Ustica sape

Riceviamo e pubblichiamo – Destinazioni insolite: 6 cose da fare a Ustica a Natale


di Manuela Laiacona

Per un Natale fuori dall’ordinario c’è una piccola isola pronta ad accogliervi, dove ritrovare anche quel senso della comunità, dell’unione che questo periodo ricorda puntualmente a ciascuno di coltivare o rinsaldare. Ustica è la meta unconventional per un’immersione nel Mediterraneo invernale tra scenari inediti dal punto di vista paesaggistico e gustativo. L’OSPITALITÀ USTICESE È SORPRENDENTE E L’OSPITE CHE HA RAGGIUNTO L’ISOLA DIVENTA SACRO. C’è da mettere in conto la possibilità di non riuscire a raggiungerla o di rimanervi bloccati per condizioni di mare avverse, imprevisto che aggiunge ancora più fascino all’esperienza rendendola unica e non affatto scontata. Non c’è la vitalità dei mesi estivi. La quasi totalità dei locali e dei ristoranti sono chiusi. Rimangono operativi solo i bar. Di sicuro è la meta per chi cerca relax e contatto con la natura. L’indole ospitale degli usticesi però rischia di travolgere il visitatore. Non è raro ritrovarsi in casa di qualche abitante dell’isola, seduti a tavola a condividere le pietanze della tradizione, immersi totalmente nel clima familiare usticese. Il forestiero per i 600 paesani (a questo numero si riduce la popolazione passato settembre) è l’ospite d’onore da coccolare, a maggior ragione se ha avuto il coraggio di approdare nella loro terra totalmente fuori stagione. Ecco allora 6 cose da non perdere sotto Natale del fazzoletto di 8,24 chilometri quadrati ad un’ora e mezza di aliscafo da Palermo.

Sperimentare la novena con i dolci di casa. Conviene giungere sull’isola pochi giorni prima del 25 dicembre. Ma anche a ridosso dei giorni di Natale si potrà apprezzare in pieno la magia di queste feste con l’antica tradizione della novena natalizia. Nove giorni prima della nascita di Gesù Bambino, gli usticesi si alzano all’aurora e in corteo, accompagnati dal suono della chitarra, percorrono i vicoli del paese cantando le canzoni del Natale. Rituale molto sentito, partecipato da anziani e giovani, che ricrea un’atmosfera da libro delle fiabe, che scalda il cuore mentre la notte cede il passo al sole. A conclusione della nenia è usanza riunirsi in casa di una famiglia che apre le porte per offrire ai cantori e al loro seguito una colazione ristoratrice con latte caldo, caffè, torte e biscotti fatti in casa.

Godere della vista dell’albero in piazza e il presepe nella cripta. La chiesa madre di Ustica di San Ferdinando Re che domina sul corso principale, è il fulcro ricreativo delle feste natalizie. Il palcoscenico principale delle attività organizzate per la comunità e per i piccoli. Recite, da non perdere quella dei bambini, e incontri ludici sono sipari di vita quotidiana a cui si può assistere per conoscere a fondo lo spirito dell’Isola. Sulla piazza antistante si erge il grande albero di Natale. Merita la visita il presepe allestito nella cripta, gioiello architettonico costruito tra fine Settecento e inizi Ottocento con l’altare, le volte e gli affreschi.

Assaggiare le cassatedde e lo spicchiteddo. Le cassatedde usticesi sono il simbolo gastronomico del Natale. Tutte le case profumano di questo dolce nel periodo che anticipa la festa. La preparazione coinvolge tutti i componenti della famiglia e il vicinato. Le detentrici di questo sapere sono le anziane. Il dolce è fatto di pasta frolla impastato con un infuso di agrumi. La farcitura comprende uva passa, buccia di agrumi, frutta essiccata, cioccolato e fichi. Si possono acquistare nel punto vendita – laboratorio di Maria Cristina, indefessa sostenitrice della memoria gastronomica usticese. Un’altra specialità sono le nataline con farina di lenticchie e lo spicchiteddo, altro dolcetto caratteristico di questo periodo preparato con vin cotto, un pizzico di pepe e mandorla.

