Ustica sape

Riceviamo e Pubblichiamo – Non sono il profitto della corruzione”, dissequestrati e restituiti ai Morace beni per oltre 10 milioni


La decisione della sezione Misure di prevenzione dopo il blocco di immobili, disponibilità finanziarie e azioni della Liberty Lines nell’ambito dell’inchiesta “Mare Monstrum” del 2017. “La Regione non li favorì perché in nessun contratto con altre compagnie di navigazione era previsto il recupero di parte delle compensazioni per corse non effettuate”

Sandra Figliuolo
PalermoToday

Non sarebbero il provento di alcun accordo corruttivo: beni per oltre 10 milioni di euro tornano quindi agli armatori Vittorio ed Ettore Morace. Lo ha deciso la sezione Misure di prevenzione del tribunale, che ha accolto le tesi degli avvocati Sergio Monaco, Alfonso Furgiuele (del Foro di Napoli), Giovanni Di Benedetto, Lorenzo Contrada e Fabrizio Biondo. Il patrimonio, composto da disponibilità finanziarie, azioni della Liberty Lines, ma anche fabbricati, terreni e una macchina, era stato bloccato nell’ambito dell’inchiesta “Mare Monstrum” di maggio del 2017.

Secondo la Procura, i Morace avrebbero ottenuto dalla Regione, in particolare dall’allora dirigente dell’assessorato regionale ai Trasporti, Salvatrice Severino, un bando su misura per potersi aggiudicare il servizio di trasporto marittimo. Per l’accusa, gli armatori avrebbero intascato 10 milioni e 108.444,65 euro a titolo di compensazioni per corse mai effettuate per cause di forza maggiore (come le avverse condizioni meteo marine) e questo sarebbe stato possibile perché la dirigente – in cambio di regali e anche dell’assunzione della figlia nella compagnia di navigazione – non avrebbe previsto nel contratto uno specifico meccanismo di recupero della parte delle somme relative a costi mai sostenuti (come il carburante, il lubrificante e gli scali). La difesa, però, è riuscita a dimostrare che intorno al 2008 in nessun contratto stipulato dalla Regione e dal ministero dei Trasporti con altre compagnie marittime (Snav, Traghetti delle Isole ecc.) sarebbe stato previsto un simile meccanismo.

Per questo il collegio presieduto da Raffaele Malizia (e composto anche da Ettorina Contino e Vincenzo Liotta) ha respinto tutte le richieste del pubblico ministero, compresa quella di applicare una misura di sorveglianza personale. Ettore Morace è stato giudicato incapace di partecipare coscientemente al procedimento e i giudici si sono quindi concentrati sulla misura patrimoniale, legata alla confisca dei beni. Che hanno rigettato.

Nel provvedimento di dissequestro, il tribunale spiega che il provento illecito ricavato dalla condotta corruttiva di Morace nei confronti di Severino “in sede di sequestro è stato determinato nella misura di 10 milioni 108.444,65 euro corrispondente al totale delle compensazioni erogate per prestazioni di trasporto marittimo mai rese per causa di forza maggiore (tra le quali in primis le condizioni meteo marine avverse) e non recuperate, non essendo stata contrattualmente prevista alcuna forma di decurtazione della compensazione con riferimento ai costi di fatto non sostenuti, come quelli per il carburante, il lubrificante e gli scali; da ciò sarebbe derivato in favore della Ustica Lines (diventata poi Liberty Lines, ndr) l’indebito vantaggio economico corrispondente alle somme corrisposte a titolo di compensazione per le corse omesse e non recuperate, quantificato per l’intero quinquennio nella complessiva cifra di 10 milioni 108.444,65 euro”.

La difesa ha però sostenuto che in altri contratti relativi al trasporto marittimo stipulati con altri soggetti nello stesso periodo – intorno al 2008 – non era stato previsto nessun meccanismo di recupero delle compensazioni per le corse non effettuate a causa di forza maggiore. Il consulente Domenico Posca ha esaminato a questo scopo numerosi contratti stipulati tra la Regione e diverse compagnie di navigazione senza trovarne traccia.

Ed è proprio questo elemento – scrivono i giudici – che non consente di affermare che “Severino, nell’esercizio della sua discrezionalità, abbia omesso volutamente di prevedere meccanismi di recupero delle compensazioni per le corse omesse, perché a ciò indotta dall’intento di avvantaggiare il corruttore Morace, e non si sia piuttosto mossa nel solco di una prassi pur illegittima e censurabile, ma a quel tempo seguita nella sostanziale totalità dei casi analoghi”.

