Ustica sape

Dalle Filippine (in vacanza) Agostino Caserta


[ id=4252 w=230 h=200 float=left]Pietro, siamo nelle Filippine ma …..non ci sono frontiere per i ” ricordi ” della nostra bella isola :

Della Festa di S. Bartolichio quasi tutti gli usticesi sanno il perché ma penso sia giusto menzionarne l’origine anche ai lettori oriundi e ai non isolani.
Mio nonno materno Fifi’ Ailara mi raccontava che alla fine del 1800 ad Ustica ci fu un grande periodo di siccità che si prolungò per oltre due anni. Senza l’acqua piovana l’agricoltura e tutta l’economia locale erano in ginocchio, scarseggiava anche l’acqua da bere e la nave cisterna promessa dalle autorità per trasportare acqua ad Ustica ritardava ….. Gli isolani non sapevano cosa fare e finalmente ebbero l’idea, in una giornata di settembre, di chiedere la grazia a S. Bartolo, e portarono il Santo in Processione per le campagne dell’Isola. Quasi per incanto , quella stessa mattina, appena la Statua usci dalla Chiesa, fecero capolino un po’ di nuvole. Quando i fedeli con la pesante “Vara ” di S. Bartolo arrivarono in processione in contrada San Paolo fu un susseguirsi di lampi e tuoni e….finalmente all’Oliastrello e precisamente nei pressi dell’attuale Cappella di S. Bartolicchio si mise a piovere a dirotto !! Il tutto si materializzò nel giro di due ore. Coincidenza o miracolo ? Per gli isolani fu un miracolo !! ” infatti tutt’oggi lo ricordano in un cantico durante la novena : ” Gluriusu Sammartuleu prutitturi di sta Citta’ !!…..”

“Quanto abbiamo raccolto questa sera ? ” chiedeva mio padre Armando a Sidonia, moglie di Ciccio Tranchina, che era responsabile della Cassa, ” 570 lire ” fu la risposta; ” Va bene, va bene ….” sussurrò” mio padre, che era sempre positivo ed era il conduttore della Novena e della Festa, e aggiunse: “faremo meglio sabato per il Vespro e Domenica …” Ma erano altri tempi !! i soldi erano di secondaria importanza, non erano tutto, e con poco si realizzava quanto necessario. Quell’anno, infatti, le decorazioni della strada di S. Bartolicchio, con palloncini, coccarde, bandiere ecc..tutte fatte di carta da volontari che erano ” arricugghiuti ” in campagna, non mancarono. Si organizzarono e condussero tutti i giochi tradizionali con premi, si spararono i tradizionali fuochi artificiali forniti gratis dalla Ditta Caminiti di Palermo, perché il titolare della fabbrica era cacciatore appassionato di Ustica; un amico di Beniamino Natale mandò anche da Marineo, sempre gratis, un cantante con orchestrina per la serata danzante nel gorgo .

Il pullover e la lampadina tascabile erano sinonimi di S.Bartolicchio, la seconda ormai non è più necessaria al contrario del primo che è sempre utile per ripararsi seduti sui “bisola ” del gorgo per ripararsi dal fresco settembrino e umidità serale . Chi era “arricugghiutu” in campagna andava alla novena a piedi,chi veniva dal paese lo faceva con gli asinelli le cui selle, a volte per scherzo , quando le montavano i ” chiazzaioli “, venivano “spazzolate ‘ con fichi d’india …….ahi , ahi, ahi !!
La luce elettrica, fino agli anni 60 ,veniva erogata solo nel centro abitato, ma soltanto dal tramonto all’alba ! !

A S.Bartolicchio durante la novena per l’illuminazione venivano usati i vecchi lumi a petrolio e alcuni petro-max, ecco anche perché la novena era celebrata con la luna crescente ….ma tutto cambiò ( circa 1958 ) quando Salvatore Natale detto “Marzotto”, ingegnoso com’era, spuntò alla novena, come un miraggio , con Pietro Bertucci fu Emanuele, con il trattore, cinghie fili ed altro e approntò un rudimentale generatore di energia elettrica capace di accendere diverse lampade da 200 candele illuminando la contrada a giorno. Immancabile era la corsa degli Asinelli e ” Tatagna “, aggressivo in sella , era quello che vinceva quasi sempre. Il simpaticissimo ‘u zu Franciscu ‘u Bummulinu ( il padre ), grande devoto di S.Bartolicchio, ci teneva a vincere la corsa, e ( crederci o no ) allenava ” ‘u sciccareddu valenti” nella terra, adiacente la Cappella, dove avveniva la corsa.

Le ricorrenze festive/religiose hanno sempre avuto qualcosa di speciale ad Ustica… La tradizionale “vamparina” per la Madonna della Croce , la camminata o passeggiata serale per S. Bartolicchio era un rito fatato; di notte con la lampadina tascabile o il vecchio lume a petrolio , il profumo della campagna , il gracidio delle rane, l’incognito delle tenebre, il frinire dei grilli nelle calme notti di fine estate, i ritmi lenti e cullati dello scalpiccio degli zoccoli degli asinelli, i canti popolari sacri tipici del posto ( …e centumila voti lodamu a Sammartulumeo !! ….) , l’addio all’estate ….ecc.. e per ultimo, ma non certamente l’ultimo, il ritrovarsi uniti amici e parenti, attorno ad un tavolo a gustare i piatti tipici con i sapori ed il profumo della nostra terra. Sono tutte rievocazioni che riempiono di colore e calore e vogliamo ringraziare gli usticesi perché queste tradizioni festive/religiose, anche se col tempo hanno subito dei cambiamenti, non sono andate perdute, sono un grande patrimonio culturale.

Evviva San Bartolicchio !!!

Agostino Caserta

2 risposte

  1. Cioa Nuccio sei un grande, hai una memoria di ferro. Tutti quelli che viviamo fuori da Ustica ,ma abbiamo passato parte della nostra vita lì, questi momenti che tu ci fai rivivere,con dettagli, solo chi ha nel cuore l’isola e la gente che ha lasciato quel luogo unico, sentiamo queste belle emozioni! Buona vacanza, divertiti e grazie delle belle cose che scrivi .Giovandino

  2. Ciao Nuccio;

    ti faccio i complimenti per quello che fai ricordare a noi (stranieri-Paesani). Questa volta ho la possibilita di vedere San Bartolicchio dal vivo, essendo ad Ustica, per il compleano di Piero mio fratello, l’isola più bella del mondo. Un abbraccio e viva San Bartolicchio!!!!!!!!!
    Giovanni Picone

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