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Quanti ricordi… Il bagno a Cala Santa Maria e l’aggrapparsi alla “cima” della nave

COMMENTO:

Da Palermo Sergio Fisco

“Quanti ricordi….bagno alla Cala S. Maria……..”

E’ vero. Quanti ricordi in quella foto dei primi anni cinquanta. Chissà che non ci fossimo mia madre ed io bambino tra quei bagnanti sulla spiaggia sassosa di Cala S. Maria. Erano gli anni in cui imparai a nuotare aggrappandomi ad uno scoglietto vicinissimo alla riva – qualcuno forse se ne rammenta – lo chiamavano ‘u cicireddu’ che allora mi forniva un appiglio adeguato alle mie prime performaces natatorie. Con il salvagente di sughero saldamente e pesantemente stretto intorno al petto poi mi avvicinavo anch’io a quella cima di attracco della nave e cercavo di salirvi a cavalcioni o ad arrampicarmi per qualche metro aiutandomi disperatamente con le gambe come vedevo fare ai più grandi. Ricordo la ruvidezza della canapa ispida e indurita dal mare che agevolava la presa ma irritava i delicati inguini. Ricordo i tuffi che, in barba ad ogni attuale norma di sicurezza, si facevano dal bordo di poppa del piroscafo sotto gli occhi del vecchio Comandante Cannatella,  amico dei nostri nonni e genitori, che, pur scuotendo il capo, paternamente lasciava fare.

Quanti bei ricordi e non so se i bambini ed i ragazzi di oggi saprebbero apprezzare quei giochi e comprendere la ingenua voglia di vivere che caratterizzava i nostri sforzi di scalare la cima di attracco di un vecchio piroscafo o aggrapparsi al “cicirello” per imparare a nuotare. Pazienza.

Sergio Fisco

Quanti ricordi...

Una risposta

  1. “Quanti ricordi….bagno alla Cala S. Maria……..”

    E’ vero. Quanti ricordi in quella foto dei primi anni cinquanta. Chissà che non ci fossimo mia madre ed io bambino tra quei bagnanti sulla spiaggia sassosa di Cala S. Maria. Erano gli anni in cui imparai a nuotare aggrappandomi ad uno scoglietto vicinissimo alla riva – qualcuno forse se ne rammenta – lo chiamavano ‘u cicireddu’ che allora mi forniva un appiglio adeguato alle mie prime performaces natatorie. Con il salvagente di sughero saldamente e pesantemente stretto intorno al petto poi mi avvicinavo anch’io a quella cima di attracco della nave e cercavo di salirvi a cavalcioni o ad arrampicarmi per qualche metro aiutandomi disperatamente con le gambe come vedevo fare ai più grandi. Ricordo la ruvidezza della canapa ispida e indurita dal mare che agevolava la presa ma irritava i delicati inguini. Ricordo i tuffi che, in barba ad ogni attuale norma di sicurezza, si facevano dal bordo di poppa del piroscafo sotto gli occhi del vecchio Comandante Cannatella, amico dei nostri nonni e genitori, che, pur scuotendo il capo, paternamente lasciava fare.
    Quanti bei ricordi e non so se i bambini ed i ragazzi di oggi saprebbero apprezzare quei giochi e comprendere la ingenua voglia di vivere che caratterizzava i nostri sforzi di scalare la cima di attracco di un vecchio piroscafo o aggrapparsi al “cicirello” per imparare a nuotare. Pazienza.

    Sergio Fisco

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