Ustica sape

Grandi intese?


Premetto che le considerazioni sull’argomento che mi accingo a trattare sono del tutto personali e non vogliono in alcun modo impegnare il gruppo “L’Isola”, che per le caratteristiche di movimento civico raccoglie idee, opinioni e sensibilità diverse; e proprio in ragione di tali diversità che mai si è pensato di imporre un qualcosa se non dopo il confronto tra le diverse opinioni.

La premessa è necessaria, dal momento che l’oggetto delle riflessioni riguarda un tema delicato qual è quello di una proposta, da sottoporre al giudizio dei cittadini, di governo dell’isola di Ustica per i prossimi cinque anni.

La “sortita” del Sindaco Attilio Licciardi un risultato lo ha certamente ottenuto grazie soprattutto alla sua capacità, in cinque anni di amministrazione, di avere diviso anche l’indivisibile, con la conseguenza che non si capisce bene a chi è rivolto il suo appello al dialogo.

Con un po’ di presunzione  (e qualche elemento di certezza) ritengo di essere, anche io, destinatario della proposta avanzata da Attilio e, quindi, di non dovermi sottrarre dall’affrontare la questione senza nascondere, peraltro, il sottile piacere di rispondere alle cose dette ed arrivare, infine, a spiegare quello che penso.

Ebbene, per evitare che si dica che ho cambiato opinione in “corso d’opera”, riporto quanto ho avuto modo di affermare un anno fa a commento di alcuni incontri avuti con la cittadinanza (agli atti di Ustica Sape), del seguente tenore: “Continuo ad avere l’idea che, in un momento di particolare difficoltà per la nostra comunità, le migliori volontà debbano raccogliersi attorno ad un progetto che guardi, in via prioritaria, al bene comune, mettendo da parte egoismi e personalismi.”

Credo che la mia posizione, al riguardo, sia chiara e non lasci dubbio alcuno, tuttavia, c’è un “ma”, perché ci sono delle condizioni che non possono essere semplicemente eliminate, così come ci sono posizioni diverse con cui iniziare un dialogo e per questo è meglio procedere per ordine.

Rappresentano una realtà coloro i quali, pur avendo, poco o per nulla, condiviso il percorso politico di noi del gruppo “L’Isola”, non hanno avuto responsabilità diretta nell’amministrazione e, quindi, si accreditano come  soggetto portatore di interessi ed istanze di carattere generale con cui è possibile da subito avviare un dialogo.

Assolutamente diversa è la posizione di chi, Sindaco in testa, ha amministrato in questi cinque anni rendendosi responsabile, nel bene o nel male, dello stato attuale delle cose.

Faccio riferimento a dati oggettivi e non a ciò che viene percepito, perché altrimenti il dialogo morirebbe prima ancora di nascere.

  • Se il paese è più pulito o no, si vede.
  • Se le scuole funzionano (e ci sono) o no, si vede.
  • Se i trasporti sono efficienti o no, si vede.
  • Se le tasse sono aumentate o diminuite, si vede.

Mi fermo qui, perché non mi interessa fare la lista della spesa, ma mi interessa invece asserire che non è possibile fare finta di niente, azzerare cinque anni di amministrazione incapace e ricominciare come se nulla fosse successo.

Se si vuole veramente cercare un momento di sintesi, la più larga possibile, per affrontare i delicati problemi che si sono accumulati, è necessario, in via prioritaria, da parte del Sindaco e della sua amministrazione una presa d’atto chiara e tangibile delle proprie responsabilità, che può essere manifestata in un solo modo qual è quello delle dimissioni.

Soltanto dopo tale segnale di discontinuità è possibile sedersi attorno ad un tavolo e pensare di potere arrivare ad un programma di governo, per i prossimi cinque anni, largamente condiviso per il bene della nostra comunità; occorre, insomma, che alle parole seguano i fatti, perché in caso contrario tutto sembrerebbe una perdita di tempo e di tempo né abbiamo perso già parecchio.

Francesco D’Arca

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COMMENTO

Da Palermo Menallo Francesco

“Cessazione dalle cariche
Quali conseguenze comportano le dimissioni, la decadenza, la rimozione, la morte o l’impedimento permanente del sindaco o del presidente della provincia ?

La cessazione dalla carica del sindaco o del presidente della provincia per decadenza, dimissioni, rimozione, morte o impedimento permanente comporta la cessazione dalla carica delle rispettive giunte ma non dei rispettivi consigli che rimangono in carica fino a nuove elezioni che si svolgeranno contestualmente alle elezioni del sindaco o del presidente della provincia nella prima tornata elettorale utile (art.11, 1° comma, l.r. 15/09/1997, n.35).”

Chiarito questo, esprimo il mio pensiero:
Sono contrario a “grandi intese” , nel senso che ognuno debba abbandonare o limitare il proprio modo di vedere le cose : sarebbe innaturale e limitante. Sono convinto, viceversa, che i problemi possano avere solo una soluzione e che, individuare le priorità e le soluzioni costituirebbe un impegno a cui dovrebbe presiedere solo lì’intelligenza e la competenza, non l’ideologia o, peggio ancora, antipatie, malumori e faide familiari varie.
Detto questo, a parte la necessità di dirsi tutto in un civile confronto- anche le cose peggiori – non condivido, proprio perchè antitetica a qualsiasi possibilità di dialogo e- peraltro – assolutamente tardiva, ogni richiesta di passaggio attraverso “forche caudine” di qualsiasi genere, dimissioni incluse, peraltro a tre mesi dalle elezioni e con il consiglio comunale che resta in carica ( a far che? ): Questo non mi sembra il modo migliore di avviare un confronto, anche a muso duro ma SEMPRE nel rispetto delle persone.
Ovviamente, ed a scanso di equivoci, io non rappresento nessuno da 4 anni ed il mio è un pensiero in libertà.

 

 

 

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