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Cala Sidoti: Una gioventù turbolenta e una maturità tranquilla ma sorprendente


 

         Cala Sidoti è balzata di recente all’attenzione della cronaca per l’ordinanza della Capitaneria di Porto (n.60 dell’8 agosto 2014) con cui, a causa del  pericolo di caduta massi dal costone roccioso, sono stati interdetti l’accesso, il transito e la sosta alla spiaggia; nonché la balneazione nello specchio d’acqua antistante. Tutto ciò fino al compimento di interventi di consolidamento e rimozione del pericolo che, come tutti si augurano, serviranno a restituire al pubblico, al più presto, la fruizione di uno dei più amati siti di balneazione dell’isola.

         In questa nota, esortato dalla professoressa Antonella Carrubba attraverso le pagine di Usticasape, espongo gli elementi essenziali relativi alla costituzione geologica e vulcanologica di Cala Sidoti, che possono risultare utili per meglio apprezzare il valore ambientale della splendida insenatura.

                                                     * * *

 Cala Sidoti Cala Sidoti «con i suoi dirupi di tufo color ocra», come li descriveva l’Arciduca Ludovico Salvatore d’Asburgo (Ustica, 1898), è la più settentrionale delle insenature che segnano la costa di Spalmatore, sul versante Occidentale dell’Isola.

La Cala ha un’imboccatura ampia circa 200 m, con una spiaggia di ciottoli incassata in una falesia alta fra 3 e 8 metri sul livello del mare. La falesia è formata da depositi piroclastici, cioè da ceneri, lapilli e blocchi di lava. Lo specchio d’acqua antistante alla piccola baia è punteggiato dall’emergere di numerosi scogli, alcuni dei quali costituiti da lave a cuscino (pillow lavas).

La caletta è il risultato dello smantellamento,dirupi ad opera dei marosi e degli agenti atmosferici, dell’abbondante materiale emesso da un centro eruttivo a comportamento prevalentemente esplosivo, posto tra Punta di Megna e lo Scoglio del Medico (oggi in mare aperto), la cui attività, come hanno rivelato le datazioni radiometriche, si esplicò attorno a 420.000 anni fa, in una fase ormai avanzata della storia vulcanica dell’isola.

Al tempo in cui si formò il centro eruttivo di Cala Sidoti, Ustica era emersa dal mare già da 100.000 anni, duranti i quali si era sviluppata e conclusa l’attività di tre grandi vulcani, in ordine cronologico: Monte Guardia dei Turchi (520.000 anni fa) al centro dell’isola, Monte Costa del Fallo (500.00 anni fa) a Occidente, e il Cratere di Tramontana (426.000 anni fa) a Settentrione. La successiva attività del centro eruttivo di Cala Sidoti (420.000 anni fa, come già detto) è considerata di minore rilevanza rispetto a questi tre importanti precedenti.

Tra i bassi fondali antistanti alla Cala Sidoti e la parete a falesia che la cinge è possibile distinguere tre tipi di formazioni vulcaniche, stratigraficamente sovrapposte, attraverso le quali si può ricostruire la storia eruttiva di questa parte dell’isola.

Alla base si vedono dei depositi caotici da flusso piroclastico formatisi in ambiente subaereo. scoglieraIn termini più semplici, si tratta di una valanga infuocata (300-400°C) di frammenti di magma che, in seguito a violente esplosioni, si riversavano radialmente a partire dal centro eruttivo, a quei tempi sopra il livello del mare, spostandosi a velocità di 100 km/h o più.

Sopra questa formazione, si riscontrano diversi livelli di ialoclastiti, cioè altri frammenti di magma, stavolta generati da attività esplosiva sottomarina, e caratterizzati da una specie di vetrificazione avvenuta per l’istantaneo raffreddamento del magma stesso in acqua.

Per finire, sopra le due precedenti formazioni, ci sono delle lave sottomarine che si sono consolidate tranquillamente in acqua, dando origine a cuscini di lava non ben formati.

Tutti i prodotti eruttivi di Cala Sidoti hanno, dal punto di vista chimico, la composizione tipica dei basalti, con un contenuto di silice (SiO2) del 48-49%.

Da queste osservazioni, il vulcanologo Sandro De Vita (INGV – Osservatorio Vesuviano), ha proposto la seguente ricostruzione degli eventi. Il centro eruttivo di Cala Sidoti fu inizialmente caratterizzato da attività esplosiva idromagmatica in ambiente subaereo: ossia, il centro eruttivo si trovava sopra il livello del mare, ma il magma, risalendo attraverso il condotto, veniva spesso a contatto con l’acquifero, dando luogo a esplosioni. Come conseguenza di quest’attività turbolenta furono messi in posto quei tipici depositi da flusso piroclastico che attualmente costituiscono la parte più bassa in affioramento delle rocce di Cala Sidoti.

In seguito, sempre a causa dell’attività esplosiva, si verificarono la distruzione parziale dell’edificio vulcanico, la sommersione di quel che ne restava da parte delle acque marine, e l’instaurarsi di condizioni eruttive subacquee.costa A questo punto l’attività eruttiva proseguì a energie più basse, dapprima con la produzione di ialoclastiti, poi di lave sottomarine a cuscino.

Insomma, dalla turbolenza giovanile, il centro eruttivo di Cala Sidoti passò a una più tranquilla attività senile, fino alla sua estinzione. Come sempre succede ai vulcani di qualunque tipo, quando si esaurisce l’alimentazione profonda del magma e subentra la fase della quiescenza, allora prende il sopravvento la lenta opera di smantellamento degli edifici vulcanici a causa di vari fattori: il mare, gli agenti atmosferici, i fenomeni deformativi della crosta terrestre.

scoglieraCosì, il centro eruttivo fra Punta di Magna e lo Scoglio del Medico sprofondò in mare, mentre le vulcaniti caotiche e incoerenti che esso aveva sparso tutto attorno sono state a poco a poco disgregate, dando vita alla graziosa caletta e all’alta parete di tufi e blocchi basaltici che la contorna.

Da tempo immemorabile, quel che oggi suscita l’interesse delle cronache, cioè il distacco di qualche frammento di tufo o blocco di basalto dalla parete a strapiombo sulla cala, è storia ricorrente. Penso che non ci sia stato un anno, fra le centinaia di migliaia trascorse dopo la conclusione della storia eruttiva di Cala Sidoti, in cui qualche frammento non sia venuto giù dalla falesia. D’altra parte, a vedere bene, è proprio grazie ai crolli ricorrenti che ha potuto crearsi quella spiaggetta di lapilli e ciottoli grigi arrotondati dal mare sulla quale amano distendersi i bagnanti.bagnanti cala sidoti

Fra i tanti ciottoli scuri di Cala di Sidoti, alcuni anni fa, ne trovai alcuni bianchi e opalescenti che mi apparirono del tutto estranei alle vulcaniti. Essi, di fatto, sembrano frammenti di rocce metamorfiche staccati dal basamento cristallino su cui si è impiantato, circa un milione di anni fa, l’edificio vulcanico di Ustica, portati su dal magma ascendente che alimentava il centro eruttivo di Cala Sidoti. Questi reperti sono tuttora oggetto d’indagini e confronti per valutarne la provenienza.

Come vedete, per quanto ormai in una fase di senile quiescenza e decadenza, l’antico centro eruttivo di Cala Sidoti non smette di mostrare qualcosa di nuovo e sorprendente.

Franco Foresta  (5)FRANCO FORESTA MARTIN

 

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