La Repubblica delle Banane. Osservate questi due passaggi relativi al trasferimento del Poliambulatorio.

L’intimazione di sfratto. E’ stata notificata alla portineria invece che all’occupante responsabile dell’occupazione e a quanto pare senza preavviso: talché è lecito ritenere o che nel corpo del contratto di appalto dei lavori (ma è stato stipulato? Perché c’è da dubitare di tutto) non sia stato stilato un cronoprogramma  (ma in fondo non è che una quisquilia, una pinzillacchera, giorno più, giorno meno, anno più, anno meno di restituzione dell’immobile alla fruizione dell’utenza… cosa vuoi che sia? Vuoi scommettere che non c’è neanche una penale per ritardata fine lavori?); ovvero che la data di sfratto non è stata portata mai a conoscenza dell’occupante responsabile che infatti è rimasto sorpreso e sprovveduto ancorché doveva aspettarselo (come si dice? Prevedere è meglio che provvedere). Per fortuna ha sopperito “la vecchia e sempre utile prassi del TAM-TAM dell’informazione” il cui ritmo tribale ci riporta giustappunto ad un ambiente da Repubblica delle Banane (strano quindi che non abbiano pensato anche ai segnali di fumo).

Poi, la diramazione della notizia. Che non è pervenuta da fonte istituzionale bensì curata, per grazia di Dio e volontà personale, da uno stimato professionista che alla bisogna si è avvalso (guarda tu le combinazioni! Ah che cos’è la vita…) del medesimo blog verso il quale l’istituzione non ha certamente una spiccata simpatia. Ma può anche darsi che la lodevole iniziativa sia stata in realtà concordata come d’altra parte farebbero supporre tanto l’incipit quanto i toni stucchevolmente zuccherosi del comunicato.

A tal ultimo proposito vogliamo soffermarci in particolar modo sul passaggio che rievoca l’epopea dell’individuazione di una utile alternativa alle baracche: nel caldo agostano, dopo un lungo ed inutile peregrinare invernale, al Signor Sindaco si è accesa la lampadina della foresteria (possiamo dire: meglio tardi che mai?) ma il destino cinico e baro, travestitosi da crisi dell’Assessorato competente, ha infine architettato che una banale autorizzazione ritardasse più di 40 giorni e -diavolo falla!- determinasse quindi la crisi. Ora: ma non vi sembra da Repubblica delle Banane che un Ufficio a suo tempo prontissimo a rassicurare il sindacato dei medici circa alla adeguatezza delle baracche sia invece sprofondato in letargo quando doveva finalmente fare il compito suo? Anche perché, alla fine, con il cerino acceso in mano è rimasto il Signor Sindaco al quale va perciò tutta la nostra comprensione (questa è sfiga, accidenti! Ma una gita a Lourdes no?).

Abbiamo detto dei toni troppo sbilanciati della comunicazione ed in fondo inutili ai fini della comunicazione stessa. Tuttavia si accende in noi un sorriso malizioso nel leggere e rileggere il conclusivo ricordo commosso, affettuoso (e tendenzioso) del Dottore Mariano Scalise: il pungiglione dello scorpione ovvero in cauda venenum.

Noi speriamo vivamente di essere ufficialmente smentiti, speriamo ardentemente che qualcuno legittimato (non un messaggero imbonitore) ci illustri perché non siamo nella Repubblica delle Banane. Semmai ciò avverrà, gli porremo comunque delle domande: qual è il gusto, ostinato, o l’interesse, pervicace, di mostrarsi come la Repubblica delle Banane? Perché farsi percepire in questo modo? Perché rinunziare con apparente noncuranza a mostrare una professionalità della quale non dovremmo né vorremmo dubitare? Ah, saperlo…!

Pietro Bertucci