Celebrare la lenticchia e la fava di Ustica. Ustica ha la sua perla. Un ecotipo piccolissimo di lenticchia, che vanta il primato tra quelle italiane per qualità organolettiche e dimensione, coltivato sul versante settentrionale, nutrito da terra vulcanica e dal vento di tramontana. A preservarla sono alcune famiglie dell’isola. La lavorazione è totalmente artigianale. Testimonianza di un pezzo di memoria, dell’identità di una comunità, valorizzata anche come presidio Slow Food. La regina della tavola natalizia, insieme al pescato e agli ortaggi isolani, poiché gran parte degli usticesi tiene a curare il proprio orto, nonostante la condizione estrema dell’isola per la vita caratterizzata dalla mancanza totale di falde di acqua dolce. La tradizione esige la zuppa, con i giri e misto di verdure del periodo invernale. Altro tesoro strappato all’estinzione è la fava, riconosciuta anche’ssa da Slow Food come presidio, ancora monumento di un’agricoltura ancestrale frutto del lavoro dei campi con l’aratro trainato dagli asini e la raccolta fatta a mano. Un posto tra il ricco carosello gastronomico del Natale è destinato al macco di fave, insaporito con il finocchietto spontaneo di Ustica, un concentrato dell’aromaticità del Mediterraneo, o con la bieta selvatica.

Visitare il Museo Archeologico e le strade del borgo. Passeggiando per Ustica si avverte ben chiara la voce della sua storia. Dai vicoli fino alle aree fuori l’agglomerato, alle campagne e ai promontori, per i sentieri che portano al villaggio preistorico dei Faraglioni e alla necropoli della Culunnedda, in un percorso ideale a cerchi concentrici, si dipana una linea del tempo che riporta indietro all’Età del Bronzo. Nel centro storico il Museo Archeologico, ben allestito e ricchissimo di reperti, raccoglie l’immenso patrimonio rinvenuto, tra cui testimonianze della vita in epoca ellennistica e romana. Si traccia un quadro di un’umanità che ha trovato sull’Isola il modo di sopravvivere, di fare i conti con questo ambiente naturalistico, di cui l’agricoltura ne è il segno più tangibile. Ustica è stato covo dei corsari e terra di coloni che qui hanno sviluppato in epoca borbonica, il cui passaggio svetta attraverso le Torri Santa Maria e dello Spalmatore, il loro sistema di sussistenza. Ma è stato anche luogo di confino, ha ospitato celebri dissidenti antifascisti, militari e criminali. Antonio Gramsci proprio durante l’esilio durato 44 giorni attuò qui l’idea rivoluzionaria di una scuola in cui tutti potessero imparare senza un corpo docenti, esperienza rimasta come traccia indelebile nella memoria della collettività usticese e che ne nutre tutt’ora l’orgoglio e il senso di appartenenza.

Seguire i cammini dell’Isola. Esplorare Ustica in lungo e in largo consente di ammirare la sua conformazione vulcanica e la vasta biodiversità che conserva e che le vale la tutela come Riserva Naturale Terrestre. Tra i sentieri consigliati quello del Bosco, anticamente percorso dai carbonari prima del ripopolamento sotto i Borboni e ripristinato dagli stessi. SI sviluppa lungo una folta macchia mediterranea che conduce alla Culinnedda, all’ex Semaforo e si apre sulla Piana di Tramontana fino alla sella delle colline Guardia Grande e Guardia del Turco e le cave delle Grotte del Papillo. Panoramico anche il sentiero di Mezzogiorno che dalla Torre di Santa Maria prosegue per vecchie mulattiere, muretti a secco, rocce laviche e osservatori mozzafiato a Cala San Paolo, su Punta dell’Arco e Grotta delle Barche, fino all’Azzuffa e Punta Gavazzi.

Fonte: Agrodolce

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