Aforismi, Citazioni, Proverbi… del giorno
Molta gente non ha ancora scelto in quale cimitero vuole morire. Però ha già pensato a una piazza in cui vorrebbe la propria statua
(Fabrizio Caramagna)
Molta gente non ha ancora scelto in quale cimitero vuole morire. Però ha già pensato a una piazza in cui vorrebbe la propria statua
(Fabrizio Caramagna)
Mi è già capitato di dovere ammettere che non c’è condizione peggiore di quella che ti obbliga a dire ” …. l’avevamo detto“. Peggiore perché, pur sapendo di essere dalla parte della ragione, ti trovi di fronte un muro di irragionevolezza e di saccente arroganza che con disprezzo rigetta tutto ciò che in buona fede proponi nell’esclusivo interesse della comunità.
L’ennesima riprova di quanto detto viene inesorabilmente alla luce riguardo alla vicenda del cimitero, gestita in modo irresponsabile da parte della attuale amministrazione, che non smette di sommare sofferenza a sofferenza.
Ricordo bene, e non sono il solo, la seduta di Consiglio Comunale di due anni fa dove lo scontro, tra i consiglieri della minoranza e la giunta con in testa il Sindaco, raggiunse toni tanto alti da arrivare quasi ad assumere i caratteri di una vera e propria aggressione.
Tutto questo perché?. Perché richiamandoci alle norme di legge ed ai regolamenti di polizia cimiteriale chiedevamo di procedere all’estumolo dei defunti da più di trenta anni, alla loro ricomposizione in cellette ed alla successiva collocazione in loculi più piccoli tale da rendere disponibili un numero sufficiente di sepolture.
Ma nulla di tutto questo fu considerato normale, tralascio di ricordare le invettive che furono lanciate all’indirizzo dei consiglieri di minoranza mentre, invece, mi piace richiamare il solenne impegno che l’amministrazione prese con i cittadini usticesi i quali a fronte di un temporaneo sacrificio, quale quello di ospitare nelle tombe gentilizie i defunti in attesa di definitiva collocazione, in 18 (leggasi diciotto) mesi si sarebbe realizzato l’ampliamento del cimitero e nuovi e più numerosi loculi sarebbero stati consegnati alla pubblica fruizione.
Quello che invece è successo nei successivi diciotto mesi lo sanno tutti: lavori fermi, parte dell’area di cantiere sottosequestro, il ridicolo rimpallarsi le responsabilità con generali che tentavano di defilarsi lasciando la guida dell’esercito ai soldati semplici, le sofferenze imposte ai congiunti dei defunti che ancora oggi ricordano quei momenti con profonda tristezza ma anche con rabbia.
Oggi di fronte all’ennesima emergenza, che si è determinata a seguito della scomparsa di una cittadina usticese, apprendiamo che abbandonata la strada dell’esproprio di sepoltura si rinuncerà da parte dell’amministrazione a portare avanti il progetto di ampliamento e si procederà ad utilizzare i loculi liberati attraverso l’estumolo delle salme ospitate da più anni.
Bene, non bisogna mai perdere la speranza, personalmente ripeto sempre ai miei compagni di avventura di avere pazienza tanto alla fine, sindaco e giunta, dopo avere sbagliato tutto, saranno costretti a fare la cosa giusta.
Certo, ancora tante volte ci troveremo a dire “l’avevamo detto” ma voglio rivolgere un messaggio di fiducia a tutti gli usticesi che vedo rassegnati, silenziosi, increduli che possa succedere qualcosa in grado di risvegliare l’orgoglio e l’entusiasmo necessari al rilancio dell’economia e della produttività della nostra bellissima isola e voglio farlo con le parole di un grande poeta e filosofo libanese Khalil Gibran. “Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perchè oltre la nera cortina della notte c’è un’altra alba che ci aspetta”.
Non dovrebbe esserci bisogno di scomodare Ugo Foscolo per condividere la frase che legge chi si accinge ad entrare alle porte del Cimitero di Ustica: “La civiltà dei popoli si riconosce dal culto dei morti”.
