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Presentazione e inaugurazione della mostra “Ustica, la Verità inConfessabile”


[ id=18855 w=320 h=240 float=left] Ieri, sabato 10 Agosto, è stata presentata ad Ustica la mostra “Ustica, La Verità inConfessabile”, che documenta come la stampa nazionale ha raccontato la vicenda del disastro aereo del DC9 Itavia da quel 27 giugno 1980 fino ad oggi. Nei locali del Centro Accoglienza in Piazza Umberto I sono intervenuti il Sindaco Attilio Licciardi, il Presidente dell’ARS, On. Giovanni Ardizzone, il Presidente del Consiglio Comunale di Ustica, Giuseppe Mancuso, il vice sindaco, Giovanni Tranchina, il giornalista Felice Cavallaro, il Presidente del Centro Studi “Isola di Ustica”, Franco Foresta Martin, e Gaetano Nava, controllore di volo in pensione, all’epoca in servizio alla sala radar di Ciampino.

Nel ripercorrere brevemente le drammatiche fasi della vicenda che vide irrimediabilmente coinvolte nella strage 81 vittime innocenti, come in uno scenario di guerra in pieno mar Tirreno, il Sindaco ha sottolineato l’importanza di relazioni politico-istituzionali e di come memoria e ricordo siano elementi essenziali per la crescita di una comunità civile. Parla di uno Stato che è stato dichiarato colpevole “di non aver garantito la sicurezza in volo” dalla corte di Cassazione, esprimendo amarezza per il fatto che i responsabili non siano mai stati puniti, di come le indagini siano state depistate già dai primi momenti di indagine della tragedia, associando ad Ustica la paternità di quella denominazione “Strage di Ustica”, considerato che la tragedia si è consumata al largo dell’isola di Ponza, come riportano i primi giornali dell’epoca. Parla di “verità inconfessabili sugli equilibri politico-militari” e avanza la richiesta, in nome di tutti i cittadini italiani e di quelli usticesi, che venga fatta luce e che i parenti delle vittime possano almeno sapere che sia stata fatta giustizia per i loro cari. Nell’avviare l’apertura della mostra ringrazia il lavoro collettivo dell’Amministrazione Comunale, in particolare del Funzionario Enrico Tranchina, il campo di volontariato di Legambiente che ha costruito un modello in cartapesta del DC-9 Itavia, e il valido aiuto della cooperativa “Nido d’Argento”che garantirà l’apertura della mostra al pubblico tutte le sere dalle 19,00 fino alla fine di Agosto.

Come sottolinea Giuseppe Mancuso, la mostra ha la finalità di far prendere coscienza non solo alla cittadinanza, ma anche alle Istituzioni ed invita il presidente dell’Assemblea regionale siciliana ad avere un occhio di riguardo per le diverse realtà locali delle isole siciliane.

Felice Cavallaro testimonia un ricordo personale di quella sera del 27 giugno 1980, quando, essendo presente ad Ustica in vacanza, l’occasione mondana sia stata improvvisamente scossa dalle prime voci della tragedia che si stava consumando oltre l’orizzonte del mare di Ustica, ma di cui nessuno dall’isola intravedeva le tracce, eppure l’intera popolazione presente al momento si sentì emotivamente coinvolta nell’evento, nonostante non si fosse effettivamente materializzato sotto i propri occhi.

All’aspetto emotivo si unisce il Giovanni Tranchina, che ha riferito delle testimonianze dei parenti delle vittime, incontrati a Palermo nel porticato dell’ARS durante la prima inaugurazione della mostra, e dei quali si fa portavoce di come nei loro animi oltre a quell’immenso dolore prenda piede la preoccupazione che tutto cada nell’oblio e che la verità non venga mai a galla, dati i reiterati tentativi di risollevare anche lo Stato italiano da questa responsabilità, ricordando in proposito le parole amareggiate del giudice Priore che tanto impegno ha profuso nel chiarimento della vicenda.

Nella sequela di omissioni, occultamenti, false verità, depistaggi che si sono avvicendati in 33 anni, Franco Foresta Martin, come già nel semestrale Lettera n.42-43, ha riferito di come il geologo e ricercatore del CNR Paolo Colantoni, quella sera ad Ustica con la nave oceanografica Bannok, sia stato chiamato ad intervenire urgentemente con tutto l’ equipaggio, in quanto nave più vicina al luogo del disastro. Nel tentativo disperato di salvare qualcuna delle vittime si precipitarono in un mare in burrasca verso il punto indicato dalle autorità marittime, ma, giunti in prossimità di quelle coordinate, ricevettero l’ordine di virare di quasi 90° a Ovest. Solo all’alba vennero avvisati dell’avvistamento del cono di prua del relitto dell’aereo sospinto dal vento sulla rotta del traghetto Civitavecchia-Olbia, ed effettuarono il primo recupero del relitto, ancora tra le onde. Fin da quei primi momenti ci si cominciò ad interrogare su quale fosse la verità, ma, chiosa Franco Foresta Martin, “La prima verità è che a Ustica non è caduto un aereo”.

Gaetano Nava, che quella notte non era in servizio, ha riferito che tra colleghi quella rotta aerea Ponza- Cagliari-Palermo è sempre stata definita “Il triangolo delle Bermuda italiano”, a causa delle frequenti esercitazioni di volo militari che destano nelle sale radar interessate non poche preoccupazioni. Ha riferito di come quella sera chi era di turno nella sala radar  di Ciampino, perdendo improvvisamente i contatti con quel volo IH0870 del  DC9 Itavia  proveniente da Bologna diretto a Palermo, abbia subito attivato le tre fasi previste dal codice d’emergenza relativo: INCERTEZZA, ALLARME, DISASTRO.

Giovanni Ardizzone ha ricordato che da Bologna è partita l’iniziativa di non dimenticare la cosiddetta “Strage di Ustica”, avendo istituito un Museo della Memoria su quella tragedia, e che da Bologna è stata richiamata l’attenzione sul fatto che il 50% delle vittime erano siciliani. Gli Uffici dell’archivio storico ed il film di Marco Risi “Il muro di gomma” hanno contribuito alla realizzazione della mostra, inaugurata il 13 giugno 2013 a Palermo alla presenza della Presidente della Camera, Laura Boldrini, e poi replicata a Bologna il 27 giugno.

Sottolinea che il compito delle istituzioni è quello di risvegliare le comunità civile, anche attraverso le commemorazioni. Aggiunge che, nonostante l’accaduto non abbia avuto luogo ad Ustica, la comunità usticese ha “adottato” quelle vittime. L’obiettivo che la mostra raggiungesse un numero cospicuo di persone è stato realizzato, avendo scelto come periodo proprio quello estivo, col fine di risvegliare le coscienze. Parla di “de-stagionalizzare” il turismo, nelle isole spesso relegato ai meri fini della fruizione del mare, consapevole della ricchezza storica di Ustica che affonda le sue radici nel neolitico. Raccogliendo l’invito del sindaco di Ustica, si impegna a coinvolgere l’Assessorato all’Identità Siciliana, la Fondazione Federico II e a chiamare in causa in prima persona l’On. Forgione affinché intervenga per la pubblicazione in rete di iniziative da parte delle isole siciliane e per la promozione di nuove. Riferisce come si stia già lavorando a livello di ARS per metabolizzare le risorse delle diverse realtà siciliane e come vi siano dei disegni di legge che dovrebbero sancire l’avvio di una significativa collaborazione tra le isole siciliane e l’ARS.

Dopo i vari interventi si è proceduto alla visita della mostra presso i locali dell’ex “Settebello”.

Antonella Carrubba

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