Vittorio, il “Nonnino” che odorava le alghe


Testo e foto di Mimmo Drago

L’odore del mare e ancor di più il profumo che le alghe sprigionano sono affascinanti connessioni tra il mondo scientifico e lo stato emotivo di una persona. Stando vicini al mare veniamo accolti dai profumi tipici di quel mondo, in grado di aumentare la sensazione di benessere e stimolare la parte inconscia della nostra psiche.  I ricordi che preferiamo tenere nascosti ritornano così alla memoria, secondo un meccanismo che si potrebbe definire freudiano, e nuove emozioni vengono stimolate.

 “Ho risentito il profumo d’alghe di questo mare.
Un profumo unico al mondo.
La sua freschezza pungente qui è enorme,
come la nausea che gli è legata.”
(Giuseppe Ungaretti)

 

Vittorio è stato un’anima pura e gioiosa, una di quelle anime silenziose che si accontentavano di poco, bastava un fiore o la piuma di un’alga raccolta randagia nelle trasparenze marine della sua isola, per sentire ancora viva la sua esistenza.

La guardava, la scrutava, la sfiorava, ne sentiva la consistenza schiacciandola dolcemente con le pallide dita delle mani, poi l’allargava come se facesse la cardatura su un fiocco di lana, che le donne di una volta sapevano fare bene riunendosi in gruppetti di lavoro, e poi lentamente con mani tremolanti l’avvicinava al naso   assaporando tutto il pungente profumo che scaturiva dai “bromofenoli” responsabili del caratteristico odore di iodio associato al mare.

Intanto le piccole piume verdi dell’alga strizzata gocciolavano un po’ d’acqua salata che inumidiva le sue gambe magre ed esili come rami di corallo.

Bastava questo per renderlo sereno, forse anche felice! Chissà!

La sua alga preferita era un’alga di un colore verde intenso, una Chlorophyta del genere Bryopsis, che i suoi preziosi accompagnatori Michele ed Angelo raccoglievano facilmente, tra le pozze di scogliera dove cresce rigogliosa.

 

(Bryopsis plumosa(Hudson) C.Agardh 1823 – Ordine Caulerpales, Famiglia Bryopsidaceae, Genere Bryopsis, specie Bryopsis plumosa, che forma in acqua bassa tappeti erbosi di colore verde scuro).

 

Stando vicino all’acqua Vittorio interagiva con l’ambiente che lo circondava, i profumi tipici del mondo marino aumentavano la sensazione di benessere e stimolavano la parte più inconscia della sua psiche, quel soffio vitale dell’anima che include livelli di conscio e di inconscio.

I ricordi, che forse preferiva tenere nascosti nel cuore, ritornavano così alla memoria e nuove emozioni, pensieri, comportamenti venivano stimolati.

Poi Vittorio, iniziava il suo amorevole rituale, si faceva arrotolare i pantaloni, gli slacciavano le scarpe, gli sfilavano i calzini e poggiava finalmente i piedi nudi, che sembravano pesci, in una pozza d’acqua.

Era quello l’inizio del suo segreto sogno, in cui ripercorreva tutta l’esistenza vissuta tra i flutti e le onde della memoria.

Lo incontrai per caso in un tiepido giorno di maggio, lo vidi mentre si appoggiava sul bastone, proprio lì in quel punto, dopo il Passo della Madonna.

Si era lasciato alle spalle lo Scoglio del Medico e si dirigeva ondeggiando, ma con passo convinto, verso la Torre dello Spalmatore.

Intorno era tutto silenzio e pace, ciò che amava di più e tra fiori gialli e papaveri di fuoco iniziò a parlarmi delle sue memorie inzuppate di sale e iodio.

Aveva occhi sinceri, il naso un po’ aquilino e la pelle chiara e liscia come una seta indiana.

Restai affascinato nel sentire la sua voce monotona, lenta, pacata, ma chiara come luce di luna.

Gli scattai alcune foto alle quali non si sottrasse e per dimostrarmi la sua gratitudine dopo qualche giorno mi donò un cartoncino sul quale aveva incollato, con le sue mani, piccoli sassi raccolti in riva al mare!

Un dono povero, semplice, ma infinitamente prezioso per me perché sapevo provenire dalla sua anima azzurra!

Poi si allontanò, lo lasciai ai suoi pensieri, ai suoi ricordi, ai suoi lenti passi, carichi di bellezza e di armonia.

Alcuni giorni dopo, tornai ansioso tra quelle pietre per rivederlo, proprio in quel punto preciso dove l’avevo incontrato la prima volta, ma … Lui non c’era.

Un pallido sole squarciava le nuvole, non so perché ma percepivo un’aria pesante, incerta … da lontano, come in un sogno, intravidi una mano rugosa  che stringeva un mazzo di teneri fiori.

Un cancello di ferro luttuoso in quel momento cigolando si apriva, permettendo uno spiraglio d’ingresso in cui titubante mi introdussi e come una fronda d’alga solitaria, spiaggiata dal tumulto di un’onda, mi abbandonai in una malinconica tristezza.    

 

“Io torno al mare avvolto dal cielo,
il silenzio tra un’onda e l’altra stabilisce una pericolosa sospensione,
muore la vita, si acquieta il sangue,
fino a che erompe il nuovo movimento e risuona la voce dell’infinito.”

(Pablo Neruda)

4 risposte

  1. Ciao e GRAZIE caro Mimmo, ci hai regalato con questa TUA, una delle più grandi e belle pagine di pura “PROSA”.
    L’averla letta nel mattino del mio silenzio mi ha scosso non poco, mi hai regalato di fatto un’emozione unica e profonda efficace per la mia anima.
    Dimentichiamo spesso e con molta facilità il senso della vita, la NOSTRA.
    Sono i piccoli gesti che a volte lasciamo scorrere via dalla nostra attenzione, e non ci rendiamo conto dell’immenso valore che essi hanno sul nostro cuore.
    Un grande abbraccio, Pietro.

  2. Che bellissimo ricordo, avvolto di profumi e sensazioni che rendono entusiasmante, nel loro piccolo, la vita, legano ricordi e momenti.
    E ci portano lontano.

  3. Non ci sono parole per commentare con quanta dolcezza e verità ha condiviso con i più queste riflessioni che rendono onore e suscitano individuali riflessioni sulla vera natura umana, così potentemente fragile e compartecipe del tutto. Solo al tramonto si scorgono colori che l’accecante correre nella vita spesso non ci fa cogliere. Grazie per queste righe tanto dolci quanto severe.

  4. Cari Pietro, Salvio e Francesco, grazie per le vostre sincere ed affettuose considerazioni, ho soltanto raccontato ciò che mi ha attraversato! Vi abbraccio.

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