Conclude il tribunale: “Ne consegue che nel caso di specie difettano elementi idonei ad individuare nella omessa previsione di meccanismi contrattuali atti ad escludere l’erogazione delle compensazioni per le prestazioni non rese a causa di forza maggiore la causa della condotta corruttiva posta in essere da Morace nei confronti di Severino e, quindi, l’atto contrario ai doveri d’ufficio da costei promesso al Morace in cambio delle utilità ricevute. Pertanto, non può ritenersi accertato che il Morace, attraverso la condotta corruttiva anzidetta, abbia conseguito un profitto illecito in misura corrispondente all’ammontare complessivo delle compensazioni relative alle corse omesse per cause di forza maggiore, e quindi pari alla somma di 10 milioni 108.444,65 euro”.

Tornano così ai Morace disponibilità finanziarie per 2 milioni 345.100,37 euro, azioni della Liberty Lines per 5 milioni 490.601,55 euro e altre (di Ettore Morace) per 175.403,40 euro, il saldo attivo del conto della Liberty Lines per 526.270,25, un fabbricato di via Serraino Vulpitta a Trapani della Liberty Lines (composto da 38 vani), acquistato a dicembre 2010 per 950 mila euro, altri fabbricati dell’azienda in via Orlandini e Serraino Vulpitta, sempre a Trapani, dal valore di 940 mila euro, terreni della società in contrada Creta-Formazzo (zona Asi) a Trapani dal valore di 62.105 euro e una Opel dell’azienda dal valore di 21 mila euro.

Fonte: PalermoTaday

Dall’Avv. Francesco Menallo riceviamo e pubblichiamo


Il patto di collaborazione è lo strumento con cui il comune ed i cittadini attivi concordano tutto ciò che è necessario ai fini della realizzazione degli interventi di cura, rigenerazione e gestione dei beni comuni in forma condivisa

Cosa sono e come funzionano i patti per la cura dei beni comuni

Prosegue la riflessione sul diritto dell ‘ amministrazione condivisa

I patti di collaborazione sono il cuore del Regolamento, lo strumento giuridico che trasforma le capacità  nascoste degli abitanti di una città  in interventi di cura dei beni comuni che migliorano la vita loro e di tutti gli altri abitanti.
Come s’è già  visto, il percorso per arrivare concretamente a prendersi cura dei beni comuni si articola in tre passaggi ineludibili, dall’art. 118 ultimo comma della Costituzione al Regolamento e infine ai patti di collaborazione, in una scala che va dal massimo di generalità  al massimo di specificità , dal massimo di astrattezza al massimo di concretezza.
Ognuno di questi snodi è indispensabile e l’uno rinvia necessariamente all’altro, in una circolarità  di relazioni che a sua volta è una delle caratteristiche principali della sussidiarietà .

Niente patti senza Regolamento

Senza il Regolamento infatti il principio di sussidiarietà  avrebbe continuato ad essere inapplicato, come era successo dal 2001 al 2014, ma a sua volta il Regolamento è legittimato dall’essere fondato sulla Costituzione.
Senza i patti il Regolamento sarebbe inefficace, ma i patti senza il Regolamento sono per cosìdire ” vulnerabili ” e quindi di difficile attuazione perchà© manca loro quella infrastruttura di principi e regole contenuta nel Regolamento che li protegge e li rende operativi. Per questo motivo, quando ci viene chiesto un parere, scoraggiamo la stipulazione di patti in comuni dove non è ancora stato adottato il Regolamento, perchà© abbiamo constatato che poi la loro attuazione incontra molte difficoltà  riguardanti per esempio il riparto delle responsabilità , le assicurazioni, le verifiche, etc.

Il patto è uno strumento

Riprendiamo dunque il filo della precedente riflessione riguardante i primi quattro articoli del Regolamento (finalità , definizioni, principi, cittadini attivi) e anche in questo caso prendiamo come testo di riferimento la bozza del Regolamento per Roma alla cui redazione Labsus ha partecipato nell’ambito di un gruppo di lavoro interassessorile costituito dalla Giunta nella primavera 2015, perchà© tiene conto sia delle modifiche introdotte dai comuni che hanno finora adottato il Regolamento, sia delle osservazioni che sono state formulate nel corso dei circa cento incontri pubblici cui Labsus ha partecipato in tutta Italia dal marzo 2014 al gennaio 2016.
Il primo comma dell’art. 5 del Regolamento definisce la natura e il ruolo del patto di collaborazione, definito ” lo strumento con cui il Comune ed i cittadini attivi concordano tutto ciò che è necessario ai fini della realizzazione degli interventi di cura, rigenerazione e gestione dei beni comuni in forma condivisa ” .
Il patto, come il Regolamento,non è appunto niente altro che uno strumento per liberare energie, valorizzare capacità , rimettere in moto situazioni bloccate. Vale dunque anche per i patti quel modo di dire inglese, secondo il quale la prova della bontà  del budino si fa assaggiandolo. Mettiamoli alla prova, i patti di collaborazione, vediamo come funzionano, che problemi emergono e poi eventualmente introduciamo delle modifiche basate sull’esperienza, secondo il motto Operare conoscendo.

