Ustica sape

To be, or not to be, that is the question…


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Una risposta

  1. Essere o non essere: questo è il problema Se sia più nobile per l’animo subire Le percosse e i dardi di una sorte oltraggiosa, levarsi in armi contro un mare di affanni, E combattendoli porvi termine.
    Morire, dormire – Null’altro.
    E in un sonno pensare che hanno fine Il cruccio e gli infiniti mali della natura A cui la carne va soggetta: è una consumazione Da augurarsi devotamente.
    Morire, dormire; Dormire, sognare forse.
    Ah, qui sta l’inciampo; Poiché il pensiero di quali sogni possono venire, Quando ci siamo spogliati di questa veste mortale, Deve pur farci esitare. Ecco il timore Che da sì lunga vita alla sventura; Che infatti sopporterebbe i colpi e le beffe dei tempi, I torti inflitti dall’oppressore, le ingiurie dei superbi, Gli spasimi dell’amore spezzato, gli indugi della giustizia, L’insolenza dei potenti, e le ripulse Che il merito paziente riceve dagli indegni, Quando egli stesso potrebbe procurarsi la pace Con un semplice stiletto?
    Chi mai porterebbe simili fardelli, Gemendo e sudando sotto una vita spossante, Se non vi fosse la paura di qualcosa oltre la morte, Il paese inesplorato, da cui confini Nessun viaggiatore fa ritorno – a sgomentare la volontà, E a farci piuttosto tollerare i mali che abbiamo, Che fuggire ad altri di cui non sappiamo nulla? Così la coscienza ci rende tutti codardi;
    E così l’incarnato della risolutezza nativa Si ricopre della tinta malsana del pensiero, E imprese di grande levatura ed importanza Per questo timore sviano le loro correnti E perdono il nome stesso di azioni.

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