Ustica sape

Arrivo ad Ustica


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Intossicazione alimentare per la cicogna recuperata ad Ustica


[ id=7459 w=320 h=240 float=left]Oggi la Signora Patrizia Lupo ha visitato il centro regionale di recupero fauna selvatica di Ficuzza, cogestito dalla LIPU e l’azienda forestale, dove è stata ricoverata la cicogna recuperata ad Ustica. “Si tratta di un esemplare di cicogna bianco,informa la Signora Lupo, che ha avuto una intossicazione alimentare, dovuta all’ingestione di una lumaca o di un piccolo topo, (ci riferisce la responsabile volontaria Annamaria Waldart). Il volatile si trova adesso in buone condizioni e presto sarà in grado di essere liberato.” Grazie all’aiuto dei volontari del centro.
(la foto mostra la cicogna in buono stato di salute)

 

 

Angelo Longo in merito al “salvataggio in mare ad Ustica…”


Nell’era dell’ “apparire o del “fare apparire”, per piaggeria o per puro “servilismo”, utilizzando fiumi di parole dette o scritte, può sembrare anomalo l’atteggiamento del Comandante Giuseppe Bertolini della Ustica Lines che, per apprezzabile “onestà intellettuale” ridimensiona l’intervento effettuato, doverosamente per un Uomo di MARE, in relazione al troppo “mitizzato” intervento di assistenza prestato, a poche miglia da Ustica , ad una barca in difficoltà. Oggi assistiamo a ben maggiori operazioni di assistenza.. e …..salvataggio di migliaia di “disperati” che fuggono dagli orrori della loro terra. Centinaia di uomini,militari e non, giornalmente svolgono un grande lavoro non scevro da insidie e pericoli. In tale contesto penso che sia assai onesto e corretto l’atteggiamento del Comandante Bertolini che respinge meriti che ritiene non gli appartengano. Quello che certamente non potrà rifiutare e’ il grazie che noi isolani gli rivolgiamo per avere garantito un ottimo servizio, anche in condizioni difficili, quando altri preferivano restare con le cime attaccate alle bitte.

Angelo Longo

Esemplare adulto di cicogna nera ad Ustica


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Valutazione opportunità mostra quadri Museo Civico Monreale ad Ustica


Su consiglio del consigliere comunale di Ustica, Ninì Caserta, il sindaco di Ustica, Aldo Messina, ha incontrato il sindaco di Monreale, avv Filippo Di Matteo, al fine di valutare l’opportunità di esporre sull’Isola, nella stagione estiva, alcuni quadri del Museo Civico di Monreale.

Il Sindaco Di Matteo si è mostrato entusiasta dell’iniziativa ed ha invitato i due amministratori usticesi a recarsi a Monreale lunedì alle 12.30 per valutare concretamente quali opere e con quali modalità potranno essere trasferite, seppur temporaneamente, ad Ustica.

E’ intenzione dell’amministrazione chiedere al Centro Studi Isola di Ustica di collaborare alla realizzazione dell’iniziativa.

 

Americani ad Ustica


Leonard Culotta, Dolly e Pierino Bertucci a pranzo con famiglia Tranchina

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“Il piacere di essere ad Ustica”


Giacomo Puleo da Palermo ed Evelina Galciute dalla Lithuania apprezzano le bellezze di Ustica …

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Biagio Conte ad Ustica


La Storia della Missione raccontata da Fratel Biagio

La Missione nasce dall’esperienza profonda di chi ha incominciato a cercare la verità, la vera libertà e la vera pace, distaccandosi dal mondo materialistico e consumistico.

Stanco e dalla vita mondana che conducevo, ho sentito nel cuore di lasciare tutto e tutti; me ne andai via dalla casa paterna il 05.05.1990 a 26 anni, con l’intenzione di non tornare più nella città di Palermo, perché questa città e società mi avevano tanto ferito e deluso.

Mi addentrai tra la natura e le montagne all’interno della Sicilia, iniziando un’esperienza di eremitaggio tra montagne, laghi, fiumi, sotto il sole, la luna e le stelle.

Poi successivamente cominciai a sentire sempre più che Gesù (quell’uomo giusto che ha donato la vita per noi) mi portava con lui per fare una esperienza che successivamente avrebbe stravolto tutta la mia vita; ho camminato molto scaricando le tensioni e le scorie della vita mondana, nel silenzio e nella meditazione mi sentivo sempre più libero e pieno di pace, non avevo nulla con me, eppure era come se avessi tutto.

Come spinto da un vento impetuoso, ho iniziato a camminare, da pellegrino, attraverso le regioni dell’Italia fino ad arrivare ad Assisi, da San Francesco, a cui ho tanto sentito di ispirarmi per la sua profonda umiltà e semplicità e per l’aver donato la sua vita per Gesù e per il nostro prossimo. Durante il lungo viaggio ho incontrato diversi poveri e trasandati che mi riportarono alla mente quei volti poveri e sofferenti che vedevo nella città di Palermo.

Pian piano, cominciai a capire il progetto “Missione”: dedicare la mia vita per i più poveri dei poveri.

Da premettere che non avevo mai avuto nessuna esperienza del genere e avrei potuto farmi prendere dallo scoraggiamento, ma sentivo nel mio cuore che l’Amore di Gesù mi avrebbe aiutato a percorrere la vera e giusta strada.

Dopo l’arrivo ad Assisi, davanti la tomba di San Francesco, nei luoghi dove il Santo ha dedicato e donato la sua vita, sentii nel mio cuore di vivere la mia vita da missionario. Ebbi una reazione impulsiva, volevo andare in Africa o in India, ed invece mi sento riportare nella città dove non volevo più tornare, ma Gesù ha voluto che la Missione nascesse proprio nelle strade di Palermo; partendo dalla stazione centrale tra i vagoni e le sale d’aspetto, angoli di strada, marciapiedi, panchine dove tanti fratelli dormivano e passavano intere giornate tra l’indifferenza più assoluta.

La società li chiama: barboni, vagabondi, giovani sbandati, alcolisti, ex detenuti, separati, prostitute profughi, immigrati; ma dal momento che ho sentito il coraggio di incontrarli ed abbracciarli, li ho chiamati fratelli e sorelle, senza farli sentire inferiori o diversi da noi tutti. Ero felice di vivere con loro alla stazione, di aiutarli e confortarli, mi prodigavo a portare loro thermos con latte e the caldo, panini e coperte per ripararli dal freddo

Fu un’esperienza forte e cominciai a chiedere aiuto a tutti, e andai pure alla Curia di Palermo dal Cardinale Pappalardo, il quale capì quel giovane che andò a bussare alla sua porte e decise di venire alla stazione per celebrare una messa insieme a tutti i fratelli ultimi sotto i portici della stazione; è stato un momento indimenticabile che mi incoraggiò molto e soprattutto aprì gli occhi della città sui tanti fratelli poveri che vivevano per strada, non considerati da nessuno, come se fossero scarto e rifiuto.

Da questa esperienza alla Stazione Centrale di Palermo, decisi di non tornare più a casa dei miei genitori, per condividere per sempre la mia vita con i fratelli ultimi, inizia così la Missione che sentii di chiamare Missione di Speranza e Carità.

Si scopre un progetto di Dio sconvolgente, ricco di Speranza e Carità, che a distanza di 19 anni dal suo nascere ha coinvolto e continua a coinvolgere uomini e donne di ogni ceto sociale, anche capaci di cambiare radicalmente il loro modo di vivere per diventare missionari e missionarie della Speranza e della Carità, per operare nei luoghi di emarginazione delle grandi metropoli.

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