Concordano tutto ciò che è necessario

Per quanto riguarda i contenuti la formula dell’art. 5 è molto ampia. Comune e cittadini ” concordano tutto ciò che è necessario ai fini della realizzazione degli interventi di cura… ” .
Concordano è un verbo che fa subito capire cosa vuol dire concretamente l’art. 1, comma 3 del Regolamento quando afferma che la collaborazione tra cittadini e amministrazione ” si estrinseca attraverso l’adozione di atti amministrativi di natura non autoritativa ” dando vita all’amministrazione condivisa. Vuol dire, in sostanza, che i patti di collaborazione (non a caso chiamati appunto ” patti ” ) sono atti disciplinati dal diritto privato come i contratti, non di diritto amministrativo come gli accordidi cui all’art. 11 della legge n. 241/1990, che sono invece manifestazione del potere discrezionale della pubblica amministrazione.
Dal punto di vista formale la scelta di equiparare i patti di collaborazione ai contratti di diritto privato si fonda sull’art. 1, comma 1 bis, della legge n. 241/1990 (modificata ed integrata dalla legge n. 80/2005) che dispone che ” La pubblica amministrazione, nell’adozione di atti di natura non autoritativa, agisce secondo le norme di diritto privato salvo che la legge disponga diversamente ” .
Dal punto di vista sostanziale invece la scelta di definire i patti di collaborazione ” atti amministrativi di natura non autoritativa ” è la logica conseguenza della parità  di rapporti che intercorre fra cittadini e amministrazione nell’ambito del modello dell’amministrazione condivisa, fondato sulla sussidiarietà . Cittadini e amministrazione sono alleati nella lotta contro la complessità  dei problemi, la scarsità  dei mezzi, l’aumento delle esigenze e in questa lotta condividono responsabilità  e risorse. Sono sullo stesso piano e i rapporti fra di loro devono pertanto essere disciplinati con strumenti giuridici che rispecchino questa nuova modalità  di rapporto fra istituzioni e cittadini, a sua volta fondata sul nuovo paradigma della sussidiarietà .

Tutto ciò che è necessario

Ma, concretamente, cosa concordano cittadini e amministrazione quando stipulano un patto di collaborazione? Tutto ciò che è necessario per realizzare in forma condivisa la cura, la rigenerazione e la gestione dei beni comuni. E’ una formulazione che lascia com’è giusto molto spazio all’autonomia contrattuale delle parti, le sole in grado di sapere cosa è necessario nelle circostanze date per realizzare nel modo migliore la cura condivisa dei beni comuni.
E’ una formulazione rispettosa della capacità  di giudizio e del senso di responsabilità  sia dei cittadini, che dovranno poi raggiungere gli obiettivi fissati dal patto da loro sottoscritto, sia dell’amministrazione, che comunque al momento delle elezioni deve rispondere agli elettori dei risultati ottenuti durante il mandato, compresi quelli raggiunti applicando il modello dell’amministrazione condivisa.

Schemi di patti

Trattandosi tuttavia di una normativa del tutto nuova, che disciplina fattispecie per le quali non esistono precedenti che possano aiutare l’amministrazione nella sua applicazione, il secondo e il terzo comma dell’art. 5 prevedono l’uno degli schemi tipo di patti e l’altro un elenco di ciò che il Regolamento ritiene sia opportuno i patti contengano, cosìda ” sostenere ” la redazione dei patti.
Il secondo comma dispone dunque che ” Il contenuto del patto è definito negli schemi tipo di patti allegati al presente Regolamento, ma può variare a seconda che si tratti di patti ordinari o patti complessi ” (artt. 7 e 8).
Il motivo della distinzione fra patti ordinari e patti complessi (che non era presente nel testo del Regolamento-tipo di Bologna) deriva dall’analisi dei circa 500 casi contenuti nella sezione Beni comunidi Labsus, una banca dati, unica nel suo genere, risultato di dieci anni di lavoro. Nella stragrande maggioranza di questi casi i cittadini risultano impegnati in interventi di cura dei beni comuni abbastanza semplici, che non richiedono grandi mezzi nà© particolari attrezzature o competenze.

