche stare attenti nel dare giudizi.
Non è per nulla condivisibile, in linea di principio, l’atteggiamento quasi arrogante che aleggia nella replica, perché, oltre a non essere convincente, denota una caduta di stile, un vano arrampicarsi sugli specchi, utilizzando argomentazioni che portano lontano.
Le parole sono come le note: in uno spartito puoi collocarle come vuoi, dove vuoi, con esiti diversi, evidentemente, per cui il rischio di stonare è forte.
Infatti, a mio modo vedere, nelle parole della dipendente della soprintendenza si cela l’amarezza di chi, lavorando tempo per tempo e con amore, magari, alla realizzazione di un grande progetto culturale, vede il proprio lavoro vanificato dalla scarsa attenzione “successiva”, da parte di chi quell’opera ha ereditato e ora deve tutelare e mantenere.
Io voglio leggere così la “rispostaccia”: articolando diversamente quelle parole sarebbe venuta fuori una “partitura” ordinata, armoniosa e non sicuramente stonata.
Quanto al da farsi, sarebbe il caso, se possibile, di contattare repubblica per chiedere la pubblicazione, laddove fosse riservata, su usticasape, tra le notizie che riguardano ustica e iniziare una battaglia come quella che circa un anno fa venne intrapresa per la pulizia del cimitero.
Essere propositivi non necessariamente significa rappresentare negatività, quando si lavora per superarle.
tu stesso, caro pietro, riporti spesso sul sito viene riportato l’aforisma di Einstein che, se non ricordo male dice: ” Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
E tu Alfredo, caro amico mio, compagno di tante passeggiate per l’Isola (e di immersioni), cosa ne pensi?
Quando abbiamo visitato il villaggio preistorico, giusto dieci anni fa, non era certo in condizioni pessime, come quelle rappresentate nelle foto che certamente avrai visto su usticasape.
Voglio coinvolgerti in questa situazione perchè tu, come me, ami Ustica, non solo come luogo fisico, ma anche come posto che ha una collocazione speciale nel nostro intimo.

salvio

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Mario Sconamila

Condivido. La giornalista ha scritto e descritto precisamente cio’ che ha visto e non cio’ che non ha visto o non sapeva. La Dr.ssa Spatafore deve difendersi ma non dimostra niente. Il punto e’ che tutto il patrimonio storico dell’isola e’ abbandonato e forse sono stanziati tanti di quei soldi anche dalla Cassa Europea per le loro ristrutturazioni e anche per la loro manutenzione e stato funzionale. Nessuno parla. Per fortuna sono venuti i ragazzini a visitare e una onesta accompagnatrice…. Anche il Centro Studi ha scritto ampiamente sulla storia dell’isola nella rivista Lettera e sul patrimonio vivente dell’isola ma tutti vedono lo stato di abbandono e nessuno parla. Non e’ solo il Villaggio Preistorico di Tramontana ad essere abbandonato ma le due Torri , il Castello Saraceno e altri siti. Saranno raccolte firme nell’isola per mandare una interrogazione alle autorita’ competemti e chiedere come mai tanti reperti storici di valore inestimabile nell’isola di Ustica sono abbandonati quando paradossalmente si fa la pubblicita’ per farli visitare…

Mario

3 risposte

  1. Condivido. La giornalista ha scritto e descritto precisamente cio’ che ha visto e non cio’ che non ha visto o non sapeva. La Dr.ssa Spatafore deve difendersi ma non dimostra niente. Il punto e’ che tutto il patrimonio storico dell’isola e’ abbandonato e forse sono stanziati tanti di quei soldi anche dalla Cassa Europea per le loro ristrutturazioni e anche per la loro manutenzione e stato funzionale. Nessuno parla. Per fortuna sono venuti i ragazzini a visitare e una onesta accompagnatrice…. Anche il Centro Studi ha scritto ampiamente sulla storia dell’isola nella rivista Lettera e sul patrimonio vivente dell’isola ma tutti vedono lo stato di abbandono e nessuno parla. Non e’ solo il Villaggio Preistorico di Tramontana ad essere abbandonato ma le due Torri , il Castello Saraceno e altri siti. Saranno raccolte firme nell’isola per mandare una interrogazione alle autorita’ competemti e chiedere come mai tanti reperti storici di valore inestimabile nell’isola di Ustica sono abbandonati quando paradossalmente si fa la pubblicita’ per farli visitare…

  2. Leggo solo ora, e per caso, la risposta della Dott.ssa Spatafora al mio articolo e i commenti dei vostri utenti.
    Ringraziandovi per la vostra attenzione al problema dello stato miserando in cui versa il Villaggio Preistorico di Ustica, vi prego di tenermi informata su ulteriori sviluppi o novità sulla questione.
    Marcella Croce

