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Il 20% della popolazione soffre di acufeni, successo per il dibattito di specialisti a Palermo

I pazienti affetti da acufeni, o tinniti, in Italia più di un milione di persone, ossia circa il 20 % della popolazione di ogni età, anche se la frequenza è maggiore tra i 40 ed i 60 anni.. Per fortuna solo poco più del 3-4% della popolazione riferisce il tinnito come causa di grave disagio. Più frequentemente giungono a questa condizione i soggetti di sesso maschile rispetto alle donne.

Oggi il problema può essere affrontato dagli specialisti in un lavoro d’equipe che coinvolge non solo gli otoiatri ma odontostomatologi, neurologi, fisiatrie e fisioterapisti, geriatri, psicologi, audiometristi ed audioprotesisti . In alcuni casi d’ausilio Psichiatri e logopedisti.

Se ne è parlato a Palermo in un incontro che si è svolto il 9 giugno , presso il Grand Hotel Piazza Borsa dal titolo “Oltre la percezione uditiva: gli acufeni tra udire, sentire e ascoltareed organizzato dal dottor Aldo Messina, direttore dell’U.O. di Audiologia del Policlinico Universitario di Palermo e dal professor Gianfranco Cupido, associato di otorinolaringoiatra.

Davanti ad un pubblico numeroso, tra essi anche molti pazienti, si è cercato di approfondire i vari aspetti di un fenomeno uditivo che, per certi versi, rappresenta ancora un enigma per i ricercatori.

Con il termine acufene si definisce il sintomo, riferibile ad una malattia che è doveroso cercare di accertare, che determina la percezione, per almeno 5 minuti più di una volta a settimana, di un suono ma in assenza di una sorgente sonora esterna. Questa definizione evita di includere tra i tinniti i cosiddetti “somatatosound” (suoni del corpo come le pulsazioni vascolari) nonché i brevi e occasionali fischi alle orecchie che più o meno tutti avvertiamo saltuariamente.

Pur essendo un suono irrilevante dal punto di vista dell’informazione in esso contenuta, l’acufene non viene “filtrato” dai meccanismi che di norma impediscono a stimoli sensoriali poco significativi di raggiungere lo stato cosciente e quindi di essere percepiti.

“ Una teoria, molto accreditata , ha affermato la professoressa Brigida Fierro, direttrice dell’U.O. di neurologia del Policlinico di Palermo, fa ritenere che questo accada perché l’acufene non segue la via sensitiva uditiva, ma quella del dolore cronico che non è un segnale d’allarme come il dolore acuto, ma rappresenta una vera e propria condizione patologica”.

Pertanto l’acufene può essere inquadrato come un’anomalia dispercettiva, conseguente ad alterati fenomeni di rigenerazione del sistema nervoso centrale. La patologia coinvolge, nelle fasi finali, le strutture del sistema nervoso centrale e corticali.

Non essendo l’acufene una malattia ma un sintomo, si sono evidenziate molte possibili cause alla sua origine e non sempre di pertinenza otoneurologica. Il convegno si è proposto pertanto l’obiettivo di fornire al medico gli strumenti per esaminare il sintomo acufene e indirizzare l’orientamento diagnostico e terapeutico. Non potendosi affrontare tutte le possibilità eziologiche si è dato preliminarmente risalto a quelle meno note come le alterazioni del deflusso venoso, ne à parlato il cardiologo dottor Davide Piraino, le sindromi ostruttive del sonno sulle quali hanno riferito il Professor Riccardo Speciale, direttore U.O.C. di Otorino del policlinico di Palermo e la dottoressa Antonella Mistretta, i conflitti neuro vascolari, come ha evidenziato il dr Natale Francaviglia, direttore dell’U.O.C. di Neurochirurgia dell’Ospedale Civico di Palermo ed una particolare condizione anatomica che determina un eccessivo allungamento dell’osso temporale, il processo stiloideo. Quest’ultima patologia, nota come sindrome di Eagle, è stata esplicitata relativamente alla descrizione anatomica dal dottor Giuseppe Carotenuto, specialista ortopedico e per la sua eventuale terapia chirurgica dal dottor Vincenzo Calabrese, responsabile U.O. di Otorino dell’Ospedale di Ragusa.

