Ustica sape

La “Pensione Clelia”


La giovane turista bionda a mala pena strimpellava qualche parola di italiano e per comunicare si aiutava con un dizionario, diceva che era venuta ad Ustica anche per “pesciare” ( mangiare pesce ), mio nonno Fifi’ Ailara, padre di Clelia, che non perdeva mai l’occasione per fare la battutina, le chiese : ” ma cosa ha detto ? ” , ” …… per pesciare ” , ribadì la ragazza , e giù tutti a ridere…… Questo era il clima di spensieratezza e allegria con cui nel grande salone soggiorno di casa Ailara, che a breve diventerà ” Pensione Clelia “, venivano accolti i primi turisti della nostra isola. La zia Clelia Ailara per l’isola di Ustica e’ stata un’istituzione, una donna semplice con il minimo dell’istruzione ma con un grande cuore, accattivante e affabile comunicatrice, con il piglio dell’impresario e molta lungimiranza ed ebbe l’intuito per capire che il turismo avrebbe soppiantato l’economia dei confinati. Il periodo storico di Ustica, che ha visto la più drammatica trasformazione socio-economica, e’ il periodo della Pensione Clelia, punto di riferimento dell’isola negli anni del turismo ruggente che vanno dal 1951 alla fine anni 80′, e ripercorrere la vita e l’attività’ della zia Clelia significa osservare un intero periodo storico della nostra isola .

Quella di Clelia e’ la storia di un’antica famiglia di contadini usticesi. Clelia rimane vedova per la morte del marito Antonino Ailara avvenuta nel Mar Rosso dove era imbarcato sul sommergibile Galileo Galilei, affondato durante azioni belliche della seconda guerra mondiale, e con un figlio, Vito di pochi anni, sceglie di vivere con i genitori Angelina Rando e Giuseppe ( Fifi’ ) Ailara. Vivono in una casa abbastanza grande, con molte stanze; il lavoro della terra comincia a rendere poco, la casa si presta e allora Clelia si trasforma e diventa “padrona di casa” di tanti forestieri e turisti che in lei e nella sua “Pensione Clelia” avevano scoperto un’accoglienza straordinaria, familiare e umana.

I primi cambiamenti all’edificio di via S. Bartolomeo, tramite una parziale trasformazione, furono apportati nel 1955, quando ero ancora ragazzino; l’entrata viene spostata in via Magazzino, il “lastrico” viene ampliato a terrazzo per diventare ristorante ma la cucina era ancora giù, al pian terreno, tutte le pietanze già pronte ed i beveraggi erano mandati su nel terrazzo-ristorante per essere serviti ai tavoli, dentro ceste o panieri tirati su con una corda attraverso un cunicolo verticale tra cucina e ristorante ed in famiglia eravamo lì tutti ad aiutare con mia nonna Angelina, mio padre, mia mamma e mia zia Clelia che erano sempre impegnati in cucina.

La svolta ebbe luogo nel 1951 : fu inaugurato l’attuale edificio delle Scuole Elementari ed ebbe inizio ad Ustica anche la scuola media superiore, dietro iniziativa di alcuni genitori che vollero dare ai figli ulteriore istruzione, e per cui furono “ingaggiati” e pagati privatamente dei giovani insegnanti venuti da Palermo (ricordo bene il Prof. Torregrossa). Quindi, tutto cominciò con questi insegnanti, fra i primi ospiti della zia Clelia che debuttò, prima nell’isola nel business dell’accoglienza, affittando loro alcune stanze e successivamente con il servizio di pensione completa. Fra i primissimi clienti della Pensione Clelia ci fu un impiegato postale fiorentino, un bravo ragazzo che in estate, periodo in cui la famiglia Di Bartolo veniva a villeggiare ad Ustica, conobbe Mimmi che in seguito sposò. Persone famose come il pittore De Simone, il giornalista Biason ed altri preferivano l’ambiente sereno e familiare che la zia Clelia sapeva offrire. Fra i primi turisti-visitatori-residenti di Ustica ricordo il pittore Jachino, purtroppo recentemente scomparso, che dimorò alla Pensione Clelia cosi’ come il quotato pittore Giovanni Omiccioli di Roma per il quale lo zio Goffredo del Bar Centrale faceva arrivare da Palermo la Sambuca Romana servita con tre chicchi di caffè nell’inseparabile bicchiere che il pittore, seduto al bar, teneva sempre stretto fra le mani. I tre chicchi di caffè tostato ( 3 mosche ) rappresentavano per Omiccioli: natura, bellezza e libertà.