  3. Egr. dr.ssa Marcello Croce, mi viene segnalato il suo articolo del 17-05-2011 su Repubblica che leggo riportato su Internet con titolo =A proposito di Ustica sta smarrendo il Villaggio Preistorico= con gli interventi dei suoi estimatori.
    Non la ringrazio per avermi citato come -uno dei massimi studiosi del villaggio-, perché non è vero e perché mi da quel titolo per rafforzare la mia voce su un pronunciamento di 23 anno or sono, quando il sito era di proprietà privata.
    Per l’esattezza il sottoscritto, già assistente agli scavi della soprintendenza per le province di Palermo e Trapani, nel maggio del 1970 ha compiuto il primo sopralluogo nell’isola in quattro siti che l’ispettore onorario padre Carmelo da Gangi aveva segnalato per la presenza di ceramici. In contrada Faraglioni mi resi conto che un grande muro non era di spietramento ma era una fortificazione, racchiudeva un villaggio preistorico che i ceramici, in gran numero in superficie, datavano alla media Età del Bronzo (SicArch. 11,1970). Da quel momento la soprintendenza ha impedito che si continuasse la demolizione delle torri addossate alla muraglia il cui pietrame fino ad allora era servito nei blocchi frangi flutti del porto; ha respinto il progetto, della Società Tramontana di Ustica, di un Villaggio Turistico. Il sopralluogo alla Falconierà servì pure a bloccare una cava di tufo con annesso frantoio che il sig. Natale macinava per trarne sabbia per uso edile.
    Soprintendente il prof. Vincenzo Tusa, grazie alla sua liberalità che desidero sottolineare, ho svolto un’intensa attività di ricerca fino al 1980: quattro campagna di scavo nel villaggio, la scoperta e lo scavo della necropoli ellenistica Angelo Longo, la scoperta della necropoli a grotticella alla Culunnella, etc.
    Per favore non mi citi come = un’importante campagna di scavo condotta da Ross Holloway della Broun University nel 1900 e 1991= (per incarico del soprintendente dr.ssa C.A. Di Stefano) perché si tratta di lutto dell’archeologia (SicArc.,93-95,1997). Il sig. Holloway oltre a smantellare diversi muretti di capanne si è inventato un luogo di culto ed un bassorievo – che sarebbe stato introdotto negli scavi da burloni – è divenuto una statua (così la chiama); caso vuole unica nella preistoria siciliana.
    Per protesta ho dato le dimissioni e contestualmente ho presentato un esposto alla magistratura con ampia documentazione fotografica.
    Sono seguite le campagne tra il 2003 ed il 2008 dirette dalla dr.ssa Francesca Spatafora con la collaborazione dell’Università di Catania (dr. Procelli), da lei non citate, hanno permesso di realizzare un museo archeologico impensabile fino al 1970
    In breve le ho esposto la breve storia delle ricerche archeologiche nell’isola.
    Il suo breve articolo nel modo in cui è formulato mi sembra predisposto per screditare la soprintendenza, che non ha bisogno della mia difesa, perché lei non può disconoscere che quest’istituto non ha mai scialacquato come i signori politici (che farebbe bene a chiamare in causa) ma ha sempre vissuto contando il centesimo.
    Egr. dr.ssa Marcella Croce perchè non si è rivolta alla fonte, cioè all’Assessorato? Forse non avrebbe concluso nulla ma non avrebbe incolpato e fatto incolpare chi se mai ha meriti e non demeriti.
    La precisazione della dr.ssa Francesca Spatafora ha fatto dire fantasie. Il sig. Giovanni Martucci ha scritto =La soprintendente responsabile, nell’arrampicarsi sugli specchi per trovare futili ed inutili giustificazioni…= Ovviamente il Martucci viene da Marte, beato lui,. sbaglia nel dare un titolo che la Spatafora non ha, scrive che i terreni espropriati =erano mezzi di sostegno economico per i cittadini= e dimostra di essere disinformato perché quei terreni li conosco dalla mia lontana gioventù; nel 1970 erano un deserto di spine. I miliardi, sprecati dico io, per mettere in cisurezza la falesia della spiaggia del Faraglione partono da un’iniziativa nefasta del comune -taccio dei danni che il villaggio ha subito-; Del comune è pure l’idea di realizzare nel punto più bello dell’isola -l’interno del cratere della Falconiera- il depuratore fognario, i cui sbancamenti per realizzarlo hanno distrutto un piccolo villaggio preistorico.
    Dove eravate odierni difensori dell’isola -istituzioni, proloco, cittadini di Ustica quando sono stati smantellati diversi insediamenti preistorici allo Spalmatore, fra i quali uno Neolitico il più antico dell’isola, quando per promuovere il turismo i fondali dell’isola sono stati saccheggiati e le cernie estinte ?
    Egr. dr.ssa Marcella Croce critico la sua forma gratuitamente aggressiva. L’erba non la nega nessuno, del cancello divelto il sig. autista dovrebbe darne conto.
    Amichevolmente mi permetto suggerirle di scrivere un’altro articolo sul Museo di Ustica nel quale -dopo che si sia ampiamente documentata- dia atto che assolutamente nulla si sarebbe realizzato senza la competenza e la abnegazione della funzionaria archeologa Francesca Spatafora ed i pochi suoi collaboratori.
    Giovanni Mannino (manninogiovanniçlibero.it)

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