Eppure, facendo “un giro” tra le tombe dei defunti ciò che più salta all’occhio sono erbacce e piante incolte, cumuli di macerie ammassate in vari angoli e persino la dimora di un pericoloso e aggressivo nido di vespe nella cappella dove è sepolto Padre Carmelo.
Insomma, sembrerebbe tutt’altro che un “Campo Santo”, luogo di culto e di ricordo dei propri cari defunti.
Chissà, mi viene da pensare, cosa direbbero i nostri cari se solo potessero ancora parlare visto il trattamento riservato loro…
Per quest’Isola sembra proprio non esserci pace: prima violentata nel centro storico con delle mostruose colate di cemento che hanno preso il posto di gradevole villette con fiori e palme.
Ora il degrado sembra essere arrivato persino dentro il cimitero.
Ma come si sa, al peggio non c’è mai fine!
Rosanna Iacona
Questa cartolina prende spunto da una vecchia canzone francese “Tout va très bien, Madame la marquise” (tutto va ben, madama la marchesa) che narra di un servitore che cerca di rassicurare una marchesa al telefono mentre le comunica che il suo palazzo è andato a fuoco in seguito al suicidio del marito.
Anche per il sindaco di Ustica tutto “va tres bien” mentre l’Isola affonda…
L’incuria e lo stato di abbandono del cimitero (non lo ricordavamo così da parecchi anni) sono ritenuti irrispettosi nei confronti dei nostri defunti e di chi si reca a trovarli.
La lapide all’ingresso del Cimitero ci ricorda che “La civiltà dei popolo si riconosce dal culto dei morti”.
Saremo considerati incivili?
Lettera aperta
Al Signor Sindaco del Comune di Ustica – Attilio Licciardi
Oggetto: Peggioramento delle problematiche cimiteriali.
Da quanto si apprende da notizie sul web sono stati ulteriormente sequestrati da parte dei Carabinieri n° 2 loculi nei quali era stato precedentemente effettuato l’estumulo. Sembrerebbe che negli stessi ci fossero ancora dei residui ossei.
Per la sacralità degli affetti che da sempre la nostra identità culturale depone nel culto dei Defunti voglio farmi interprete dei sentimenti di tutta la nostra Comunità e chiedo di porre in essere le azioni necessarie per addivenire nel più breve tempo possibile alle soluzioni delle problematiche cimiteriali per restituire rispetto e il religioso silenzio che i nostri morti meritano.
Il Camposanto, oggi, non è oggetto di riflessioni, di legami, di pensieri, di ricordi bensì, purtroppo, di uno stato di incertezza, di confusione e di indagine giudiziaria.
Durante la seduta dell’ultimo consiglio comunale è emerso che nell’affrontare le problematiche cimiteriale si era creato inizialmente da parte degli uffici uno stato di promiscuità delle competenze con il successivo sballottamento delle responsabilità tra gli stessi.
Trattandosi di un argomento così delicato e per il profondo rispetto che ogni persona merita soprattutto dopo la morte, interpretando il pensiero di molti, tale situazione lascia fortemente perplessi sia per la faciloneria usata nell’espletamento dei lavori che per il mancato controllo degli stessi, in dispregio alle normative che regolano tali procedure.
La dignità del luogo ed il legame invisibile che ci lega ai nostri Cari meritavano certamente una maggiore attenzione ed un più alto senso di responsabilità.
Un Sindaco ha l’obbligo di tutelare l’identità culturale della propria popolazione custodendone e difendendone i valori essenziali ma soprattutto deve proteggere, custodire e difendere coloro che non hanno più voce, quali i defunti, ritornando a dare valore alle scritte poste all’ingresso del nostro Cimitero che così recitano: “Sol chi non lascia eredità di affetti poca gioia ha dell’urna” e “La civiltà dei popoli si riconosce dal culto dei morti”.
Salvatore Militello