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“DIA SOTTO LE STELLE” di Domenico Drago


DIA SOTTO LE STELLE

Dia sotto le stelleMi pongo spesso queste domande: Quanta poesia può esistere in una visione e quanta visione c’è in una poesia? Esistono davvero collegamenti fra queste due pratiche?

Il Genio Leonardo da Vinci nel Trattato della Pittura scrisse: “La pittura è una poesia muta e la poesia è una pittura cieca e l’una e l’altra vanno imitando la natura quanto più è possibile alle loro potenze”.  Ma non solo questo, credo infatti che abbia espresso, senza volerlo, anche il pensiero su cui si impianta la multivisione o il diaporama, affermando che: “L’occhio che si dice finestra dell’anima è la principale via donde il comune senso può più copiosamente e magnificamente considerare le infinite opere di natura e l’orecchio è il secondo il quale si fa nobile per le cose racconte le quali ha veduto l’occhio”.

Numerosi sono stati i poeti che hanno prodotto materiale verbale che sgorgava però direttamente dai loro occhi aperti o chiusi che fossero, ma sono state sempre produzioni in continuo dialogo con il loro io. Basta ricordare Leopardi che teorizzava dell’esistenza di una doppia vista quella della pupilla e parallelamente quella dell’anima, Rilke, Mallarmé,Valéry, Eluard, Neruda, Shakespeare, che citava la pupilla come fosse la punta del pennello di un pittore.

Ma più di tutti fu Baudelaire moderno e geniale poeta, il quale confessò in Mon coeur mis à nu che glorificare il culto delle immagini era stata la sua grande, la sua unica, la sua primitiva passione.

L’avidità degli occhi, fu lo stimolo primario per la sua scrittura che era per lui un’opera di trasposizione da un registro all’altro.

Nell’era digitale, il poeta, si trova a confrontarsi con una rappresentazione fotografica che ha la capacità tecnica, di condurlo al pensiero con una velocità superiore alla formazione del pensiero stesso.

Poesia e immagine saranno comunque e sempre le declinazioni di una fonte comune dalla quale possono generarsi vicendevolmente ed appartenersi. Ogni gesto espressivo, verbale o iconografico, è il luogo in cui impera la forma, il luogo in cui si celebra il “culto delle immagini” per creare “bellezza” che è “la luce del vero” come afferma Platone!

Domenico Drago

 

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