Come un vecchio malato terminale, abbandonato in un corridoio d’ospedale;
mi ritrovo anche oggi attraccato di dritta, lungo questo insicuro porto canale.
Solo e agonizzante nonché per metà immerso, con corde che mi reggono col dubbio;
due gracili braccia attaccate alle bitte, per non andare giù col prossimo marrobbio.
Rimembro tutte le mie avventure, dalla più virtuosa alla più impetuosa;
e passando dalla virtuosa “Ustum”, fui sedotto dal canto della berta amorosa.
Al termine delle mie uscite pescose, pacifico rendevo i miei uomini alle loro spose;
con nenie gioiose partorivo tutto il divin pescato, dalle mie stive copiose.
Ormai nessun capitano, nessun cantiere o nessun Santo mi potrà più salvare;
conosco bene il mio destino, che è quello di un anziano al “Bardo” attraversare.
Pietro Fiorito
4 risposte
Per conto di MImmo Drago
“Al poeta Pietro Fiorito un grazie per questa poesia carica di sentimenti e di malinconia. Tutti i suoi versi ci invitano ad un pensiero, a fermarci un momento per una intensa e sana riflessione. Grazie.”
Ciao caro Pietro e un grande grazie a te Mimmo.
Sì è vero per ciò che hai detto.
La riflessione è alla base del processo del pensiero umano.
Oggi purtroppo si cerca in ogni modo di ridurre al minimo tale forza, con prepotenze, prevaricazioni, sopraffazioni e tanto altro.
A me basta solo fare riflettere il lettore, però senza condizionare la sua mente, per poi personalmente gioire alla fine in silenzio per l’effetto sortito.
A tutti auguro una buona giornata.
A me ha colpito l’inizio. Per esperienza posso dire che, non tutti gli ammalati terminali sono lasciati abbandonati nei corridori ospedalieri.
Gentilissima Signora Angela, mi consenta dissentire alla sua osservazione precisa ma generica.
Non tutti i malati terminali vengono abbandonati in un corridoio d’ospedale, ci mancherebbe altro, ma sicuramente avrà sentito una simile notizia dai T.G..
Conosco perfettamente tale situazione altamente emotiva, per il semplice fatto che al sottoscritto avevano dato pochi mesi di vita per un brutto male, e non ricordo più tutti i miei innumerevoli ricoveri, quindi ho una certa esperienza.
Oggi, dopo anni di terapie ne sono quasi fuori, e comunque uso empatia e sensibilità d’animo per le mie composizioni.
Fra le tante emozioni, che il mio cuore avverte, questa mi ha particolarmente colpita, ed è così ch’è nata: “Un vecchio peschereccio”.
Grazie ugualmente per il suo commento, e giacché amo la vita le auguro un’enorme peschereccio pieno di gioia e felicità.
Con gratitudine. Pietro Forito.