Quando scrivo di te Ustica mia rimango sempre incantato, perché riesco a comprendere appieno il valore della tua esistenza nonché quello della mia anima, e semmai un dì vedrò crescere le viole sulle onde di questo tuo magico azzurro mare, vorrà dire che non sarò più fra gli umani, ma di sicuro sarò rinato in un’altra vita.
Questo è il pensiero che ho raccolto nell’ammirare la tua aulentissima realtà.
Cara Ustica mia cassaforte dei miei ricordi, emerita milite dei miei sentimenti e profonda amica dei miei versi segreti, dove non v’è nulla di sbagliato in te poiché è il Divino che ti ha creato.
Un brivido mi attraversa e che niente e nessuno mi porterà mai via, dove in tempi non sospetti creasti da un Incantesimo magnifici artisti, amanti permanenti e devoti figli tuoi, questo perché tutti TI hanno nel profondo del proprio cuore, ed è per questo che TI ho dedicata questa mia composizione.
LA MISSIONE.
Caccia via il losco tedio cagionato da quel tuo cuore gonfio di un tossico rancore, che alloggia furtivo nel mezzo del tuo petto probo.
Lascia che sia l’amore a vincere sulle tue sorde stilità, non sono altro che eredi autorizzati dall’amaro vivere, porgi il palmo delle tue mani a chi ne ha di bisogno e non ti aspettare alcun compenso in cambio, poiché il saldo del tuo gesto l’hai già riscosso nel donare.
Chiara mi è oggi l’odierna sorte, che già scritta fu alla nascita dall’eccelso fato, il capo sarà chino a quel dì pronto ad accettare il Giudizio finale del Divino.
Rassegnata fu per prima la mia anima, con quel carattere diverso dalla mia mente, che danno però vita all’unisono a quel sano discernimento del mio prudente senno.
Purtroppo in conflitto vissero perennemente le mie parti, oneste crebbero in un sano patto, quello di essere amiche rivali dentro un corpo pieno di eventi contrastanti, entrambe pronte però ad affrontare leali sfide e anche colpi bassi da sopportare.
Mi consola ahimè più la fantasia che la realtà, dando al mio essere momentanee illusioni diverse, partorendo senza travagli pensieri sospesi, pronti ad allontanarsi per poi svanire nella profonda realtà dell’altrui vivere.
IO non posseggo più alcun colore, ma magicamente riesco ancora a dipingere per amore quella parte di te che è scivolata nel grigiore della vita.
Il vero infinito dell’uomo si trova nella sua reale immaginazione, dove cerca di modellare la materia rozza del proprio essere nonché della sua fragile anima, provando a portarla ogni giorno ad una forma più elevata.
Forse è questa la missione inconsapevole che ci è stata affidata alla nostra nascita, piena di dubbi ed incertezze, e scarna di convinzioni per il proprio processo evolutivo.
Ti ringrazio con devozione Ustica mia, per ciò che sussurri con rigore alla mia anima, per distrarla ancora una volta da un mio inquieto mesto vivere.
Pietro Fiorito