Ad Ustica si cerca un terminator del dissenso


    Spett.le USTICA SAPE
     c.a.  Pietro Bertucci

OGGETTO: ad Ustica si cerca un terminator del dissenso

                 Anche Ustica è stata raggiunta dalla moda – non solo italiana, in questo grave contesto storico – di considerare “aggressione” la manifestazione, ovviamente pacifica e rispettosa delle posizioni altrui, del dissenso dall’operato del conducente (o del conducator, per rispettare meglio l’effettivo posizionamento che taluni ritengono di occupare…).

                 Figlia di questa problematica è la recente delibera di giunta comunale di Ustica n.51 del 26/5/2025 immediatamente esecutiva (visto l’imminente e grave pericolo incombente sui patri rocciosi lidi…).

                Con questa delibera si da incarico agli uffici di svolgere tutte le procedure necessarie per incaricare stabilmente un legale di tutelare l’immagine del comune, asseritamente lesa da critiche che si ritengono oltreché infondate, costituenti danno per il comune.

                Tale determinazione presta il fianco a varie considerazioni:

1) Il comune è in dissesto, con le tariffe al massimo, il personale andato in pensione non può essere sostituito e, certamente, chiunque deve aver chiaro che ogni spesa deve essere assolutamente necessaria (e talvolta neanche quelle necessarie si possono compiutamente affrontare…);

2) la determinazione è generica ed indeterminata, si affida ad un terzo la stabile valutazione di azioni non conosciute né preventivate, di consulenza e di attività extragiudiziale e giudiziale;

3) viene emessa dopo una iniziativa, dotata di largo consenso, volta con toni del tutto misurati ed appropriati, ad approfondire l’assenza di servizi pubblici appaltati, pagati e pacificamente non eseguiti in virtù di “accordi compensativi” (?!?) tra comune ed impresa;

4) mostra un diffuso fastidio per i principi di cui all’art. 21 della costituzione ed appare ignorare il rilievo che la verità del fatto costituisce una precisa scriminante se la persona offesa è un pubblico ufficiale ed il fatto attribuitole si riferisce all’esercizio delle sue funzioni.

            Occorre a questo punto precisare che la diffamazione differisce dalla calunnia in quanto prescinde dalla falsità del fatto addebitato: il fatto può benissimo essere vero e tale circostanza è irrilevante al fine di scriminare il reato, che sussiste comunque, con l’eccezione dell’interesse pubblico a conoscerlo e dell’incarico pubblico rivestito dal diffamato per un fatto commesso nel ruolo.

              A ciò si aggiunge che le frasi usate debbono essere continenti, non devono cioè aggredire la persona oltre a segnalare il fatto nella sua oggettività,

          A questi  consolidati ( da quasi 80 anni di storia costituzionale repubblicana) elementi valutativi, devono aggiungersi gli elementi valutativi che ci fornisce il d.lgs. 188/2021, frutto di un tardivo recepimento in Italia di consolidati principi comunitari di non colpevolezza di soggetti indagati o processati.

        La norma vieta in modo assoluto – prevedendo svariati strumenti di tutela inibitoria, restitutoria e risarcitoria – il superamento della presunzione di innocenza di soggetti indagati o sottoposti a processo, che non divengono, per ciò solo, nell’immaginario collettivo, soggetti degni di disvalore. Le indagini, al di fuori dei regimi totalitari, sono degli accertamenti di fatti che solo un soggetto terzo ha il potere- dovere di giudicare dopo un pubblico dibattimento.

        Ciò è particolarmente pregnante quando si controverte di materie in cui l’elemento penalistico – di cui i magistrati inquirenti hanno certamente approfondita conoscenza- involge presupposti di altra natura, ambientali, economici, di normativa comunitaria, di aspetti profondamente particolari su cui non hanno specifica competenza e su cui men che meno ne hanno, sovente, gli organi di PG delegati a svolgere le indagini.

       Cari cittadini usticesi, vi invito a manifestare apertamente il vostro pensiero su ogni fatto che riteniate rilevante della vita comunitaria e sulle iniziative – ed eventuali ritardi od omissioni- del potere politico, senza alcuna paura o limitazione, avendo sempre cura di:

a)usare un linguaggio non offensivo e non solo per i timori di legge bensì per il rispetto dovuto all’altro, chiunque esso sia, anche se detestato per fatti e motivazioni talvolta assolutamente oggettivi  e documentabili: la verità non è di questa terra e nessuno ne è proprietario esclusivo;

b)occuparsi pubblicamente di fatti seri che interessano la vita della comunità: una partecipazione continua, attenta ed informata alle problematiche locali aiuterebbe certamente l’amministrazione, qualsiasi amministrazione,  a fare le scelte migliori, più consapevoli e non discriminatorie;

c)non lasciarsi fuorviare da una informazione pubblica sempre più spesso orientata e controllata, palesemente legata a gruppi di pressione tra cui bisogna ogni giorno fare lo slalom per non confondere il grano con la pula.

         Aggiungerei, per chi può e vuole, l’invito ad associare alla critica la proposta di soluzioni: ci guadagnerebbe tutta la comunità dal poter valutare soluzioni alternative ai problemi, persino l’amministrazione…

          Only silence is shame.  
             Francesco Menallo

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