Patti di collaborazione ordinari

Sono interventi per cosìdire di ” bricolage civico ” , di manutenzione ordinaria volta a rendere più vivibile e più bello uno spazio pubblico, un giardino, una scuola e cosìvia. Per regolare questo tipo di interventi sono sufficienti patti di collaborazione semplici come quelli previsti dall’art. 7 (Patti di collaborazione ordinari), che prevede che ” I cittadini che intendono realizzare interventi di cura di modesta entità , anche ripetuti nel tempo sui medesimi spazi e beni comuni, presentano la proposta di collaborazione riempiendo il modello A di cui al comma 2 ed inviandolo direttamente all’Ufficio, anche per via telematica ” .
Il modello A (che non è stato predisposto perchà© la caduta della Giunta capitolina interruppe le attività  del gruppo di lavoro sul Regolamento) è un form nel portale dedicato all’amministrazione condivisa, che contiene un elenco ” a mero titolo esemplificativo e non esaustivo, dei più frequenti interventi di cura di modesta entità  che i cittadini attivi possono realizzare e indica i presupposti, le condizioni e l’iter istruttorio per la loro realizzazione ” .
In pratica i cittadini che vogliono realizzare un intervento di cura di un bene comune riempiono il form con tutti i dati che servono per poter stipulare il patto di collaborazione e poi lo inviano per via telematica all’Ufficio per l’amministrazione condivisa. Ciò significa che, coerentemente con il nuovo paradigma del diritto amministrativo, i cittadini stessi gestiscono in via telematica sia la fase di iniziativa, sia una parte della fase istruttoria del procedimento amministrativo che porterà  alla stipula del patto di collaborazione.
A sua volta ” l’Ufficio identifica entro 15 giorni il Dirigente responsabile che, verificati il rispetto del presente regolamento e la fattibilità  tecnica,sottoscrive il patto di collaborazione e lo pubblica sul portale ” dell’amministrazione condivisa.

Patti di collaborazione complessi

L’art. 8 della bozza del Regolamento per Roma disciplina invece con molto maggior dettaglio la procedura che porta alla sottoscrizione di patti complessi, quelli che si sottoscrivono nei casi in cui ” I cittadini intendono realizzare interventi di cura origenerazionedi spazi obenicomuniurbani che comportano attività  complesse o innovative volte al recupero, alla trasformazione ed alla gestione continuata nel tempo di tali beni per svolgervi attività  di interesse generale ” .
In sostanza, si tratta di quegli interventi che comportano il recupero, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa di beni pubblici o privati abbandonati o sottoutilizzati, per fini di interesse generale.Come è giusto, in tali casi la procedura è molto più dettagliata e prevede fra le altre cose forme di pubblicità  e di partecipazione ulteriori, a garanzia dell’interesse generale.

Creare una casistica e i precedenti

E’ probabile, anzi sicuro, che nel tempo si andrà  stratificando una casistica dei patti di collaborazione, creando anche in questo settore quei precedenti che spesso nelle amministrazioni pubbliche sono la vera bussola quotidiana. Labsus, come già  ha fatto e continua a fare per le esperienze raccolte nella sezione Beni comuni, accompagnerà  la creazione di tale casistica pubblicando i testi dei patti che man mano verranno stipulati, commentandoli laddove contengano spunti di particolare interesse anche per altre situazioni. Lo stesso faremo per i form dei patti di collaborazione ordinari, cosìda facilitare lo scambio di informazioni e di esperienze fra comuni.
Naturalmente, come per tutti i materiali presenti nel nostro sito, anche la banca dati dei patti sarà  gratuitamente a disposizione degli amministratori e dei cittadini che vorranno trarre spunto dai documenti pubblicati.

Un elenco utile, ma non tassativo

Infine, il comma 3 dell’art. 5 contiene l’elenco, assolutamente non tassativo ma orientativo, di ciò che il Regolamento ritiene sia opportuno che i patti contengano. Questo elenco ovviamente meriterebbe un commento dettagliato ma questo articolo è già  troppo lungo cosà¬. Sarà  per un’altra volta, forse.
Qui ci limitiamo a sottolineare che il contenuto dei patti può variare non soltanto a seconda della tipologia (ordinari o complessi) ma soprattutto a seconda del tipo di intervento, del tipo di beni comuni, della situazione locale, delle risorse disponibili, etc. etc. Si ritorna a quanto si diceva sopra commentando il primo comma: ” …comune e cittadini concordano tutto ciò che è necessario ai fini della realizzazione degli interventi di cura… ” . E’ una formulazione che lascia molto spazio all’autonomia ed al senso di responsabilità  delle parti, le sole in grado di sapere cosa è necessarionelle circostanze date per realizzare nel modo migliore la cura condivisa dei beni comuni.

