

COMMENTO
Da Palermo Sergio Fisco
La “gentile richiesta” l’ho fatta io a Pietro e potrà sembrare una richiesta strana ma, come tutti sanno, i vecchietti sentono un particolare richiamo verso i dolci cui riconoscono una delle pochissime ultime note gioiose della loro vita a tutto discapito di minacciosi valori glicemici. Ma non è di certo per farmi venire l’acquolina in bocca e far alzare quei valori che ho chiesto di vedere pubblicata una bellissima immagine dei “gigi”. Per me questo dolce rappresenta un ricordo sentimentalmente vivo: le preparava mia nonna, Usticese d.o.c., quando ero bambino; ricordo ancora il sapore dolce con il lieve sentore aspro del vinocotto di mosto di quei pezzi di Paradiso che ricoprivano in ordine sparso le “guantiere”; ricordo la gioia di addentare quel delizioso misto di croccantezza e di dolcezza la cui trama densa restava attaccata ai denti.
E’ anche un altro, però, il motivo che mi ha indotto a fare la “gentile richiesta” ed è un motivo legato ad un’altra persona: quei “gigi”, quelli della fotografia, li aveva preparati, artefice impareggiabile, la nostra indimenticata Pina, dolcissima sposa di Pietro, la cui abilità ho tentato molte volte di imitare preparando io personalmente quel dolce. Ebbene sì, possiedo la ricetta che Pina sapeva trasformare in quella meraviglia, la possiedo e ogni tanto la traduco in una inattendibile attuazione carente anche di quello straordinario vino cotto di mosto di cui si sono perse le tracce sostituito indegnamente da quello di fichi. Non mi azzardo a definire i risultati che ottengo, non ne vale la pena, forse si avvicinano all’originale ma, soprattutto mi riportano alla memoria la mia antica fanciullezza, mia nonna Rosa, la dolcissima Pina che ho conosciuto tenera ragazzina e Ustica di cui i “gigi” sono una delle memorie più autentiche e antiche, sicuramente una delle più dolci.















Una risposta
UN SOGNO!!!!!! Gustosissimo!!! Sarebbe bello avere la ricetta antica usticese 🙂 Roberta Messina