Considerazioni efficienza “Servizio Pubblico” di Salvatore Calderone
Gent.mo Rag. Caserta
Il sottoscritto non fa il ragioniere ma, suo malgrado, oltre alla sua attività principale, si vede costretto a fare il piccolissimo imprenditore.
Proprio quest’ultima considerazione (ne abbiamo parlato di presenza) mi porta a considerare un bene la cessione del distributore, come sarebbe un bene qualsiasi altro affidamento di servizi all’esterno.
Il servizio pubblico, “sic stantibus rebus”, è ahimé destinato ad essere totalmente fallimentare.
L’unica possibilità di miglioramento la si potrebbe avere (la legge non lo prevede) vincolando la retribuzione dei dipendenti all’efficienza del servizio e facendo pagare di tasca propria agli amministratori i buchi di bilancio.
Mi viene da sbellicarmi dalle risate quando, nella pubblica amministrazione, si parla di premi di produttività.
Produttivita di cosa, se la pubblica amministrazione è quasi sempre autoreferenziale?
Ho conosciuto parecchi lavoratori seri anche nel pubblico; essi però sono animati di “buona volontà” e di “dignità” ma, se improvvisamente, decidessero di iscriversi alla categoria dei lavativi otterrebbero soltanto la solidarietà degli altri “colleghi” e non certo il biasimo di alcuno.
Gli amministratori, principali responsabili della macchina amministrativa, non hanno infatti nessun potere sui dipendenti; quindi dove andremo mai?
Per far funzionare le cose bisognerebbe soltanto “precarizzare” gli “stabili” e non, come sostenuto da altri “stabilizzare” i “precari”.
Concordo con Lei, invece, per ciò che attiene i toni utilizzati dall’assessore Tranchina nel contraddittorio.
L’agone politico e le divergenze di opinione non devono infatti mai prescidere dal decoro e dal buon gusto.
Inviterei pertanto il Sig. Bertucci, prima di pubblicare qualsiasi contraddittorio, a verificare l’appropriatezza dei motti utilizzati.
Distinti saluti.