Ustica sape

Lontani dal mondo, nel blu di Ustica

L’isola a un’ora e mezza di aliscafo da Palermo vi sorprenderà: fondali incontaminati, riserve naturali di mare e di terra, parchi archeologici. E prodotti unici per ricette originali. Seguici anche su Facebook

di MARTINA LIVERANI

Ustica è un’isola per chi vuole oziare, allontanarsi da tutto, camminare, mangiar bene, vivere il mare. E guardare le stelle. Specialmente in agosto, quando sfrecciano nella notte di San Lorenzo, e qua in mezzo al mare — dove l’illuminazione artificiale è volutamente discreta e l’aria è pura — si riescono a vedere, meglio che altrove, milioni di stelle che baluginano. Essere a un’ora e mezza di aliscafo da Palermo ( 36 miglia, per la precisione) significa starsene davvero in un universo a sé, con tutto ciò che ne deriva: dalle antiche storie di confino all’isolamento alimentare che, come conseguenza, ha dato vita a una originale e vivace cucina locale, dalla strenua difesa delle tradizioni alla lungimiranza di iniziare — prima di altri — a tutelare un territorio che oggi è realmente incontaminato.

Ustica è un’isola poco frequentata, non ancora presa d’assalto dal turismo di massa, saldamente in mano ai suoi abitanti ( meno di un migliaio) che sono ospiti accoglienti, abili raccontatori di storie e ottimi interpreti di quella peculiarità, tutta isolana, di vivere a ritmo del mare. “Ci pensa il mare a perdonare i nostri inverni”, si legge sulla facciata di un edificio della piazzetta principale, e basta trascorrere qualche giorno per le vie del paese per capire che — tra i tanti modi di scandire il tempo a Ustica — quello più bello è parlare con gli usticesi e conoscere le loro storie: i giovani che sono rimasti o tornati da esperienze all’estero e stanno dando vita ad attività nuove con energie fresche e tanta passione per l’isola, o gli anziani che mai se ne sono andati e ancora presidiano mestieri antichi, ricette tradizionali o vecchissime usanze, e non vedono l’ora di poterle raccontare. A Ustica l’attenzione all’ambiente e alla tutela del paesaggio è tale che nei suoi appena 8,65 chilometri quadrati di superficie e 14.000 metri di linea di costa, ci sono ben due riserve naturali: una marina e una terrestre. E così, mentre i fondali usticesi rappresentano un ecosistema marino di rifugio e ripopolamento di numerose specie acquatiche, la parte emersa dell’isola è per gli esseri umani un luogo dove mettersi al riparo dal caos, ritrovare i colori del cielo e del mare, riconciliarsi con la natura e il tempo, e un po’ anche con sé stessi.

La gastronomia: autarchia in cucina
L’isolamento aguzza l’ingegno, specie in cucina, dove il bisogno di arrangiarsi con ciò che si ha porta alla rielaborazione delle ricette in versione autarchica. Per esempio, c’è la pizza usticese, che altro non è che una variante isolana del palermitano sfincione. E c’è la vastedda usticese, una pagnotta farcita di alalonga, pomodoro e scalogno. Naturalmente le lenticchie diventano l’ingrediente principale di una originale caponata, o di zuppe e insalate estive. C’è poi il parapandolo: un gamberetto tipico dell’isola, dal sapore dolce e dal colore rosso con accenni di blu. Nelle cucine dei ristoranti isolani si alternano nonne esperte e giovani mani creative, mosse dallo stesso obiettivo: valorizzare al meglio i prodotti locali.
Da provare: pizza usticese (con salsa di pomodoro e aglio). Vastedda usticese, farcita di alalonga e pomodoro

L’isolamento: una storica prigione per dissidenti
Il fatto che l’isola di Ustica sia così lontana da tutto l’aveva trasformata in un ideale carcere all’aperto. Sono stati inviati a Ustica illustri confinati politici, antiborbonici, antimonarchici, anarchici e antifascisti. Il 7 dicembre 1926 arriva a Ustica Antonio Gramsci, e con lui anche Amadeo Bordiga, i fratelli Carlo e Nello Rosselli e molti altri. Fondarono una scuola di cultura (si insegnavano materie come fisica, filosofia, scienze politiche), crearono una mensa autogestita, una biblioteca. In breve tempo l’isola diventò un laboratorio politico e culturale e tutto questo fervore intellettuale ebbe influenze sugli usticesi che aprirono le loro case ai nuovi ospiti e si confrontarono con nuove idee e nuovi pensieri.
Gli esiliati:  Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga, Giuseppe Scalarini, i fratelli Carlo e Nello Rosselli.

