Il celeberrimo giurista ateniese Solone, certamente più saggio di me, affermava: “impara ad obbedire ed imparerai a comandare”.
Tutti coloro che, come noi, indossano queste stellette e questa divisa conoscono il significato di entrambe le azioni e le esercitano, spesso, contemporaneamente come me ed i miei predecessori prima di me.
Sembra semplice, vero? Non lo è affatto!
Per tale ragione, farò il possibile, ed anche di più, perché l’autorevolezza del mio ruolo non sia confusa con l’autoritarismo di chi non sa gestire i propri oneri.
Assumere il comando di una delegazione come Ustica vuol dire farsi carico della vita di uomini che dipendono dai tuoi ordini, vuol dire rispondere sempre e con professionalità alle esigenze di persone e cose il cui futuro dipende dalle tue ragioni e dai tuoi torti. Non sono ammessi errori per noi che obbediamo all’ordine di comandare.
Tutto ciò può fare paura, poiché siamo uomini e sbagliare è ciò che più ci distingue da DIO, ma forse questo è proprio l’elemento da non dimenticare.
Ricordarmi della mia umanità mi aiuterà a guardare chiunque mi si porrà di fronte, senza dimenticare che è uomo almeno quanto me.
Per tali ragioni vorrei tranquillizzare i miei uomini, coloro che mi aiuteranno nella gestione di codesto comando, dicendo che non ho dimenticato d’essere stato anch’io marinaio, comune, sottocapo (conservo ancora i miei vecchi gradi) e d’aver vissuto per anni lontano dagli affetti e dal calore familiare.
Nei giorni che hanno preceduto questo avvicendamento ho osservato molto gli Usticesi, ho stretto molte mani ed ho guardato negli occhi molta gente, e ciò mi ha ricordato quanto la ricchezza del mondo stia anche nelle differenze d’opinione. Spero, dunque, per gli abitanti di questo gioiello italiano, di rappresentare non solo l’autorità dello Stato, ma anche e soprattutto l’occasione per abbattere i propri muri, al fine di lasciare lo spazio necessario ad idee nuove, lecite ed indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza di questa meraviglia che è Ustica. A volte, si perdono le occasioni migliori della propria vita a causa dell’orgoglio che è sempre figlio dell’ignoranza.
Tra le numerose possibilità, ho avuto anche l’onore di incontrare chi, come me, ha giurato fedeltà ad uno Stato che ci ha ritenuti all’altezza di rappresentarlo e sono certo che lavorare con voi sarà anche un piacere.
Un grazie particolare credo di doverlo a CAPO AVELLINO che per due settimane si è preso cura di me con molta pazienza.
Ho lasciato per ultimo l’ormai mitico Capo Baiata, perché vorrei dire molte cose su di lui, nonostante i fatti parlino più delle parole. E’ d’uopo, infatti, per me riconoscere che, nello svolgimento del suo dovere, è stato per noi colleghi un esempio di rigore e di professionalità. Sarà difficile eguagliarlo, intanto grazie per tutte le dritte che hai cercato di darmi e per il tempo che mi hai dedicato, non lascerò che il tuo prezioso lavoro sia reso vano.
Da adesso, dunque, tocca a me, anzi…a noi.
Permettetemi di concludere, rivolgendomi a mia moglie: grazie per il continuo sostegno che mi concedi, senza di te tutto diverrebbe privo di significato; e grazie a tutti voi.