Per tutti gli aggiornamenti sullo stato di attuazione del Regolamento nei Comuni italiani vai alla  sezione dedicata  di Labsus

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Aforismi, Citazioni, Proverbi… del giorno


 

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“I beni si disprezzano quando si possiedono sicuramente, e si apprezzano quando sono perduti o si corre pericolo di perderli”

Giacomo Leopardi

Riceviamo e pubblichiamo – legittima difesa della casa e dei beni.


 

ladro1Comunico a tutti coloro che ne siano interessati che presso l’UFFICIO SEGRETERIA  o ANAGRAFE del vostro comune di residenza é possibile firmare per un referendum di iniziativa popolare sulla legittima difesa della casa e dei beni.

Nella proposta di legge sarà potenziata la tutela della persona che difende la propria casa, i propri beni e i propri cari. La cosa più importante é che viene negato il risarcimento delle eventuali lesioni causate al ladro o agli eredi in caso di morte.

Mi permetto di segnalarlo perché partiti, giornali e televisioni non ne stanno dando assolutamente notizia, pertanto vi prego di firmare e far firmare il maggior numero di persone.

Grazie.

C’è tempo fino a metà maggio circa.
Necessaria la sola carta di identità in corso di validità ed essere residenti.

PASSATE PAROLA ANCHE AD AMICI . SI DOVRANNO RECARE PRESSO I LORO COMUNI DI APPARTENENZA

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Cosa significa viene negato risarcimento. .. al ladro.
Adesso se tu ferisci un ladro in casa tua lo devi risarcire;
Se gli spari lo devi pagare agli eredi;
Se il cane lo morde ti denuncia ecc.

 

In merito all’utilizzo dei beni immobili comunali, riceviamo e pubblichiamo


In merito all’utilizzo da parte di terzi di beni immobili comunali è stato fatto notare  che “tutti gli oneri derivanti dalle spese di luce ed altre utenze le  gravano sulle tasche degli ignari cittadini a vantaggio di presunti “benefattori” dell’Isola e della comunità isolana…”

Di seguito le modifiche apportate al regolamento per l’uso dei beni comunali.

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Oggetto: Modifica regolamento comunale per l’uso da parte di terzi di beni immobili nella disponibilità dell’Amministrazione comunale e tariffario.

Il Presidente introduce l’argomento dando lettura della richiesta di inserimento del presente argomento all’ordine del giorno a firma dei consiglieri Badagliacco e Palmisano e del parere espresso dal Capo U.T.C. Arch. Rubbio.

La modifica viene richiesta per sanare una palese contraddizione tra i beni immobili nella disponibilità del Comune ed il tariffario ad uso temporaneo e permanente dove sono previste le tariffe da pagare per l’utilizzo dei beni inseriti in uno elenco parte integrante del tariffario. Da sottolineare che il comune può dare il suo patrocinio per manifestazioni di interesse pubblico e che esso è limitato allo stretto periodo dell’avvenimento. Tutti i soggetti che utilizzano i beni immobili anche con la concessione del patrocinio, sono tenuti, così come previsto dal regolamento attualmente in vigore approvato dal consiglio comunale su proposta del Capo Uffico Tecnico Arch. Pignatone nel 2010 al pagamento delle spese accessorie inerente il bene, nonché le spese di manutenzione ordinaria, le utenze ed i consumi energetici da attivare o corrispondere direttamente, o da rimborsare all’amministrazione pro quota, qualora non sia possibile l’attivazione diretta” senza esclusione alcuna.

Il Consigliere Badagliacco, visto il parere espresso dal Capo uffico tecnico presente in aula, riformula la modifica dell’art.4 comma 3 del vigente regolamento come di seguito riportata: “ la concessione può essere data previa corresponsione di un canone, cosi come previsto dal tariffario ad uso temporaneo e /o permanete, cassando”la concessione in comodato o subcomodato può essere in forma gratuita o previa corresponsione di un canone, a carico del comodatario o sub comodatario”

Non avendo nessun consigliere chiesto di intervenire, il Presidente pone a votazione la modifica del comma 3 art. 4 del predetto regolamento così come formulata dal consigliere Badagliacco.

IL CONSIGLIO COMUNALE

Visto il regolamento comunale per l’uso da parte di terzi di beni immobili nella disponibilità dell’Amministrazione comunale e tariffario.

Visto il parere favorevole reso dal capo U.T.C.

