Ustica sape

Lampioni Strada che porta al Cimitero


[ id=10672 w=320 h=240 float=left]Domenica e lunedì trasferta non prevista sono stato ad Ustica, un soggiorno-lampo di 36 ore, parte delle quali trascorsi a girovagare. Mi avvio come prima destinazione al Cimitero; inizio la discesa e i miei occhi vanno istintivamente sui lampioni dei quali ai primi del corrente mese avevo sottolineato lo stato di incuria in cui versavano. Ebbene, vetri rotti erano e vetri rotti sono rimasti; lampadine fuori uso erano e lampadine fuori uso sono rimaste. Non è valso neanche un certo “incentivo” a suo tempo fornito che chi li avrebbe riparati si sarebbe guadagnato d’ufficio il Paradiso… Ma c’è un “aspetto compensativo” che ho avuto la fortuna di cogliere; pur in quelle condizioni i lampioni si rivelano di una singolare utilità ma non più di illuminazione pubblica in favore dagli abitanti dell’Isola[ id=10673 w=320 h=240 float=right] ma di “alloggio” ad uso degli uccelli che vi costruiscono il nido, abbastanza comodo e pure con il “confort” del riscaldamento per i loro piccoli nel fortunato caso che funzioni qualche lampadina. Dipendesse da me ne porterei un paio alla prossima Biennale di Venezia: già me lo immagino… la Giuria ha così deciso: primo premio al Comune per l’opera originale “Ustica, nido d’uccello all’interno di un lampione” … e giù applausi

Mario Oddo

 

^^^^^^^^^^^^^

Da Montecosaro Mariangela Militello

Ehhh si, caro Mario….Era Settembre quando intervenni proprio su questo sito sottolineando la mia indignazione circa la mancanza di pulizia, di sicurezza e illuminazione. Proprio su quei lampioni che portano al Cimitero mi ero soffermata, e da quel che leggo nulla è cambiato: vetri rotti erano e vetri rotti sono rimasti. Che dire Mario, forse hai ragione tu, forse si sta realmente pensando ad un’idea originale da presentare alla Biennale di Venezia; io invece penso che da queste piccole ma grandi cose,ogni persona pensante dovrebbe cominciare a prendere coscienza delle proprie idee e delle proprie azioni.

Un caro saluto.

Mariangela Militello