Carissimo Pietro,
ormai non posso fare a meno di accendere giornalmente il computer e dare uno sguardo al Tuo sito usticasape ricco di notizie e di immagini che, come me e sicuramente tutti gli usticesi che risiedono altrove, ricevono delle emozioni ripercorrendo col pensiero i momenti passati …..
Il 7 marzo, hai pubblicato una foto che risale agli anni 70 circa, quella del SEMAFORO con mio padre Diego La Valle ed un aviere. Nel vederla mi si è ristretto il cuore perché avrei voluto che quell’imponente edificio storico fosse ancora esistente e magari oggi adibito a museo.
Mi chiedo :
– Chi ha avuto la felice idea di abbatterlo?…
– Perché nessuno è intervenuto per impedirlo?…
Io, personalmente, tengo custoditi tanti bei ricordi. Ho trascorso, stupende, giornate con mio padre che puntualmente con la sua fiat 1100 di colore avorio, si recava su per lavoro. Tra le tante mansioni che svolgeva, ricordo in particolare, le trasmissioni del bollettino meteorologico. Allora
tutto veniva fatto a mano e per me assistere era come un gioco e mi divertivo tanto quando stavo con lui.
Mio padre con molta cura estraeva, dagli strumenti posti sul terrazzo del SEMAFORO, la fascetta di cartoncino bruciata dai raggi del sole e calcolava la temperatura, il vento, l’umidità e se pioveva anche la quantità di pioggia venuta giù… Il tutto veniva trasmesso all’Aeroporto di Boccadifalco ogni quattro ore, con la mitica frase da 00 a 05 e subito da Boccadifalco, davano l’ok per ricevere il bollettino aggiornato.
Per me, il SEMAFORO era la seconda casa, si festeggiava il Natale, la Pasqua e le scampagnate varie come il 1 maggio, il 25 aprile ecc. Insomma, non mancavano mai le occasioni per stare riuniti con la famiglia del M.llo Sorce, M.llo Montaperto, M.llo Giordano, M.llo, Nuzzaci, con gli avieri di leva, e anche con l’unico civile Carmelo Palmisano.
Ricordo che ogni pomeriggio, l’aviere di turno mi veniva a prendere a casa con la jeep e mi portava su, per ordine di mio padre, visto che da piccolo ero un ribelle, al contrario di mio fratello Luigi e mia sorella Maria Teresa . Mio malgrado, mi mettevo a studiare (e guai se non lo facevo!!!) insieme all’aviere e Palmisano.
Ma, il mio unico pensiero, era quello di andare a giocare con i miei compagni al palchetto, sotto la chiesa, che per noi ragazzi, era il ritrovo, così, appena mi capitava l’occasione, scappavo dal SEMAFORO percorrendo il sentiero all’interno del boschetto a velocità sostenuta e mi nascondevo tra un cespuglio ed un altro per paura che qualche militare mi riportava indietro e così tra un’impresa ed un’ altra, arrivavo in paese tutto malconcio ma felice di ritrovarmi con i miei amici.
Ho tanta nostalgia di quell’edificio e di quei momenti trascorsi. Quando il mio sguardo è rivolto verso la cima della collina e vedo quella orribile PALLA BIANCA, mi viene da piangere e mi chiedo:
Perché è stato fatto questo?…..
- – Ma è proprio sicuro che le radiazioni emanate da questo radar sono innocue per la salute dell’uomo?
- – Sono stati effettuati controlli per accertare il rispetto della tolleranza massima, previsto per legge?
Da Ustica Claudio La Valle
Carissimo Pietro,
ormai non posso fare a meno di accendere giornalmente il computer e dare uno sguardo al Tuo sito usticasape ricco di notizie e di immagini che, come me e sicuramente tutti gli usticesi che risiedono altrove, ricevono delle emozioni ripercorrendo col pensiero i momenti passati …..
Il 7 marzo, hai pubblicato una foto che risale agli anni 70 circa, quella del SEMAFORO con mio padre Diego La Valle ed un aviere. Nel vederla mi si è ristretto il cuore perché avrei voluto che quell’imponente edificio storico fosse ancora esistente e magari oggi adibito a museo.
Mi chiedo :
– Chi ha avuto la felice idea di abbatterlo?…
– Perché nessuno è intervenuto per impedirlo?…
Io, personalmente, tengo custoditi tanti bei ricordi. Ho trascorso, stupende, giornate con mio padre che puntualmente con la sua fiat 1100 di colore avorio, si recava su per lavoro. Tra le tante mansioni che svolgeva, ricordo in particolare, le trasmissioni del bollettino meteorologico. Allora
tutto veniva fatto a mano e per me assistere era come un gioco e mi divertivo tanto quando stavo con lui.
Mio padre con molta cura estraeva, dagli strumenti posti sul terrazzo del SEMAFORO, la fascetta di cartoncino bruciata dai raggi del sole e calcolava la temperatura, il vento, l’umidità e se pioveva anche la quantità di pioggia venuta giù… Il tutto veniva trasmesso all’Aeroporto di Boccadifalco ogni quattro ore, con la mitica frase da 00 a 05 e subito da Boccadifalco, davano l’ok per ricevere il bollettino aggiornato.
Per me, il SEMAFORO era la seconda casa, si festeggiava il Natale, la Pasqua e le scampagnate varie come il 1 maggio, il 25 aprile ecc. Insomma, non mancavano mai le occasioni per stare riuniti con la famiglia del M.llo Sorce, M.llo Montaperto, M.llo Giordano, M.llo, Nuzzaci, con gli avieri di leva, e anche con l’unico civile Carmelo Palmisano.
Ricordo che ogni pomeriggio, l’aviere di turno mi veniva a prendere a casa con la jeep e mi portava su, per ordine di mio padre, visto che da piccolo ero un ribelle, al contrario di mio fratello Luigi e mia sorella Maria Teresa . Mio malgrado, mi mettevo a studiare (e guai se non lo facevo!!!) insieme all’aviere e Palmisano.
Ma, il mio unico pensiero, era quello di andare a giocare con i miei compagni al palchetto, sotto la chiesa, che per noi ragazzi, era il ritrovo, così, appena mi capitava l’occasione, scappavo dal SEMAFORO percorrendo il sentiero all’interno del boschetto a velocità sostenuta e mi nascondevo tra un cespuglio ed un altro per paura che qualche militare mi riportava indietro e così tra un’impresa ed un’ altra, arrivavo in paese tutto malconcio ma felice di ritrovarmi con i miei amici.
Ho tanta nostalgia di quell’edificio e di quei momenti trascorsi. Quando il mio sguardo è rivolto verso la cima della collina e vedo quella orribile PALLA BIANCA, mi viene da piangere e mi chiedo:
Perché è stato fatto questo?…..
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