Sentita la proposta di modifica dell’art. 4 comma 3 cosi come esplicitata dal consigliere Badagliacco:

Ad unanimità di voti favorevoli resi in forma palese per alzata di mano

DELIBERA

Modificare l’art.4 comma 3 del regolamento comunale per l’uso da parte di terzi di beni immobili nella disponibilità dell’Amministrazione comunale e tariffario in tal senso :

la concessione può essere data previa corresponsione di un canone, cosi come previsto dal tariffario ad uso temporaneo e /o permanete, cassando “la concessione in comodato o subcomodato può essere in forma gratuita o previa corresponsione di un canone, a carico del comodatario o sub comodatario”

fermo restando la rimanente parte del contenuto relativo al comma 3 dell’art.4 del regolamento.

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COMMENTO

Da Ustica Nuccio Salerno

Bravo Fabio Hai azzeccato tutto sei un attento lettore io credo che quando si parla bisogna prima mettere in moto il cervello. A chi c’è l’ha.

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Da Ustica Fabio Ailara

Forse mi sbaglio ma dopo la modifica dell’art. 4 comma 3 del regolamento comunale per l’utilizzo di immobili del comune da oggi tutti coloro che stanno utilizzando e che utilizzeranno detti immobili dovranno pagare un canone di affitto piu tutte le spese inerenti all’utilizzo degli stessi quali luce, acqua, manutenzione ordinaria ecc ecc…. Ergo da domani qualcuno andra’ a chiedere l’affitto agli anziani per utilizzo centro accoglienza, centro studi per utilizzo vecchio municipio, vigili del fuoco per utilizzo foresteria, inquilini vari per utilizzo come abitazione di immobili, gruppo teatrale per utilizzo sala teatro, carabinieri per utilizzo ex ambulatorio, delegazione di spiaggia per utilizzo casa e foresteria AMP, squadre di calcio e calcetto per utilizzo campi sportivi e chi piu ne ha piu ne metta…. Incredibile!!!!!!! Addio sociale!!!!!! Sono stati gia quantificati gli eventuali incassi???? Magari ci riducete le tasse!!!!! Senza parole!!!!!!

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Da Ustica Angela D’Angelo

E dei loculi cimiteriali, ne vogliamo parlare seriamente?

 

Beni archeologici presenti nell’Isola


[ id=14850 w=320 h=240 float=left] Ho seguito con molta attenzione la polemica sorta attorno all’articolo della Dott.ssa Croce e non comprendo il perché del risentimento suscitato in quanto la giornalista si è limitata a descrivere semplicemente lo stato in cui attualmente versano essenzialmente gli insediamenti preistorici presenti nell’isola.. Non credo che ci sia qualcuno che possa smentirla . Ha in effetti fotografato lo stato di abbandono esistente su tutto il territorio isolano e non soltanto dei beni archeologici ma, compresi anche quei beni che, nel recente passato, con tanti sacrifici, sono stati recuperati al degrado e resi fruibili.(Torre Santa Maria,Torre dello Spalmatore, Castello Saraceno, acquario in località caletta ecc).

L’unica colpa attribuibile alla Dott.ssa Croce è quella di aver citato soltanto la campagna di scavi condotta dall’Università di Broun (U.S.A.). In effetti già molti anni prima grazie all’attività svolta dall’indimenticabile Padre Carmelo, vero scopritore del villaggio preistorico, varie campagne di scavo erano state effettuate e seguite prima,con professionalità e dedizione, dal Sig. Giovanni Mannino, al quale va tutta la riconoscenza di noi isolani per l’attività da lui svolta e successivamente diretti e seguiti con competenza e amore dalla Dott.ssa Francesca Spatafora, il cui attaccamento per l’Isola non è certamente da mettere in discussione essendosi sempre prodigata per la valorizzazione dei beni archeologici presenti nell’isola. Si deve a lei, tra l’altro, l’allestimento del museo dedicato a Padre Carmelo realizzato nei locali denominati ex “Fosso”, recentemente restaurati, grazie ai PIT messi a segno dall’amministrazione comunale. Ha anche messo su casa sull’isola.

