Il recente accordo stipulato tra Italia e Malta per il potenziamento, la tutela ed il rilancio delle aree marine protette della Sicilia e dello Stato insulare maltese va giudicato come una possibile e grande occasione per mettere finalmente la riserva di Ustica al centro di un processo di verifica della sua organizzazione territoriale, del suo significato in termini di contributo scientifico, dell’apporto economico alla comunità che la ospita.
E’ un po’ sotto gli occhi di tutti come l’avvio di processi organizzativi e finanziari finalizzati al raggiungimento di quegli obiettivi non può che sollecitare tutte le istituzioni responsabili della gestione delle AMP della Sicilia ed è opportuno fissare l’attenzione su quella di Ustica perché la materia rientra finalmente nel programma di questa nuova Amministrazione comunale e perché è la nostra ed è quella da cui traiamo i vantaggi e gli svantaggi ad essa collegati.
I vantaggi sono evidenti; riguardano in prima battuta l’apporto economico fornito all’isola dalla grande massa di turisti che affollano i numerosi divings e, di conseguenza, gli alberghi dell’isola e gran parte delle case private in paese ed in campagna. E’ un grande motore che alimenta fortemente anche altri settori dell’economia locale quali la ristorazione, il commercio e i trasporti privati.
Di contro vi sono altri aspetti che meritano di essere posti in evidenza anche se di approccio meno immediatamente sensibile per l’opinione pubblica e, pertanto, di minore o ridotto interesse per chi abbia la responsabilità di gestire le principali finalità che le riserve marine hanno alla base della loro costituzione ma che l’accordo di cui sopra si propone di tutelare e propugnare .
Non mi permetto di affrontare il tema della qualità e quantità di ricerca scientifica operata in collegamento con la riserva marina di Ustica per la mia ignoranza sul tema o per la carente informazione sull’argomento ma spero vivamente che dietro la mia ignoranza di dati e di notizie ci siano, agli atti, i risultati di numerose attività didattico-scientifiche che diano ragione a chi la riserva tanti anni fa con tanta passione volle e ottenne.
Mi preme, però, da utente interessato, considerare un aspetto poco scientifico ma riconducibile direttamente a quello della fruizione turistica in generale dell’isola e della riserva in particolare. La contrada dello Spalmatore, considerata molto tempo fa dall’insigne Ecologo Prof. Silvano Riggio una collocazione poco idonea a zona di riserva marina integrale per via della propria struttura eccessivamente piatta e bassa, dallo stesso scienziato e per la stessa ragione fu giudicata a vocazione prettamente balneare. Ciò noi vecchi o anziani fruitori dello Spalmatore lo ricordiamo bene per aver goduto un tempo e con grande piacere di quel mare stupendo. Bene. Tutti sappiamo sui 15 km di costa usticese quanti siano i punti di accesso alla balneazione che non pongano a rischio le articolazioni dei bagnanti o siano utilizzabili esclusivamente da persone la cui tenuta muscolare e tendinea sia ancora in grado di ascendere ripide scale o insormontabili gradoni di roccia.
Se, come ha affermato il Prof. Riggio, la dislocazione della zona integrale della riserva, e qui potrebbe essere d’ausilio l’applicazione dell’accordo Malta-Italia già citato, potesse coinvolgere una parte della costa usticese più idonea dal punto di vista scientifico e naturalistico, si otterrebbe il risultato di liberare il litorale dello Spalmatore dal vincolo riservistico così rendendolo la più naturale risorsa per una balneazione agevole e di grande pregio per tutte le tipologie fisiche dei turisti e della popolazione locale.
Ma non è tutto. La fruizione balneare ed il conseguente rilancio turistico della zona potrebbe portare al miglioramento se non alla cancellazione di problemi di cui altre volte ho descritto la pericolosità e le brutture; luoghi regolarmente dedicati alla balneazione a tutti noti – anche alle Istituzioni preposte alla loro manutenzione – ma che da molti anni,– come alla Cala Santoro o alla banchina della Torre – propongono accessi al mare o sedicenti solarium che costituiscono grave pericolo e nocumento per i bagnanti. Per non parlare dell’eco-mostro alla Cala Santoro in piena AMP, di quella costruzione inutile, brutta e fatiscente nata dalla riserva con finalità mai perseguite o raggiunte che ancora oggi, piuttosto che essere abbattuta o resa conforme a quelle finalità fa impunemente bella mostra di sé nella indifferente tolleranza di tutti.
Chiudo scusandomi per l’impudenza di rilevare situazioni e cose certamente ben note a quanti ne hanno la responsabilità gestionale e sulle quali hanno di certo avviato ogni possibile atto di definizione ma non riesco a sottrarmi al dovere di manifestare le mie idee su di esse ed alla speranza che qualcuno possa condividerle.
Sergio Fisco