Ustica sape

Tra orti, area marina e menu veg, Ustica è a prova di Greta


Di Alessandra Moneti ROMA

 – Non ci sono resort a Ustica, ma orti in ogni casa e nei menu dei ristorantini. E tra i vicoli, il profumo della pizza usticese e le botteghe di artigiani che propongono dolci tipici e conserve di pescato, facendo tesoro del lavoro dei pescatori che ancora intrecciano le nasse. In questa isola vulcanica, una “perla nera” che si raggiunge in 90 minuti di aliscafo da Palermo, la marineria non ha ottenuto le quote tonno, ma può lavorare con i rinomati gamberi, l’alalunga e un patrimonio di pesce da scoglio, merluzzi e barracuda.

In una community che conta un migliaio di usticesi residenti tutto l’anno su quello che loro chiamano “lo scoglio”, c’è da sempre un turismo legato alla riserva marina, la prima ad essere istituita in Italia, e una concentrazione di diving dove si parlano tutte le lingue del mondo. Ma ora, con la nascita di “VisitUstica”, un’associazione che raccoglie una ventina di operatori, dal panetterie ai vignaioli, dai ristoranti agli esperti del museo archeologico e di quello geologico, l’isola svela un volto agricolo che può calamitare enoturisti, viaggiatori low cost, e amanti della cucina vegetariana. Un’offerta al passo coi tempi, dunque.

Un’isola a prova di Greta Thunberg, la giovane ambientalista svedese che qui troverebbe pane per i suoi denti. Per gli amanti della buona tavola, a prezzi onesti, una tappa da non perdere è quella delle specialità di Maria Cristina, dove una imprenditrice del gusto over 80 da’ prova di mattarello per preparare le cassatelle, dolce delle ricorrenze usticesi, biscotti alle lenticchie con ricetta home made, e i “giggi” passati al vino cotto.

Hanno invece inventato la ricetta della caponata con lenticchie Elsa Zanca che con la sorella Katia rendono speciale la cucina di Kiki’s, con le polpette di finocchietto da degustare già all’approdo.

A pochi metri il ristorante “Il faraglione” propone crostini con crudo di gambero usticese e purea di limone, sorprendenti panelle di lenticchie, e il pane con grano tenero locale recuperato da Margherita Longo dopo decenni di abbandono.

Il “parapandolo”, il rinomato gamberetto isolano, trova poi grande espressione al ristorante Carruba, dove tutte le verdure provengono dall’orto, e fanno di questa isola una meta per ogni stagione. Anche perché la vendemmia delle uve Grillo e la raccolta delle lenticchie e di legumi inconsueti, come la cicerchia e i piccoli ceci, sono esperienze di incontro della biodiversità tutelata da un mare tutto da esplorare.(ANSA).

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