Intollerabili però alcune affermazioni di Giovanni Mannino allorché definisce “Nefasta l’iniziativa del comune” di mettere in sicurezza la scarpata molto ripida dei Faraglioni che sottoposta all’azione erosiva del mare era soggetta a continue frane rendendo pericolosa anche la navigazione, tanto è che era stata emessa un ordinanza da parte della Capitaneria di Porto con la quale veniva interdetta la navigazione nel tratto di costa sottostante. La stradella soprastante la falesia, si era resa necessaria chiuderla al traffico pedonale e veicolare per il continuo pericolo di smottamenti e frane. La messa in sicurezza di tale costa rocciosa, altro che nefasta, è anche servita a salvaguardare parte del villaggio stesso in quanto come certamente non sarà sfuggito al sig. Mannino dell’esistenza di capanne fin sul ciglio della scarpata. Con l’esecuzione dei lavori, che è un fiore all’occhiello degli organi comunali, nessun danno, come da lui affermato, è stato arrecato al villaggio in quanto i lavori di chiodatura sono stati effettuati con ponteggi montati nella sottostante scogliera e non hanno minimamente interessato il sito soprastante, lavori tra l’altro concordati con il soprintendente pro-tempore Dott.ssa Carmela Di Stefano che ha sempre partecipato, unitamente ad altri funzionari tecnici della Soprintendenza, alle riunioni tenutesi presso il competente Assessorato.

Altra imprecisione è quella che è stato smantellato il più antico insediamento neolitico presente nella zona spalmatore. I resti di tale villaggio nessuno li ha toccati. Essendo in buona parte fuori terra sono ben visibili unitamente all’assetto urbanistico dell’agglomerato. Il sito di tale insediamento appartiene a privati e certamente sarebbe opportuno acquisirlo al patrimonio demaniale corrispondendo, però, un adeguato ristoro ai proprietari dei terreni interessati e non come avvenuto per le espropriazioni inerenti al villaggio dei faraglioni che a tutt’oggi i proprietari dei terreni attendono di essere risarciti.

Ci si auspica che tutta la polemica sorta serva almeno a far si che qualcuno intervenga a dare soluzione a quanto ben rappresentato dalla Dott.ssa Croce.

Salvatore Compagno

 

Bando progetto Internazionalizzazione beni culturali isole minori della Sicilia

 


Avviso di selezione per il conferimento di incarichi di collaborazione per attività di rilevazione dati e informazioni sui beni culturali e naturali nelle Isole Minori della Sicilia

Pubblicato il 23 agosto 2012

Art. 1 – Obiettivi generali delle attività di collaborazione oggetto del presente avviso

Il Raggruppamento Temporaneo di Imprese Ad.Venture Srl, Prima Officina Srl e Innova BIC (da ora in poi denominato RTI per brevità) sta realizzando, per conto del Comune di Lipari, un programma di servizi di internazionalizzazione dei beni culturali delle isole minori della Sicilia nell’ambito del PIT Isole Minori “Le Isole – un Parco nel Mediterraneo”. Tra tutte le attività da realizzare all’interno del Programma, anche l’AZIONE 5 di Rilevazione risorse culturali e ambientali delle Isole che ha la finalità di censire i principali beni storico-artistici e naturalistici presenti sul (altro…)

Progetto ISOLEPLUS – “internazionalizzazione dei beni culturali delle isole siciliane”


[ id=13227 w=320 h=240 float=left]Giorno 16 Giugno 2012 si è svolto ad Ustica, presso il centro accoglienza, in presenza di molti rappresentanti del “Movimento delle Partite IVA” un incontro con la Dottoressa Francesca Conti, delegata dalla Regione Sicilia, sullo sviluppo del progetto ISOLEPLUS – “internazionalizzazione dei beni culturali delle isole siciliane”.

La missione del progetto ISOLEPLUS è quella di definire come rendere attrattive le isole all’interno di un mercato internazionale con l’intento di ampliare la stagione turistica sulla primavera e sull’ autunno, puntando al mercato inglese e tedesco.

Il progetto impegna gli operatori a costruire non prodotti ma esperienze, su cui sviluppare gli strumenti di comunicazione.

Dobbiamo essere capaci di raccontare l’esperienza che si fa ad Ustica e dobbiamo assimilare come dal prodotto si può arrivare all’esperienza (il prodotto è quello che compri mentre l’esperienza è quella che godi).

In progetto comprende 18 mesi, fino a settembre 2013, con un Bilancio di 89.000 euro (marketing interno)

I componenti designati dal Sindaco per Ustica sono Vito AILARA e Salvatore TRANCHINA[ id=13228 w=320 h=240 float=right]

Così Francesca Conti racconta Ustica.

Come in una degustazione, la soddisfazione è creata dalla costruzione di abbinamenti, di temperature, di colori, di sapori, di racconti, così visitare Ustica non è questione di quantità. Quest’isola mignon ha gli elementi dell’esperienza mediterranea e la dimensione dell’isola è variabile in relazione alla curiosità del visitatore e alla capacità di raccontarla di chi accoglie.

Come raccontare l’isola? Questo è stato un argomento centrale degli incontri con gli operatori, alcuni fatti presso le strutture e le aziende, altre in piccole riunioni svoltesi sull’isola tra il 12 e il 15, fino ad oggi – 16 giugno – in cui il progetto è stato presentato presso il centro di accoglienza turistica appena aperto.

