Caro anzi, carissimo Padre Lorenzo, (per scrivere questa lettera ci abbiamo messo un’eternità, perché non riuscivamo a darti un saluto finale e definitivo in quanto siamo cresciuti con te.)
Siamo noi, i tuoi ragazzi… I ragazzi che hai cresciuto fisicamente mentalmente e spiritualmente…
Siamo quei ragazzi che senza te non sappiamo cosa fare, siamo allo sbando, senza guida, come una macchina di formula1, ma senza conducente.
Siamo quei ragazzi impauriti del futuro, quei ragazzi che senza una guida si possono autoclassificare “persi”.
Quando siamo andati a Lourdes, vedevamo gli altri gruppi completamente distaccati dal proprio parroco…tant’è che un giorno una nostra amica che avevamo conosciuto lì, ci ha chiesto:-“Come mai avete un rapporto così confidenziale con il vostro parroco?”
Beh, che dire… è una cosa, un legame affettivo troppo forte, indistruttibile, inspiegabile, grazie alla nostra genuinità interiore sia agli occhi tuoi sua agli occhi di nostro Dio Padre; e per questo oggi noi ragazzi ci siamo riuniti qui, per darti questo grandissimo affettuoso ma allo stesso tempo doloroso addio. Addio? Ma quale addio, il nostro è un ciao.
Perché ciao?! Si Ciao, perché siamo sicuri… perché il nostro legame è così forte che un giorno ci rincontreremo.
Conoscete voi quella legenda Giapponese del filo rosso?
Bene…
La leggenda del filo rosso è un’antica credenza orientale che racconta come le anime gemelle e le belle amicizie siano legate da sempre e per sempre da un filo sottilissimo, legato al mignolo della mano sinistra oppure, secondo alcune versioni, alle caviglie…
Ma noi siamo legati a te emotivamente, spiritualmente e anche da questo filo rosso.
Che brutta giornata oggi.
Dire ciao al nostro parroco…
Dire addio a feste, chiacchiere confessioni personali, ma soprattutto dire addio ad un nostro fratello.
Non vogliamo lasciarti, ma come abbiamo detto prima, siamo legati, e i fili come ben sapete sono destinati a rincontrarsi.
Grazie, ma non grazie scritto in stampatello minuscolo, G-R-A-Z-I-E scritto a caratteri cubitali divisi da un trattino.
Grazie di cuore <3.
Grazie per averci sostenuti sempre e comunque…
Grazie per averci consigliato come un padre…
Grazie per quella bella esperienza a Lourdes.
Grazie per averci fatto diventare quello che noi oggi siamo.
Nella scuola media di Ustica è in pieno sviluppo un progetto didattico formativo dal titolo misterioso e affascinante nello stesso tempo: “L’oro nero che veniva dal mare“. Protagonisti sono i ragazzi della terza che, guidati dalla professoressa di scienze Alda Togo e dal direttore del Laboratorio-Museo di Scienze della Terra Franco Foresta Martin, si sono trasformati in apprendisti-ricercatori, raccogliendo decine di piccoli frammenti di vetro vulcanico nei terreni attorno a “Casa dei Francesi”, a Tramontana, e sottoponendoli poi all’analisi ottica con i microscopi del laboratorio scolastico.
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