Le immersioni: quindici percorsi per sub
Quella di Ustica è stata la prima Riserva marina d’Italia, istituita nel 1986. Oggi sono una decina i diving center sull’isola e ai sub sono dedicati quindici percorsi naturalistici tra cui anche due itinerari di archeologia subacquea. La limpidezza delle acque permette non solo di vedere in profondità ma anche di allungare la visione orizzontale e scandire colori che vanno dall’indaco al blu, dall’azzurro al verde. Si fanno incontri con tantissime specie marine: dalle tartarughe ai gamberetti rossi, dalle cernie ai barracuda. E poi coralli, spugne e gorgonie. Anche senza particolari attrezzature o brevetti, ci si può divertire parecchio con lo snorkeling a nuotare in mezzo ai pesci o facendo tuffi a Caletta Santoro o Cala Sidoti, per esempio.
Sotto la superficie: tra le specie marine visibili ci sono cernie, tartarughe, gamberetti rossi, barracuda

Il prodotto tipico: una lenticchia senza eguali
Che Ustica sia un’isola di campagna, con l’anima agricola, lo si capisce dai muretti a secco costruiti coi sassi nelle zone terrazzate e lo confermano la sua cucina e i prodotti tipici. Primo tra tutti, la lenticchia. Famosa anche per essere un presidio Slow Food, la lenticchia di Ustica fiorisce ad aprile e si raccoglie (a mano!) a maggio. Piccola, soda e saporita, è protagonista di numerose e originali ricette locali. Per esempio la signora Maria Cristina, una specie di guru della gastronomia e nume tutelare delle tradizioni, con le lenticchie prepara squisiti biscotti. Margherita Longoproduttrice di vino e di lenticchie, le cucina in insalata insieme a gamberetti, zucchine, mandorle e menta.
Le ricette: Biscotti di lenticchie; insalata di lenticchie con gamberetti, zucchine, mandorle e menta

Le passeggiate: sentieri sospesi sulle onde
Ustica profuma di lentisco, ginestra, assenzio e finocchio selvatico (con il quale Elsa Zanca al Kiki’s bar fa deliziose polpettine con capperi e cipolla in agrodolce), ma sono ben 500 le specie di piante presenti sull’isola. Camminare è un modo perfetto per scoprirle. Annalisa Patania è una giovane biologa marina, e dopo varie esperienze all’estero è rientrata a Ustica. Oggi accompagna i turisti in escursioni in mare e trekking terresti. Uno dei sentieri più spettacolari è quello del Mezzogiorno che costeggia tutta la parte sud per circa quattro chilometri fino al faro di Punta Gavazzi. In alternativa, “La strada del bosco” è un percorso in mezzo a grandi macchie mediterranee che si sviluppa all’interno della Riserva Naturale.
Il trekking: i percorsi principali dell’isola sono “Il Sentiero del Mezzogiorno” e “La Strada del Bosco”

L’archeologia: una storia millenaria
Il Museo archeologico ha sede in un complesso detto “Il fosso”, dove venivano tenuti i confinati politici antifascisti. Ospita una vasta serie di reperti, ritrovati durante gli scavi effettuati nel villaggio preistorico dei Faraglioni e nell’area archeologica della Falconiera, che testimoniano l’antica vita sull’isola. Il Museo archeologico di Ustica è un vero e proprio tesoro da scoprire e visitare: l’area archeologica usticese è così importante che Luciano Tranchina, nato a Ustica ed emigrato per laurearsi in Archeologia, è rientrato sull’isola per collaborare con il museo e occuparsi di catalogazione di reperti. Al museo si organizzano visite guidate e Archeo-tour dell’isola.
Gli scavi: importanti reperti sono stati trovati nel villaggio preistorico dei Faraglioni e nell’area della Falconiera

Fonte: La Repubblica

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