Le direttrici del racconto si poggiano su luoghi, attività, persone. Ad un visitatore internazionale, Ustica può parlare molte lingue (l’inglese lo imparerà quest’inverno!):

– quella del paesaggio agricolo, vera storia dell’isola. Dall’alto della montagna si legge in modo evidente e appassionante; si capisce intuitivamente la struttura della comunità, e le suggestioni ottenute si completano visitando un’azienda e gustando a cena la zuppa di lenticchie. Con scarpe da trekking e binocolo per avvistare gli uccelli migratori.

– quella del mare, scoperta moderna ed emozionante, per la fisicità di ciò che si può fare e per la meraviglia di scoprire la varietà della vita nella quarta dimensione, quella “sotto” (il mare). Con pinne e bombole, o boccaglio, ma sempre con scarpette di gomma.

– quella degli uomini, antichi, prossimi e contemporanei. La dura vita dei preistorici, l’ardimento dei naviganti, la fatica dell’isolamento, l’emigrazione, la politica, insomma un racconto dell’isola che stupisce per le connessioni continue con gli eventi del mondo.

Giornate intense, per cui ringrazio Vito Ailara e la sua famiglia – che ha reso possibile organizzare nel breve tempo dato gli incontri con gli operatori, e il Comune di Ustica – per l’invito a presentare il progetto. La cordialità di tutti ha messo i presupposti per un buon lavoro. Il prossimo appuntamento è a settembre, per costruire uno tra tanti racconti, quello da cui incominciare il nostro dialogo con Herbert (D) e Richard (UK), i nostri turisti ideali!

Grazie Ustica!!

 

“Comunicazione e valorizzazione dei beni culturali e museali” – scad. 13 gennaio 2012


Mi permetto di segnalarvi l’emanazione del Bando di iscrizione al Master di II livello in “Comunicazione e valorizzazione dei beni culturali e museali” promosso dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo e da me coordinato.

Il Master negli anni precedenti ha specializzato numerosi esperti che, anche attraverso le proficue collaborazioni con Istituzioni culturali e Imprese del settore delle creative industries, hanno raggiunto interessanti risultati.

Per tutti coloro che possono essere interessati allego la Brochure informativa e il Bando (scadenza 13 gennaio 2012).

Ulteriori informazioni possono essere trovate su http://www.masterbeniculturali.unipa.it

Vi rinnovo i miei migliori auguri

Aldo Messina

 

Provvedimenti Amministrativi


comune-ustica-5Con lettera prot. n. 814 del 17.02.11 all’ Agenzia Nazionale Amministrazione Destinazione Beni Sequestrati e Confiscati alla Mafia – c.a. Colonnello Marco Letizi – è stato richiesto quanto appresso:

“OGGETTO: richiesta affidamento bene sequestrato ai mafiosi al Comune di Ustica

Esimio sig Colonnello, al fine di dotare la scrivente amministrazione di una sede nella città di Palermo da destinarsi ai nostri studenti che per motivi di studio devono, stante la nostra condizione di insularità, pernottare a Palermo e per i parenti dei nostri concittadini ricoverati, per motivi di salute, nei nosocomi del capoluogo, si chiede volere affidare alla scrivente amministrazione un bene sequestrato o confiscato alla mafia, sito possibilmente nel centro di Palermo e di 200 mq anche ( preferibilmente) su diversi livelli.

In attesa vs riscontro porgo cordiali saluti.

Il SINDACO Aldo Messina

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Nuovo consigliere Comunale

Con nota a ns prot 8726 dell 11.02.11, il sig Angelo Russo, nato a Palermo il 20.09.985 ha accettato la carica di consigliere comunale, in sostituzione della dimissionaria sig Silvana Bertacci.

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Conferenza servizio problematiche agricoltura conseguenti all’abnorme presenza di conigli nell’isola di Ustica

La S.V. è invitata a partecipare alla conferenza di servizio sulla problematica in oggetto, indetta dal Sig Presidente della Provincia, dr Giovanni Avanti, presso la sede della Provincia in via Maqueda 100, per il giorno 24.02.11 alle ore 12.30.

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Il ” progetto sanità per Isola di Ustica” va rapidamente avanti. Il comando provinciale dei Vigili del Fuoco ha inviato una  nota con la quale autorizza i volontari VVFF del gruppo di Ustica a prestare servizio anche per l’istituendo gruppo Protezione Civile. Al tempo stesso oggi stesso ho chiesto ai VVFF di orgabnizzare per questo gruppo un corso di pronto soccorso medico.