Ustica sape

Riso A..Mario Contatti non richiesti


 

bikini3° giorno. Abbondante prima colazione in albergo e via di corsa in spiaggia per il sospirato esordio balneare. L’arenile  via via si riempie di presenze, alcune mozzafiato come le ragazzine che sculettanti continuamente mi passano davanti. Mi chiedo come fanno a chiamare <costume da bagno> quei ridotti pezzi di stoffa che si mettono addosso. Mmah! Sono io che sono “antico”? può darsi!  Disteso sul telo mare rigorosamente con stampa a paesaggio hawaiano con palme  prendo il primo sole girandomi e rigirandomi in fronte-retro ovviamente a ritmi ben sincronizzati onde rendere uniforme il “trofeo” per eccellenza delle vacanze al mare da esibire al rientro in città, l’abbronzatura. Raggiunto il punto giusto di “cottura” decido di fiondarmi in acqua alla ricerca della giusta compensazione corporea; convinto di poter replicare ancora alla mia età un salto praticato con successo in gioventù prendo la rincorsa per tuffarmi “di testa” ma, ahimè, l’agilità non è più quella di un tempo e quindi  la conseguenza non può che essere una goffa e rumorosa “panzata” che provoca l’ilarità dei vicini oltre che abbondanti schizzi d’acqua marina che, giusto giusto, vanno a finire sui capelli di una signora non più giovane che a momenti mi chiede i danni arrecati alla sua capigliatura sistemata il giorno prima dal suo parrucchiere. Dico io, se non vuoi fare correre rischi alla tua “testa”, ma perché vieni al mare ?, stattene in riva o in casa o scegli  la montagna o al limite mettiti una cuffia, no ?. Nel frattempo noto fra i vicini di ombrellone una insolita agitazione: improvvisamente scatta un’allarme; il panico  si diffonde tra i bagnanti: viene segnalata la presenza di due meduse in quel tratto di mare.medusa Chiedo a un ragazzino munito di maschera da sub e retino con lodevoli intenti di bonifica com’è la situazione; il giovane volontario s’immerge, emerge dopo alcuni secondi e con voce trionfante mi dice: <signore, tranquillo, può fare il bagno, non ce ne sono!>. Fiducioso “mi calo”. Non l’avessi mai fatto!  Altro che “non ce ne sono!” : due meduse evidentemente non viste proditoriamente prendono col sottoscritto contatti assolutamente non richiesti provocando la mia immediata e precipitosa uscita dal mare costretto a tale fuga da dolorosi bruciori e fastidiosi arrossamenti in varie parti del corpo. Con lo sguardo cerco quel ragazzino; il piccolo e distratto cacciatore nel frattempo prudentemente era sparito mimetizzandosi tra la folla di bagnanti: l’avissi ammazzatu!  Da quel momento inizia una commovente catena di solidarietà dei vicini di spiaggia che per alleviarmi le evidenti sofferenze si prodigano nei miei confronti nelle più  svariate proposte di pronto soccorso, alcune rigorosamente mediche, altre tradizionalmente empiriche come quella di  un anziano barcaiolo che, forte dei suoi capelli bianchi, mi consiglia l’antico e, a suo dire, infallibile rimedio di fare la pipì e di passarla nelle parti del corpo offese, aggiungendo che in caso “non mi veniva” era disponibile a fornirmi la sua “produzione” in quanto, soffrendo di infiammazione alla prostata, la faceva ogni cinque minuti. Generoso il suggerimento ma chiaramente non ricevibile in tutta la sua oscenità e pur sapendo di mentire, unicamente per rispetto alla sua veneranda età, con tutta calma gli dico: “no, no, grazie…guardi…le assicuro…non sento più niente…è incredibile…è tutto passato… tutto passato…grazie, grazie lo stesso”. Ma ti dico io !!!  E mi è rimasta pure la psicosi. Al mattino seguente prima di calarmi in acqua chiedo al bagnino se c’è pericolo. Mi risponde piuttosto infastidito: “Dottore, capisco  che l’è rimasto lo shock di ieri ma temere un attacco di meduse pure nella piscina dell’albergo onestamente mi sembra “‘na ‘nticchia esagerato.” …

Mario Oddo (“scrittore” per caso)
(continua … a domani.)

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