La zia Clelia era una persona straordinaria, donna di abilità, melliflua nel comunicare e con lo spirito dell’imprenditrice, in tempi quando in Italia la parola femminismo veniva pronunciata con timidezza, e il fatto più sorprendente era che sapeva organizzare e dirigere la sua attività commerciale sempre con il sorriso sulle labbra . La zia Clelia, un giorno venne a conoscenza, tramite il cognato Armando mio padre, impiegato al Comune, che nella successiva stagione estiva sarebbero cominciate le prime gite domenicali che avrebbero portato ad Ustica, anche se solo per mezza giornata, almeno 400 turisti. Allora quell’inverno, con grande fiuto e determinazione, Clelia organizza tutto per completare i lavori di ristrutturazione del terrazzo in tempo utile per rendere efficiente il ristorante.

Mi ricordo di una domenica in cui il mare era mosso e non si sapeva se il piroscafo fosse partito da Palermo. Quando attorno le 10:30 si ebbe la certezza che il piroscafo sarebbe arrivato regolarmente ( a quei tempi se il piroscafo non effettuava il viaggio, per qualsivoglia motivo, doveva recuperarlo o non venivano pagati!!) mia zia Clelia mi disse :” prestu Nuccio iamu a fari ‘a spisa e avvisa puru a to matri ca ‘u vapuri arriva ” . La cucina era’ già stata trasferita al piano elevato accanto al terrazzo-ristorante. Preparò insalatina all’usticese con capperi e cipolle, calamaretti fritti e pasta al forno all’usticese condita con uova sode e mortadella. Questo era il menu fisso per 650 lire. La pasta al forno era già pronta per 60 persone, ma all’ultimo momento dovettero prepararne di più usando il forno a legna, nel vecchio magazzino dirimpetto la Pensione, la cui gestione veniva affidata a mio nonno Fifi’. Servimmo 82 persone, con 82 complimenti per il cibo, in un ristorante con non molti tavoli, con i clienti che aspettavano in coda, e due piccole cucine a gas con due fornelli ciascuno . Un record !

La zia Clelia Ailara, con la sua azienda, diede lavoro a diverse famiglie ed e’ ricordata da tutti non solo per essere stata un pioniere ad Ustica nella categoria delle attività commerciali rivolte al turismo ma per il marchio di eccellente qualità che impresse nel suo lavoro e soprattutto per la sua bontà, altruismo e cordialità che esternava naturalmente a tutti.

Il figlio Vito recentemente ha trasformato la Pensione, con altri cambiamenti drastici, in un hotel a tre stelle battezzato “Hotel Clelia” che ora viene gestito con successo dai suoi figli Tonino, Fabio e Clelia Ailara, quest’ultima illustre cittadina di Ustica in quanto e’, fino ad ora, l’unico usticese che nello sport attivo e’ riuscito a vestire la maglia azzurra della Nazionale italiana ai Campionati Europei ed essere stata presente anche alle Olimpiadi del 2000 in Australia nella squadra Italiana di Softball con cui giocò come ricevitrice. Quindi la tradizione con i nomi “esoterici” continua…..

Agostino Caserta

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COMMENTO:

Dalla California Marlene Manfrè Robershaw

That was a real good history of the Clelia Hotel and the Ailari family. Thanks so much for the informative information of some of the valuable History of Ustica.

Marlene

Una risposta

  1. From Marlene Manfre Robershaw
    To: “Agostino Caserta”
    That was a real good history of the Clelia Hotel and the Ailari family. Thanks so much for the informative information of some of the valuable History of Ustica.
    Marlene

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