25/04/2018
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Caro Leo, quando ho pianificato di sentire telefonicamente le tue impressioni al termine della partita contro il Lampedusa per riportarle nel mio ormai consueto “punto” sul campionato,(che qui anticipo in altra forma) mai avrei pensato di raccogliere un commento tanto carico di amarezza quale quello che mi è toccato sentire dalla tua viva voce; comprensibilissima per la pesantezza (0 a 7) della sconfitta casalinga e per le cause, interne/esterne, che l’hanno determinata. Dalla cronaca dei novanta e passa minuti che mi è stata raccontata, a quanto pare nulla da eccepire sulla superiorità tecnica e di tenuta fisica dell’undici agrigentino non a caso ad oggi seconda forza del campionato; qualche interrogativo sul perchè una squadra, quella di casa, comincia in undici e finisce in otto; tanto più o meno legittimamente da protestare per la direzione di arbitri-ragazzini ma che della loro inevitabile inesperienza e in qualche caso di precoce protagonismo si finisce al termine di un campionato con l’essere ora vittima ora beneficiario.
Ti dirò di più nella speranza che possa servirti di grandissima consolazione: fatte le debite proporzioni, se martedì scorso a un certo punto della partita la Roma si trova nella situazione di prendere cinque reti dal Liverpool in undici contro undici, beh, consentirai che ci possa stare e come che l’Ustica possa prenderne sette dal Lampedusa in undici contro appena otto.
“Troppe difficoltà – mi hai sconsolatamente confessato per telefono – nella gestione della squadra a cominciare principalmente dalla impossibilità di allenare settimanalmente insieme tutti i giocatori, essendo una parte dell’organico a Ustica e altra a Palermo; questa bruciante sconfitta, aggiunta al resto, rischia di rappresentare per me la “goccia” che fa traboccare il vaso al punto che sto meditando di rassegnare le dimissioni da allenatore“. Leo, le tue sono parole fin troppo “a caldo” comprensibilmente uscite dalla bocca nel post partita; sono certo che la notte ti ha già portato il consiglio di continuare a stare al tuo posto ed in questo senso è il mio personale invito/auspicio. Una manifestazione di fiducia che per la dedizione, il sacrificio, la professionalità che hai sempre dimostrato ti sarà già giunta sicuramente in primis dalla Società, dai tuoi ragazzi, dall’ambiente.
Seguo la categoria da tantissimi anni e so bene che tu appartieni ad una vecchia ma per fortuna non tramontata schiera di tecnici dilettantistici che i propri giocatori chiamano non “Mister” ma ancora “Maestro”. Sono certo che, comunque sia, continuerai a insegnare …
Mario Oddo