A piedi nudi e accovacciato sulle tue consumate reti, sotto un cocente sole stavi chino di schiena, gravata oramai non tanto dal peso dei tuoi deludenti guadagni ma da quello del tuoi tirannici pensieri.
Sei stato sempre pronto a sarcire con molta pazienza e maestria gli strappi causati da quegli ostili scogli, che tu conoscevi molto bene, e senza mai arrenderti, i tuoi stanchi occhi e le tue sagge mani ricostruivano con onesta precisione rombi perfetti per la tua trappola di morte.
Quelle stesse mani su cui la fatica del mare ha scritto il suo tempo, e l’ha fatto con cicatrici evidenti, di cui tu nemmeno più ricordavi la provenienza
Quegli stessi occhi che hanno visto solo tempi di speranza, mentre è con mesta rassegnazione che hai accettato la vita in mare, quello stesso mare che ahimè hai sempre odiato, amato e per il quale hai imprecato, e solo nell’ora della tua dipartita ti ha concesso la Sua Rispettosa Autorevolezza.
Impavido hai pescato in ogni angolo conosciuto del tuo mare, e l’hai fatto per ogni giorno disponibile della tua vita.
È con fatica e dedizione che hai effettuato la quotidiana sottrazione di quei frutti, che le tue acque amiche ti hanno concesso di prelevare, e di conseguenza ti hanno permesso di vivere col tuo destino e la tua famiglia.
Oggi anche il tuo fratello mare piange lacrime salate per la tua mancanza, i gabbiani in cielo non sono piu in festa, mentre gli amici tuoi delfini hanno capito la tua assenza, e tutti silenziosi nuotano malinconici intorno alla tua barca.
So benissimo che continuerai a pescare fra i tuoi mari eterni, e ogni giorno da lassù guarderai compiaciuto i tuoi cari, e costantemente farai sentire loro la tua presenza.
Pietro Fiorito