Un ricordo particolare del Santo Natale è di sicuro la novena, che in Sicilia è ancora uno dei momenti più alti e avvertiti dal calendario culturale e liturgico della tradizione popolare, caratterizzata dal suono delle cornamuse, nelle piazze, per le vie o antistante le chiese.
Ma la novena di Ustica aveva (e ancora in parte ha) un fascino particolare che ancora i ricordi… mi emozionano.
All’alba, più o meno alle 05,00 del mattino, ancora ragazzi (carusi), venivamo svegliati da suoni e canti natalizi che si spandevano per le suggestive vie del paese, creando un’atmosfera davvero straordinaria, che invitava la gente a recarsi in chiesa. Intanto le strade, ancora buie, si riempivano di gente infreddolita, ma contenta, perché a riscaldarla erano le note di “Tu scendi dalle stelle…” che, comunicando un messaggio di gioia, invitavano all’aggregazione e davano quel sufficiente calore interiore…
Tutte le mattine era una festa – nella festa . La Messa terminava intorno le 7,00, e prima di intraprendere il proprio lavoro l’usanza era quella di scommettere a chi pagava il classico caffé con “sfogliatella” dallo zio Goffredo, oppure andare al forno e farsi una “mafalda” calda con olio, pepe e sale, pomodoro fresco schiacciato e origano, mangiando, parlando e “sparlando” (anche se erano stati in Chiesa) di tutto… e di tutti…
Fantastico modo per intraprendere i lavori programmati per la giornata!
Tutto cominciò nell’anno 1957. Dopo la morte prematura di mia zia Teresa, ci avvicinammo alla Chiesa e la Novena di Natale faceva parte della Devozione.
Mio padre Armando che, come si sa, era amante di musica, organizzatore e animatore di Feste Popolari, ideò la “matinata” della Novena che consisteva nella “sveglia del paese” con musica e canti natalizi.
Per i canti era facile reperire gente, ma per la musica l’unico, ad Ustica, che poteva aiutare era Alfredo Favaloro, che si dilettava a suonare il sassofono. Armando, diceva Alfredo,
“guarda che la mattina fa un freddo cane…” . ” Non ti preoccupare Alfredo….” gli rispose mio padre, che aveva già intuito di averlo convinto, ” Pensa a saluti !”
Il primo giorno eravamo in pochi, ma durante la giornata la “matinata” era nella bocca di tutti .
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Il secondo giorno il figlio di Alfredo, Giovanni, si aggregò con la chitarra, e poi Pasquale Tranchina con la fisarmonica . Alla fine eravamo in tanti con mio padre sempre in testa, incluso il bravo Alfredo e l’asini con le ceste per la raccolta di dolci (cassatele, panettoni, e altro) che dovevano servire a portare un po’ di gioia nelle case dei più poveri. La tradizione della Novena, con sveglia e giro del Paese ad Ustica ancora resiste! Mancherà l’asinello per la “raccolta” in quanto i veri poveri, per fortuna, mancano!
Agostino Caserta