Sei come una nera rosa nata dalle profondità di questo magnifico Mare Italico, dove il mio cuore, pieno di sana passione, rievoca con ardito entusiasmo il tuo profumato amore.
Mentre è la mia mente che ti estrae dal sunto della mia memoria, e ti vede come una pudica donna colma d’amore che, senza saperlo, crea coi suoi balsamici effluvi enorme sollievo nel cuore dei suoi lontani figli.
Superbo è il tuo orgoglio di femmina fertile, nonché seria esponente dell’indomabile tenacia.
Nobile è la tua postura che con fierezza non scende a patti con chi la teme, ma lo fa solo con chi si arrende, diventando così in realtà un tenero amante.
Se pur ferma nella tua indole geografica, di tanto in tanto ti diverti a scuotere persone e cose e lo fai senza malizia e senza danni.
I primi governi del secolo scorso, per cinquant’anni ti obbligarono con la forza a cambiare il comportamento delle persone, consegnandoti dei prigionieri che venivano a te affidati per punizione.
Le oltraggiose mire dei vari POTERI, grazie al tuo aiuto, cercavano di coercizzare nel tempo la mente dei coatti di turno, presumendo che bastasse l’isolamento e la solitudine della tua terra a far mutare con forze invisibili il loro pensiero, però senza riuscirci.
Quindi ti sei resa complice involontaria e rea dell’accusa di “madre accogliente”, dove per te non esistevano dissidenti figli o delinquenti adottivi, ma creature da proteggere nel proprio grembo per il protrarsi della loro pena.
Pertanto per te era normale essere un’inguaribile locandiera, che offriva occasionalmente dimora a pregiati cervelli e a incalliti delinquenti.
A dire il vero non sei altro che un’enorme palestra vivente, dove sono in pochi a poter allenare tranquillamente i muscoli del proprio intelletto.
Laddove ad esercitarsi non sono gli asini, i delfini o i gabbiani, ma soltanto quelle persone che si sentono, alle volte, piacevolmente in te confinate.
Pietro Fiorito