“Pochi immaginano, ha affermato il professor Gianfranco Cupido, docente di otorinolaringoiatria , che anche il reflusso gastro esofageo o più esattamente quello faringo laringeo, determinando aumentata produzione di pepsina anche nella zona prossima alla tuba di Eustachio, il canale che congiunge l’orecchio medio alle alte vie respiratorie , può causare produzione di catarro tubarico e pertanto ovattamento auricolare ed acufeni”.

“ Dal 2014 l’ American Academy of Otolaryngology – Head and Neck Surgery, ha redatto delle linee guida, utili per gli specialisti per affrontare il problema” ha ricordato il dottor Aldo Messina direttore dell’U.O. di Audiologia del Policlinico di Palermo. “ Gli studi in esse riportati, prosegue questo specialista,   ritengono inutile nei casi di acufene persistente e fastidioso l’impiego di antidepressivi, anticonvulsivanti, ansiolitici, farmaci intratimpanici, ginkgo biloba, melatonina, zinco, stimolazione magnetica transcranica e agopuntura”. “Altrettanto discutibile , insiste Messina, secondo le linee guida, il ricorso diagnostico a Risonanza Magnetica se non nei casi di acufene monolaterale o pulsante o di perdita di udito asimmetrica”. “Gli stutunitensi invece ritengono utile –conclude – l’utilizzo di sussidi protesici uditivi e la terapia con tecnica psicologica di tipo cognitivo comportamentale ”. Questi ultimi due aspetti sono stati successivamente affrontati nel corso del convegno dall’ingegner Giannandrea Nitais, relativamente all’applicazione della protesi acustica e, relativamente al secondo punto, dal dr Nicola Lo Savio, psicoterapeuta dell’Istituto Tolman di Palermo .

Tra i relatori l’ingegner Luca Del Boingegnere biomedico ed audioprotesista, responsabile della tinnitus clinic di Milano. “ La Tinnitus Reatrining Terapy o T.R.T..- ha affermato l’ingegnere-  consente di ridurre, nell’arco dei pochi mesi, il fastidioso ospite uditivo”. “ Il centro della terapia- ha detto Del Bo– è un counseling di tipo medico e non psicologico, associato ad una terapia sonora e, ove necessario, audio protesica, il cui scopo è, in definitiva, quello di riclassificare come neutra l’informazione acustica dell’acufene sì da renderlo poco influente dal punto di vista emozionale, cosicché il segnale aberrante sia filtrato e non più percepito”. Stressa finalità, per vie diverse si prefigge di raggiungere la metodica del neuro feedback dinamico non lineare, presentata a Palermo dal dr Francesco Lanza-

Gli aspetti della maturazione uditiva del neonato sono stati ripresi dal dr Robero Bovo del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova, il quale ha esplicitato i molteplici fattori che possono compromettere la maturazione uditiva del bambino ed ha affermato che “ la diagnosi audiologica nei primi sei mesi di vita non è sempre affidabile anche se supportata da metodiche di terzo livello come lo studio dei potenziali evocati uditivi e che pertanto l’assenza di risposte elettrofisiologiche e comportamentali non sempre riflette una sordità grave o profonda.. . e soprattutto permanente. Il bambino va pertanto sempre controllato successivamente”.

Moderatori della giornata di studio il professor Giovanni Ralli, associato di Otorino presso l’Università “La Sapienza” di Roma e la professoressa Elisabetta Genovese , presidente della Società Italiana di Audio Foniatria nonchè docente ORL presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.

Fonte: Siciliainformazioni.com