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Incontro con il Dott. Antonello Nicosia, Direttore del Centro Studi “Pedagogicamente”, ad Ustica Hotel Punta Spalmatore.


 Dott. Nicosia, la pedagogia per definizione si occupa di educazione; chi sono abitualmente i soggetti che necessitano e quindi beneficiano delle sue riconosciute conoscenze e  competenze ?

IMG_6140a” il mio ruolo in qualità di pedagogista, mi vede impegnato in interventi educativi di tipo globale, nella concezione unitaria della persona e in considerazione del soddisfacimento del benessere dell’individuo. Questo è quanto messo a beneficio dei docenti e degli alunni della scuola con interventi di vario tipo, sopratutto ciò che riguarda le nuove tecnologie nella didattica moderna, e l’uso delle stesse al fine di migliorare l’apprendimento. Ma perchè le mie competenze possano essere rivolte ai soggetti la cui problematica è legata alla devianza, occorre parlare dei miei interventi frutto del vissuto e della ricerca attraverso indagini e visite in carcere, colloqui con i detenuti, al fine di rispondere ai bisogni degli stessi con attività pratico-formative, a risposta del solo principio di cui all’art.27 della nostra costituzione, il carcere come laboratorio educativo per il reinserimento sociale del reo e non un contenitore di scarto sociale. I detenuti hanno necessità di essere orientati e guidati verso una formazione utile e poter imparare un mestiere un futuro di legalità.”

ll suo lavoro e quello naturalmente dei suoi altrettanto validi colleghi è un “ex equo” di pedagogia, psicologia e sociologia; è possibile che si registrino casi in cui una disciplina prevalga sull’altra ?

“Pedagogisti, sociologi e psicologiIMG_6033 formano insieme una equipe socio-psicopedagogica e insieme progettano interventi mirati ad indagare il comportamento umano, i rapporti interpersonali, la salute mentale e la capacità organizzativa del soggetto relativamente alla propria vita. Purtroppo le devo affermare che nelle scuole, negli ospedali e nelle carceri del nostro paese non sono previste tali figure strutturate in modo continuativo se non con interventi mirati e messe a disposizione dalle ASP e dagli enti locali.”

Docente Esperto di nuove tecnologie di trattamento pedagogico penitenziario, sono note le sue lodevoli e ostinate  “battaglie” sui diritti dei detenuti; le chiedo: quella dello Stato non dovrebbe essere una tutela costituzionale ma anche umana?: in che misura sono rieducativi i laboratori creati all’interno delle strutture carcerarie ? e infine quanto è importante la figura del Direttore/ttrice nel ruolo di mediatore tra operatori penitenziari e detenuti ? 

IMG_6146 “Lo Stato dovrebbe attenersi all’art.27 della Costituzione che recita quanto segue: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in   trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato [cfr. art. 13 c. 4].  Non è ammessa la pena di morte.” Io aggiungo che non è ammessa la tortura, anche se ancora nel nostro paese non è riconosciuta come reato. Le condizioni delle carceri, il sovraffollamento, le scarse attività formative, fanno di questo luogo, un luogo di sofferenza, di punizione, di degrado, di contaminazione. Posso affermarle con particolare determinazione che oggi il carcere non serve a rieducare, ma ad incattivire chi lo vive, colpevole o innocente che sia. Da una mia indagine statistica frutto di interventi attraverso interviste e visite all’interno degli istituti Penitenziari, posso affermarle, che le attività formative sono pochissime e riguardano solo circa il 10% degli ospiti, tutti gli altri oziano e si contaminano a vicenda, chi partecipa sicuramente ne trova benefici, la domanda è troppo generica, perchè l’efficienza e l’efficacia del laboratorio, dipende da numerose variabili, quali: tipologia del laboratorio, competenze dei docenti e degli esperti, capacità relazionali degli stessi. Il mio lavoro di ricerca mira principalmente a soddisfare la risposta ai bisogni, ed è sopratutto dedita ad insegnare a un mestiere da spendere dentro e fuori il carcere.”

Mario Oddo 3 (2) Intervista di Mario Oddo

            Continua…

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