Per la serie “chi non muore si rivede“, dopo qualche “mese sabbatico” che mi sono necessariamente preso, scusandomi innanzitutto per l’assenza che, mi dicono, non è passata inosservata, riprendo ad occupare il mio tradizionale spazio su “Usticasape”. E non avrei desiderato occasione migliore per intervenire su un argomento che in questo momento, come si dice in gergo “è sulla bocca di tutti”: a chi intestare la scuola per l’infanzia di Ustica, ad Antonio Gramsci o ad Anna Notarbartolo? Premessa: dai libri conosco per sommi capi la storia del politico, dai racconti di mia madre (Lina Martin) quella della “baronessa”, della quale era una grande estimatrice. Lo dico subito: sono per l’intestazione a quest’ultima, figura chiaramente espressione del territorio, perennemente ricordata non solo per quello che nell’isola ha detto ma principalmente per quanto ha fatto nel lungo periodo della sua sindacatura, rara per l’epoca in quanto femminile. Non sono per l’intestazione ad Antonio Gramsci principalmente dopo aver sentito dei “si dice che” soggetti, peraltro non usticesi ma temporaneamente presenti a Ustica per impegni professionali, non avrebbero nessuna intenzione di spogliarsi della propria ideologia e vorrebbero “buttarla in politica”. Per non aggiungere poi che la figura “materna” di Anna Notarbartolo, una volta debitamente raccontata ai piccoli, avrebbe sicuramente più presa negli occhi, nella mente e nel cuore dei bambini che frequentano la scuola. Ma, e concludo, ritengo che, oltre ai dichiarati orientamenti ufficiali, istituzionali e scolastici, la parola “fine” a questo dibattito debba uscire dalla “vox populi” isolana; opportuno sarebbe lanciare un referendum consultivo che esprima un chiaro parere in merito. Nell’isola non mancano tecnici esperti per lanciarlo. Per quel che possa valere, condivisibile o meno, ho solo espresso brevemente e liberamente sul dibattito in corso una mia valutazione. Grazie per l’attenzione.
Mario Oddo – odmar@libero.it