Ustica sape

Ustica presente nel primo volume della guida geologica regionale. Ce ne parla Franco Foresta Martin

La Sicilia e le isole minori sono i protagonisti di una “guida geologica regionale” in due volumi appena pubblicata dalla Società Geologica Italiana (SGI), l’istituzione di cui fanno parte i ricercatori e gli studiosi di Scienze della Terra. Con soddisfazione constatiamo che, fra le dodici località siciliane selezionate per il primo volume, è presente Ustica. Il capitolo che, in breve, ne illustra la storia naturale e ambientale reca la firma di quattro geologi-vulcanologi noti per aver dedicato gran parte dei loro studi alla nostra isola: sono Sandro De Vita dell’Osservatorio vesuviano di Napoli; Franco Foresta Martin direttore del Laboratorio Museo di Scienze della Terra; Pierangelo Romano e Silvio Rotolo dell’università di Palermo.

-All’usticese Franco Foresta Martin chiediamo di illustrarci finalità e contenuti di questa nuova opera.
Le guide geologiche regionali della SGI, sono uno strumento culturale fondamentale per trasferire, sia agli studiosi, sia a un più ampio pubblico di appassionati, le nozioni essenziali sulla storia naturale di un territorio. Per questo motivo, coerentemente con la missione didattica e divulgativa che svolgiamo attraverso il Laboratorio Museo, abbiamo colto subito l’opportunità di raccontare Ustica anche in questa pubblicazione”.

Come è strutturato e quali informazioni offre il capitolo dedicato a Ustica?
C’è una parte generale con una descrizione geografica e geologica di insieme, con notizie sull’Area marina protetta e sull’offerta culturale dell’isola. A questa segue una breve storia evolutiva di Ustica: da quando ha cominciato a formarsi come monte sottomarino nel basso Tirreno, fino a quando è emersa. E poi c’è la parte sicuramente più avvincente per chi desidera camminare, arrampicarsi, e godersi la natura: perché, a questo punto, prendiamo per mano il visitatore e lo conduciamo lungo alcuni itinerari da non perdere. Itinerari attraverso formazioni geologiche e vulcanologiche che gli studiosi considerano un patrimonio naturale da valorizzare e custodire”.

– E allora sentiamo anche noi quali sono questi itinerari consigliati. magari ci siamo passati davanti tante volte e non ci siamo resi conto appieno della loro importanza. 
Certamente, c’è l’imbarazzo della scelta. Cominciamo con le lave e le brecce che si presentano ai nostri occhi subito dopo l’approdo a cala Santa Maria. Dopo avere attraversato il paese, puntiamo verso la strada del boschetto, e arriviamo agli strati di tufo di Monte Costa del Fallo. Appena più su, affacciamoci nelle Grotte del Lapillo. Scendendo verso la costa settentrionale, una tappa obbligata si deve fare nella zona Camposanto-Villaggio Archeologico, fra dicchi e faraglioni. Ancora ci sono: il luogo che ci porta a conoscere l’impronta da cui è nata l’isola, cioè la Faglia dell’Arso; e quello che ha rappresentato la conclusione della sua storia eruttiva: la Falconiera, ultimo vulcano attivo di Ustica ben 130.000 anni fa. Anche se siete già stati decine di volte in tutti questi luoghi che ho elencato, vedrete che vi sarà descritta qualche cosa di nuovo da apprendere!“.

-E per chi preferisce stare a mollo dalla mattina alla sera, senza allontanarsi troppo dalle zone costiere?
Ovvio che abbiamo pensato anche a quelli, suggerendo un bel giro dell’isola in barca, che descrive puntualmente tutte le formazioni geo-vulcanologiche che si presentano man mano ai nostri occhi”.

-Sarà facile trovare questa guida nelle librerie nelle edicole?
Trattandosi di una pubblicazione e di un editore specializzati, la diffusione è piuttosto limitata. Chi è interessato potrà ordinarla direttamente dal sito della Società Geologica Italiana. Ma io farò richiesta all’editore di rendere disponibile gratuitamente il capitolo relativo a Ustica, in formato digitale, esclusivamente per gli studenti del nostro Istituto Comprensivo. Spero di potervi comunicare al più presto il link da cui scaricarlo”.

Ringrazio Franco Foresta Martin che con i co-autori geologi-vulcanologi  Sandro De Vita, Pierangelo Romano e Silvio Rotolo sia nel significato di impegno che con riferimento numerico, è il caso di dirlo, “si son fatti in quattro”. nell’intento ben riuscito di rendere quanto mai interessante la loro guida geologica regionale.

a cura di Mario Oddo – odmar@libero.it

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