Ustica sape

Ricordo di Camillo in due puntate (scritto quando era presente tra noi)


Prima puntata

Camillo dal suo punto di osservazioneTra tante sedie, tutte bianche, ne spiccava una rossa, più grande delle altre, sbiadita dal sole e rigata per l’uso, riposta all’ombra della pergola; era quasi poggiata al muro, sotto il grande murale del “ritratto di donna”.

Era una sedia particolare, “riservata”, dalla quale bisognava alzarsi non appena arrivava il “legittimo” proprietario.

Tutti ad Ustica lo sapevano e mai nessuno del paese vi sedeva: chi lo faceva, rispettosamente cambiava posto, salutando con calore Camillo, che a sua volta si sistemava su quell’umile “trono”.

Ora la sedia rossa è stata curiosamente sostituita da due sedie bianche sovrapposte, ma il rituale non cambia, anzi, si ripete quasi quotidianamente.

Chi vede per la prima volta quella scena di ossequio quasi deferente rimane colpito; la “recita” si dà ogni qual volta la doppia sedia sia occupata: su questo involontario palcoscenico si materializza una specie di battaglia senza vincitori né vinti e ci si rende conto, inoltre, anche del perché il sedile sia rinforzato.

Camillo, anzi, “Camillone”, come viene chiamato a Ustica, arriva senza fretta, con passo quasi solenne, occhiali da sole ben inforcati, saluta, prende possesso della sua immobile “cavalcatura” e siede tra gli amici.

Uomo imponente, dal fisico robusto e (altro…)

Festeggiamenti di Compleanno di Salvio Foglia


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Tre domande a… Salvio Foglia da Mario Oddo


(Terza Domanda)

 D.) Una coppia di suoi amici tentenna se trascorrere prossimamente una vacanza ad Ustica; grazie alla sua dialettica di provetto “promotore turistico” riesce a convincerli. Una volta nell’ Isola per suo innato senso di ospitalità e sopratutto a dimostrazione che la sua “promozione” era del tutto giustificata quale sarebbe lo spettacolo paesaggistico e gastronomico che durante il “tour” proporrebbe con priorità assoluta alla loro vista ed al loro palato ?

 

R.) Ustica ha un paesaggio che non inizia e non finisce. Ha un sopra e un sotto, ma siamo con i piedi per terra e tutto ha un limite.

Maschera e pinne ci servono per osservare il passo delle ricciole allo Scoglio del Medico, rimbalzare sul cappello della Colombara o andare per grotte e innamorarsi di Sicchitello…

Buone scarpe sono indispensabili per effettuare il giro dell’isola e scoprire Tramontana, la sua bellissima campagna pensile che sembra poggiarsi su una portaerei e prima ancora il villaggio preistorico, simbolo evidente dell’interesse che l’uomo, da sempre, ha avuto per questa piccola striscia nera poggiata a cavallo del mare.

E ancora, poter scoprire il tramonto che indugia sul mare prima di veder spuntare tra strutture vulcaniche antichissime il faro di Punta Cavazzi, incatenato al suo destino di spettatore muto di tempeste e lanterna di salvezza.

Non dovrebbe mai mancare una visita al cimitero, è un luogo che, al di là di ogni facile ironia, costringe a stare in silenzio, a riflettere e consente di guardare oltre le sue mura, verso il Tirreno e oltre.

Andremo a magiare l’alalunga affogata in lenticchie di Ustica e uva passa…

La vista della notte dalla torre Santa Maria forse ci stancherà. Una bella dormita ci preparerà ad una nuova giornata.

Buona notte.

 

Tre domande a… Salvio Foglia da Mario Oddo


(Seconda Domanda)

 D.) La ormai imminente bella stagione è alle porte. Ustica notoriamente ha il suo “pozzo di petrolio” rappresentato dal movimento turistico estivo; realisticamente sappiamo bene che “l’estrazione” sarà molto sudata e non certo per la calura. Ma c’è un vecchio adagio che recita: “aiutati che Dio ti aiuta”. Ecco, da osservatore esterno, secondo lei tutte le componenti isolane, nessuna esclusa, in attesa dell’aiuto del Padreterno (o di altri in terra) non è bene che si diano aiuto da se stessi e il fatto che cittadini usticesi, i Titolari di partita Iva, lo stiano già facendo in forma autonoma e spontanea non è un buon primo segnale incoraggiante ?

 

R.) Ustica ha una fama meritata ed è un punto di riferimento per i subacquei. I suoi fondali non temono confronti.

La carenza di spiagge la rende meno appetibile per il turista tradizionale, forse, tuttavia l’isola deve fare i conti con il mercato.

Gli orari dei collegamenti marittimi non sono sempre congeniali e, crisi a parte, Ustica dovrebbe rientrare in un progetto integrato che consenta a chiunque, con qualsiasi mezzo arrivi, di raggiungerla senza le attuali difficoltà.

