Abbiamo ricevuto proteste e polemiche molto forti su chi ha autorizzata un “posizionamento” delle reti in un modo così assurdo e difficile da comprendere.
Tralasciando le proteste e le polemiche trascrivo sommariamente quanto, da quasi tutti, evidenziato: – La rete messa in quel modo è controproducente, pericolosa e non serve allo scopo…
I bagnanti credendo di avere una protezione dalla rete “anti meduse” va in acqua tranquilla, possibilmente senza precauzioni e potrebbe venire facilmente a contatto con i filamenti urticanti delle meduse.
P.S. Anche se sono soldi provenienti dalla CEE, non è detto che devono essere sperperati senza alcun profitto/utilità/giovamento… –
Nell’area marina protetta di Ustica prende il via domani una delle iniziative del progetto europeo Med-jellyrisk: la messa in opera di reti antimeduse per la protezione dei bagnanti. Il progetto, coordinato dal prof. Stefano Piraino (Università del Salento), è stato finanziato per un ammontare di 2,33 milioni dalla Unione Europea attraverso lo strumento europeo di vicinato e partenariato per la cooperazione transfrontaliera nel bacino del Mediterraneo (www.enpicbcmed.eu) ed è finalizzato a sviluppare strumenti per la mitigazione degli impatti causati dall’aumento di meduse nel Mediterraneo, che rappresentano una crescente minaccia per le attività umane in prossimità di zone costiere (incluse le attività ricreative, la pesca e l’acquacultura). Il Consorzio Med-jellyrisk è capitanato dal Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare (Conisma) ed è costituito da istituti di ricerca di Italia (Università del Salento), Spagna (Icm-csic, Barcelona), Malta (UoM, University of Malta), e Tunisia (Fsb, Facultè Sciences de Bizerte; e Inat, institute nationale agronomique de Tunisie). Al fine di promuovere lo sviluppo socio-economico e del territorio incentrato su innovazione e ricerca, creando sinergie tra le potenzialità dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, il progetto prevede l’attuazione di diverse fasi nel triennio 2013-2015. Tra queste, il monitoraggio integrato delle proliferazioni di meduse, degli impatti antropogenici e climatici sul fenomeno e degli impatti socioeconomici, anche per il settore turistico, causati dal fenomeno delle proliferazioni di meduse, nelle acque costiere. Il progetto è fortemente sostenuto dall’Assessorato regionale al Territorio e Ambiente: «Le acque del Mediterraneo – dice l’assessore Mariarita Sgarlata – hanno registrato una proliferazione progressiva di meduse. Causa di questo fenomeno da un lato i cambiamenti climatici in corso, dall’altro l’impatto di alcune attività antropiche, quali il trasporto marittimo e lo sfruttamento di risorse naturali. Questo fenomeno ha impatti diretti sulle attività umane, ricreative, turistiche e produttive, nelle aree costiere».
Fonte Giornale di Sicilia