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Alla ricerca della malattia che danneggia la pianta delle lenticchie


[ id=21666 w=320 h=240 float=left]Come qualcuno forse ricorderà stiamo facendo sul territorio di Ustica degli studi, e sperimentando delle pratiche, per le principali patologie diffuse sulla lenticchia. Ad oggi grazie ad un ente di ricerca regionale, si è scoperto che i patogeni più distruttivi per la coltura delle lenticchie, sono alcuni ceppi di funghi, che si sono evoluti per la lenticchia, i loro nomi sono: fusarium, aphonamyces, e botridis. La presenza di tali funghi, e i relativi danni, sono stati dovuti anche alla rotazione corta nell’avvicendarsi delle colture. Difatti i contadini che ci hanno preceduto, utilizzavano una rotazione lunga, tra i sette e i dieci anni, in modo che gli effetti letali dovuti a questi funghi, venivano dal tempo ridotti al minimo. Ora con l’aumentare della richiesta, diciamo che questi tempi non sono più rispettati. Volevo inoltre dirvi, che io non sono né uno studioso, né un laureato, quindi cercherò di spiegarvi come meglio posso il lavoro che stiamo effettuando. Cercherò ora di spiegarvi come agiscono questi funghi, e come stiamo cercando di intervenire.

Iniziamo dall’aphonamices. Tale fungo, forse tra i più distruttivi, agisce più che altro nella prima fase di crescita, ed è facile riconoscere la sua presenza, in quanto le piantine dopo 45 giorni che sono germinate, risultano ancora piccole e con le foglie gialle. E se provate a tirarne via una con tutta la radice, potrete notare che l’apparato radicale, è quello tipico di una piantina di appena cinque giorni di vita e di conseguenza poco sviluppato, non adatto a nutrire la pianta nel successivo stadio di crescita. Inoltre se provate a staccare dal terreno una pianta con tutta la radice, noterete, oltre alla limitata crescita della radice stessa, una differente colorazione, tra la parte alta e quella più bassa della radice. Mentre quella più alta, per capirci quella più vicina all’aria, risulta di colore bianco, quella più bassa risulta di colore giallo, come se fosse marcia. Di conseguenza la piantina non svilupperà.[ id=21668 w=320 h=240 float=right]

Nelle fasi successive di crescita delle piantine, per intenderci quando le piante arrivano alla fioritura, è un altro fungo che entra in gioco, cioè il fusarium, che anche quello che stiamo cercando di combattere. Questo fungo anch’esso agisce sull’apparato radicale della pianta, andandolo a strozzare, nel momento di maggior richiesta di nutrimento della pianta. Tutto ciò crea uno shock alla pianta, e di conseguenza inizia a morire più o meno lentamente, cosa certa non arriva a produzione. Grazie all’intervento di Vito Campanella e dell’ente che rappresenta, ed alla totale partecipazione di Valentina Pillitteri, sono stati istituiti dei campi sperimentali, in cui sono stati introdotti altre famiglie di funghi, che dovrebbero contrastare l’effetto dannoso del fusarium, tali funghi sono i seguenti: cilus, nicostop, e micosat. Non è facile al primo anno vedere l’effetto reale di queste famiglie di funghi, difatti come qualsiasi essere vivente, prima di tutto si deve ambientare al nuovo habitat, quindi sarà necessario del tempo. Un’altra prova è stata quella di impiantare una pianta, la brassica della famiglia dei broccoli, che con il suo effetto di un vero e proprio disinfettante, dovrebbe aver diminuito la presenza del fusarium nel terreno stesso, a giorni avremo l’esito del campione di terra analizzato. Tutte queste prove sono di natura biologica. Siccome siamo in una fase sperimentale, abbiamo lasciato un pezzo di terra, per la prova di un fungicida utilizzato per la concia dei cereali, a base di cloro, per intenderci il cloro viene utilizzato nelle piscine per disinfettarne l’acqua, ed anche nell’acqua proveniente dal dissalatore e presente. Comunque il principio attivo dura 30 giorni, e non è sistemico, cioè non viene trasportato sul frutto. Dagli esami effettuati sulle piante di lenticchia trattate con questo prodotto, sembra che l’azione nociva del fusarium non sia presente. Incrociamo le dita.[ id=21667 w=320 h=240 float=left]

Per chi ne volesse sapere di più so, che dopo questo lavoro effettuato da privati, grazie anche all’intervento di enti pubblici, si terra il 7 Aprile ad Ustica un convegno in cui si parlerà delle patologie sulle lenticchie, organizzato dal comune. Ci sarà anche Vito Campanella che illustrerà il lavoro fatto finora, con foto e tabelle per meglio rendere l’idea.

Mi auguro di essermi spiegato bene, chi ne sa più di me potrà benissimo correggermi, non mi offendo, alla fine io non ho studiato ho solamente capito. Mi dispiace solamente che l’altra “patologia”, che mi stà particolarmente a cuore, cioè i conigli, non è stata ancora affrontata. Se non si capisce che i problemi vanno affrontati, invece di tacerli, allora si ha bisogno di rivolgersi ad altri interlocutori. A BUON INTENDITOR POCHE PAROLE

Pasquale Palmisano

 

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