L’attuale congiuntura dovrebbe insegnare a tutti noi che non è più tempo di particolarismi. Anche io vivo in una realtà dove l’unione non fa la forza, anzi è motivo di contese, dissapori, liti

E’ un vezzo, un modo tutto particolare di vivere la comunità, portare avanti idee, costruire il domani: è uno dei mali della nostre terre più a Sud.

Anche Ustica – ma sarebbe meglio dire gli usticesi -ha bisogno di “associarsi”, fare fronte comune e mettere in rete, come si dice oggi, ogni individualità che abbia voglia quantomeno di provare a superare certe barriere culturali, retaggio di una storia non sempre benigna.

Continua… (domani la terza domanda)

Tre domande a… Salvio Foglia da Mario Oddo


(Prima domanda)

 D) Per scelta autonoma ? consigliata ? …. insomma per quale “fatal combinazione” si ritrova anni or sono per la prima volta ad Ustica da turista ? … ed oggi , da ogni angolazione, se dovesse proporre a se stesso un confronto tra l’Isola com’era ieri e quella com’è in questo momento in lei prevarrebbe la nostalgia del passato o l’accettazione del presente ? o un “mix” dell’uno e dell’altro ?

 

 R) Sono arrivato ad Ustica nel 2001. Era la prima volta.
In precedenza ne avevo sempre sentito parlare in televisione: la prima riserva marina d’Italia (ora AMP), il paradiso dei subacquei e via così.
La curiosità spinse me e Alfredo, grande subacqueo e amico a fare un “lungo” viaggio dalla Calabria.
Siamo partiti quasi per caso. Era capodanno e guardavamo il “nostro” mare, a Le Castella Di Isola Capo Rizzuto, godendo di quella vista, in un pomeriggio sereno e dolce.

Insieme ad altri amici lanciammo questa idea: perché non andiamo a Ustica? Attratti spesso da mete esotiche finivamo per trascurare località a noi più vicine…

Siamo arrivati proprio il giorno della festa della Madonna dei Pescatori, senza saperlo, una sorpresa, e partecipammo entusiasti, dimenticando la stanchezza e il caldo.

Linea blu ha sempre fatto un grande ritratto dell’isola, evidenziandone anche l’assegnazione della bandiera blu, che io ho poi visto sventolare, ma non siamo venuti per questo.

Mi piace ricordare il particolare, perchè quando ho scoperto che l’attribuzione del “riconoscimento” è legata alla semplice composizione di un modulo, e nulla più, sono rimasto di stucco.

Viaggiare e conoscere luoghi non dipende da (presunti) marchi di qualità, ma dal piacere che si ha nello scoprire cose che nulla hanno da spartire con tutto questo.

Vedere, assaporare i cibi, respirare i profumi di una località, per me, è il piacere più grande.

Certo, dopo gli anni del confino sull’isola sono stati vissuti momenti di splendore che sono quasi un ricordo.

Attualmente diventa difficile riproporre i fasti del passato e gli indimenticabili momenti di mondanità di cui è rimasta traccia nelle cronache del tempo.

Ci sarebbe bisogno di iniziative adeguate e non sporadiche e grandi opere – un approdo degno di questo nome, tra le altre – oltre ad un lavoro continuo e fattivo per risolvere piccoli grandi problemi che affliggono la comunità.

 Continua … (domani la seconda domanda)

Da Salvatore Foglia da Cosenza – un pensiero per Vittorio…


[ id=2606 w=320 h=240 float=left] Una grande passione mi ha portato qui ad Ustica, anzi, ha condotto me e Alfredo, per le tue vie, dove il vento rabbioso è costretto a soffocare le sue urla impetuose, per il tuo mare, dove il cobalto abbraccia il nero dei tuoi occhi…
penso alla ariosa campagna, che scorge il medico mentre pensa alla sua bella e che ha quasi dimenticato il sincrono rumore delle zappe e l’aratro che sollevava al cielo le sue zolle.
Scorgo col pensiero il viola della sulla che abbraccia col suo manto il verde che si allontana, così come mi avvedo del cappero che si abbarbica per conquistare ogni più inarrivabile recesso.
che starno pensare a queste cose, eppure nella “banalità” di ciò che sembra insignificante e modesto si cela tanta inquietudine, quella di chi come me va di fretta, corre per tutto il tempo e non si accorge che la semplicità è una cosa grande.
Voglio dedicare questi pensieri a te, caro Vittorio:
ti ho sentito al telefono l’altro giorno, ma non eri tu a parlarmi.
Sul tuo terrazzo semplice e accogliente abbiamo chiacchierato guardando il mare, con Alfredo, ricordi?
Voglio tornare presto, voglio vedere il tuo giardino profumato, l’orto saporito da cui ho gustato cose buone…
Guarisci presto, ma, soprattutto, torna a parlarmi, come sapevi fare tu, quelle telefonate sempre sorridenti…
Un abbraccio, anche da Alfredo.
A presto

Salvatore Foglia